Il parco del Pollino ostaggio della lobby dell’energia

La centrale uccide il parco

Era nell’aria. Nonostante la presenza ieri a Castrovillari di una nutrita rappresentanza delle comunità e dei movimenti della valle del Mercure e del Pollino, contraria alla riattivazione della centrale Enel di Laino, la Comunità del Parco con il suo presidente pro tempore, Sandro Berardone, ha votato a maggioranza per il si alla riattivazione della centrale. Contrari solo i sindaci di Viggianello, Rotonda, San Severino Lucano, Morano Calabro e Acquaformosa. Le forti lusinghe politiche sui rappresentanti delle due Regioni e le promesse ai sindaci fatte da Enel – riferiscono i cittadini – hanno convinto anche i sindaci che in passato si erano dichiarati contrari, ribaltando così una decisione contraria presa in passato dalla Comunità del parco, oggi invece schieratasi per il si. A dare manforte al fronte del si, c’era ieri a Castrovillari anche il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella che, dopo le contestazioni di Marsico Nuovo ha preso parte all’incontro decisivo favorevole alla centrale. Presenti anche l’assessore all’ambiente della Regione Calabria, con il contestatissimo presidente del parco, Domenico Pappaterra.

Una riunione, quella di ieri, tenutasi a porte chiuse e che ha ammesso solo poco osservatori dei comitati lucani e calabresi che si battono per la chiusura definitiva della centrale.

Questa decisione per la Ola è l’ennesimo esempio di come si tenti di annullare le decisioni delle comunità e ribaltare le sentenze della giustizia amministrativa chiamata a pronunciarsi nel mese di Ottobre prossimo, nonostante le comunità siano in grande parte contrarie alla riattivazione della centrale del Mercure.

Il pressing di Enel ed il blitz e la decisione di ieri per molti rappresentano anche la fine del parco del Pollino. Non si escludono scelte eclatanti future contro una gestione come quella assunta dal Parco, giudicata incapace e consensiente per i grandi interessi energetici, con un territorio che si intende asservire alle lobby dell’energia attaverso il reperimento nel parco della biomassa vegetale in continuità con quello che già avviene in Basilicata dove le compagnie petrolifere agiscono in aree protette in cui tali attività dovrebbero invece essere vietate.

Quanto accaduto ieri approfondisce ulteriormente la ferita aperta tra le comunità e le istituzioni regionali e locali. Rappresenta la punta visibile di una situazione che rischia di lacerare il già fragile tessuto umano e sociale che si vorrebbe a parole far partecipare alle scelte ma che invece viene considerato un ostacolo asservendolo ai grandi interessi dei poteri economici oggi alleatisi con chi siede nelle istituzioni.

La “centrale uccide il parco” così come è scritto in uno striscione, ma alimenta anche, assieme a tanti altri situazioni simili, il già grave stato di sfiducia nelle istituzioni. Una situazione che sta sfociando in una crisi sociale nel Paese che sprofonda.

 

da Ola - Organizzazione Lucana Ambientalista