La verità sulla strage di Odessa

Uccisi come animali, uno per uno. Una vera e propria esecuzione di massa premeditata. In parte confermata dai reporter presenti. Un crimine contro l'umanità.

8 maggio 2014

 

La mappa degli scontri del 2 maggio. Come si vede, la casa dei sindacati si trova in centro e non lontano dalle strade in cui sono avvenuti gli scontri tra nazisti, ultrà e separatisti.



E se non fosse andata così? Se le quarantasei persone morte nel rogo della casa dei sindacati di Odessa non fossero state assassinate dal fuoco, come le apparenze illustrano? E se fossero più di quarantasei? «Abbiamo fatto fuori la mamma! Gloria all'Ucraina!». Tra i miliziani nazisti di Maidan non c'è il minimo segno di pentimento, né di compassione. Su Facebook e Twitter impazzano frasi di giubilo per «gli scarafaggi bruciati come merita la loro condizione». Ma sui social network girano (spesso involontariamente) anche foto e filmati molto utili a ricostruire quello che è avvenuto nelle ore della strage, di nascosto all'interno delle mura del palazzo.

In casi come questo fare un'inchiesta seria è molto difficile. Da una parte la propaganda delle autorità ufficiali di Kiev contigua ai nazisti assalitori, dall'altra quella dei separatisti russi. Una strage avvenuta dentro un edificio, circondato dagli assalitori, lontano dagli occhi dei cronisti. Popoff ha cercato con fatica di confrontare la versione ufficiale, le testimonianze, le fotografie, i filmati e i racconti dei cronisti presenti (che, però, poco hanno visto di persona), confrontandoli tra loro. Per questo motivo, ci scuserete se alcune notizie potranno essere perfettibili, e invitiamo i nostri lettori a darci il loro contributo verso la verità su un crimine così grave. Tra i più gravi in Europa dalla seconda guerra mondiale a oggi.


Un momento della marcia filo-governativa per le strade del centro di Odessa. Molti manifestanti erano vestiti con mimetiche e indossavano elmetti. Alcuni di loro tengono in mano spranghe e bastoni.


Il 2 maggio si è giocata a Odessa la partita di campionato di calcio Chornomorets Odessa-Metalist Kharkiv (finita 1-1). È tradizione ucraina che i tifosi di entrambe le squadre inscenino marce per la strade del centro cittadino prima della partita. Quel giorno non c'è stata eccezione. A loro si sono uniti i nazisti di Pravy Sektor (tra cui il mercenario italiano Francesco Saverio Fontana). Si è formato un corteo di circa mille e cinquecento persone, molte delle quali armate di spranghe, coltelli e armi da fuoco. Gli slogan urlati: «Ucraina unita», «Un regno per l'Ucraina», «Gloria per l'Ucraina», «Morte ai nemici», «Accoltelliamo i moscoviti». E poi, canzoni contro Putin e minacce ai passanti che non si accodavano ai cori. Secondo ispettori dell'Osce (testimoni oculari), si è trattato di una «marcia minacciosa e provocatoria. I partecipanti chiaramente stavano cercando lo scontro con i separatisti».

Lo scontro con i cosiddetti attivisti anti-Maidan non si è fatto attendere. Ed è stato violentissimo. Secondo testimoni oculari, la prima vittima sarebbe stata filo-governativa, colpita al petto da un proiettile sparato da un separatista. Una battaglia urbana che ha causato tre morti e sessantasette feriti, alcuni gravi.


Un attivista russofono spara durante gli scontri nel centro di Odessa che hanno preceduto il rogo della casa dei sindacati.



A questo punto la versione ufficiale differisce dalle tante ricostruzioni fatte. Secondo la versione ufficiale, i separatisti in fuga si sarebbero rifugiati dentro la casa dei sindacati, aggiungendosi ad alcuni miliziani già presenti nell'edificio. La battaglia intorno al palazzo che ne è scaturita ha visto gli assalitori lanciare bombe molotov contro le finestre del secondo e del terzo piano (degni di olimpionici lanciatori del peso o di lanciatori di baseball delle migliori squadre Mlb). Nel frattempo, dal tetto c'era chi sparava e chi lanciava a sua volta molotov contro gli assalitori. In breve tempo il fuoco ha preso il sopravvento nei corridoi uccidendo quarantasei persone. Inoltre, secondo i servizi segreti ucraini (Usb), tra i miliziani separatisti c'erano anche «mercenari provenienti dalla Transnistria», l'auto-proclamatosi Stato sorto in seguito a una guerra civile in parte del territorio Moldavo e riconosciuto internazionalmente solo dal Cremlino.

Insomma, gli assalitori sono degli assassini. Ma anche gli assaliti hanno grosse responsabilità in quanto accaduto. E, soprattutto, la strage è stato frutto di una battaglia combattuta ad armi pari.


Un militante di Pravy Sektor, con il volto coperto da un fazzoletto rosso e nero del movimento neonazista.


Molte cose non tornano, però. Innanzi tutto, il numero dei morti. Testimonianze raccolte da reporter russi parlano di oltre quattrocento persone intrappolate nell'edificio. Un uomo (non si sa se vicino ai separatisti o semplice cittadino coscenzioso) sostiene che le vittime siano state centosedici. Sul web sono girate cifre superiori alle trecento vittime, tra cui anziani, donne e bambini. Questo, del numero reale dei morti, rimarrà probabilmente il mistero più grande della strage di Odessa. Le cifre delle vittime sono da sempre uno dei principali terreni di scontro della propaganda in tempi di guerra.

Molto, invece, si può dire sulla dinamica della strage. E quindi sulla sua gravità.

"Russia 24" ha mandato in onda immagini che mostravano poliziotti che combatevano al fianco degli assalitori. E dalle ricostruzioni fatte da molti cronisti, tra cui l'inviato della Bbc, pare non ci sia stata alcuna provocazione dall'interno del palazzo, e che la strage sia stata fatta a sangue freddo.



I vigili del fuoco sono arrivati e hanno iniziato a spegnere le fiamme solo a rogo praticamente concluso.


Ma c'è chi ha lanciato accuse ancora più gravi. Secondo il reporter della "Novaya Gazeta", alcuni miliziani nazisti avrebbero atteso l'arrivo dei separatisti, appostandosi dentro l'edificio. «La casa dei sindacati in quel momento non era vuota. C'erano diverse persone che lavoravano all'interno. E per questo le porte non erano sigillate. Questo ha dato modo a diversi uomini armati di entrare di nascosto e di tendere un agguato».

Il giornalista russo è stato uno dei pochi a entrare all'interno del palazzo subito dopo la strage e a fotografare cadaveri e locali devastati: «La cosa curiosa è che il fuoco ha colpito soprattutto la zona delle scale e i corridoi. È curiosa perché entrambi gli ambienti sono distanti dalle finestre esterne, che secondo la versione ufficiale sarebbero state oggetto del lancio di molotov. La mia impressione è che l'incendio sia stato appiccato per nascondere un eccidio fatto a sangue freddo e con premeditazione».



Gli assalitori anche durante il rogo hanno proseguito il lancio di molotov. Come per impedire a chi si trovava dentro l'edificio la possibile fuga.



Nel video si vede un poliziotto che spara in direzione dell'edificio.




Il momento in cui il poliziotto apre il fuoco.


Per andare avanti nel ragionamento Popoff è costretto a mostrarvi immagini raccapriccianti. Ma sono fondamentali per chiarire i fatti.

Dalle foto emergono alcune stranezze. Primo, i corpi sono bruciati parzialmente (di solito le mani, il volto e la parte superiore del corpo), lasciando spesso i pantaloni e le gonne illesi dal fuoco. Alcune vittime presentano chiari segni di ferite da percosse e da armi da fuoco. In alcuni casi accanto alle teste si vedono chiaramente chiazze di sangue. E ancora, alcuni sono morti per strangolamento. All'interno dell'edificio si scorgono chiaramente delle barricate. Stranamente, i mobili che le compongono sono rimasti illesi dal fuoco, nonostante i cadaveri tutt'intorno. Infine, alcuni cadaveri femminili (sempre parzialmente carbonizzati) presentano chiari segni di stupro (avvenuti mentre andava tutto a fuoco?).





Da queste sei foto si evince come all'interno dell'edificio non ci fossero i classici cadaveri carbonizzati. Le vittime si sono bruciate solo nella parte superiore del corpo (in alcuni casi nemmeno completamente) mentre la parte inferiore appare spesso intonsa. Inoltre, alcuni dei corpi mostrano chiaramente ferite da arma da fuoco, con pozze di sangue sotto la testa.




In queste tre foto si vede chiaramente che l'ambiente intorno ai cadaveri parzialmente carbonizzati è stato solo marginalmente toccato dal fuoco.




Una dei cadaveri carbonizzati solo parzialmente. Questa donna non porta pantaloni né mutande. Prima che qualcuno gli abbia dato fuoco (solo al busto e alla testa) è stata stuprata.


Questa donna, incinta, non è morta né per il fuoco, né per il fumo. È stata strangolata con il filo del telefono.




Dalla foto si vede che gli assalitori durante il rogo si trovavano perfino al quarto piano. Nel riquadro un uomo si affaccia alla finestra dell'ufficio dove è stata assassinata la donna incinta.

Tutti elementi che fanno pensare a una realtà molto distante dalla verità ufficiale. Le centinaia di persone all'interno dell'edificio sarebbero state picchiate a morte, accoltellate, stuprate, strangolate od oggetto di esecuzioni sommarie. Un vero e proprio crimine contro l'umanità, insomma. Il tutto coperto da un rozzo tentativo di nascondere tutto con le fiamme, gettando liquidi infiammabili sui cadaveri e dandogli fuoco, addossando i corpi inermi a barricate erette lì per lì, a volte per impedire ai testimoni oculari sopravvissuti di poter raccontare la loro verità.

E non è tutto. I reporter (anche internazionali) presenti fuori dall'edificio in fiamme raccontano quasi unanimemente che ai vigili del fuoco (giunti con grande ritardo) è stato impedito per quasi un'ora di entrare nel palazzo e spegnere le fiamme. Immagini testimoniano di come siano stati trattati i sopravvissuti al rogo: picchiati, a volte molto pesantemente. «Hanno dato la caccia a chi riusciva a abbandonare il palazzo come i lupi fanno con le prede. Così, tanti hanno rinunciato a uscire dall'edificio. Una vera e propria lotta tra la paura di morire ustionati o intossicati con quella di essere uccisi a bastonate», ha raccontato l'inviato della Bbc.

Il post del neonazista di Odessa Vladimir Pavlov. «Abbiamo fatto fuori la mamma! Forza Ucraina!», in riferimento allo strangolamento della donna incinta, mostrata all'interno del post, insieme all'uomo che l'ha assassinata.

Popoff.globalist