(Esselunga): pagheranno (forse) gli ultimi della fila e intanto .... (porto di Genova ) si continua a morire.

 9 Febbraio 2025

 

 

Qualche giorno fa la procura di Firenze ha indagato ufficialmente 3 dipendenti della società abruzzese che effettuavano alcuni lavori nel cantiere Esselunga dove, per il crollo di un pilastro, un anno fa morirono 5 operai e altri 3 rimasero feriti. Secondo i PM i calcoli dei carichi erano sbagliati, l’armatura del cemento insufficiente e il personale “non adeguato”.

Neanche una parola, però, sul caos del cantiere, dove pare operassero circa 30 ditte appaltatrici, che neppure sapevano l’una cosa stessero facendo le altre.

Esselunga non viene toccata grazie alla legge che “esonera” penalmente e civilmente il committente. In parole povere io (Esselunga) assegno i lavori ad una società che (si spera) ho controllato rispetti le leggi e poi ... non ho alcun obbligo di sapere quante volte e a chi vengono subappaltate le opere, né – appunto – alcuna responsabilità.

 

Non è solo il caso di Esselunga, ma anche di Enel per la strage di Suviana (7 morti e 5 feriti) o di ENI per il disastro alla raffineria di Calenzano (5 morti e 26 feriti) ... solo per fare gli ultimi esempi.

 

Intanto si continua a morire a morire ogni giorno.

Nel porto di Genova il 7 maggio 2013 la nave porta-container Jolly Nero, uscendo dal porto, urtò violentemente la Torre piloti che crollò,  trascinando con sé la vita di 9 lavoratori. Fu solo grazie  alla determinazione della madre di una delle vittime, Adele Chiello Tusa, che – mentre il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione della loro posizione -  vennero chiamate in giudizio anche la Capitaneria di Porto e l’Autorità Portuale (organi del Ministero dei Trasporti e di quello della Difesa) i cui rappresentanti sono stati  condannati nel 2020 a  pene molto miti, dai  3 anni in giù. 

 

Mercoledì scorso, durante i lavori di ricostruzione della nuova Torre piloti, un operaio di 36 anni muore schiacciato dall’elica di uno yacht in riparazione proprio sullo stesso luogo. Quanto accaduto 11 anni fa sul molo Giano evidentemente non ha insegnato nulla in fatto di sicurezza..

 

Ulteriore dimostrazione che, come da sempre denunciamo, norme, decreti, leggi si fermano alle porte dei luoghi di lavoro, dove vige una e una sola legge: quella del profitto dei padroni a scapito della salute e della vita dei lavoratori. Cgil/Cisl/Uil – i presunti rappresentanti dei lavoratori – indicono “sciopericchi” locali e tutto continua come prima (nell’appena iniziato 2025 i morti di profitto sono già 104...).

 

Questo ci dice, ancora una volta, che la sicurezza di chi lavora non è una priorità per nessuno.....

O noi lavoratori, in prima persona, ci organizziamo e lottiamo per difendere non solo il salario ma prima ancora la nostra vita e la nostra sicurezza, oppure la tragica contabilità dei molti, troppi, morti di sfruttamento per il profitto di pochi continuerà. Non c’è altra strada.

Intanto, a condizioni di morte non si deve lavorare.

 

Fonte: Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e sul Territorio