Notiziario Patria Grande - Gennaio 2025
NOTIZIARIO GENNAIO 2025
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / L’ELEZIONE DI TRUMP
Trump versione 2025
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ARGENTINA
Argentina, la tragedia di una società senza Stato
REBELION (CUBA) / ESTERI / LA SITUAZIONE IN COLOMBIA
Colombia: le cause profonde del caos socioeconomico e finanziario
GRANMA (CUBA) / INTERNI / INGERENZE USA
Trump revoca la rimozione di Cuba dalla lista nera degli Stati terroristi
TELESUR (VENEZUELA) / INTERNI / RESISTENZA ALLE INGERENZE
Maduro: il Venezuela si prepara alla lotta permanente per la democrazia
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / CRONACA
Luigi Mangione e la violenza sterile
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / OPINIONE / LE TENDENZE GLOBALISTE
Lo scisma imperialista e la politica woke
GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRICS+
Cuba e Brics+, un’Alleanza che parte dall’Intelligenza Artificiale
GRANMA (CUBA) / INTERNI / LA SITUAZIONE ECONOMICA
La parziale dollarizzazione dell’economia contribuirà al controllo sulle divise circolanti
GRANMA (CUBA) / INTERNI / PRO GRAMMI SETTORI STRATEGICI
Prospettive della produzione petrolifera nazionale
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / L’ELEZIONE DI TRUMP
Trump versione 2025
Lunedì 20 gennaio 2025, Donald John Trump ha prestato giuramento come 47° Presidente degli Stati Uniti. C'è un curioso parallelismo che non posso ignorare: Trump, come Che Guevara, è nato il 14 giugno. Nel caso del magnate, nel 1946; il Che nel 1928. Naturalmente, le somiglianze finiscono qui. Trump è una specie di “Rambo” ultraconservatore – però protezionista, per il grande disappunto di Javier Milei – che si è assunto la missione di recuperare gli Stati Uniti al primato di impero mondiale. "Raggiungere la pace con la forza" è una delle frasi preferite dai suoi consiglieri per riconquistare il predominio che quel Paese ha saputo mantenere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il Che, invece, è stato uno dei più grandi combattenti antimperialisti della storia e un uomo di insuperabile integrità personale e politica. Il newyorchese, d'altro canto, è la sua perfetta antitesi: un uomo d'affari corrotto fino al midollo, esperto nel fabbricare fallimenti e truffare investitori ingenui, nonché un inguaribile fan del sesso a pagamento e dell'assunzione di droghe. Arriva alla Casa Bianca, per l’eterno disonore della sua nazione, dopo essere stato riconosciuto colpevole di 34 crimini di vario genere. Gli sono stati imposti una pena di quattro anni di carcere e un indennizzo milionario. Ma, in una dimostrazione di mancanza di rispetto per la legge, il giudice di Manhattan Juan M. Merchan ha deciso di dimenticare entrambe le questioni e si è astenuto dall'eseguire la sentenza, consentendo così a Trump di entrare alla Casa Bianca. Chi ha buona memoria ricorderà che è il primo criminale provato e sanzionato a diventare presidente degli Stati Uniti, un fatto che dimostra in modo eloquente la profondità del processo di putrefazione dell'ordine politico e giudiziario di quel Paese.
Tempi diversi
Il personaggio che torna nello Studio Ovale è invecchiato di otto anni ed è a pochi mesi dal suo 79° compleanno. Se durante il suo primo mandato (2017-2021) si era distinto per la sua arroganza, il suo disprezzo per il dialogo e il suo razzismo, con l'avanzare dell'età tali tratti si sono accentuati. Ha già descritto alcuni Paesi latinoamericani come "buchi di merda" e i migranti come ladri, narcotrafficanti e stupratori. Sebbene possa sembrare impossibile, oggi questa virulenza verbale è aumentata, preparando il clima ideologico all'espulsione di milioni di immigrati clandestini, cosa che, se realizzata anche su scala minima, provocherebbe una crisi umanitaria di proporzioni enormi.
Ma oltre al rischio che Trump possa subire la stessa sorte di Joe Biden per la sua senilità, c’è un altro elemento che rende più pericoloso il suo ritorno alla Casa Bianca: la squadra che costituisce la sua prima cerchia di consiglieri ed esecutori delle sue politiche è composta da falchi aggressivi che sono particolarmente interessati a provocare un "cambio di regime" in paesi come Cuba, Venezuela e Nicaragua, e anche a molestare la Cina manipolando Taiwan, oltre ad essere convinti sostenitori delle politiche sioniste in Palestina.
In questo contesto oscuro ci sono due nomi chiave: quello del futuro Segretario di Stato, Marco Rubio, e quello dell'inviato speciale per l'America Latina, Mauricio Claver-Carone. Entrambi sono nati in Florida e sono rappresentanti della mafia anti-Castro che, usando i peggiori metodi, domina la politica di quello "stato indeciso" cruciale i cui voti possono decidere un'elezione, come è successo nel 2000. In quell'occasione, il candidato democratico Al Gore fu il vincitore per voto popolare a livello nazionale, ma perse nello stato della Florida dove i giudici, dopo un paio di mesi di esame di una manciata di voti e dei registri dei distretti con una maggioranza di afroamericani, stabilirono che in Florida George Bush (figlio) aveva vinto. Il fratello di George, "Jeb", era il governatore di quello stato. Considerato questo contesto, non ci si può aspettare molto di buono dal duo Rubio-Claver Carone, nato e cresciuto in quell'ambiente mafioso. È noto che Rubio sogna da anni una ripetizione dell'invasione della Baia dei Porci e che Trump è entusiasta dell'idea di combattere il narcotraffico in Messico bombardando con i droni le sue enclave territoriali, in particolare a Sinaloa.
Ma il mondo è cambiato molto dai tempi della prima presidenza di Trump, e oggi il multipolarismo è una solida realtà. Ci sono nuove e potentissime riconfigurazioni di potere su scala internazionale – i BRICS sono solo una di queste – e gli Stati Uniti non saranno in grado di fare tutto ciò che a Trump passa per la testa. Sembra quindi improbabile che la sua retorica incendiaria si traduca in azioni concrete e durature, al di là di qualche gesto spettacolare. In ogni caso, tra qualche settimana potremo verificare queste ipotesi. Nel frattempo, l’appello all’azione in America Latina e nei Caraibi deve essere: “In guardia!”
Atilio Borón, 18 gennaio 2025
Testo preso dal blog personale dell’autore.
Articolo originale: Trump modelo 2025
https://www.telesurtv.net/opinion/trump-modelo-2025/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ARGENTINA
Argentina, la tragedia di una società senza Stato
Il brutale esperimento economico in cui è immersa l’Argentina, non solo sta rapidamente impoverendo la maggior parte della popolazione (anche se i dati ufficiali truccati vorrebbero farci credere il contrario), ma sta anche costringendo molte aziende a chiudere i battenti, non solo quelle più giovani, e sta facendo crollare il livello di attività nei settori a più alta intensità di manodopera, come ad esempio l'edilizia.
Nella sua frenesia ideologica, l’allucinato profeta che ci governa e i suoi subdoli consiglieri sono decisi a distruggere lo Stato, giustificando questa condotta ricorrendo alle speculazioni di alcuni economisti che non sono mai stati presi seriamente in considerazione da nessun Governo o dai CEO delle principali aziende, per i quali coloro che contano su sussidi statali, le esenzioni fiscali e gli acquisti dai settori pubblici forti (come ad esempio quello delle armi) sono la garanzia dei super-profitti delle loro aziende e delle loro fenomenali remunerazioni, che si misurano in decine e perfino centinaia di milioni di dollari all'anno anno.
Secondo Standard and Poor's, la retribuzione media dei CEO delle 500 maggiori aziende è di quasi 18 milioni di dollari all'anno, con una ristretta cerchia di privilegiati che si avvicina ai 200 milioni. Ecco perché sorridono con sufficienza quando sentono Milei dire che distruggerà lo Stato, proprio quello che garantisce gli straordinari profitti delle loro aziende e gli stipendi favolosi con cui vengono pagati i loro dirigenti.
La natura estremamente ideologica dei funzionari pubblici di Milei è un fatto nuovo, perfino in un paese incline alle esagerazioni come è l'Argentina. “Io sono la talpa che distrugge lo Stato dal di dentro” è una di quelle frasi del presidente che i manuali di storia economica inseriranno nell’elenco delle più grandi aberrazioni mai pronunciate da un economista e allo stesso tempo capo di Stato. In un'intervista al sito statunitense The Free Press, Milei è entrato nei dettagli e ha detto, testualmente, che "è come essere infiltrati nei ranghi nemici, la riforma dello Stato deve essere fatta da qualcuno che odia lo Stato e io lo odio così tanto che per distruggerlo sono disposto a sopportare tutti questi tipi di bugie, calunnie e insulti, sia contro me stesso che contro i miei cari, che sono mia sorella, i miei cani e i miei genitori". Una frase inquietante perché rivela che ciò che stabilisce la politica economica di questo Paese non è una valutazione serena e razionale delle condizioni in cui opera l’economia argentina, bensì un trauma psicologico dell’occasionale inquilino della Casa Rosada: il suo odio viscerale dello Stato.
Neanche Margaret Thatcher né Ronald Reagan hanno mai detto nulla anche solo superficialmente simile a ciò che ha detto Milei. Entrambi erano politici conservatori che prendevano sul serio il ruolo del governo e sapevano che lo Stato era uno strumento essenziale per sostenere le imprese private, promuovere la crescita economica e garantire la stabilità dell'ordine sociale. Milei, invece, è un illuminato che cerca di far rivivere un mondo che non è mai esistito: un capitalismo di liberi mercati e senza Stati che interferiscano con le sue regolamentazioni e disposizioni legali. Una cosa del genere esiste solo nella sua immaginazione e in quella di alcuni dei suoi seguaci. L'ignoranza che dimostra su questo argomento è sorprendente. Qualcuno del suo entourage dovrebbe ricordare al presidente che la spesa pubblica in rapporto al PIL nei paesi del G7 oscilla tra il 42% (Giappone) e il 58% (Francia). In Gabon, uno dei paesi più poveri dell'Africa, questa percentuale è del 23%, mentre in Burundi e nel Sudan del Sud è addirittura inferiore. È qui che ci conducono le politiche di Milei, non verso quei paradisi che raggiungeremmo dopo aver attraversato la buia "valle della transizione" per 35 o 40 anni. Ricordiamo che abbiamo già visto questo film durante il periodo di Menem, e sappiamo come è finito.
Ma questa non è l'unica frase che esprime la barbarie intellettuale e politica dell'attuale classe dirigente. Il crociato della deregulation Federico Sturzenegger ne ha coniato un altro per la storia delle assurdità quando ha affermato che "per ogni bisogno ci sarà un mercato". Una frase che è irrimediabilmente errata alla luce della storia economica mondiale, ma che Milei ha comunque descritto come “geniale”. Oltretutto, questa affermazione rivela un'imperdonabile immoralità nel trasformare i bisogni umani (salute, istruzione, alloggio, benessere) in merci soggette alle follie del mercato. Se Sturzenegger avesse ragione, perché in questa crudele Argentina anarco-capitalista non si è allora costituito un mercato per fornire farmaci antitumorali alle decine di persone morte per questa causa? E perché, se il Governo ha ridotto drasticamente la distribuzione di medicinali gratuiti, i laboratori farmaceutici, lungi dal competere sul mercato, cospirano per aumentare i prezzi, come Adam Smith aveva già avvertito in The Wealth of Nations?
È ovvio che queste stravaganze non sono innocenti. Non credo che Milei o Sturzenegger siano così ignoranti da non sapere ciò che viene insegnato nelle prime lezioni di qualsiasi corso di storia economica. In realtà, queste assurdità pseudo-teoriche mirano a giustificare l'aumento del saccheggio che la classe capitalista pratica ai danni della società argentina. Sarebbe ingenuo supporre che stiamo assistendo a un dibattito sul terreno delle idee. Octavio Paz metteva in guardia sulla necessità di distinguere le idee - vale a dire le costruzioni intellettuali finemente elaborate e supportate dai dati dell'esperienza - dai semplici eventi che potrebbero nascere nella testa di un neofita o di un pubblicista al servizio di una causa impresentabile.
La distruzione dello Stato e la magia dei mercati sono idee che giustificano una politica favorevole al grande capitale e che gettano la stragrande maggioranza della società nella miseria e nell'esclusione sociale. Lo Stato che Milei distrugge felicemente e irresponsabilmente, contrariamente alla realtà del capitalismo sviluppato, è quello che sfida un ordine del tribunale emesso al Ministero del Capitale Umano di consegnare il cibo in suo possesso alle mense dei poveri più frequentate. Crudeltà di fronte ai flagelli della povertà e massima irresponsabilità del Governo: lo Stato si ritira ovunque, distrutto dalla talpa vendicatrice, e appaiono i narcotrafficanti per offrire ciò che le autorità insistono a negare. Questo fenomeno è già evidente in alcune baraccopoli della città di Buenos Aires e nelle periferie della città, peggiorando la situazione sociale di questi settori perché bisognerà non solo combattere la povertà, ma anche sfrattare i narcotrafficanti.
Espressioni come quelle già citate sono alibi che cercano di nascondere la natura ferocemente antipopolare, persino razzista, del progetto del capitale più concentrato di questo paese e dei suoi soci stranieri lanciato dal governo di La Libertad Avanza. Slogan perfidi di una battaglia culturale volta a creare le condizioni per l’instaurazione del “darwinismo sociale di mercato”, che sancisce la sopravvivenza del più forte e la sottomissione dei poveri e dei vulnerabili, ideologicamente disarmati dai media e dai social network gestiti dal grande capitale e dai suoi rappresentanti nel governo. I vincitori della battaglia impari che si combatte quando lo Stato abdica alla sua funzione arbitrale non sono mai i migliori, i più buoni, i patrioti e i virtuosi, ma coloro che sono disposti a commettere qualsiasi crimine o a incorrere in qualsiasi reato pur di "aumentare le dimensioni del proprio bottino", cosa che il regime di Milei si è proposto secondo la sua stessa confessione.
Atilio Boron, 3 gennaio 2025
Articolo originale: Tragedias de una sociedad sin Estado
https://www.telesurtv.net/opinion/tragedias-de-una-sociedad-sin-estado/
(Originariamente pubblicato su Pagina 12)
Traduzione a cura di Luigi M., Partia Grande/CIVG
REBELION (CUBA) / ESTERI / LA SITUAZIONE IN COLOMBIA
Colombia: le cause profonde del caos socioeconomico e finanziario
Anche se non sembra, all'osservatore comune e alle élite politiche ed economiche che sfruttano il potere istituzionale, le nazioni sottosviluppate restano sotto la tirannia della dittatura del capitalismo globale, responsabile di tutti i mali socioeconomici del pianeta. Questa condizione e situazione è propiziata e difesa incondizionatamente dai governi di nazioni sottomesse come la Colombia.
La prova inconfutabile, soprattutto negli ultimi decenni, è l’endemica crescita della povertà, della disoccupazione e sottoccupazione, della miseria, dell'insicurezza dei cittadini, della criminalità, della corruzione e dell'incertezza del futuro delle nazioni sottomesse.
Il Washington Consensus è la pietra angolare della dittatura del modello economico-sociale e della sottomissione delle nazioni a quelle più sviluppate e ai loro tentacoli asfissianti: il FMI, la Banca Mondiale, la finanza nazionale e internazionale e le corporazioni economiche. Sono questi a stabilire come vanno governate e sfruttate le nazioni sottomesse attraverso il potere pubblico istituzionale. Questo sistema fu concepito negli anni '80. Fu concepito per l'America Latina, ma in termini generali venne applicato all'intero pianeta. Dominare e sfruttare il pianeta è il sinistro obiettivo delle minoranze guidate dagli Stati Uniti che detengono il potere economico e politico globale.
Tutti i paesi sottoposti alla tutela e all'arbitrio del FMI e della Banca Mondiale subiscono la dittatura del capitale, con l'aperta approvazione dei governanti, della classe politica e delle associazioni economiche. Ricordiamo quanto disposto dal Washington Consensus:
1. Disciplina di bilancio (i bilanci pubblici non possono essere in deficit, da qui la sostenibilità fiscale e i tagli alla spesa pubblica).
2. Riorganizzazione delle priorità della spesa pubblica nei settori quali i sussidi ai settori che promuovono la crescita. (4×1000 per salvare le banche, per i grandi agricoltori, etanolo senza IVA e prezzo di sostegno superiore a quello della benzina, ecc.).
3. Riforme fiscali (per garantire il servizio del debito pubblico e del settore finanziario nazionale, senza toccare gli interessi delle multinazionali e la sicurezza degli investitori).
4. Liberalizzazione finanziaria, in particolare dei tassi di interesse (il settore finanziario faccia ciò che vuole per lucrare. I tassi di interesse più alti nella regione si trovano in Colombia).
5. Un tasso di cambio della valuta competitivo (e regime commerciale-finanziario SWIFT).
6. Liberalizzazione del commercio internazionale (riduzione ed eliminazione delle barriere doganali, consumo senza pianificazione, ecc.).
7. Eliminazione delle barriere agli investimenti esteri diretti.
8. Privatizzazione (asta di beni pubblici, vendita di aziende pubbliche e monopoli statali (istruzione, sanità, servizi pubblici, ecc., intensificati durante il governo Uribe).
9. Deregolamentazione dei mercati (tra il 2002 e il 2004 Uribe ha liberalizzato tutti i prezzi dei farmaci, scatenando la crisi sanitaria e la corruzione).
10. Tutela incondizionata della proprietà privata (attraverso l'ordinamento giuridico).
Come hanno risposto i governi, il Congresso e le associazioni economiche? Con la totale sottomissione. Tutti i governi delle nazioni sottomesse al capitalismo selvaggio adottarono, svilupparono e applicarono in silenzio la ricetta del Washington Consensus, concepita per aumentare il dominio imperiale dell'Occidente e come risposta ai progressi dei movimenti di sinistra latinoamericani e di tutto il pianeta a metà del XX secolo (Cuba, Nicaragua, El Salvador, Cile, Uruguay, tra le tante nazioni considerate comuniste o favorevoli al comunismo).
Sotto gli ordini e le linee guida del Washington Consensus venne imposta la privatizzazione dei beni pubblici. A livello nazionale, la privatizzazione dei principali collegamenti stradali attraverso le concessioni e l'introduzione di un sistema di tariffazione e pedaggi. E poi il crollo del sistema ferroviario per privilegiare il trasporto su strada, per stimolare il mercato automobilistico. Nel settore elettrico, la privatizzazione delle infrastrutture di generazione.
Nel settore dei servizi sociali di base e dei diritti fondamentali, hanno trasformato i servizi sanitari in una merce al servizio della speculazione da parte di pochi imprenditori, similmente a quanto accaduto con il diritto sociale all'istruzione, ecc.
Tutto ciò che sta accadendo con il sistema sanitario e l'istruzione è in qualche modo dovuto all'irresponsabilità sociale, politica e umana di tutti i governi che hanno rappresentato le élite politiche e le corporazioni economiche che, come ogni cittadino può vedere, con arroganza e perversione si oppongono a ogni riforma istituzionale che ritengono incida o comprometta gli interessi del capitalismo selvaggio. Il quadro giuridico che regola l'attuale sistema politico-economico è strutturato e calcolato per difendere e proteggere esclusivamente gli interessi della piccola percentuale di proprietari della ricchezza nazionale.
Senza riforme istituzionali profonde, radicali e complete, e senza tutte le attuali normative legali, comprese drastiche norme legali e procedurali volte a contenere e sradicare la corruzione e il declino etico e morale del potere in Colombia, la ricostruzione nazionale globale di cui la Colombia ha bisogno è impossibile. Le riforme proposte dall'attuale governo non sono coerenti con le richieste della nazione.
Le riforme richieste devono essere globali e garantire profondi cambiamenti nella gestione dei beni e dei bilanci pubblici, e assicurare uno sviluppo nazionale complessivo. Un'analisi razionale di quanto accaduto al Congresso, fino ad oggi, con le riforme socioeconomiche presentate dall'attuale governo, rivela che ciò è dovuto fondamentalmente alla mancanza di maggioranze al Senato e alla Camera dei rappresentanti in linea con i programmi dell'attuale governo e favorevole ai cambiamenti di cui la nazione ha bisogno.
L'elettorato generale e gli attivisti politici, combattenti determinati per il cambiamento socioeconomico della nazione, devono decidere di fare della campagna politica per le elezioni del 2026 un processo didattico accademico rivolto a tutti gli elettori affinché comprendano e identifichino le cause del disastro nazionale e possano identificare tutti i responsabili di tutti i problemi socioeconomici, occupazionali, di sicurezza dei cittadini, di criminalità, di politica, di mediocrità e di regressione dello sviluppo nazionale.
I responsabili sono tutti i governanti che i colombiani hanno subito per più di 200 anni, sempre sostenuti da gruppi economici che hanno sistematicamente rifiutato e si sono opposti allo sviluppo nazionale integrale e alla vera giustizia sociale.
L’analisi del contenuto di questo documento, alla luce della realtà dei problemi socioeconomici e politici nazionali, se condotta con assoluta onestà e responsabilità sociale e politica, dovrebbe costituire un contributo essenziale per la campagna per le elezioni del 2026.
Marcos Silva Martínez, 20 dicembre 2024
Articolo originale: Causas vertebrales del caos socioeconnómico y fiscal colombiano
https://rebelion.org/causas-vertebrales-del-caos-socioeconnomico-y-fiscal-colombiano/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
Rebelion ha pubblicato questo articolo con il permesso dell'autore con licenza Creative Commons, rispettando la facoltà di pubblicarlo altrove.
GRANMA (CUBA) / INTERNI / INGERENZE USA
Trump revoca la rimozione di Cuba dalla lista nera degli Stati terroristi
Il Presidente Trump, con un’azione arrogante e sprezzante della verità, ha appena ristabilito la fraudolenta designazione di Cuba come Stato patrocinatore del terrorismo» ha scritto su X il Presidente della Repubblica Miguel Díaz-Canel Bermúdez, e ha aggiunto: «Non sorprende, il suo obiettivo è continuare a rinforzare la crudele guerra economica contro Cuba con fini di dominio». Nel suo primo giorno di insediamento, il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America ha revocato 78 azioni, ordini esecutivi e memorandum presidenziali approvati dal suo predecessore Biden.
«Le estreme misure d’assedio imposte da Trump provocheranno carenze nel nostro popolo e un incremento significativo del flusso migratorio da Cuba verso gli Stati Uniti. Questa pagliacciata è un abuso che conferma la totale mancanza di credibilità dei giudizi e dei meccanismi unilaterali di ingerenza del Governo degli USA. Prevarrà la legittima e nobile causa del nostro popolo, che ancora una volta vincerà», ha affermato il Capo di Stato cubano.
La Casa Bianca ha pubblicato l’ordine esecutivo che annulla il Memorandum Presidenziale del 14 gennaio, nel quale si fa constatare che il Governo di Cuba non ha offerto nessun appoggio al terrorismo internazionale durante il periodo di sei mesi precedenti e offre garanzie che non appoggerà azioni di terrorismo internazionale nel futuro.
In aggiunta, è stata ristabilita la lista delle “entità ristrette” (NSPM-5) creata durante il primo mandato del Capo di Stato appena rieletto, firmata nel giugno del 2017. Nel comunicato pubblicato pochi giorni fa, la Cancelleria cubana aveva indicato la possibilità che il nuovo governo di questo paese avrebbe annullato le misure adottate, esattamente com’è avvenuto in altre occasioni, a dimostrazione della totale mancanza di legittimità, etica, consistenza e ragione della sua condotta contro Cuba.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 21 gennaio 2025
TELESUR (VENEZUELA) / INTERNI / RESISTENZA ALLE INGERENZE
Maduro: il Venezuela si prepara alla lotta permanente per la democrazia
Nicolás Maduro ha affermato che le manovre militari dello Scudo Bolivariano 2025 includevano "più di 290 azioni di difesa territoriale"
Il presidente Nicolás Maduro ha dichiarato che il Venezuela si sta preparando in modo permanente a combattere in difesa della democrazia e della pace per il suo Paese: «Non stiamo giocando, ci stiamo preparando, in modo permanente, alla lotta armata in difesa della democrazia, della pace, delle istituzioni, della stabilità e del diritto al futuro del Venezuela», ha affermato durante la cerimonia per il 67° anniversario della rivolta popolare del 23 gennaio 1958.
Nicolás Maduro ha affermato che nel suo Paese si è svolta l'esercitazione militare “Scudo Bolivariano 2025” che ha compreso «più di 290 azioni di difesa territoriale che servono a mantenere le forze armate e la polizia addestrate e pronte a difendersi dalle minacce esterne e interne».
A questo proposito, il Capo dello Stato ha evidenziato la dimostrazione di forza e potenza della Patria: «Hanno cercato di minacciarci e vi dico da questo balcone del popolo da cui parlava anche Chavez che se Maduro è qui, Chavez è qui con Maduro e con il popolo».
Per quanto riguarda l'esercitazione militare “Scudo Bolivariano 2025”, i media venezuelani hanno riferito che essa mira a proteggere le strutture strategiche in tutto il Paese, tra cui gli aeroporti, le raffinerie, gli impianti del gas, le sottostazioni elettriche e le stazioni di pompaggio dell'acqua potabile.
L'emittente statale Venezolana de Televisión (VTV) ha segnalato che le manovre simulavano attacchi della criminalità organizzata e l'ingresso di gruppi paramilitari nel Paese, in particolare al confine, dopo le richieste di "intervento internazionale" degli ex presidenti colombiani Iván Duque e Alvaro Uribe di rimuovere Maduro dal potere.
Mercoledì scorso, il ministro della Difesa Vladimir Padrino López ha affermato che ci sarà una «risposta decisa a coloro che chiedono un intervento militare nel paese caraibico o oltre confine».
Redazione, 24 gennaio 2025
Articolo originale: Nicolás Maduro afirma que Venezuela se prepara «permanentemente» para la lucha por la democracia
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / CRONACA
Luigi Mangione e la violenza sterile
Nella fredda mattina del 4 dicembre 2024, Brian Thompson, amministratore delegato della compagnia assicurativa sanitaria privata United Health Care, la più grande del Paese, viene mortalmente colpito alla schiena a New York. Il presunto assassino, poi arrestato, è Luigi Mangione, 26 anni. Sulla scena dell'omicidio sono stati trovati bossoli di proiettile recanti le iscrizioni "nega", "difendi" e "deponi", presumibilmente associate alle pratiche comuni delle compagnie di assicurazione del settore sanitario.
Il fatto ha immediatamente scatenato le proteste in un Paese dove il sistema sanitario privato sta diventando sempre più insostenibile per il cittadino medio. In effetti, sui social media molti hanno cominciato a dipingere il giovane Mangione come un eroe popolare, sullo stile dei fumetti di V per Vendetta: un giustiziere solitario che lotta contro il marciume del sistema.
C'è senza dubbio molta corruzione nel settore sanitario degli Stati Uniti, e in particolare nel settore assicurativo. Da un recente sondaggio condotto dal Commonwealth Fund, una fondazione per la ricerca sanitaria, è emerso che il 17% degli intervistati hanno dichiarato che la propria assicurazione ha negato loro la copertura per i trattamenti raccomandati dai propri medici. E questo nonostante il fatto che negli Stati Uniti i costi dell'assicurazione sanitaria non siano proprio esigui, con premi che raggiungono circa 25.000 dollari a famiglia.
United Health Care, l'assicuratrice di proprietà di United Health Group e di cui Thompson era CEO, è la più grande del suo genere negli Stati Uniti in termini di profitti, capitalizzazione di mercato e copertura, con almeno 52 milioni di persone assicurate in 50 stati, e ha più di 250 mila dipendenti. L'azienda si distingue per l'elevata media di richieste respinte e rifiuto di coprire un servizio. Mentre la media per le compagnie assicurative in generale negli Stati Uniti è di circa il 20%, quella di United Health Care è del 32%.
Questi dati sono solo la punta dell'iceberg di un problema profondo e complesso che ha un impatto significativo sulla qualità della vita di milioni di americani, e costa innumerevoli vite ogni anno. La frustrazione nei confronti di un sistema orientato al profitto e all'esclusione spiega in gran parte il fascino che la figura di Mangione ha suscitato in certi settori della società.
Non è un caso che il crescente processo di concentrazione della ricchezza che ha inciso in modo significativo sulle condizioni di vita delle classi medie e operaie e sulle quali poggiava uno dei pilastri della stabilità del sistema, generi queste violente esplosioni contro individui che sono percepiti come espressione e parte di una élite sempre più distaccata dai problemi quotidiani delle persone.
Questo tipo di risposte individuali violente non sono una novità nella storia. Nel XIX secolo, la lotta contro l'oppressione degli zar spinse un gruppo di rivoluzionari determinati a intraprendere azioni simili per indebolire la monarchia e risvegliare la coscienza popolare. I Narodniki o populisti russi sostenevano l'uso di metodi terroristici (nel senso del tempo: azioni individuali o di piccoli gruppi dirette contro una figura pubblica nota del regime e con il massimo impatto pubblicitario possibile) per scuotere l'opinione pubblica e condurla a un stato di ribellione. I populisti russi, anch'essi giovani e audaci, arrivarono addirittura ad assassinare lo zar di tutte le Russie al culmine del loro potere, ma ciò non distrusse lo zarismo. Ci vollero cinque decenni e tre rivoluzioni prima che l'apparato monarchico imperiale in Russia crollasse definitivamente.
Alla stessa stregua, nonostante il clamore mediatico, l'omicidio di un membro dell'élite delle corporation del Paese, che sia il più santo o il più corrotto, non modifica di una virgola la struttura del potere nella nazione. Questo tipo di azioni sono la risposta di una società intrappolata nell'individualismo, incapace di costruire risposte collettive efficaci ai grandi problemi che la affliggono e i cui soggetti ricorrono ad azioni individuali come valvola di sfogo alle contraddizioni che li imprigionano.
Nella storia dell'umanità, i cavalieri solitari non hanno mai cambiato nulla se non il proprio destino. Sono le rivoluzioni a trasformare veramente e profondamente le società. L'azione di Luigi Mangione, per quanto lodevole possa sembrare ad alcuni o esecrabile ad altri, non è altro che uno sfogo di sterile violenza finché non risveglia e catalizza, in modo rivoluzionario, il malcontento esistente nella società.
Ciò richiede un'organizzazione popolare e l'educazione alle armi teoriche del pensiero critico, che aiutano a comprendere e, quindi, a combattere meglio la natura del sistema. Gramsci lo riassume magistralmente in una frase: “Istruitevi, perché abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Commuoviamoci, perché abbiamo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché abbiamo bisogno di tutte le nostre forze.”
E anche se può sembrare contraddittorio, oserei dire che esiste anche una violenza fertile. Quella di chi ha combattuto e combatte contro l'imperialismo, il fascismo, il sionismo e il colonialismo in molte parti del mondo. Di chi con il suo sangue ha fecondato e feconderà il cammino di redenzione dei popoli. La violenza creativa delle rivoluzioni.
José Ernesto Novaez Guerrero, 27 dicembre 2024
Articolo originale: Luigi Mangione y la violencia estéril
https://www.telesurtv.net/opinion/luigi-mangione-y-la-violencia-esteril/
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / OPINIONE / LE TENDENZE GLOBALISTE
Lo scisma imperialista e la politica woke
Il 9 gennaio 2025, BlackRock, il più grande fondo di investimento al mondo, ha lasciato la Net Zero Asset Managers Initiative (NZAMI), un gruppo internazionale di gestori patrimoniali che promuove il reindirizzamento dei capitali verso l'obiettivo di raggiungere zero emissioni di gas serra entro il 2050.
Il 13 gennaio, il gruppo creato dalle Nazioni Unite nel dicembre 2020, ha rilasciato una dichiarazione annunciando che, a causa dei “recenti eventi negli Stati Uniti (…) gli investitori hanno chiesto a NZAMI di avviare una revisione dell’iniziativa”. Il gruppo ha inoltre sospeso “le attività di monitoraggio dell’attuazione e di rendicontazione da parte dei firmatari”.
Finanza progressista
Da diversi decenni, i più grandi fondi di investimento e banche del mondo promuovono il flusso di capitali verso quelle che chiamano "industrie sostenibili". Larry Fink, CEO di BlackRock, ha dichiarato in una lettera (successivamente rimossa dal sito web ufficiale) che "la sostenibilità è il nuovo pilastro degli investimenti" affermando anche che “siamo agli albori di un ripensamento della finanza a partire dalle fondamenta”.
Per raggiungere questo obiettivo, sono state lanciate diverse iniziative globali che riuniscono attori finanziari, organizzazioni creditizie e governi di tutto il mondo. Un esempio è il Climate Action 100+, lanciato nel 2017, che si propone di indirizzare progressivamente gli investimenti per “garantire che i maggiori produttori di gas serra aziendali al mondo adottino misure appropriate sui cambiamenti climatici per mitigare il rischio finanziario e massimizzare il valore a lungo termine delle attività."
Un altro gruppo simile lanciato nell’aprile 2021, il Glasgow Finance Alliance for Net Zero (GFANZ), riunisce anch’esso istituzioni finanziarie per “sostenere gli obiettivi di mobilitazione del capitale e affrontare le barriere che le aziende incontrano nell’aumentare la decarbonizzazione”.
Tutti questi spazi di coordinamento globale sono stati inizialmente promossi dai Principi delle Nazioni Unite per l’Investimento Responsabile (PRI) concordati nel suo Global Compact, la più grande iniziativa aziendale “sostenibile” al mondo per “promuovere partnership con i governi, la società civile e il settore privato” nella gestione delle risorse su scala globale.
La resistenza repubblicana alla politica woke
I settori della borghesia statunitense legati principalmente all'industria degli idrocarburi, del carbone e delle miniere si sono ribellati contro la finanza progressista. Alcuni dei portavoce politici degli stati del Texas, dell'Ohio, del Kentucky e del Mississippi, tra gli altri, hanno cominciato a rendere pubbliche le loro posizioni sulla questione.
Così, il termine woke ha iniziato a essere utilizzato in senso dispregiativo per riferirsi ad aziende e fondi che sostengono movimenti o ideologie progressiste, come l’uguaglianza LGBTQ+ o l’ambientalismo. Secondo i loro sostenitori, queste aziende sfruttano l'ideologia woke come strategia di marketing aziendale per attirare nuove generazioni di investitori implementando una politica di gestione aziendale e delle risorse che danneggia gli imprenditori nordamericani. Inoltre, in alleanza con attori del Senato degli Stati Uniti e del sistema giudiziario, hanno commissionato indagini ufficiali sulla “cartellizzazione” e hanno vietato l’attività di gruppi e banche che appartenevano a questi gruppi sostenibili nei loro stati.
È il caso del procuratore generale del Texas Ken Paxton, che sta guidando una causa contro BlackRock, Vanguard e State Street presso la Corte Federale, sostenendo che stanno “cospirando per limitare artificialmente” il mercato del carbone nel suo stato. La causa aggiunge che i tre gestori patrimoniali “hanno acquisito quote sostanziali” con le quali “hanno ottenuto il potere di controllare le politiche delle compagnie del carbone” usando le loro azioni “come arma per conformarle agli obiettivi di ‘energia verde’”.
“I produttori di carbone statunitensi non hanno risposto ai segnali dei prezzi del libero mercato, ma agli ordini di Larry Fink, presidente e CEO di BlackRock, e dei suoi colleghi gestori patrimoniali", conclude la denuncia.
Parallelamente, il 20 dicembre, il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, ha chiesto informazioni a più di 60 gestori patrimoniali con sede negli Stati Uniti sulla loro partecipazione all'iniziativa NZAMI. Tra gli altri, vi figurano State Street, BlackRock, J.P. Morgan, Rockefeller, Lazard, AllianceBernstein.
A metà dell’anno scorso, il Comitato aveva presentato un rapporto in cui commentava che il cartello del clima “si descrive come ‘l’Armada globale’ in una guerra per decarbonizzare le aziende”.
Il comitato sostiene inoltre che il cartello è composto da “attivisti di sinistra e importanti istituzioni finanziarie che cospirano per imporre obiettivi ambientali, sociali e di governance radicali” alle aziende americane.
Ritirata tattica
L'uscita di BlackRock da NZAMI, seppur solo parziale poiché rimarrà nel gruppo tramite una società globale di sua proprietà, è stata l'ultimo di una serie di cambiamenti che hanno avuto luogo in questi gruppi globali per alcuni anni. Philipp Hildebrand, vicepresidente del gestore del fondo, ha giustificato la decisione affermando che la sua adesione “ha causato confusione sulle pratiche di BlackRock e ci ha sottoposto a indagini legali da parte di diversi funzionari pubblici”. Ha aggiunto che “l'uscita non cambia il modo in cui sviluppiamo prodotti e soluzioni per i clienti, né il modo in cui gestiamo i loro portafogli”.
Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, Morgan Stanley e JP Morgan se ne erano già andate a settembre dell'anno scorso, un'azione che il fondo Vanguard aveva intrapreso nel 2022. Per il momento, l'altro fondo citato in giudizio dal Texas, State Street, non ha annunciato le sue dimissioni.
All'inizio dell'anno scorso, i fondi BlackRock e State Street, insieme a JPMorgan, Pimco e altre società, avevano presentato le loro dimissioni dal gruppo Climate Action 100+. Il fondo di investimento Franklin Templeton fece lo stesso nell'agosto dello stesso anno. Tra i protagonisti più importanti presenti ci sono, tra gli altri, HSBC, Allianz Global Investors e CaixaBank Asset Management.
Questo ritiro tattico è una risposta all'impatto che la gestione dei propri asset subisce di fronte alla concorrenza di altri gruppi, banche e fondi nella contesa per un capitale che, relativamente, è sempre più limitato. Ciò diventa insufficiente a soddisfare le esigenze imperialistiche di ingerenza e accumulazione dei grandi attori finanziari globali, nonché delle corporazioni che dominano vari settori produttivi.
In questo contesto, si delinea una lotta feroce tra forze che competono per il controllo delle risorse e la direzione dei flussi di capitale su scala globale. Questo conflitto non solo genera tensioni all'interno delle istituzioni create da questi stessi attori, ma alimenta anche la resistenza di grandi gruppi insediati nei paesi centrali.
Pertanto, nonostante il ricorso a patti diplomatici, le politiche progressiste promosse attraverso accordi globali dimostrano sempre più la loro mancanza di consenso universale. Ciò mette in luce la caratteristica principale della fase attuale attraverso la quale si organizzano i conflitti e le dinamiche del potere economico e politico globale: lo scisma imperialista.
Redazione Resumen Latinoamericano, 18 gennaio 2025
Articolo originale: El cisma imperialista y la política “woke”
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRICS+
Cuba e Brics+, un’Alleanza che parte dall’Intelligenza Artificiale
L’ ingresso di Cuba in questa alleanza è la prima azione concreta dopo la sua accettazione come membro socio dei Brics+. Foto: Parco Scientifico Tecnologico Habana
Gennaio ha significato per Cuba l’acquisizione dello status di paese associato del gruppo Brics+, «una nuova possibilità di concertazione e cooperazione che riunisce un significativo potenziale economico, produttivo, tecnologico, popolazionale, territoriale e di gran ricchezza naturale», ha detto il cancelliere cubano Bruno Rodríguez Parrilla.
Allo stesso momento, l’Isola entra anche a far parte della AI Alliance Network (Alleanza dell’Intelligenza Artificiale), «insieme con 13 altri Paesi e 15 organizzazioni di sviluppo nel campo
dell’Intelligenza Artificiale tra quelli che formano il Brics+ guidato da Brasile, Cina, India, Sudafrica e Russia. La Banca Statale Russa Sberbank accompagna il progetto, che faciliterà la ricerca congiunta nella tecnologia e nella regolamentazione della IA», aveva scritto Granma nel dicembre scorso.
Rafael Luis Torralbas Ezpeleta, presidente del Parco Scientífico Tecnologico (PCT) dell’Avana, ha spiegato che l’alleanza non ha proprietà, non acquisisce diritti né obbligazioni a nome proprio e che nessun membro sarà responsabile in assoluto degli obblighi di altri membri in relazione con le attività. Questo - ha aggiunto - permetterà la cooperazione strategica tra i suoi componenti e le parti interessate, con lo scopo di garantire lo sviluppo e il rafforzamento della cooperazione nel campo dell’intelligenza artificiale nei Brics+ e in altri Paesi. Secondo il sito web dell’alleanza «è una rete e una comunità volontaria informale per far sì che i suoi membri scambino opinioni, condividano informazioni ed esperienze».
Tra gli obiettivi si auspica di accelerare lo sviluppo e il dispiegamento delle tecnologie della IA nei Paesi mediante lo lo sviluppo collettivo delle loro competenze per migliorare la prosperità sostenibile a lungo periodo.
Torralbas Ezpeleta ha commentato poi che, nel caso di Cuba, il PCT non è un’entità di governo, né accademica, nè puramente imprenditoriale, ma un ecosistema che può aggregare i settori accademico e produttivo, diventare uno strumento per la Politica di Trasformazione Digitale auspicata dal Governo, che include anche una Strategia per lo Sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.
«Come rappresentanti di Cuba, auspichiamo la necessità della creazione di un fondo comune per finanziare progetti e attività, e abbiamo proposto di organizzare nel 2025 un evento per riunire esperti di Paesi, organizzazioni e firmatari, e presenteremo progetti che si possano applicare a questo fondo comune, che potenzino la ricerca di base e le soluzioni per i settori strategici», ha precisato.
Su quanto può rappresentare questa iniziativa per Cuba e per il PCT, il presidente di questa organizzazione ha considerato che, prima di tutto, è un’enorme opportunità e un privilegio essere parte di un’Alleanza nella quale, anche se ci sono Paesi in via di sviluppo come il nostro, sono presenti potenze nel campo della IA come la Cina, la Russia e l’India.
Nella riunione di costituzione è stato sottolineato che Cuba, con la sua rete universitaria, con i centri di ricerca e le sue imprese di tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni, non sarà un attore minore e potrà apportare conoscenze e preziose risorse umane.
L’esperto ha poi sottolineato che, accettando la partecipazione a questa alleanza, si auspica che vengano fagocitati non solo l’ecosistema PCT Habana/Università delle Scienze Informatiche, ma anche tutti i gruppi di ricerca che oggi lavorano sulla IA nel Paese: dall’Università dell’Avana alla Tecnologica dell’Avana Cujae, alla Centrale di Las Villas, a quella di Camagüey e a quella d’Oriente, citando solo le più importanti.
«Non posso affermare che siamo la prima presenza concreta di Cuba nello scenario dei Brics+, perché il processo di conversione del nostro paese in membro associato ha sicuramente portato a proporre idee concrete. Ma oso dire che sicuramente siamo la prima azione concreta di Cuba, dopo la sua accettazione come membro associato al Brics+», ha affermato il Presidente del PCT dell’Avana, aggiungendo che i principali apporti di questa iniziativa per Cuba saranno l’opportunità di far parte dell’Alleanza come membri fondatori, di condividere e assimilare conoscenze e buone pratiche in materia di sviluppo della IA, lo scambio scientifico e la partecipazione a eventi internazionali, la possibilità d’accesso a finanziamenti e la partecipazione a progetti congiunti a benefici condivisi.
La strategia cubana dell’Intelligenza Artificiale
La strategia fa parte della Politica di Trasformazione Digitale; in essa si espongono i precedenti e si stabiliscono le principali responsabilità del ministero reggente, così come gli obiettivi generali e specifici per promuovere lo sviluppo, la distribuzione e il suo uso sicuro e responsabile.
A Cuba esiste una comunità di ricercatori, anche se con pochi sviluppatori e prodotti nazionali di sistemi per prestazioni di servizi informatici che incorporano i metodi dell’Intelligenza Artificiale, e una molto avviata articolazione con il settore della produzione dei beni e dei servizi.
Lo sviluppo e l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale si integra armonicamente con l’Agenda della Trasformazione Digitale, costituendo una componente scientifico–tecnologica innovatrice di vitale importanza.
Susana Antón e GM per Granma Internacional, 15 gennaio 2025
GRANMA (CUBA) / INTERNI / LA SITUAZIONE ECONOMICA
La parziale dollarizzazione dell’economia contribuirà al controllo sulle divise circolanti
A fronte dei dubbi e delle preoccupazioni emerse in questi giorni dalle reti sociali e in altri spazi di dibattito popolare sulle misure e sulle alternative intraprese per la captazione di valuta, l’account ufficiale Facebook del Governo della Repubblica di Cuba ha pubblicato alcuni opportuni chiarimenti.
Prima di tutto, il post ricorda che il membro del Burò Politico e primo ministro, Manuel Marrero Cruz, nel suo intervento nel Quarto Periodo Ordinario di Sessioni dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, si è riferito alla dollarizzazione parziale dell’economia come a un processo «necessario», il cui fine essenziale è aumentare il controllo sulle divise che oggi si muovono illegalmente nella società per poterle, in questo modo, «mettere al servizio del benessere della popolazione». Inoltre, ha confermato che «in tutti i programmi di Governo il cammino seguito è la dedollarizzazione dell’economia, ma si deve transitare attraverso questa premessa».
Sempre nello stesso post spiega che con questo obiettivo è stata approvata una strategia che regola il processo e ne stabilisce chiaramente i limiti.
In seno all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, il Capo del Governo ha spiegato che questa situazione è in relazione con l’esistenza di un mercato cambiario illegale in cui il dollaro costituisce la moneta di riferimento per fissare i prezzi anche se poi si paga in moneta nazionale: «Va riconosciuto che c’è una dollarizzazione sulla quale non esiste un controllo perché parte da un’azione illegale di questo mercato cambiario».
In relazione a questa realtà, il Primo Ministro ha precisato che la dollarizzazione parziale vuole regolare questa distorsione, e quindi saranno anche autorizzati e applicati, in forma transitoria, schemi territoriali di dollarizzazione «soprattutto ai settori export, perché possano approvvigionarsi e continuare a produrre, e questo avrà anche un impatto sulle merci scambiate in moneta nazionale per la popolazione».
Tra le misure essenziali spiccano alcune vendite all’ingrosso e al minuto in divisa, sempre approvate centralmente e in maniera eccezionale. Questo implica che nessuno può vendere in divisa se non è stato autorizzato.
Un’altra misura è il pagamento delle imposte in divisa, soprattutto per le operazioni di commercio estero delle forme di gestione non statale, a cui si aggiunge anche l’accettazione di contanti in divisa in determinate occasioni, per far sì che le difficoltà con i processi di pagamento elettronico non limitino il flusso delle entrate.
Le misure sono state implementate nel settore del turismo, nelle Case del Habano, nelle farmacie internazionali, nelle cliniche internazionali, nei duty free shop degli aeroporti e in altri ambienti eccezionalmente autorizzati. Inoltre, sono state approvate procedure per pagare direttamente a determinati produttori una componente in divisa perché possano acquistare quanto a loro necessario, e ad altri operatori che producono beni esportabili, come ai produttori agricoli e agli allevatori.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 7 gennaio 2025
GRANMA (CUBA) / INTERNI / PRO GRAMMI SETTORI STRATEGICI
Prospettive della produzione petrolifera nazionale
Osvaldo López Corso, capo del Gruppo Esplorazione Giacimenti dell’Unione Cuba-Petrolio (Cupet) ha spiegato a Granma che, alla fine del 2024, la mancanza di risorse materiali e di finanziamenti ha fatto sì che la produzione del greggio nazionale diminuisse di più di 138 mila tonnellate sotto le previsioni, e questo ha comportato una produzione del 98,5%: «Senza dubbio - ha detto - anche se si producono 40 mila barili al giorno, questo copre solo la terza parte del fabbisogno e gran parte di questa produzione proviene dalla striscia petrolifera nazionale cubana, un’area sfruttata da 50 anni».
La produzione
López Corso spiegando le condizioni necessarie per rendere possibile l’incremento della produzione nazionale, ha precisato che come primo passo è necessario che i fattori naturali siano propizi: «Ci vuole una roccia che generi il greggio, un’altra che lo raccolga e una che costituisca il sigillo per accedere ai pozzi». Inoltre, ha spiegato ancora, «si devono realizzare investigazioni per incrementare la percentuale o la frazione del volume del greggio che si trova nel sottosuolo, che è stato estratto da un giacimento e s’incorpora alla produzione, dato che i pozzi cubani producono solo il 6% del greggio che c’è nel sottosuolo e il processo di produzione è molto complesso. Aumentarlo significa portare questo valore al 10 o all’11%, e questo raddoppierebbe la produzione».
Infine, ha affermato che Cupet, attraverso la politica dell’investigazione ha identificato zone nelle quali esistono giacimenti petroliferi: «per esempio, Boca de Jaruco, tra Fráile e Jibacoa, la zona de L’Avana dell’Est e Alamar, e a sud i giacimenti di Puerto Escondido e Canasí.
Le sfide
Secondo López Corso, ottenere finanziamenti che sostengano tutta l’infrastruttura petrolifera per perforare più pozzi e incrementare la produzione è una delle grandi sfide attuali. Le linee di produzione, ha detto, i tubi, i contenitori e gli impianti di trattamento del greggio sono molto danneggiati per la presenza molto elevata di zolfo contenuto nel petrolio nazionale e la vicinanza di questi macchinari al mare. Alla stessa stregua, è vitale scoprire greggio con una migliore qualità e trovare giacimenti sulle coste esterne. Per questo, ha detto, si deve ricorrere a imprese straniere, molte delle quali hanno limiti per via delle misure del blocco imposto dagli Stati Uniti: «Siamo obbligati a ricorrere all’investimento straniero, e motivare queste imprese perché vengano a Cuba».
Le prospettive per quest’anno
Quest’anno si prevede una campagna esplorativa con la perforazione di vari pozzi, e nuovi dati sismici a sud di Varadero permetteranno di localizzare possibili giacimenti. Con questa campagna, ha sottolineato López Corso, si scopriranno tre-cinque nuove riserve, e queste permetteranno un sostenuto incremento della produzione. Inoltre, le imprese straniere che operano a Cuba otterranno nuove riserve nei loro blocchi corrispondenti.
Il settore petrolifero cubano
Geologicamente, Cuba ha a sud l’arco vulcanico dei Caraibi e a nord il bordo meridionale della piattaforma nordamericana. La maggior parte della produzione petrolifera cubana si localizza in un settore tra l’Avana e Matanzas, dove si trova il giacimento più grande, con riserve geologiche dell’ordine dei 10 miliardi di barili. Quasi tutto il territorio cubano, di circa 100 mila km², ha prospettive per l’esplorazione petrolifera.
A Cuba sono state scoperte varie decine di giacimenti di petrolio, la maggior parte dei quali di petrolio molto pesante, anche se ne esistono anche di petrolio leggero, medio e molto leggero.
I giacimenti si trovano fondamentalmente in mare e sono raggiunti dalla terra con perforazioni orizzontali e questo permette non solo d’accedere al giacimento, ma anche d’ottenere una maggior produttività.
La Zona Economica Esclusiva (ZEE) nel Golfo del Messico condivide gli stesi scenari, la stessa roccia madre, le riserve e i sigilli della prolifica conca petrolifera del Golfo del Messico dove sono stati scoperti giacimenti enormi e si è sviluppata una delle più grandi industrie a livello mondiale.
Nella ZEE di Cuba nel Golfo del Messico esistono vari prospetti cartografati, che si stima contengono più di 10 miliardi di barili di petrolio estraibile di buona qualità.
Carmen Maturell Senon e GM per Granma Internacional, 13 gennaio 2025
Fonte: Piattaforma Investimento in Cuba, Ministero del Commercio Esteri.