Notiziario Patria Grande - Novembre 2024

 

NOTIZIARIO NOVEMBRE 2024

 

 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / IL MONDO DOPO TRUMP II

Stati Uniti: Trump nell’era del policentrismo

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / LA PROVOCAZIONE DI BIDEN

La decisione di Biden, sfida pericolosa

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RISOLUZIONE ONU CONTRO IL BLOCCO

Nuova condanna dell’Assemblea Generale ONU. Contro il blocco 187 voti, 2 contrari e un’astensione

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VENEZUELA

Guarimbas: i gestori del caos che agiscono contro il Venezuela

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Andrés Manuel López Obrador: il segno della differenza

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / IL G9 IN COLOMBIA

I popoli indigeni dei nove paesi dell’Amazzonia lanciano il G9

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-CINA

Le pietre miliari nella storia delle relazioni tra Cuba e Cina

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / IL BLOCCO CONTRO CUBA E STRUMENTALIZZAZIONI

I banalizzatori del blocco contro Cuba

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SANZIONI USA CONTRO CUBA

La grande ironia degli Stati Uniti: sanzioni per aiutare Cuba?

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / IL MONDO DOPO TRUMP II

Stati Uniti: Trump nell’era del policentrismo

 

 

Come sempre interessato e attento al punto di vista del “mondo di sotto”, il CIVG è lieto di pubblicare la traduzione di questo articolo, frutto dell’analisi di un giornalista argentino ospitato sulle colonne di Rebelión e Resumen Latinoamericano.

 

Di Ruben Dario Guzzeti, 29 novembre 2024

 

La realtà internazionale che Trump si troverà ad affrontare a partire dal 20 gennaio 2025 è assolutamente diversa dal contesto del 2017 a causa dell’evoluzione sistemica del capitalismo e del contesto internazionale in cui si svilupperà il nuovo periodo.

Prima di intraprendere qualsiasi tentativo di delineare possibili ipotesi circa le tendenze politiche che potrebbero prevalere nel futuro governo repubblicano, è essenziale tenere presenti alcuni aspetti come, ad esempio, il contesto storico del Paese del Nord, le condizioni globali e la gestione della prima presidenza dell’uomo d’affari.

 

Contesto internazionale

Nel 2016, quando Trump ottenne per la prima volta il diritto di insediarsi alla Casa Bianca, il mondo era diverso. La Cina era già affermata come la seconda economia più grande del mondo, ma non aveva ancora l’influenza che ha oggi nel contesto globale. I BRICS non si erano ancora espansi e non mancava chi li considerava morti. Il blocco egemonico anglosassone godeva di un certo prestigio e predominio tecnologico, oltre che del successo assoluto del suo apparato di propaganda. La Russia si era già opposta agli Stati Uniti, al Regno Unito e alle loro creazioni (Al Qaeda, ISIS, ecc.) in Siria, ma non era ancora in grado di fermare l’avanzata della NATO alle porte di casa sua. Anche molti paesi africani continuavano a essere assoggettati alle forze coloniali.

Poi, mentre era in carica, il presunto “antibellicista” ordinò l’assassinio del generale Qasem Soleimani, approvò la spedizione di missili “Javelin” all’Ucraina, ritirò gli Stati Uniti dall’accordo INF (Trattato sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio) che regolava la produzione di missili e armi nucleari; sostenne il cruento colpo di stato in Bolivia, fomentò il tentativo di invasione del Venezuela nel 2019 e intensificò il brutale blocco contro Cuba. La pandemia, creata o meno, fu sfruttata dai principali capitali per accelerare il processo di concentrazione della ricchezza, e Black Rock già nel 2019 auspicava il suo governo.

Oggi lo scenario è diverso. Fondamentalmente, l’anglosfera non è riuscita a fermare la rinascita di Russia, Cina, India, Iran e altri Paesi emergenti. In Africa ci sono state quattro rivoluzioni anticoloniali, in Nordamerica il governo messicano ha un’amministrazione che con successo difende gli interessi popolari; in Colombia, dopo 200 anni, un presidente di sinistra è salito al potere, mentre in Bolivia il feroce colpo di stato è stato capovolto in appena 11 mesi e in Brasile Lula è tornato al governo dopo essere stato in prigione.

Tutti questi cambiamenti si esprimono nel rafforzamento delle istituzioni internazionali rappresentative dei paesi emergenti come l’Asia Pacific Economic Forum (APEC), l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), l’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai (SCO), una Rotta (Nuova Via della Seta), l’Unione Africana, la CELAC e la CELAC+Cina, ecc.

Ma fondamentalmente, il cambiamento qualitativo si esprime nell’enorme crescita e presenza dei BRICS, che sono passati da cinque a nove membri a Johannesburg nel 2023, e dopo Kazan saliranno a ventidue, con una lunga lista di candidati all’inclusione. L’influenza di questa associazione si è riflessa nell’ultimo vertice del G20 a Rio de Janeiro, dove i membri del G7 non sono riusciti a imporre una dichiarazione a favore dell’Ucraina, e il documento finale, firmato da tutti i partecipanti, chiarisce che la lotta è contro povertà, miseria e disuguaglianza.

Sullo scenario attuale si delinea un processo accelerato di de-dollarizzazione e fallimento di della globalizzazione finanziaria. Vale a dire, la realtà internazionale che Trump dovrà affrontare a partire dal 20 gennaio 2025 è assolutamente diversa dal contesto del 2017, il che implica che qualsiasi possibile traslazione automatica è priva di supporto.

Allo stesso modo, questa trasformazione dello scenario globale è stata accompagnata da un deterioramento e declino delle potenze occidentali che, invece di adattarsi allo sviluppo proposto dalle potenze emergenti e riemergenti, continuano a optare per la contrapposizione, le sanzioni, il caos e la guerra, che generano per sé stessi un fenomeno boomerang.

 

Evoluzione del sistema capitalista

Per ragioni di spazio non approfondiremo tutti gli aspetti. Il sistema mutò alla fine degli anni '60 del secolo scorso, passando dalla leadership produttiva e tecnologica all'accumulazione del reddito attraverso la delocalizzazione delle imprese transnazionali nel continente asiatico, che dopo trent'anni divenne il nuovo polo di sviluppo mondiale. Il grande errore dell’Occidente fu sottovalutare la Cina.

Oggi i paesi centrali dell’Occidente hanno perso la preminenza nel controllo degli scambi e la supremazia nei mercati. Si trovano in un irreversibile processo di declino nella gestione delle tecnologie d’avanguardia e, come già si osserva, anche in campo militare.
La crisi di fondo che l’Occidente deve affrontare è legata alle sue stesse dinamiche e alla resistenza delle persone. Da diversi decenni ha abbandonato l’accumulazione attraverso la produzione di beni materiali per spostarla nel campo della speculazione finanziaria, versione aggiornata del sistema “Ponzi”, e ora scopre che le potenze emergenti hanno occupato quello spazio, superandolo in registrazione di brevetti e standard di fabbricazione. Inoltre, soffre di frequenti deflagrazioni di bolle finanziarie e di debiti scandalosi. In aggiunta, i paesi emergenti procedono negli scambi commerciali fuori dalla sfera del dollaro indebolendo uno dei due pilastri del potere statunitense.

L’Occidente non è più la civiltà egemonica dell’umanità, ora deve condividere il progetto del nuovo mondo con gli altri sette modi di interpretare l’esistenza.

 

Stati Uniti, due progetti in conflitto
In un Paese dove fin dalle origini i padri fondatori erano più preoccupati di garantire il diritto di proprietà e le libertà individuali (dei potenti) che della democrazia e della disuguaglianza sociale, si è andata sviluppando da almeno tre decenni una disputa strategica. Da un lato, i cosiddetti globalisti che tentano il dominio del mondo attraverso il controllo finanziario e militare, soffocando gli stati nazionali, compresi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Dall’altro, i sovranisti-americanisti-protezionisti che cercano di recuperare il prestigio e la leadership che il Paese del Nord riuscì ad avere. Questo conflitto ha rischiato in diverse occasioni di sfuggire al controllo, come ad esempio con l'esplosione delle Torri Gemelle o con l'assalto al Campidoglio nel 2021. Sono uniti solo quando devono sottomettere l'America Latina e i Caraibi, oppure per andare contro la Repubblica Popolare Cinese, il nemico esistenziale secondo i documenti ufficiali di Stati Uniti e Regno Unito.

È un conflitto strutturale. Dal lato trumpista ci sono tutti i settori colpiti dalle politiche globaliste di delocalizzazione industriale e i milioni di persone che sono state lasciate ai margini a causa dell’aggravarsi delle disuguaglianze e della concentrazione neoliberista, che sono alla base della vittoria elettorale del 5 novembre scorso.

 

Il governo proposto
Il futuro governo non preannuncia un atterraggio morbido per l’impero. Dall'ultra anti-latinoamericanista e guerrafondaio Marco Rubio al Dipartimento di Stato, fino a Pete Hegsth alla guida del Pentagono, passando per Mehmet Oz a capo del portafoglio sanitario, principale consigliere di Trump in tempo di pandemia, Michael Waltz come consigliere alla Sicurezza Nazionale, Tulsi Gallard come capo di tutte le agenzie di intelligence. Il “deep power” ha già scaricato il candidato Matt Gaetz come procuratore generale. In generale, sembra un governo ibrido in cui i settori più identificati con le politiche promesse da Trump come Thomas Homan sull’immigrazione, predominano insieme ad altri più moderati. Elon Musk si distingue come il principale portatore di testimone. Quasi tutti sono uniti da una forte solidarietà con il governo genocida israeliano. Il tutto, sotto la sovrintendenza economico-finanziaria di Black Rock.
Un aspetto importante è essere consapevoli che la divisione non è tra democratici e repubblicani, e nemmeno tra questioni di potere, poiché le divisioni operano all’interno di ciascuna organizzazione. In realtà è una frattura combinata e trasversale.

 

Possibili scenari

1. A partire dal 20 gennaio, Trump decide di affrontare il “deep power” (fondi di investimento, agenzie di rating, lobby sionista, big pharma, parte del complesso militare, gran parte delle società informatiche, Hollywood, ecc.), con la possibilità che tutto questo possa mettere a rischio la sua stessa integrità.
2. Il “deep power” decide di continuare la politica globalista e impone la sua agenda a Trump. In questo caso potremmo avere un Trump travestito che farà dichiarazioni stridenti senza riuscire a sviluppare le sue idee. Alcuni osservatori, come Alastair Crooke, credono che l’autorizzazione all’uso dei missili ATACMS in Ucraina non siano per aggredire la Russia, ma per marcare il limite a Trump.
3. Un grande accordo tra globalisti e americanisti (probabile) in cui Trump, con la benedizione del “deep power”, cercherà di sbloccare il conflitto in Ucraina, continuerà a sostenere Israele anche dopo Netanyahu, porterà avanti la politica di immigrazione e tariffaria e sposterà i pezzi per creare le giuste condizioni per scatenare il conflitto a Taiwan al momento giusto.

Tutte queste sono solo ipotesi in uno scenario di enorme incertezza e volatilità, con il rischio che le provocazioni contro la Russia portino alla tanto temuta guerra e a un inverno nucleare. L’Occidente deve negoziare o scommettere sulla guerra, e per ora ha scelto la seconda opzione. Ciò che è chiaro, e qui sta il pericolo, è che il tempo stringe. Solo se la gente si renderà conto del pericolo che sta correndo e lavorerà in coordinamento con governi razionali, allora potrà fermarli.
Le élite dominanti degli Stati Uniti, del Regno Unito, i loro lacchè europei e la NATO sono diventati i più grandi terroristi che devastano il pianeta con l’idea fissa di provocare un malthusianesimo sociale che ridurrà drasticamente la popolazione mondiale.

Ruben Dario Guzzeti, Rebelion, Resumen Latinoamericano, 29 novembre 2024

 

Articolo originale: Estados Unidos. Trump en la era del policentrismo

https://www.resumenlatinoamericano.org/2024/11/29/estados-unidos-trump-en-la-era-del-policentrismo/

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / LA PROVOCAZIONE DI BIDEN

La decisione di Biden, sfida pericolosa

 


Illustrazione di La Jornada

 

Il mondo si trova a fronteggiare un presidente degli Stati Uniti disposto, nella sua “ultima ora” prima di abbandonare il suo mandato, a incendiare il pianeta Terra con tutti i suoi abitanti dentro.

La sua ultima decisione – irresponsabile sfrontata e pericolosa – l’ha presa domenica 17 novembre, quando ha autorizzato l’Ucraina ad «attaccare l’interno del territorio russo con missili a lunga gittata forniti dagli Stati Uniti», come ha pubblicato il quotidiano The New York Times.

Risulta ogni giorno più evidente che il mandatario tutto ra in carica vuole terminare i suoi giorni alla Casa Bianca creando condizioni irreversibili per il suo successore, per far sì che scoppi un nuovo conflitto di proporzioni planetarie.

Da parte sua Robert F. Kennedy Jr., ex candidato alla presidenza e ora nominato segretario alla Salute del prossimo governo, ha affermato che «gli uomini anonimi con la cravatta che attualmente dirigono la politica estera degli Stati Uniti sembrano voler a tutti i costi iniziare la III Guerra Mondiale prima di abbandonare la Casa Bianca».

Il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov ha avvertito che «la decisione del presidente statunitense di attaccare la Russia con missili Atacms rappresenta una nuova scalata di tensione e coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto dell’Ucraina».

Nel settembre scorso, il presidente russo Vladímir Putin aveva avvertito che «se gli Stati Uniti e la NATO decidono di permettere a Kiev di attaccare il territorio russo con armi a lunga gittata, significa che i paesi di questo blocco sono in guerra con la Russia».

Peskov ha aggiunto che «se questa decisione è stata effettivamente formulata e posta a conoscenza del regime di Kiev, allora si tratta ovviamente di una situazione qualitativamente nuova in termine di coinvolgimento degli  Stati Uniti nel conflitto, e probabilmente considereremo questo come punto di partenza».

Domenica 17 novembre, il quotidiano Le Fígaro ha pubblicato presunte decisioni del governo francese e del Regno Unito di autorizzare l’Ucraina ad attaccare il territorio russo con missili a lunga portata Storm Shadow-Scalp.

Lunedì 18, il governo francese ha smentito il giornale per queste affermazioni: «Diciamo apertamente che è un’opzione che potremo esaminare (…). Non ci sono novità su questo fronte», ha

commentato il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot al margine del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea (UE).

Josep Borrell, rappresentante per le Politiche Estere e la Sicurezza dell’Unione Europea, ha affermato che «si spera che gli Stati membri giungano ad un accordo per permettere che l’Ucraina usi armi occidentali di lunga portata per attaccare obiettivi nel territorio russo».

«Ho detto ripetutamente che l’Ucraina dovrebbe poter usare le armi che le forniamo non solo per fermare le frecce, ma anche per colpire gli arcieri», ha detto Borrell prima di una riunione con i ministri a Bruxelles.

In contrapposizione, il ministro delle Relazioni Estere ungherese Peter Szijjártó, ha avvertito che «l’Unione Europea e gli Stati Uniti rischiano di estendere il conflitto ucraino a tutto il mondo», ed ha aggiunto che Washington ha lanciato «un attacco finale disperato contro la nuova realtà, un fatto non solo antidemocratico, ma anche – come lo ha definito – estremamente pericoloso. Apparentemente i partitari della guerra, nella loro disperazione, non tentano nemmeno di evitare il peggio, ossia l’espansione del conflitto ucraino su scala globale», ha scritto Szijjártó sui social network come ha ripreso Sputnik.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 18 novembre 2024

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RISOLUZIONE ONU CONTRO IL BLOCCO

Nuova condanna dell’Assemblea Generale ONU. Contro il blocco 187 voti, 2 contrari e un’astensione

 


Mercoledì 30 ottobre, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha rinnovato per la trentesima volta e con risultato inoppugnabile la sua posizione contro il blocco  economico degli Stati Uniti imposto a Cuba, e ha chiesto che si metta fine a questa imposizione unilaterale.

La risoluzione ha raccolto 187 voti a favore, i soliti voti contrari di Stati Uniti e Israele e l’astensione della Moldavia.

La posizione d’appoggio a Cuba è stata unanime da parte dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Il blocco contro Cuba è cominciato nel 1960 ed è stato inasprito in diversi e successivi momenti storici, coinvolgendo paesi terzi dal 1992, quando l’Assemblea Generale presentò la sua prima petizione agli Stati Uniti per mettergli fine.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 30 ottobre 2024

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VENEZUELA

Guarimbas: i gestori del caos che agiscono contro il Venezuela

 

 

Il Venezuela è vittima di una guerra multiforme di carattere non convenzionale che mira alla resa del suo popolo e alla caduta del Governo Rivoluzionario chavista, con l’obiettivo di appropriarsi delle grandi ricchezze del territorio.

Nelle ore successive al processo elettorale, il Venezuela ha sofferto un’ondata di violenza, fomentata dalle reti sociali, che si è scontrata fortemente contro la realtà.

In quattro giorni sono state assassinate 27 persone e 120 sono state ferite. Inoltre, sono state danneggiate seriamente diverse infrastrutture pubbliche.

La guarimba è un tipo d’operazione paramilitare e terrorista che viene usata tatticamente come forma di «guerra non convenzionale», col fine di generare uno stato di alta instabilità politica mediante la manipolazione strategica della rabbia sociale lungamente preparata con fini insurrezionali di cambio politico.

Le caratteristiche specifiche:

• generalmente formate da giovani (soprattutto uomini) minori di 30 anni, numericamente molto meno importanti rispetto ad altre forme di manifestazione politica come marce, cortei o blocchi;

• identificabili per il tipo di materiali che utilizzano: sacchi di spazzatura, pneumatici da incendiare e altri oggetti sradicati dalle pubbliche strade;

• organizzate in quadranti che si mantengono in un punto specifico, divisi in gruppi secondo le capacità o le funzioni individuali;

• i gruppi di scontro stanno soltamente in prima fila per lanciare pietre e rilanciare i gas lacrimogeni;

• la seconda fila è composta da individui che osservano il contesto e avvisano dei pericoli;

• supportati da gruppi di supporto medico incaricati di soccorrere i feriti e dare i primi soccorsi;

• utilizzano strategie che prevedono la fuga dalla scena dei manifestanti coinvolti dalle forze di sicurezza pubblica quando arrivano, e favoriscono scontri tattici per poi ritornare allo stesso punto;

 

Gli ultimi episodi:

• l’84% delle vittime sono state uccise tra il 29 e il 30 luglio;

• le morti sono attribuibili, dopo le indagini e le analisi biologiche e fisiche, ai cosiddetti Comanditos;

• il maggior numero dei decessi è avvenuto a Caracas e nello stato di Aragua, con sette morti in ciascuna delle due regioni. Ci sono stati morti anche negli stati di Bolívar, Yaracuy, Miranda e Zulia;

• Il 68% degli omicidi è avvenuto di notte.

 

Atti di violenza contro il chavismo: attacco alle istituzioni

• assaltate dodici università del paese, sette centri d’educazione iniziale, 21 scuole di istruzione primaria e 34 licei;

• attacchi e vandalismi in tre ospedali, sei centri di diagnosi integrata, un centro di salute d’alta tecnologia, 30 ambulatori e una farmacia;

• attaccati sei magazzini di alimenti e supermercati;

• incendiata la Hidrocaribe, impresa idrologica di Nuova Sparta;

• attaccata la radio comunitaria Radio Venceremos in Carora, stato di Lara;

• attaccate undici stazioni della metropolitana di Caracas, incendiato un treno a Carabobo e 38 unità di bus;

• aggressione a 27 monumenti e statue, incluse alcune di Simóm Bolívar, Hugo Chávez e del Cacique Coromoto; tentativo contro il monumento di José Gregorio  Hernández;

• attaccate 10 sedi del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), 10 sedi militari, tra cui la caserma di San Jacinto in Aragua; 10 sedi del Consiglio Nazionale Elettorale in 10 diversi Stati; un incendio nelle municipalità di Carirubana e Quíbor;

• distrutto la piazza pubblica della Parrocchia El Valle e la stazione della metro di El Valle, a Caracas; attaccato il parco zoologico di Maracay;

• assassinato Silva Vielma, leader del PSUV a La Julia, parrocchia Turmero del municipio Santiago Mariño dello stato di Aragua;

• assassinata la leader comunitaria Isabela Cirila Gil, segnalata come chavista a El Callao, stato di Bolívar;

• a  Caracas sono stati contati 3 600 leader del  PSUV aggrediti nelle loro case, mentre nello stato di Miranda sono stati registrati 4 mila attacchi simili;

• Attacchi contro 60 sorveglianti internazionali che stavano nella tenda degli osservatori in Piazza Caracas;

• registrate dall’applicazione Ven App più di 5 mila minacce a leader popolari di base;

• assassinati due soldati della Forza Armata Nazionale Bolivariana;

• feriti un generale di brigata, un tenente colonnello, un primo tenente, 21 truppe soldati delle professionali e 120 funzionari della Polizia Nazionale Bolivariana;

• attacco con proiettili e bombe molotov alla sede del Ministero del Potere Popolare per la Casa a Chacao, dove si trovavano lavoratori dell’istituzione con figli e figlie.

 

Le risorse del Venezuela alle quali puntano gli USA:

• la più grande riserva di petrolio a livello mondiale (25% del totale mondiale);

• la prima riserva di gas in America Latina e l’ottava a livello mondiale;

• una grande varietà e quantità di minerali tra cui oro, diamanti, ferro, bauxite, nichel, coltan e rame.

 

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 17 novembre 2024

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Andrés Manuel López Obrador: il segno della differenza

 


L’amicizia tra Cuba e Messico si fonda su 123 anni di relazioni ininterrotte tra i governi e i popoli. Foto: Prensa Latina

 

In Messico, dove per molto tempo la sinistra non ha avuto spazio, nel 2018 è iniziata la presidenza di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) del Partito Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena), con un progetto sociale centrato sulla lotta contro la povertà e la corruzione.

Nato a Tepetitán nel 1953, AMLO si è formato su un percorso progressista e di impegno sociale, con una visione riformatrice degli aspetti critici della società messicana dell’epoca, elementi che  gli valsero l’elezione alla presidenza del Paese.

Nel suo libro più recente intitolato Gracias!, il presidente messicano uscente ha scritto: «Ci occupiamo dei problemi dei poveri per convinzione e per umanesimo, ma anche perché se destiniamo le risorse ai meno favoriti realizzeremo una più rapida ripresa dell’economia per uscire dalla crisi».

È quello che ha fatto: l’avanzata della società messicana durante il suo mandato, come sottolinea il quotidiano La Jornada, si dimostra col fatto che «nessun governante prima di lui aveva ricevuto una così larga identificazione popolare», perché «pochi come lui conoscono socialmente e storicamente ogni regione e zona del paese».

Anche uno dei punti chiave del suo programma, l’eliminazione dell’insicurezza e della violenza, non è stato completamente realizzato, la situazione è in gran misura migliorata. Al termine del suo mandato, AMLO ha consegnato l’ultimo rapporto ufficiale del Governo che, come ha detto la segretaria di Governo Luisa María Alcalde Luján, rappresenta la lotta di milioni di uomini e donne che avevano deciso d’accompagnarlo per molti anni e che ha permesso di porre le basi della Quarta Trasformazione della vita pubblica del Messico.

L’appoggio alla sua Presidenza si è visto anche durante la presentazione di questo rapporto nello Zocalo della capitale, alla quale hanno assistito migliaia di cittadini, governatori, il suo Gabinetto Presidenziale e Claudia Sheinbaum Pardo che gli è succeduta, e insieme hanno offerto un lungo applauso ringraziando le azioni di López Obrador durante la sua amministrazione.

 

André Manuel López Obrador, nato il 13 novembre 1953 a Tepetitán (regione di Tabasco), fa parte dell’affiliazione Politica Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena).

Di seguito, in sintesi, la sua carriera politica:

1977: direttore dell’Istituto Nazionale Indigenista dello stato di Tabasco;

1988: candidato a Governatore dello stato di Tabasco per il Fronte  Democratico Nazionale;

1996: Presidente del Partito della Rivoluzione Democratica;

2000: Capo di governo del Distretto Federale;

2012: fonda il Movimento di Rigenerazione Nazionale (Morena);

2018: Vince le elezioni presidenziali con più del 53% dei voti.

Dati relativi ai punti del suo programma

 

Diminuzione della povertà

• Dal 2018 al 2022, secondo l’istituto Inegi, sono uscite dalla povertà 5 milioni e 100 mila persone, cioè il 5,6 % della popolazione, fatto che non accadeva da più di 30 anni;

• Il Banco Mondiale ha fatto conoscere che, dal 2018 al 2023, la povertà in Messico è passata da 34,3 a 24,7 milioni di persone, cioè 9,5 milioni di messicani sono usciti dalla povertà in cinque anni.

Aumento del salario minimo

• Aumentato di più del 100% in termini reali, come non avveniva dagli ultimi 40 anni;

• Nel  2018, il salario minimo era di 88,36 pesos al giorno, mentre nel 2023 è passato a 172,87 pesos al giorno con un aumento del 100%;

Investimenti nelle infrastrutture

• Create 202 università pubbliche nelle quali studiano, con borse di studio, 56464 alunni;

• il Programma di Miglioramento Urbano ha costruito più di 1200 spazi pubblici nei paesi e nei quartieri marginali;

• costruite circa 1300 opere in 200 municipi;

• in corso di realizzazione il Treno Maya, un progetto di trasporto di 1500 chilometri che unirà i principali luoghi archeologici della Penisola dello Yucatán.

La riforma delle pensioni

• Più di 12 milioni di adulti anziani ricevono una pensione di 6000 pesos ogni due mesi;

• 1482000 persone invalide sono sostenute con 3100 pesos ogni due mesi;

• assegnate circa 11 milioni di borse di studio a studenti dell’educazione di base;

• ogni anno 262 mila madri nubili sono sostenute per far sì che i loro figli non abbandonino la scuola;

• 5758 comunità povere di otto stati del paese sono state beneficate del Tianguis del Bienestar che distribuisce scarpe, vestiti, impermeabili, coperte, oggetti per la casa e altri prodotti che sono stati confiscati dalla dogana del paese.

Rafforzamento delle istituzioni pubbliche

• creata la Guardia Nazionale, una forza di sicurezza pubblica formata da elementi della Difesa Nazionale e della Marina. Il Banco del Messico e l’Istituto Nazionale Elettorale sono stati resi autonomi;

• approvata la Riforma Giudiziaria.

 

Elizabeth Naranjo Larramendi e GM per Granma Internacional, 30 ottobre 2024

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / IL G9 IN COLOMBIA

I popoli indigeni dei nove paesi dell’Amazzonia lanciano il G9

 

 

Nella cornice della COP16 che si è svolta in Colombia nell’ultima settimana di ottobre, i rappresentanti dei popoli indigeni di nove paesi dell’Amazzonia hanno annunciato la creazione del cosiddetto G9, “una voce unita per influire nelle decisioni globali”.

Il G9 chiede che i governi del mondo riconoscano che i popoli originari costituiscono le principali autorità quando si parla della conservazione protezione e protezione della diversità delle specie.

Indígeni di Brasile, Colombia, Perù, Bolivia, Ecuador, Venezuela, Guyana, Guyana Francese e Suriname sono riusciti a fare ciò che i paesi riuniti nell’Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica non sono riusciti a fare, cioè allinearsi politicamente e cercare di coordinarsi. Inoltre, hanno concordato sul principio fondamentale che l’Amazzonia è un solo ecosistema: «È una coalizione regionale (…) che aumenterà la pressione sui governi di tutto il mondo per far sì che prendano misure climatiche (…) in un’agenda comune da portare alla COP30 del Brasile l’anno prossimo», ha spiegato in un comunicato la ONG 350.org.

L’esigenza principale del gruppo «è che i governi di tutto il mondo riconoscano che i popoli originari sono le principali autorità morali quando si tratta di conservare e proteggere la diversità delle specie e regolare il clima».

I popoli amazzonici hanno rivendicato «la conservazione della biodiversità», il rispetto dei loro diritti nel territorio e un «finanziamento diretto» per il loro ruolo come guardiani della natura.

La presentazione del G9 si svolge mentre i negoziati su un nuovo organismo per riconoscere i diritti delle comunità originarie sono in discussione. Nel testo si ricorda che grazie ai popoli indigeni si conserva circa l’80% della selva amazzonica, una della zone con la maggior biodiversità del pianeta. Senza dubbio, «i popoli amazzonici continuano a soffrire persecuzioni e tentativi di cancellare la loro presenza», ha  affermato la ONG 350.org.

 

Redazione Telesur e GM per Granma Internacional, 28 ottobre 2024

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-CINA

Le pietre miliari nella storia delle relazioni tra Cuba e Cina

 

 

La Cina non teme di rafforzare le relazioni con Cuba, paese “bloccato” economicamente, commercialmente e finanziariamente dagli Stati Uniti.

Cuba non esitò nel settembre del 1960 ad adottare la decisione storica di stabilire relazioni con la  Repubblica Popolare Cinese, divenendo il 28 di quel mese il primo paese dell’America Latina impegnato con il gigante asiatico.

 

Intenso scambio e confronto

Le più significative visite ufficiali in Cina furono quelle di Che Guevara nel 1960 e 1965, di Osvaldo Dorticós nel 1961, di Fidel Castro nel 1995 e 2003, di Raúl Castro nel 1997, 2005 e 2012 e di Miguel Díaz-Canel nel 2013, 2015, 2018 e 2022.

Da parte cinese, fu il segretario generale del Partito Comunista Cinese e presidente Jiang Zemin l’unico capo di Stato a visitare Cuba nel difficile contesto del 1993, e poi nuovamente nel 2001. Più tardi, il suo successore Hu Jintao visitò L’Avana nel novembre del 2004 e poi nel 2008 con quegli incarichi.

La prima visita a Cuba di Xi Jinping fu nel giugno del 2011 come vice presidente e poi come segretario generale del PCC e presidente nel 2014. Il Presidente cubano ha in varie occasioni rinnovato l’invito al Presidente cinese perché visiti Cuba quando la sua agenda lo permetta.

 

Agende politiche comuni

La Cina ha appoggiato attivamente il processo d’integrazione regionale sviluppato da Cuba e altri paesi dell’America Latina. In questo senso, Cuba ha svolto un ruolo importante sostenendo il rafforzamento delle relazioni tra la Cina e i Paesi della regione, oltre che la realizzazione del Forum Cina-Celac e il consolidamento del G77 e Cina.

Durante la pandemia, Cina e Cuba adempierono coscientemente ai loro obblighi, promuovendo e facilitando la cooperazione internazionale nella lotta contro la malattia.

 

Commercio bilaterale

La Cina è il socio più importante dei paesi dell’America Latina.  Nel 2003, Cuba fu il Paese delle Americhe più visitato dai turisti cinesi. Nel 2015, Air Cina aprì una rotta diretta tra Pechino e L’Avana, la prima tra la Cina e i Caraibi. Nel 2016 Cuba fu anche il primo Paese dell’area a far parte della Rotta Digitale della Seta, e nel 2021 le due nazioni firmarono il Piano di Cooperazione per la promozione congiunta della Rotta, legato con il Piano di Sviluppo socio economico nazionale 2030.

 

Cooperazioni e investimenti

Dal 1960 le due parti firmano memorandum di cooperazione culturale e anche scientifico-tecnica. Da allora sono stati firmati più di 200 accordi e sono state realizzate importanti riunioni e sessioni di alto livello. Nel 1988 si è svolta la Prima Commissione Intergovernativa per la Cooperazione Scientifico Tecnica. Nel novembre del 2023 sono stati firmati accordi che coinvolgono differenti settori della cooperazione come i trasporti, la biotecnologia, l’agroalimentare e la televisione digitale.

Il Ministero del Commercio Estero (Mincex) e l’Agenzia di Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo della Cina (Cidca), hanno stabilito accordi di cooperazione nella cornice dell’Iniziativa di Sviluppo Globale e il Memorandum d’Intesa per la Promozione del Progetto dei Nuovi Parchi  Fotovoltaici e altri di sostegno a Cuba.

 

Imprese cinesi

La Cina appoggia lo sviluppo della nuova energia a Cuba. La commissione intergovernativa è stata la chiave per motivare la cooperazione tra i governi e favorire la partecipazione dei capitali cinesi.

Il progetto più rappresentativo è la centrale elettrica della biomassa ubicata in Ciego de Ávila, anche se imprenditori di settori come il trasporto, l’alta tecnologia e l’edilizia, raggruppati nella piattaforma Parco Indutriale Cina - America Latina (Picla), hanno firmato a loro volta, in questo 2024, accordi a Camagüey. Inoltre, la Cina è presente nella  Zona Speciale di Sviluppo Mariel.

 

Cooperazione nella scienza e nella salute

Dopo il terremoto del 2008 a Wenchuan, regione della Cina, la Brigata Medica Internazionale Henry Reeve si recò nell’epicentro per offrire assistenza. Gli anni 2022, 2023 e 2024 sono stati periodi di forte volontà per costruire una comunità di condivisione Cuba-Cina.

Tra i progetti di biotecnologia più rappresentativi vi sono la Biotech Pharmaceutical Co. Ltd (BPL), la Changchun Heber Biological Technology Co. Ltd (ChangHeber) e l’Istituto Internazionale delle Ricerche sull’Intelligenza Artificiale, fondato nel 2023.

Yisell Rodríguez Milán e GM per Granma Internacional, 27 ottobre 2024

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / IL BLOCCO CONTRO CUBA E STRUMENTALIZZAZIONI

I banalizzatori del blocco contro Cuba

 


In questi giorni circola sulle reti sociali l’ennesima e subdola insinuazione che vorrebbe attribuire alla vittima la responsabilità del blocco che subisce, nel senso che non si impegna abbastanza per superarlo, ignorando le condanne a questa vessazione che danneggia il popolo cubano.

Con un tale artificio si vuole paragonare il blocco ai limiti di una persona in situazione di invalidità, sostenendo che questa persona avrebbe solo due alternative: la prima, passare la vita incolpando il problema fisico e sopravvivere con le briciole; la seconda, farsi una ragione dei propri limiti e lottare per diventare un campione paralimpico.

Questa allegoria non è nuova: da tempo alcuni economisti, soprattutto quelli a cui tanto piace analizzare l’economia cubana con gli strumenti della propaganda ostile contro il nostro Paese, presentano il blocco come una sorta di variabile assoluta, che non genera scenari né cambia le dinamiche della realtà. Questo modo di ragionare non è solo falso e sbagliato, ma anche perfido. Se davvero volessimo stabilire un’allegoria, non sarebbe quella di una persona invalida, ma quella di uno sportivo sano e volenteroso che, nel mezzo della sua carriera, riceve costanti sgambetti e spintoni.

Chi insinua che Cuba si lamenta e vive chiedendo briciole, merita solo disprezzo: si fa beffa di ciò che in realtà è un esempio senza precedenti nel mondo di tenacia e aspirazione all’indipendenza. Nessun Paese resisterebbe così a lungo a un assedio come questo senza arrendersi o scomparire.

Il blocco non è una cosa astratta, ma un sistema di variabili dinamiche che agisce non solo nel “qui e adesso”, ma anche e soprattutto sulle decisioni future. A fronte di qualsiasi iniziativa che riesca ad eludere l’asfissia, ci sarà sempre una nuova variabile che sigillerà la presa d’aria. Più che un errore, sarebbe una corbelleria non tenerlo presente nelle analisi, nei piani e nelle decisioni economiche.

Potrai anche avere un prodotto perfetto della più alta qualità, ma il blocco troverà sempre il modo di attentare contro la sua realizzazione e distribuzione, limitandone la portata e sbaragliando le logiche dei costi e dei prezzi.

Se si mettono insieme le parole «invalidità» e «blocco», un minimo di decenza consiglierebbe che, in primo luogo, si denunci il danno che questa vessazione fa a tanti cubani che si trovano in una situazione di svantaggio. Tra i tanti articoli di carattere umanitario, a Cuba è impossibile approvvigionarsi di sedie a rotelle, apparecchi per il sistema Braille e protesi di differente tipo. È quasi impossibile accedere agli apparecchi acustici, agli impianti cocleari, agli allarmi per i bambini, sveglie e orologi da polso dato che i più accessibili hanno nella loro composizione più del 10% di materiali provenienti dal paese del nord.

È proprio vero che il nostro Paese fa del blocco una giustificazione, mentre fa l’impossibile per alleviare la vita dei suoi cittadini più vulnerabili, specialmente ai bambini. Ma chi ha la faccia di raccontarla così?

Siamo abituati al cinismo di chi ha realizzato un sistema che per più di 60 anni non ha solo cercato di prenderci per fame, ma nel solco della strategia per generare disperazione, ha ucciso migliaia di cubani, compresi i bambini, ha fatto incursioni sul nostro territorio, sabotaggi, contaminazioni con malattie infettive e altre pratiche di terrorismo.

Sono gli stessi che solo tre anni fa hanno fatto l’impossibile per ritardare la vaccinazione Soberana, hanno negato l’ossigeno medicinale ai malati di covid nel momento più critico della pandemia, e ora fanno pressioni sulle navi e sulle banche per non farci ricevere prodotti indispensabili.

Chi ripete a pappagallo i loro discorsi, che lo faccia per ignoranza, ingenuità, banalità o per una sorta di sindrome di Stoccolma, dovrebbe comprendere che si collocano allo stesso spregevole livello.

Antonio Rodríguez Salvador e GM per Granma Internacional, 25 ottobre 2024

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SANZIONI USA CONTRO CUBA

La grande ironia degli Stati Uniti: sanzioni per aiutare Cuba?

Gli Stati Uniti sono andati all’ONU a dare lezioni di morale davanti agli occhi increduli della Comunitá Internazionale che ha votato contro di loro

 

 

Difendere l’indifendibile è tra le cose che riescono meglio agli Stati Uniti: davanti allo sguardo incredulo della Comunità Internazionale che all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ogni anno vota in maniera ferma e con unanime consenso contro l’irrazionale mantenimento del blocco economico, commerciale e finanziario, anche questa volta si sono superati.

Prendendo la parola ed esercitando il diritto alla replica, la delegazione statunitense ha difeso le sanzioni come suoi sforzi «per incoraggiare la democrazia e stimolare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».

Ma da quando un Paese dice a un altro come deve funzionare?

Gli organismi internazionali come le Nazioni Unite e il Diritto Internazionale non sono, giustamente, le sole entità preposte per aiutarci a coesistere nella maniera più pacifica e civile? Chi ha nominato giudici del pianeta gli Stati Uniti?

Gli Stati Uniti non hanno perso l’opportunità di  menzionare i presunti «mille prigionieri politici detenuti in forma illegale», 700 dei quali per i disturbi violenti dell’11 luglio 2021, quando si attentò contro l’ordine costituzionale e la stabilità del Paese.

Le prove della violenza scatenata sono venute dalle dichiarazioni dei testimoni e delle vittime, dalle indagini dei periti dei video pubblicati su differenti media e da altri sequestrati, che hanno permesso l’identificazione degli imputati mentre commettevano reati contro l’ordine pubblico, furto con forza e violenza, attentati e sabotaggio, come ha spiegato la Procura Generale della Repubblica che ha informato anche su alcune accuse per reato di sedizione.

In quanto alle difficoltà alle quali è sottoposto il popolo per via della politica di pressione applicata dagli Stati Uniti, la delegazione di questo paese ha detto che le sanzioni includono estensioni e autorizzazioni all’esportazione di alimenti, medicinali e altri beni fondamentali a Cuba, e che nonostante ciò gli Stati Uniti continuano ad essere «fonte significativa di rifornimenti fondamentali», portando l’esempio che nel 2023 ha esportato milioni di dollari in prodotti agricoli ed esportazioni umanitarie.

Di questa presunta azione umanitaria aveva già parlato il Cancelliere cubano Bruno Rodríguez Parrilla, descrivendola come «vendite soggette a limitazioni straordinarie, tra cui la proibizione di onorare le transazioni con crediti o finanziamenti di qualsiasi tipo», proibizione derogata solo per le vendite con pagamenti anticipati e in contantimentre i prodotti possono essere trasportati solo da navi statunitensi che tornano vuote ai porti d’origine.

In una risposta pubblica, Ernesto Soberón Guzmán, rappresentante permanente di Cuba all’ONU, ha detto che il governo statunitense sostiene di essere un socio commerciale di Cuba, ma a tutti gli effetti contraddice questa affermazione non usando il dollaro nelle transazioni e con rappresaglie contro qualsiasi nazione che vuole commerciare con l’Isola: «Non ho sentito dire una sola parola  dal rappresentante USA sull’inclusione di Cuba nell’assurda lista dei paesi patrocinatori del terrorismo, la stessa che molte delegazioni hanno condannato e che ha l’obiettivo di rafforzare il blocco e provocare più sofferenza al popolo cubano», ha segnalato.

Soberón Guzmán ha poi anche ricordato all’assemblea un’altra grande vergogna statunitense: il carcere di Guantánamo, territorio illegalmente occupato a Cuba, dove mantiene un limbo giuridico senza un corretto processo i prigionieri.

Sulla questione dell’interesse al benessere del popolo cubano, il diplomatico ha sottolineato che, se fosse vero, gli Usa farebbero meglio ad ascoltare il suo stesso popolo che vuole eliminare il blocco.

 

Carmen Maturell Senon e Claudia Thalía Suárez Fernández, 30 ottobre 2024