La più grande organizzazione di storici degli Stati Uniti condanna la distruzione “deliberata” del sistema educativo di Gaza da parte di Israele

9 gennaio2025,  New York

 

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NEW YORK – La più grande associazione professionale di storici negli Stati Uniti ha adottato una risoluzione in cui condanna lo “scolasticidio” di Israele a Gaza e critica gli aiuti militari statunitensi a Israele.

L’American Historical Association ha approvato a larga maggioranza la risoluzione che afferma che “il governo degli Stati Uniti ha sostenuto la campagna delle Forze di difesa israeliane (IDF) [esercito israeliano, ndt.] a Gaza con oltre 12,5 miliardi di dollari in aiuti militari tra ottobre 2023 e giugno 2024”.

Con il termine scolasticidio viene definita la distruzione deliberata di un sistema educativo. La risoluzione, approvata con 428 voti contro 88, afferma che l’IDF ha distrutto l’80 percento delle scuole di Gaza lasciando oltre 625.000 bambini senza accesso all’istruzione e ha anche distrutto tutti i 12 campus universitari di Gaza.

Accusa inoltre Israele di aver preso di mira biblioteche, musei, centri culturali e siti religiosi, tra cui la biblioteca dell’Università di al-Aqsa e centinaia di siti storici. Queste azioni, afferma la risoluzione, hanno cancellato risorse cruciali legate alla storia e alla cultura di Gaza.

Margaret M. Power, professoressa emerita di storia all’Illinois Institute of Technology, e Van Gosse, professore emerito di storia al Franklin and Marshall College, sono co-presidenti di Historians for Peace and Democracy, l’organizzazione che ha presentato la mozione. In una dichiarazione ad Haaretz hanno spiegato la loro motivazione.

Come storici siamo obbligati a denunciare questi oltraggi e a essere solidali con i palestinesi”, hanno affermato. “Abbiamo tentato per la prima volta di approvare una risoluzione a sostegno del diritto dei palestinesi all’istruzione 10 anni fa. L’estrema urgenza della situazione attuale ci ha spinti, insieme alla stragrande maggioranza degli storici presenti alla riunione di lavoro dell’AHA, a sostenere la nostra risoluzione”.

La risoluzione chiede un cessate il fuoco permanente e sollecita l’AHA a formare un comitato per esplorare modalità di aiuto per la ricostruzione delle istituzioni educative e culturali di Gaza, allineando l’associazione con altre organizzazioni accademiche che hanno preso posizione sul conflitto.

Nel corso del dibattito, tenutosi lunedì in un affollato hotel di Midtown, non erano ammesse registrazioni. Tuttavia, Haaretz ha parlato con dei partecipanti che si sono espressi sia a favore che contro l’iniziativa.

Barbara Weinstein, professoressa di storia alla New York University, che si è espressa a favore della mozione, ha riassunto le sue osservazioni per Haaretz dopo il voto affermando:

L’annientamento delle istituzioni, insieme alla distruzione di archivi e biblioteche, minaccia di separare i palestinesi di Gaza dalla loro storia. In queste circostanze non riesco a capire come l’AHA possa rifiutarsi di prendere posizione”.

Ha anche parlato di cosa significhi questa risoluzione per il settore degli studi storici. “Penso che sottolinei la rilevanza della nostra ricerca e il riconoscimento che preservare la storia e la memoria storica non è un lusso, ma una necessità“.

Mary Nolan, professoressa emerita di storia alla New York University e esponente del comitato direttivo che ha proposto la risoluzione, ha espresso sorpresa per l’enorme sostegno all’iniziativa. “È stato incoraggiante vedere giovani studiosi e studenti universitari presentarsi in massa mostrando serio interesse per la Palestina e un coinvolgimento critico nella questione Israele-Palestina”, ha affermato.

“Politicizzare la missione”

Degli oppositori hanno sostenuto che la risoluzione mina la credibilità dell’AHA politicizzandone la missione e omettendo riferimenti all’attacco di Hamas del 7 ottobre che ha innescato la guerra. L’hanno criticata per aver ignorato le complessità della lotta contro un’organizzazione terroristica che sfrutta per la propaganda le vittime civili e per aver adottato un linguaggio del Consiglio per i diritti umani dell’ONU che considerano di parte.

Jeffrey Herf, professore emerito del Dipartimento di Storia dell’Università del Maryland, che si è espresso contro l’approvazione, ha detto ad Haaretz: “Nell’ignorare quanto sopra la risoluzione si configura come una propaganda efficace per Hamas mentre resta al di sotto di quanto ci si dovrebbe aspettare da parte di storici professionisti”, aggiungendo: “Lanciando queste accuse e ignorando le realtà della guerra iniziata da Hamas e il modo in cui sta combattendo alimenterà il mix di antisemitismo e odio per Israele già evidente nei campus americani. Contribuirà alla politicizzazione dell’AHA e renderà molto difficile per sempre più università e college assumere docenti che mostrino un qualsiasi sostegno per il proseguo dell’esistenza e benessere dello Stato di Israele”.

Susannah Heschel, professoressa di storia al Dartmouth, anch’essa contro la risoluzione, ha detto ad Haaretz che mentre è sconvolta e inorridita tanto quanto i suoi colleghi dalla distruzione delle istituzioni educative, “approvare la risoluzione non è strategicamente utile nell’attuale clima politico degli Stati Uniti”.

Heschel ha ricordato che subito dopo gli attacchi del 7 ottobre alcuni accademici hanno detto di essersi sentiti “esaltati” da quanto accaduto e ha affermato: “Ho trovato quella risposta sadica. Il nostro ruolo è quello di promuovere il dialogo, non necessariamente di essere d’accordo, ma di ascoltare con apertura ed empatia. Come accademici, non siamo qui per condannare ma per imparare”.

“Molti sono preoccupati per la libertà accademica, ma quello che ho sentito è che la polarizzazione nei campus sta aggravando il problema. Dobbiamo trovare un modo per parlarci l’un l’altro. Non fermeremo la guerra, ma come studiosi e custodi della pace, come possiamo dare un contributo significativo?” ha aggiunto.

Altri dibattiti in arrivo

La risoluzione ora passa al consiglio eletto dell’AHA, che deciderà se approvarla, porre il veto o inviarla per il voto ad oltre 10.000 storici iscritti.

Heschel esprime fiducia che la risoluzione non venga approvata. “Non la vedo come rappresentativa dell’AHA o della più ampia comunità di storici”, dice. “È un piccolo gruppo che fa leva sull’AHA per far passare questa risoluzione”.

“Il consiglio non è a favore, come ha chiarito il presidente eletto”, dice Nolan. “Affermano che l’AHA non ha mai preso una posizione politica, ma non è vero. La leadership ha pubblicato lettere aperte opponendosi alla guerra in Iraq e criticando degli accademici delle università in India e Sierra Leone. Più di recente, ha rilasciato una dichiarazione pubblica contro la Russia.”

Nolan riconosce che anche se la risoluzione supera l’ostacolo iniziale saranno necessari ulteriori sforzi. “Se la distribuiscono continueremo a sensibilizzare l’intera comunità dell’AHA,” dice, aggiungendo di essere ottimista per i riscontri ricevuti dopo il voto.La decisione riflette dibattiti più ampi sul ruolo delle associazioni accademiche nelle controversie politiche.

La Modern Language Association (MLA), che terrà la sua riunione annuale entro la settimana, ha affrontato dibattiti simili su risoluzioni che accusano Israele di prendere di mira le istituzioni educative e sostengono i boicottaggi. Alla fine, la MLA ha rifiutato di promuovere queste delibere, sollevando preoccupazioni su partigianeria e divisività, una decisione che ha suscitato aspre critiche da parte di molti.

La tempistica per una decisione sulla risoluzione rimane incerta ma entrambe le parti esprimono ottimismo sul risultato, mentre la polarizzazione rimane alta.

 

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta) da zeitun