Notiziario Patria Grande - Ottobre 2024

NOTIZIARIO OTTOBRE 2024

 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Messico, una nuova occasione per la sinistra

 

AS (MESSICO) / INTERNI / LA NUOVA PRESIDENTE

Chi è Claudia Sheinbaum Pardo, prima donna Presidente del Messico

 

MORENA (MESSICO) / PROFILI

Claudia Sheinbaum, il documentario (sottotitolato in italiano)

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / INGERENZE BRASILE DI LULA

Procura venezuelana chiede indagine su presunto incidente al vertice BRICS

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / INGERENZA BRASILE

Veto del Brasile all’adesione del Venezuela ai BRICS accende la narrazione del PT

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / ARGENTINA

Argentina, il bilancio 2025 riduce le risorse ed espone donne, bambine e ragazze

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / MESSICO

La Repubblica Dominicana espelle migliaia di haitiani e il mondo guarda dall’altra parte

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MEDIO ORIENTE

L’Iran risponde alle minacce di Israele

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZE USA

Ingerenza a raffica nel Patio Trasero?

 

TELESUR (VENEZUELA) / ANALISI / 12 OTTOBRE

Risarcimento per aver spazzato via mezzo mondo

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / 12 OTTOBRE

Nazioni caraibiche chiederanno risarcimenti per il regime schiavista del Regno Unito

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / 12 OTTOBRE

Il Venezuela pretenderà dalla Spagna risarcimenti per il saccheggio durante il colonialismo

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-CINA

Pietre miliari delle relazioni bilaterali tra Cuba e Cina

 

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / MESSICO

Messico, una nuova occasione per la sinistra

 

 

Claudia Sheinbaum inizia il suo nuovo mandato di sei anni nel quadro della Quarta Trasformazione iniziata con la presidenza di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) il 1° dicembre 2018. Sheinbaum raggiunge la più alta carica del Messico sull’onda di una vittoria elettorale schiacciante: 59,76% contro il magro 27,45% del suo più immediato inseguitore, il candidato di destra Xóchitl Gálvez.

Claudia beneficia della positiva eredità lasciatale dal suo predecessore, che si ritira dalla presidenza - e dalla politica, come ha detto - con un impressionante 74% di consensi popolari, addirittura al 77% in altri tipi di sondaggi e con un consenso tra le donne del 78%, ma il salto più marcato con Claudia si registra tra gli over 65 anni (87%) e tra l'elettorato più giovane, sotto i 34 anni, dove il consenso oscilla intorno all'80%.

Ci sono ragioni oggettive per questo sostegno popolare. Il governo di López Obrador ha lanciato una serie di programmi sociali a beneficio degli anziani prima abbandonati a sé stessi. Ha anche lanciato un massiccio programma di borse di studio per giovani studenti delle scuole superiori e universitari. Inoltre, durante la sua amministrazione, ha creato 145 università o istituti universitari nell'ambito del programma “Università per il Benessere Benito Juárez”, ideato per estendere l'istruzione superiore pubblica gratuita – attenzione, Casa Rosada! - nelle zone rurali e nei distretti marginali del Paese, dove l’accesso popolare all’università incontrava grandi difficoltà.

Questa proposta si ispira all'esperienza dei “community college” statunitensi, offrendo programmi che normalmente durano due anni in campi specializzati con opportunità di lavoro immediate come agronomia, infermieristica, meccanica automobilistica, tra le altre, e che consentono agli studenti di essere formati per rispondere ai bisogni della loro comunità o fungere da porta d’accesso alle carriere offerte dalle università tradizionali.

Anche tra la popolazione contadina il sostegno al governo del Morena e ai partiti suoi alleati, fondamentalmente Laburisti e Verdi, è maggioritario, grazie a numerose iniziative nel quadro del programma “Sembrando Vida” (sostegno economico alla riforestazione e rivitalizzazione del suolo agricolo); prezzi garantiti per mais, fagioli, grano, riso e latte; microcrediti “sulla parola”, sussidi diretti ai produttori oltre a numerose opere infrastrutturali che hanno migliorato le condizioni di vita e le possibilità di sviluppare attività economiche e garantire un adeguato trasporto di quanto prodotto. La nuova presidente ha dichiarato la sua ferma decisione di mantenere i risultati conseguiti con AMLO.

Può contare su una maggioranza qualificata in entrambe le camere del Congresso e nei governatorati di 23 dei 32 stati che compongono la Repubblica per mantenere il livello di progresso sociale, ma anche per ampliare l’agenda sociale e intensificare la lotta alla povertà che, sebbene si sia ridotta negli ultimi sei anni, oscilla ancora attorno al trentacinque per cento della popolazione a causa degli sconvolgimenti causati dalla pandemia.

Non c’è nulla nell’attuale e futura classe dirigente che possa essere confuso con un ingenuo conformismo. Soddisfatti di quanto realizzato, prevale però una lucida convinzione che c’è ancora molto da fare, e che la disastrosa eredità di lunghi decenni di ortodossia neoliberista non verrà cancellata in un mandato di sei anni. Ne è stata la prova la difficoltà nel portare avanti una riforma fiscale, nel ritagliare l’indipendenza della Banca del Messico, o nel modificare le componenti neoliberiste del T-MEC, il nuovo trattato tra Messico, Stati Uniti e Canada che ha sostituito quello firmato nel 1994, che limitano il campo d'azione del governo messicano.

A livello interno, Sheinbaum dovrà affrontare diversi problemi scottanti, il principale dei quali è l’insicurezza. La violenza e il traffico di droga, soprattutto negli stati settentrionali del Paese, incentrati su Sinaloa e la sua guerra fra i cartelli, provocano una media di circa 80 omicidi al giorno, con picchi che arrivano anche a cento. Nel 2023, il tasso di omicidi è stato di 23,3 ogni 100 mila abitanti, leggermente superiore a quello del Brasile di 22,3.

Ma il tema dell’insicurezza in Messico e in Brasile non raggiunge nemmeno lontanamente la spettacolarità e il sensazionalismo del caso argentino, soprattutto quando governano forze progressiste e la canaglia mediatica bombarda l’immaginario collettivo con immagini apocalittiche di violenza incontrollata.

In relazione alla questione della violenza, l'attuazione della Riforma Giudiziaria, ora con status costituzionale, sarà una delle sfide più importanti che il governo Sheinbaum dovrà affrontare. Tutta l’America Latina guarda con speranza ai progressi che il governo della Quarta Trasformazione ha realizzato per spezzare la resistenza di uno dei centri più arretrati e conservatori della regione.

La nuova presidente inizia la sua amministrazione con un’economia che poggia su solide basi. Il peso si è rivalutato significativamente rispetto al dollaro; le riserve internazionali della Banca del Messico hanno raggiunto negli ultimi mesi il livello storico di più di 225 miliardi di dollari, mentre le esportazioni hanno raggiunto circa 600 miliardi di dollari nel 2023 (quasi pari al PIL dell'Argentina nello stesso anno). A ciò si aggiunge il crescente legame commerciale e tecnologico con la Cina, divenuta ormai il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. Condizioni favorevoli a cui si aggiungono i 63 miliardi di dollari introdotti nel Paese dalle rimesse dei messicani all’estero e gli oltre 12 miliardi di dollari provenienti dal turismo, che compongono un quadro economico non privo di sfide ma che permette di guardare al futuro con cauto ottimismo.

Contrariamente al credo ufficiale dell'Argentina, la sinistra al governo, lungi dall'impoverire e sottosviluppare i paesi, fa esattamente il contrario, come ampiamente dimostra il caso messicano. Chissà se Milei prende nota di questa lezione, anche se è improbabile, accecato com'è dal suo fanatismo ideologico.

Sul versante esterno, Sheinbaum dovrà fare i conti con uno scenario internazionale turbolento. Quello più vicino: le tensioni all’interno del T-MEC. È noto che per Washington il Messico è il paese più importante del mondo, anche se burocrati ed esperti dicono il contrario con l’intento di indebolire la capacità negoziale del paese azteco. Tale importanza va di pari passo con un’incontrollabile propensione a intervenire negli affari interni del Messico. Esempi: l'opposizione militante alla riforma energetica e, proprio adesso, alla riforma giudiziaria.

Colpisce anche la complessa questione dell’immigrazione, dato che il Messico è un passaggio obbligato per le enormi carovane provenienti dai paesi dell’America Centrale e dei Caraibi che, vittime delle politiche neoliberiste, cercano di entrare negli Stati Uniti, provocando risposte razziste e aggressive da parte della dirigenza statunitense, come quella di Trump e appena un po’ meno di Harris.

La crescente influenza commerciale e politica della Cina sarà un altro fatto che metterà a dura prova il rapporto sempre complicato con Washington. Non si tratta solo di scambi, ma di una questione geopolitica di vasta portata. Il “Treno Maya” di AMLO non solo favorirà lo sviluppo economico e sociale del sud-est messicano, ma costituirà un elemento chiave per trasformare l’istmo di Tehuantepec in un nuovo passaggio tra l’Atlantico, attraverso il Mar dei Caraibi, e il Pacifico. Largo appena duecento chilometri, è l'alternativa più allettante per agevolare il traffico mercantile tra Oriente e Occidente, che relegherebbe il Canale di Panama, di fatto controllato da Washington, a un'insostenibile obsolescenza. C’è un enorme interesse da parte della Cina nel promuovere questa iniziativa, e questo porta inevitabilmente ad una rotta di collisione con il governo nordamericano.

Ci sarebbero anche altre questioni nell’agenda estera del Messico, come il suo profondo rispetto per l’autodeterminazione nazionale, il suo sostegno al multilateralismo e, ovviamente, al multipolarismo che è arrivato per permeare il sistema internazionale. Per ora non si parla di un eventuale ingresso del Messico nei BRICS, che sarebbe poco meno di una dichiarazione di guerra per Washington, ma la questione è nell'aria.

Insomma, Sheinbaum dovrà affrontare sfide di ogni tipo, sia a livello nazionale che internazionale. Ma è una persona molto intelligente, con un solida formazione politica e una lunga carriera nella gestione della cosa pubblica. E, soprattutto, è una donna dalle forti convinzioni che non si lascerà intimidire dal potere costituito della plutocrazia messicana e dei suoi padroni statunitensi. Non sono riusciti a gestire AMLO, che tolse loro molti dei loro privilegi e ha cominciato a mettere fine al saccheggio che portavano avanti da più di un secolo. Non riusciranno a battere nemmeno Claudia Sheinbaum, e questa è una grande notizia per il Messico e tutta l'America Latina. C’è una ragione per cui i principali media negli Stati Uniti, in America Latina e in Spagna la attaccano.

Atilio Boron, Resumen Latinoamericano, 3 ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: México. Nuevo turno para la izquierda

https://www.resumenlatinoamericano.org/2024/10/03/mexico-nuevo-turno-para-la-izquierda/

Fonte: La Haine

 

 


 

 

AS (MESSICO) / INTERNI / LA NUOVA PRESIDENTE

Chi è Claudia Sheinbaum Pardo, prima donna Presidente del Messico

 


Claudia Sheinbaum Pardo è la prima donna presidente del Messico dopo 200 anni e 65 presidenti

Claudia Sheinbaum Pardo è nata a Città del Messico il 24 giugno 1962. È la seconda figlia di una famiglia di studiosi: il chimico Carlos Sheinbaum Yoselevitz e la biologa Annie Pardo Cemo, personalità che hanno anche militato nel Movimento Studentesco del Messico nel 1968.
Ha frequentato il liceo presso il Colegio de Ciencias y Humanidades (CCH), Plantel Sur, dove si è coinvolta in varie mobilitazioni come quella dei candidati rifiutati dalla UNAM, delle madri desaparecidas e dei prigionieri politici. Ha conseguito la laurea in Fisica presso la Facoltà di Scienze dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (1989).

Ha un master in Ingegneria Energetica presso la più alta università. Nel 1995 è diventata la prima donna ad entrare e ottenere un dottorato presso la Facoltà di Ingegneria della UNAM, dove si è laureata con la tesi “Tendenze e prospettive dell'energia residenziale in Messico”.
Nel 1995, va a vivere in California per quattro anni con una borsa di studio della UNAM per conseguire un dottorato presso il Lawrence Berkeley Laboratory, dove scrive numerosi articoli scientifici. Nello stesso anno entra a far parte del personale accademico dell'Istituto di Ingegneria della più alta istituzione educativa.

Altri studi e lavori che ha conseguito:

• Laurea in Studi Avanzati in Sviluppo Sostenibile e Ambiente presso El Colegio de México;
• Membro del Sistema Nazionale dei Ricercatori;
• Membro dell'Accademia messicana delle Scienze;
• Consigliera della Commissione Nazionale per il Risparmio Energetico;
• Consulente della Direzione Studi Economici della Commissione Federale per l'Elettricità (CFE);
• Membro del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 2007 con il quale ha vinto il Premio Nobel per la pace.

 

Carriera politica di Claudia Sheinbaum
Durante l’incarico di governo di Città del Messico di Andrés Manuel López Obrador, è stata presentata come titolare del Ministero dell'Ambiente (5 dicembre 2000); in questa posizione ha gestito progetti come il secondo piano del Periférico e la prima linea del Metrobús.
Nel 2006 si è dimessa dall’incarico per unirsi alla campagna presidenziale di López Obrador come portavoce. Ha assunto poi la carica di Segretario della Difesa del Patrimonio Nazionale guidato da Obrador. Successivamente ha coordinato il Movimento in Difesa del Petrolio dove si formarono le brigate chiamate “Adelitas” per protestare contro i tempi brevi per la legislazione e il dibattito sulla riforma energetica.

Nel 2015, è diventata la prima donna eletta alla guida dell'ufficio del sindaco di Tlalpan e nel luglio 2018 è diventata la prima donna a ricoprire la carica di capo del governo di Città del Messico dalla coalizione "Insieme faremo storia" formata da Morena. PT e PES.

Altri lavori realizzati:

• Osservatorio sulle tematiche di genere in CDMX;
• Linea SOS *765;
• “La mia borsa di studio per iniziare” secondo il diritto costituzionale;
• Orgnizzazione dell'emergenza sanitaria Covid-19;
• Creazione dell'Istituto di Studi Superiori Rosario Castellanos;
• Creazione dell'Università della Salute;
• Stazioni Ecobici e piste ciclabili;
• Ristrutturazione della linea 1 della metropolitana e potenziamento Metrobus 3, 4 e 5.

Yeseline Trejo, 1° ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/civg

Articolo originale: Quien es Claudia Sheinbaum Pardo, primera mujer Presidenta de México

https://mexico.as.com/actualidad/quien-es-claudia-sheinbaum-pardo-primera-mujer-presidenta-de-mexico-n/

 

 


 

 

MORENA (MESSICO) / PROFILI

Claudia Sheinbaum, il documentario (sottotitolato in italiano)

 

 

 

Patria Grande/CIVG ha curato la sottotitolazione del documentario su Claudia Sheinbaum che la sua organizzazione MORENA (poi diventato partito) ha realizzato in occasione della sua elezione alla presidenza del Messico.

Dal profilo tratteggiato nel breve film, emerge un carattere personale di instancabile lavoratrice attenta ai diritti della popolazione più bisognosa, dotata di una visione consapevole del momento storico caratterizzato dall’ambizione all’indipendenza e alla sovranità dei Paesi più progressisti dell’America Latina.

Non sappiamo se la promessa di Claudia Sheinbaum saprà tradursi in azioni concrete tali da affrancare il Messico e, auspicabilmente, tutto il continente “sotto il Rio Grande” dalla prepotenza delle logiche imperialiste, e se saprà resistere allo strapotere corruttivo del denaro, ma è certamente confortante ascoltare ancora parole e programmi che, alle nostre latitudini, hanno smesso di risuonare.

 

Per visionare il documentario, seguire questo link:

https://www.youtube.com/watch?v=dJwfYMmJ9fo

 

 


 

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / INGERENZE BRASILE DI LULA

Procura venezuelana chiede indagine su presunto incidente al vertice BRICS

 

 


Secondo William Saab, l’“incidente” è stato un inganno di Lula per porre il veto contro il Venezuela e sottrarsi alle responsabilità nei confronti di Vladimir Putin

 

Tarek William Saab ha qualificato come “poco dignitoso e disastroso” il comportamento del governo brasiliano al recente vertice BRICS, “ponendo il veto e attaccando vigliaccamente il Venezuela, seguendo obbedientemente le istruzioni dei nemici storici del nostro popolo”.

Saab, Procuratore Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ha riferito che, secondo fonti dirette e vicine brasiliane, “il presidente Lula da Silva ha manipolato un presunto incidente per usarlo come alibi per non presenziare al recente vertice BRICS”. Secondo il suo parere, l’“incidente” è stato un inganno di Lula per perpetrare il veto contro il Venezuela e sfuggire alle sue responsabilità davanti al presidente Vladimir Putin, agli altri leader presenti e, in particolare, a Nicolás Maduro Moros, capo di Stato della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Nel testo si legge che un video, trasmesso il giorno prima, corrobora tali affermazioni. Il materiale mostra che “il presidente Lula è sano, in possesso delle sue facoltà e agisce con totale cinismo”, ha aggiunto il procuratore generale venezuelano, sottolineando il grande fastidio della sinistra latinoamericana e dei movimenti rivoluzionari del mondo.
Il comunicato precisa che, poche ore dopo l'evento tenutosi nella città russa di Kazan al quale non ha partecipato, Lula è riapparso sorridente. Per questo, Saab assicura che il politico ha utilizzato questo “incidente” per mentire al Brasile, ai BRICS e al mondo intero. Il pubblico ministero auspica che il presidente brasiliano venga indagato.

Redazione Telesur, 26 ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: Fiscalía de Venezuela exige investigar a Lula por supuesto incidente antes de Cumbre BRICS

https://www.telesurtv.net/fiscalia-de-venezuela-exige-investigar-a-lula-por-supuesto-incidente-antes-de-cumbre-brics/

 


 

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / INGERENZA BRASILE

Il veto del Brasile alla richiesta di adesione del Venezuela ai BRICS ha acceso la narrazione del PT

 

 


Il Brasile avrebbe potuto consentire l'adesione del Venezuela per mantenere la farsa del PT di essere un paladino del multipolarismo

 

Il Partito dei Lavoratori del Brasile (PT) al governo, si è presentato fin dalla sua creazione come un paladino iberoamericano del multipolarismo, come il suo leader, il presidente Lula, dall'inizio del suo primo mandato nel 2003, ma questa narrazione è ora messa in discussione come mai prima della scorsa settimana. Brasil de Fato ha citato fonti diplomatiche per riferire che il Brasile ha posto il veto alla richiesta del Venezuela di aderire ai BRICS, mentre Putin ha anche riconosciuto durante una conferenza stampa che Russia e Brasile non sono d'accordo sul Venezuela.

Questo risultato è stato reso ancora più scandaloso dall'inaspettata "ferita alla testa" di Lula, causa presumibile del suo mancato arrivo a Kazan e dalla inaspettata visita del presidente venezuelano Maduro all'evento. Lula avrebbe potuto inventare il contrattempo o esagerarlo per non sentirsi in imbarazzo di persona per la polemica contro l'adesione ai BRICS voluta dal suo vicino, ma è anche possibile che abbia saputo del piano di Maduro e non abbia voluto presenziare per evitare un possibile confronto diretto.

In ogni caso, uno dei principali produttori di energia del mondo non è stato in grado di ottenere il sostegno consensuale necessario per aderire alla principale piattaforma finanziaria multipolare del mondo, anche se questa analisi del mese scorso spiega come i non ancora partner e i partner possano ancora coordinare le loro politiche legate ai BRICS. Comunque sia, è comunque un duro colpo per il prestigio del Venezuela non essere accolto come partner ufficiale, ma il PT di Lula ponendo il veto a questo accordo ha danneggiato in modo ben peggiore la sua stessa reputazione.

Tenendo in conto l’idea summenzionata in merito al fatto che qualsiasi paese possa coordinare volontariamente le proprie politiche associate ai BRICS, anche in assenza di un’adesione formale o di uno status di associazione, il Brasile avrebbe potuto consentire l’adesione del Venezuela per tenere viva l’idea di un PT campione di multipolarismo, e lo ha invece maliziosamente impedito, il che è servito solo a sottolineare il sostegno alla politica condivisa dai democratici che governano gli Stati Uniti, a scapito della fiducia che il Brasile ha costruito nei BRICS.

In agosto è stato spiegato come "la condanna di Ortega dell'ingerenza di Lula in Venezuela smaschera la menzogna degli Alt-Media", che rimandava ad un elenco di oltre 50 analisi correlate dall'ottobre 2022 sull'allineamento ideologico di Lula dopo la sua reclusione presso il suddetto partito imperialista. In breve, lui e il suo partito non sono mai stati dei veri campioni di multipolarismo come si presentavano, ma sono sempre stati più simili ai “socialdemocratici”, o a ciò che la sinistra tradizionale chiama la “sinistra compatibile”.

Tuttavia, nel frattempo, gli “influencer” dei social media del PT e la cricca settaria dei follower in tutto il mondo hanno mantenuto aggressivamente la falsa narrativa promossa dai loro “eroi”. Nella maggior parte dei casi, questo si è tradotto nella feroce “cancellazione” di chiunque avesse osato mettere in discussione anche lontanamente questo dogma screditato. Questa farsa è continuata fino alla settimana scorsa, quando è diventato impossibile negare che il PT di Lula ha tradito il Venezuela, leader multipolare regionale, unicamente per ingraziarsi quello che presto potrebbe diventare il partito al potere negli Stati Uniti.

Né è da mettere in dubbio la veridicità delle fonti diplomatiche di Brasil de Fato, dopo che il Ministero degli Affari Esteri venezuelano ha rilasciato una comunicazione ufficiale in cui critica il veto di Lula. L'hanno definita una "aggressione immorale" che "riproduce l'odio, l'esclusione e l'intolleranza promosse dai centri del potere occidentale". E hanno aggiunto che "il popolo venezuelano prova indignazione e vergogna" per ciò che ha fatto Lula. Parole molto forti che andrebbero prese molto sul serio.

I lettori devono anche sapere che mentre Lula non ha riconosciuto la rielezione di Maduro, Putin ha tuonato con orgoglio durante l'evento della scorsa settimana che "il Venezuela sta lottando per la sua indipendenza e per la sua sovranità: il presidente Maduro ha vinto le elezioni in modo pulito e ha formato un governo". Le sue parole pongono il PT in un altro dilemma narrativo, suggerendo che la posizione del Brasile va contro l'"indipendenza" e la "sovranità" di un altro paese del Sud del mondo.
La questione venezuelana è una questione in bianco e nero: o si sostengono gli sforzi di Lula e Biden per un cambio di regime, ciascuno presentato a suo modo ma coordinati, oppure si sostiene la difesa dell’indipendenza e della sovranità del Venezuela di Maduro e Putin. Non esiste una via di mezzo, nonostante le bugie che i principali influencer del PT si apprestano sempre a diffondere. I membri onesti della comunità Alt-Media riferiranno in modo accurato, mentre i membri disonesti continueranno a coprire il PT.

Andrew Korybko, 26 ottobre 2024

Fonte: korybko.substack.com

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: El veto de Brasil a la solicitud de asociación de Venezuela con los BRICS hizo estallar la burbuja narrativa del PT

https://www.telesurtv.net/el-veto-de-brasil-a-la-solicitud-de-asociacion-de-venezuela-con-los-brics-hizo-estallar-la-burbuja-narrativa-del-pt/

 

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / ARGENTINA

Argentina, il bilancio 2025 riduce le risorse ed espone donne, bambine e ragazze

 

 

Un’analisi del progetto di bilancio 2025 ha rilevato che sono stati ridotti o eliminati gli elementi volti a ridurre i divari di genere e assistere donne e ragazze e le vittime della violenza di genere.

È stato sviluppato dal team di giustizia e genere latinoamericano (ELA) e dall'Associazione civile per l'uguaglianza e la giustizia (ACIJ)

 

Un'analisi del progetto di bilancio 2025 preparato dal team Equipo Latinoamericano de Justicia y Género (ELA) e dalla Asociación Civil por la Igualdad y la Justicia (ACIJ) ha stabilito che mantiene ed espande le riduzioni di bilancio osservate nel corso del 2024 nelle politiche volte a ridurre i divari di genere. Il governo difende il bilancio di aggiustamento del 2025 e gesti alle università

Secondo la relazione, vi sono riduzioni che attentano sia alla continuità dei programmi, sia alla completa eliminazione delle voci di bilancio.

Tra i principali elementi risultanti dall'analisi c’è l’eliminazione delle linee di bilancio chiave per la prevenzione e l'assistenza alla violenza di genere, come il programma di accompagnamento e la linea 144. Il programma di accompagnamento non è contemplato dal progetto di bilancio 2025, mentre la linea 144 non ha più una voce che stanzia le relative spese, afferma la relazione.

“Anche le spese associate all’Educazione Sessuale Integrale sono escluse dal progetto. Inoltre, si osserva un taglio del Piano ENIA (Piano Nazionale per la Prevenzione della Gravidanza non Intenzionale negli Adolescenti), con una riduzione del 27% rispetto all’attuale bilancio del 2024 e del 78% rispetto a quanto attuato nel 2023.

D'altra parte, si rileva anche che il bilancio per il rafforzamento degli asili nido diminuisce del 30% rispetto al bilancio del 2024, e del 69% rispetto a quanto era previsto nel 2023. Gli investimenti nelle infrastrutture sociali e di assistenza scendono del 48% rispetto all’attuale bilancio del 2024 e dell’83% rispetto a quello attuato nel 2023.

La relazione sottolinea che l'unico aumento è registrato nelle dotazioni per le politiche alimentari come AUH e EUA, che ammontano al 7,81% rispetto all'attuale bilancio del 2024 e al 65,64% rispetto al bilancio attuato nel 2023, mentre il Food Benefit aumenta il 25,94% rispetto all'attuale bilancio del 2024 e al 4,59% rispetto al bilancio eseguito nel 2023.

Tuttavia, l'esecutivo propone di eliminare l'adeguamento automatico di questi benefici, che lascerebbe le famiglie in balia di due rischi: la possibilità di riduzioni discrezionali delle decisioni e las perdita di valore dovuta all'inflazione.

La relazione sottolinea inoltre che sono state prese decisioni per ridurre la spesa in politiche chiave per la prevenzione e la cura precoce della violenza come il programma di accompagnamento, il programma di educazione sessuale globale e la linea 144. Tuttavia, affrontare e gestire le spese derivanti dalle gravi violenze costa allo Stato 22 volte di più per prevenire e curare.

Martedì, entrambe le organizzazioni parteciperanno a un briefing convocato dalla Commissione per le Donne e le Diversità della Camera dei Deputati, dove solleveranno le loro preoccupazioni sull’impatto del bilancio 2025 sulle donne e le diversità, cercando di mettere in guardia sui rischi connessi all’approvazione di questo progetto così come presentato.

da Resumen Latinoamericano, 8 ottobre 2024

 

Articolo originale: Argentina. El Presupuesto 2025 recorta recursos y deja más expuestas a mujeres, niñas y adolescentes

https://www.resumenlatinoamericano.org/2024/10/15/argentina-el-presupuesto-2025-recorta-recursos-y-deja-mas-expuestas-a-mujeres-ninas-y-adolescentes/

Fonte: AR Journal

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / MESSICO

La Repubblica Dominicana espelle migliaia di haitiani mentre il mondo guarda dall’altra parte

 

 

Nel nuovo capitolo dell’orrore, la Repubblica Dominicana ha deportato all’inizio del mese di ottobre circa 30.000 haitiani. Sebbene le deportazioni di massa siano proibite dal diritto internazionale, la sofferenza del popolo della prima repubblica indipendente d’America non sembra avere eco nell’agenda regionale.

Haiti, ancora una volta, è al centro della scena e la sua storia, forgiata nella resistenza, continua a essere ignorata dalle grandi potenze che l’hanno portata al collasso. Le deportazioni nella Repubblica Dominicana sono solo un altro capitolo di questa tragedia, la cui fine sembra ancora al di là da venire. Con l'inizio di ottobre è iniziata l'attuazione di un massiccio piano di deportazione che mira ad espellere più di 10.000 haitiani a settimana fino alla fine dell'anno. Questo processo, carico di denunce di violazioni dei diritti umani, ha posto la drammatica situazione di Haiti, un paese storicamente distrutto dalle potenze occidentali, al centro della scena internazionale.

Questa situazione di deportazioni di massa non è nuova. Secondo i dati della BBC, l'anno scorso la Repubblica Dominicana ha espulso circa 250mila haitiani e, nella prima metà di quest'anno, aveva già superato i 60mila. La Convenzione Americana sui Diritti Umani vieta le espulsioni collettive all'articolo 22, paragrafo 9, e dieci anni fa la Corte Interamericana condannò la Repubblica Dominicana per lo stesso motivo. Questo però è solo uno dei tanti capitoli delle sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti degli haitiani. Un caso paradigmatico è la Sentenza 168-13, della Corte Costituzionale dominicana, emessa il 23 settembre 2013, che ha denazionalizzato retroattivamente più di quattro generazioni di dominicani discendenti da haitiani, colpendo più di 200 mila persone residenti nel Paese.

La particolarità di questo caso sta nel fatto che l'attuale presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader, è entrato in carica a maggio e, nella sua campagna elettorale, ha promesso l'espulsione di massa degli haitiani come parte centrale del suo discorso. Ora inizia a mettere in pratica ciò che aveva annunciato più di un anno fa. La cifra annunciata è supportata da una struttura di deportazione di massa che il Paese già conosce bene, con una capacità operativa che sembra aggiustarsi di volta in volta alla crudeltà, alla violenza e alle violazioni dei diritti subite dagli haitiani.

Intanto, ad Haiti la situazione è drammatica. La fame diffusa, la violenza da parte sia dello Stato che delle bande ribelli e un intervento militare internazionale che coinvolge diverse nazioni, hanno trasformato il paese in una polveriera. La scappatoia logica per molti haitiani è il loro vicino dell'isola, la Repubblica Dominicana. Tuttavia, l’illusione di una via d’uscita si scontra con le dure politiche di immigrazione di quel Paese.

Tra gli eserciti coinvolti nell'intervento ad Haiti spicca quello del Kenya, che ha inviato le sue truppe alcuni mesi fa. Nonostante i gravi problemi interni che deve affrontare, il governo keniano non solo reprime brutalmente la propria popolazione, ma si vanta di farlo anche dall’altra parte dell’Atlantico.

Questo non è l'unico caso di intervento militare ad Haiti. Un esempio rilevante nella regione è il Brasile. Il 6 luglio 2005, l'esercito brasiliano ha ordinato un intervento nel quartiere di Cité Soleil, nella capitale haitiana, provocando più di 60 morti. Sebbene l'incidente sia stato denunciato alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani e il generale Augusto Heleno sia stato identificato come responsabile del massacro, questi non ha mai scontato la pena. Anni dopo, è stato nominato capo dell’intelligence nel governo di Jair Bolsonaro e, successivamente, Cpo di Gabinetto della Sicurezza Istituzionale.

Con Haiti sembra che tutto sia possibile e non c'è mai una sanzione per nessuno. Nell’ultima riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’attuale presidente del Consiglio Presidenziale di Transizione di Haiti, Edgard Leblanc Fils, ha ricordato il fatidico debito che la Francia ha imposto al Paese nel 1825 sotto la minaccia di un intervento militare per essersi liberata dal giogo del colonialismo. Quel debito fu pagato fino al 1947, ma la Francia non ha mai riconosciuto questa barbarie, né ha proposto di restituire al paese caraibico ciò che era stato rubato. Anche in questa 79.ma assemblea non c'è stata risposta a questa richiesta.

Le deportazioni di massa si inseriscono in questo contesto, aggiungendo un altro capitolo al dolore di un popolo che resiste e non abbassa le braccia, pur portando sulle spalle un'ingiusta impronta storica. Sarà la volta che la comunità internazionale reagirà?

Jeremias Perez Rabasa, Pagina12, Resumen Latinoamericano, 22 ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: República Dominicana expulsa a miles de haitianos mientras el mundo mira hacia otro lado

https://www.resumenlatinoamericano.org/2024/10/22/haiti-republica-dominicana-expulsa-a-miles-de-haitianos-mientras-el-mundo-mira-hacia-otro-lado/

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / MEDIO ORIENTE

L’Iran risponde alle minacce di Israele

 


L’Iran ha abbandonato la sua posizione di pace di fronte al terrore scatenato da Israele in Palestina e in Líbano

 

Con una chiara risposta all’assassinio del leader del movimento palestinese Hamás, Ismail Haniya; del leader del gruppo sciita libanese Hezbolá, Hassan Nasrallah; e del consigliere militare iraniano nel Libano, Abás Nilforushan, la nazione islamica ha lanciato una pioggia di 200 missili sugli aeroporti israeliani di Hatzeri e Nabatin, e altri sono stati riportati anche su Tel Aviv e nelle zone di Sharon e Negev.

I Corpi della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran (CGRI) hanno usato per la prima volta missili ipersonici, dei quali l’80% ha colpito i suoi obiettivi in Israele, evadendo il relativo sistema di difesa aerea nazionale, anche se questo non è ciò che dicono i portavoce del paese ebreo.

I loro media di stampa pubblicano continuamente le parole del sanguinario primo ministro, Benjamín Netanyahu, che insiste nel dire che l’azione iranian è stata annientata grazie all’avanzato sistema  di difesa antiaereo, e ha affermato di fronte al suo Gabinetto di guerra che «l’Iran ha commesso un grande errore stanotte e pagherà per questo. Noi seguiremo la norma che abbiamo stabilito: chi ci attacca sarà attaccato».

Il chiaro avviso di guerra generalizzata è arrivato e da Washington, invece di invitare ad evitare il conflitto, proprio il presidente Joe Biden ha ordinato alle sue forze militari di intervenire in appoggio al suo subordinato israeliano e di agire  militarmente per distruggere i missili della nazione iraniana.

Fonti militari iraniane hanno rivelato che, come risposta, Teheran ha inviato un altro messaggio: «In caso d’intervento diretto dei paesi che appoggiano il regime [d’Israele], i suoi centri e interessi della regione affronteranno un poderoso attacco delle Forze Armate della Repubblica Islamica dell’Iran».

Come siamo giunti a questo punto? Potrebbe rispondere proprio il Premier israeliano che ha espresso una minaccia generalizzata addirittura all’ONU, assicurando che: «non c’è luogo in Iran e

nel Medio Oriente dove non arrivi il lungo braccio israeliano».

Con le sue mani sporche di sangue si è sentito un trionfatore e ha provocato la Repubblica Islamica dell’Iran, minacciandola con bombardamenti e dimostrando quanto poco gli importi l’opinione internazionale, e intanto gode dell’appoggio militare, diplomatico e finanziario del Governo degli Stati Uniti.

Il 28 settembre, dopo dieci anni di preparazione delle intelligence, le bombe perforatrici di bunker

lanciate da aerei da guerra israeliani sulla capitale libanese, Beirut, avevano già ucciso il massimo leader di Hezbolá, Hassan Nasrallah. Per giungere nel luogo sotterraneo dove si trovavano i massimi dirigenti della resistenza libanese, Israele si è basato sulle informazoni dell’intelligence che hanno permesso al Capo di Gabinetto, al Ministro della Difesa e al Primo Ministro, di decidere che volevano assassinare Nasrallah. Il Mossad (i servizi segreti israeliani) avrebbe indicato il momento e il luogo dell’attacco.

Il crimine commesso contro il leader di  Hezbolá ha avuto anche l’etichetta Made in USA, dato che sono state utilizzate 85 bombe antibunker GBU-31 di fabbricazione statunitense, capaci di penetrare vari piani di cemento armato. Non sorprende, allora, che il presidente Joe Biden, conosciuta la notizia, abbia dichiarato: «La morte del leader de Hezbolla, Hassan Nasrallah, è un atto di giustizia». Simili apprezzamenti li ha espressi anche l’aspirante presidente, per il Partito Democratico, Kamala Harris.

Intanto lo Stato sionista continua ad attaccare il Libano, dove si riportano già più di un milione di persone sfollate, e sferra criminali attacchi contro la popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania, dove i palestinesi morti sono più di 41000.

Elson Concepción Pérez e Elizabeth Naranjo, GM per Granma Internacional, 2 ottobre 2024

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZE USA

Ingerenza a raffica nel Patio Trasero?

 

 

 

Sembrava che un nuovo Plan Cóndor fosse in piena preparazione in questi giorni tra burocrati ed esecutivi del Consiglio Nazionale di Sicurezza, l’Agenzia Centrale d’Intelligenza, il Dipartimento di Stato, il Pentagono e il suo Comando Sud.

Venezuela, Bolivia, Colombia, Honduras, Nicaragua, Messico e Cuba sono i bersagli più evidenti di piani, attacchi, campagne, minacce d’interventi militari, azioni di destabilizzazione con l’utilizzo

di narcotrafficanti e altri delinquenti, manovre giuridiche, pacchetti di sanzioni o colpi di Stato.

Tutto l’arsenale della Intelligence al servizio dell’interventismo e dell’egemonismo del Governo degli Stati Uniti, avido delle ricchezze della regione, nemico molto preoccupato del mondo multipolare che si intravvede e che da sempre combatte.

Sono i Paesi che non sono riusciti a sottomettere di una lunga lista di “avversari” dalla quale non sfugge nessuno. Lì ci sono i casi recenti di Perù ed Ecuador, vittime di operazioni speciali delle agenzie e delle ONGs statunitensi, delle sue ambasciate a Lima e a Quito, con l’appoggio delle oligarchie e dei media sovversivi locali e dell’eco internazionale dell’alleata Unione Europea, sempre più dipendente dai dettami della NATO e degli USA.

La Casa Bianca dispiega raffiche di ingerenze di massa o “a grappolo”, occupando velocemente aree geo-strategiche dell’America Latina e dei Caraibi, che rivelano le sue vere pretese dietro alle sue politiche con ognuno dei Paesi citati e i suoi appetiti storici che l’America sia tutta nordamericana.

 

La Dottrina Monroe allo scoperto

Una volta riprese le redini in Perù, sono state diffuse relazioni su un centro d’operazioni yankee specialmente concepito nei piani contro la Bolivia, e l’esistenza di una base militare segreta della guerra biologica, Namru 6, che utilizza e studia virus associati al dengue, malattia che prolifera nella regione.

In Ecuador, la CIA ha stabilito la sua sede regionale del centro operativo contro il Venezuela, che include la preparazione di mercenari e basi militari segrete del Pentagono che permettono una presenza permanente del Comando Sud per le sue azioni d’ingerenza.

Non smettono di considerare nel nuovo disegno o ridisegno il ruolo che i falchi offrono all’inaspettata alleata Argentina, sede di basi militari segrete dopo una serie di visite insistenti di alti ufficiali del Comando Sud, con accesi discorsi contro la Cina e la Russia e «l’espansione del comunismo» nella regione. Ma la CIA, la Usaid e le altre progenie stanno a Buenos Aires, agendo come ai tempi delle altre dittature, addestrando agenti, mercenari per la sovversione interna e contro i paesi che chiede il padrone.

Come sempre, Washington attiva le sue posizioni anche nella strategica Panama, base operativa della CIA e del Comando Sud per il controllo del Centroamerica, con la massima priorità contro il Nicaragua e Honduras. Non sono nuove le informazioni sull’esistenza di centri di preparazione segreta di forze speciali per lo spionaggio e il controllo dei flussi migratori, di navigazione e traffico aereo.

Nello stesso tempo, l’ipocrita Organizzazione degli Stati Americani continua ad essere lo strumento d’influenza, ricatto e coercizione, con sede a Washington e con un Segretario Generale annessionista, pronto a tutte le manovre o progetti distruttivi che la Casa Bianca genera contro

Nuestra América e contro gli sforzi d’integrazione regionali senza il dominio di Washington.

La zona di pace e la volontà d’integrazione che proclamarono sovranamente i paesi membri della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) sono state seriamente minacciate dalla prepotenza imperiale e dalla politica guerrafondaia, minacciando l’indipendenza dei nostri paesi, la loro stabilità, il loro diritto allo sviluppo e alla sicurezza regionale e internazionale.

Con le tendenze fasciste che proliferano negli Stati Uniti e i loro alleati europei che vogliono assumere il potere, crescono gli sforzi di coloro che tirano le redini dell’egemonia yankee per convertire in realtà lo storico incubo d’impadronirsi della regione e si lanciano senza scrupoli «con questa ulteriore forza sulle nostre terre d’America», come avvisò il nostro Eroe Nazionale José Martí, poco prima d’essre ucciso combattendo per l’indipendenza di Cuba, nel 1895.

Francisco Arias Fernández e GM per Granma Internacional, 15 ottobre 2024

 

 


 

TELESUR (VENEZUELA) / ANALISI / 12 OTTOBRE

Risarcimento per aver spazzato via mezzo mondo

 


Lo storico Moncada stima che tra il 1492 e il 1619 siano entrati in Spagna 2 miliardi di pesos in oro e argento americano, quindi "c'è da credere che un'altra grande quantità sarà entrata senza registrazione"

 

Non ci fu evento storico più disastroso che l'invasione europea che, a partire dal 1492, spopolò, schiavizzò, saccheggiò e soggiogò culturalmente un emisfero del pianeta, con un saldo di 80 milioni di nativi morti e 60 milioni di africani immolati nella tratta degli schiavi. 

Si pensava che dinanzi a questa ecatombe planetaria fosse possibile solo la rassegnazione. Ma i giudici dei processi di Norimberga nel 1945 sentenziarono che le leggi che sanzionano crimini di lesa umanità si possono applicare retroattivamente, vale dire, a fatti avvenuti prima della loro promulgazione.

In seguito, lo Statuto della Corte Penale Internazionale del 1° Luglio 2002 dispose che essa stessa "avrà competenza rispetto ai seguenti crimini: a) crimine di genocidio; b) crimini di lesa umanità; c) crimini di guerra; d) crimine di aggressione". I suddetti reati non smettono di essere punibili col passare del tempo, come dispone il citato Statuto nel suo articolo 29, sulla imprescrittibilità: "I crimini di competenza della Corte non cadranno in prescrizione". Vale dire: la responsabilità per averli commessi non sparisce col trascorrere del tempo, ovvero nulla impedisce che vengano avviate azioni per sanzionarli o ripararli, anche nel seguito. Questo principio è altrettanto irrefutabilmente applicabile ai crimini del colonialismo. 

Alcuni Stati hanno anticipato una riparazione morale chiedendo perdono per i danni causati dal colonialismo, la tratta degli schiavi ed il razzismo, e hanno pure concordato indennizzazioni per tali colpe. Ciò consta nella Risoluzione 75/237 approvata dall'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite il 31 dicembre 2020 [in base alla relazione della Terza Commissione (A/75/476, parr. 23)], nell'Appello mondiale per l'adozione di misure concrete per l'eliminazione totale del razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le forme connesse di intolleranza e per l'applicazione e il monitoraggio generale della Dichiarazione e Programma d’Azione di Durban: 

"100. Riconosciamo e deploriamo profondamente le indicibili sofferenze e i mali inflitti a milioni di uomini, donne e bambini in conseguenza della schiavitù, tratta degli schiavi, tratta transatlantica degli schiavi, apartheid, genocidio e passate tragedie. Prendiamo atto anche che alcuni Stati hanno preso l'iniziativa di chiedere perdono e hanno pagato un'indennità, dove corrisponde, per le gravi e massicce violazioni commesse".

In effetti, la Germania Occidentale pagò risarcimenti a Israele, sebbene questo non fosse ancora uno Stato durante la Seconda Guerra Mondiale, né fosse stato attaccato, occupato, o distrutto dai tedeschi.

Le sentenze dei processi di Norimberga non sono mai state annullate, revocate né emendate. Servono pertanto come precedenti applicabili a crimini di lesa umanità commessi prima del 1945. Paesi e persone danneggiate da reati connessi al colonialismo possono esigerne la riparazione. 

Il calcolo generale dei danni economici causati dal colonialismo è cominciato.

Nel viaggio di Colombo del 1502, i valori destinati alla Corona furono stimati in 100.000 castigliani spagnoli, verosimilmente 80.000 pesos in oro (Walter Cardona Bonet: Shipwrecks in Porto Rico's history, vol. 1, 1502-1650, San Juan 1989, p. 27).

L'economista Valle de la Cerda calcola che alla fine del XVI secolo la Spagna aveva prelevato dal Nuovo Mondo il valore di oltre 500 milioni di pesos in oro e argento (il peso in oro pesava quasi 5 grammi d’oro da 24 carati, equivalenti a 15 o 16 d’argento). Lo storiografo Moncada stima che tra il 1492 e il 1619 entrarono in Spagna oro e argento equivalenti a 2 miliardi di pesos americani, per cui "è credibile che un'altra grande quantità vi sia entrata senza essere registrata".

L'argento di Potosí, fino al 1629, ammontava a 1200 milioni di pesos, secondo l'economista spagnolo Peñaloza (Francisco Mota: Pirati nei Caraibi; Casa delle Americhe, L'Avana, 1984, p. 40). Clarence Haring analizza che tra il 1556 e il 1640 l'argento estratto da Potosí raggiunse i 256.114.187 di pesos, 54.056.208 dei quali ricevuti dalla Corona sotto forma di regalie. 

La rendita reale che arriva dalle Indie alla Casa di Contrattazione di Siviglia è di 3.000.000 di maravedì (*) al tempo della sua fondazione, ascende a 22.000.000 nel 1505, a 34.000.000 nel 1512, a 46.000.000 nel 1518, a 119.000.000 nel 1535, a 13.000.000 nel 1516, e 2.000.000 nel 1521 (C. H. Haring: Il commercio e la navigazione tra la Spagna e le Indie all’epoca degli Asburgo; Desclée, di Brouwer, Parigi-Bruges 1939, pp. 188 e 380-382). 

Earl J. Hamilton indica che "tra il 1503 e il 1660, giunsero al porto di San Lúcar di Barrameda 185.000 chili d’oro e 16 milioni di chili d’argento. L'argento portato in Spagna in poco più di un secolo e mezzo superava di tre volte le riserve europee" (Cit. da Eduardo Galeano: Le vene aperte dell'America Latina; Editorial Siglo XXI, Messico, 1973, p. 33-34). 

Guillermo Céspedes del Castillo riferisce: "è possibile che solamente durante il XVI secolo l'Europa abbia estratto in totale dall'America fino a 18.300.000 Kg d’argento" (Guillermo Céspedes del Castillo: America Ispanica 1492-1998; Editorial Labor, S. A., Barcellona, 1985, p. 140). 

Il Venezuela sollecita tutti i Paesi vittime del colonialismo a calcolare le ricchezze a loro depredate. Cominciamo a calcolare il saccheggio delle perle. Secondo Enrique Otte, tra il 1512 e il 1540 la loro estrazione da Cubagua ammontò approssimativamente a 11.877,20 kg, ad un prezzo di 13 ducati per unità di riferimento, equivalente a 230 grammi attuali (Otte Enrique: Le perle dei Caraibi-Nuova Cadice di Cubagua; Fondazione John Boulton, Caracas, 1977, pp. 457-461, e: Otte Enrique, Cubagua, in Dizionario di Storia del Venezuela, FEP). 

A partire da questo dato, Pasqualina Curcio calcola che il prezzo era di 56,52 ducati al kg. Secondo la tavola di conversione di questa investigatrice, il ducato equivale a 268,42 US $ (1 ducato pesava 3,6 grammi d’oro da 21 carati, oggi il prezzo del grammo d’oro da 21 carati è 74,56 US $). Pertanto, solo tra il 1512 e il 1540 si estrasse in perle l'equivalente attuale di US $ 180.120.382,86.

Non vi è modo di calcolarne il costo in sangue. 

Così dobbiamo continuare, cifra per cifra, fino al valore esatto delle libbre di carne che il colonialismo mozzò via dalla metà del mondo. 

Luis Britto García, Telesur, 12 ottobre 2024

 

N.d.T. (*) Il maravedì era una moneta usata in Spagna per diversi secoli, di volta in volta d’oro, d’argento o di rame. Il nome viene da marabotino, una moneta araba.

 

Traduzione a cura di Adelina B. Patria Grande/CIVG

Articolo originale: Reparación por arrasar la mitad del mundo

https://www.telesurtv.net/opinion/reparacion-por-arrasar-la-mitad-del-mundo/

 


 

 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / 12 OTTOBRE

Nazioni caraibiche chiederanno risarcimenti per il regime schiavista del Regno Unito

 

Mia Mottley, primo ministro delle Barbados, ha elogiato il re per aver dichiarato due anni fa che la schiavitù è “un tema che è giunto il momento di affrontare" (Foto: ONU). 

 

15 governi degli Stati dei Caraibi hanno concordato di avanzare la richiesta al Regno Unito di pagamento di miliardi di sterline come risarcimento per il traffico degli schiavi

Una decina di nazioni caraibiche porteranno avanti la petizione al prossimo vertice del Commonwealth, che avrà luogo questa settimana a Samoa, ha informato il quotidiano britannico Daily Mail.

La relazione, pubblicata dall'Università delle Indie Occidentali dopo un simposio organizzato dalla Società Americana di Diritto Internazionale, conclude che già solo il Regno Unito deve pagare una somma di 24 miliardi di dollari (18,8 miliardi di sterline) come risarcimento per la schiavitù transatlantica in 14 Paesi. Di tale somma, circa 9,6 miliardi di dollari spettano alla Giamaica, secondo la Commissione Nazionale di Indennizzi Afroamericani. 

Le cifre vennero citate l'anno scorso da Patrick Robinson, giudice della Corte Internazionale di Giustizia dal febbraio 2015 fino al 2024, il quale affermava che la marea internazionale relativa ai risarcimenti per la schiavitù stava montando rapidamente e sollecitava il Regno Unito a cambiare la sua posizione sul tema. 

Non possono continuare ad ignorare la più grande atrocità, espressione della disumanità dell'uomo verso l'uomo. Non possono continuare ad ignorarla. Sono stati pagati indennizzi per altre ingiustizie e, ovviamente, con molta più rapidità che i risarcimenti per ciò che considero la peggiore atrocità e crimine nella storia dell'umanità: la schiavitù transatlantica", dichiarava Robinson a The Guardian

Da parte sua, alla fine di settembre il primo ministro delle Barbados, Mia Mottley, dichiarava dinnanzi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che il suo Paese insieme alla Comunità dei Caraibi (CARICOM) “si stava unendo al crescente coro a favore della proclamazione immediata di un secondo Decennio per abbordare la questione delle indennizzazioni per la schiavitù e il colonialismo", il che dovrebbe far parte di un nuovo "reinquadramento globale". 

Mottley si è incontrata col re Carlo III a Londra agli inizi del mese per sostenere colloqui preliminari alla riunione dei 56 paesi del Commonwealth, che avrà luogo il prossimo 21 ottobre. 

La funzionaria ha elogiato il re per aver dichiarato due anni fa che la schiavitù è “un tema che è giunto il momento di trattare".

Analogamente il Dr. Keith Rowley, primo ministro di Trinidad e Tobago, ha dichiarato l'estate scorsa durante le celebrazioni per la liberazione dalla schiavitù, che quando le nazioni si riuniranno a Samoa "i leader caraibici parleranno al Commonwealth con molta forza come una sola voce. E nella fattispecie c'è un Paese con un nuovo Re ed un governo laburista con un mandato in corso".

Telesur, 14 ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: Naciones del Caribe exigirán reparaciones por el régimen esclavista de Reino Unido

https://www.telesurtv.net/naciones-del-caribe-exigiran-reparaciones-por-el-regimen-esclavista-de-reino-unido/ 

 

 


 

TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / 12 OTTOBRE

Il Venezuela pretenderà dalla Spagna risarcimenti per il saccheggio durante il colonialismo

 


Il presidente Maduro appoggia il processo portato avanti dagli Stati caraibici che esigono dai colonizzatori indennizzi immediati

 

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha annunciato questo lunedì che pretenderà dalla Spagna risarcimenti per il saccheggio, la spoliazione, la schiavitù contro i popoli originari del Paese. 

Durante il suo programma Con Maduro +, il governante ha fissato questa posizione dopo essersi congratulato ed aver espresso il proprio sostegno al processo che portano avanti i Paesi caraibici che esigono dai colonizzatori risarcimenti immediati per aver violato i loro diritti. 

Il mandatario ha asserito che oltre al Venezuela, altri Paesi della regione inoltreranno un reclamo contundente, assicurando che sono in condizione di compiere il passo definitivo. 

Di recente il Messico ricordò alla Spagna di essere tutt’ora in attesa di un inoltro di scuse per i crimini commessi durante il colonialismo. 

"532 anni fa si sviluppò un processo di resistenza contro il colonialismo e lo schiavismo, che lasciarono come eredità il nazismo e il fascismo (…) Nessuno ha chiesto perdono, si rifugiano nell'ideologia del negazionismo (…) Da parte della Spagna si avalla e rivendica come atto di civilizzazione quel barbaro avvenimento", ha dichiarato il presidente Maduro. 

Ha sottolineato che l’invasione nei confronti dei popoli indigeni da parte dell'esploratore spagnolo Cristoforo Colombo fu un atto criminale e di abuso verso le popolazioni autoctone. 

Partecipando al programma Con Maduro +, la ministra venezuelana per i Popoli Indigeni, Clara Vidal, ha raccontato come i popoli indigeni abbiano rivendicato la propria cultura, resistenza e storia durante la mobilitazione per la fine del capitalismo. 

La funzionaria ha inoltre spiegato in che modo, attraverso i Circuiti Comunali, nei territori indigeni si concretizzano le attenzioni nei confronti dei popoli originari. 

Telesur, 15 ottobre 2024

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande/CIVG

Articolo originale: Venezuela reclamará a España reparaciones por saqueo durante el colonialismo

https://www.telesurtv.net/venezuela-reclamara-a-espana-reparaciones-por-saqueo-durante-el-colonialismo/

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / RELAZIONI CUBA-CINA

Pietre miliari delle relazioni bilaterali tra Cuba e Cina

 

 

La Cina non teme di intrattenere relazioni con Cuba, paese bloccato economicamente, commercialmente e finanziariamente dagli Stati Uniti.

Cuba non dubitò, nel settembre del 1960, di adottare la decisione storica di stabilire relazioni con la  Repubblica Popolare Cinese, divenendo il 28 di quel mese il primo Paese dell’America Latina a intrattenere relazioni con il gigante asiatico.

 

Fitta relazione tra i partiti

Le visite più significative in Cina furono quelle di Che Guevara nel 1960 e nel 1965; poi quella di Osvaldo Dorticós nel 1961; di Fidel Castro nel 1995 e nel 2003; di Raúl Castro nel 1997, 2005 e 2012; e infine di Miguel Díaz-Canel nel 2013, 2015, 2018 e 2022.

Da parte cinese, il segretario generale del Partito Comunista (PCC) e presidente, Jiang Zemin, fu l’unico capo di Stato che visitò Cuba nel difficile contesto del 1993, e poi nuovamente nel 2001. Più tardi, il suo successore, Hu Jintao, visitò L’Avana nel novembre del 2004 e nel 2008, sempre con quell’incarico.

La prima visita a Cuba di Xi Jinping fu nel giugno del 2011 come vice presidente, e poi come segretario generale del PCC e presidente nel 2014. Il Presidente cubano ha promesso in varie occasioni di dare seguito all’invito del Presidente cinese di visitare il paese quando la sua agenda lo permetta

 

Agende politiche comuni

La Cina ha appoggiato attivamente il processo di integrazione regionale promosso da Cuba e altri paesi dell’America Latina. In questo senso, Cuba ha svolto un ruolo importante sostenendo il rafforzamento delle relazioni tra la Cina e i paesi della regione, oltre alla costruzione del Forum Cina-Celac e il consolidamento del G77+Cina.

Durante la pandemia di covid, la Cina e Cuba hanno svolto coscientemente i loro obblighi, promuovendo e facilitamndo la cooperazione internazionale nella lotta contro la malattia.

 

Il commercio bilaterale

La Cina è il socio più importante dei Paesi dell’America Latina. Nel 2003, Cuba fu il primo paese delle Americhe considerato come destinazione turística per i viaggi individuali dei cittadini cinesi.

Nel 2015, AirCina aprì una rotta diretta tra Pechino e L’Avana, la prima tra la Cina e i Caraibi. Nel 2016 fu anche il primo paese dell’area che entrò a far parte della Via della Seta digitale, e nel 2021 le due nazioni firmarono il Piano di Cooperazione per la promozione congiunta del progetto, legandolo al Piano di Sviluppo socio economico nazionale 2030.

 

Cooperazione e investimenti

Dal 1960 le due parti firmano memorandum di cooperazione culturale e anche scientifico-tecnica. Da allora sono stati fimati più di 200 accordi tra le due parti e sono stati realizzati importanti incontri e sessioni d’alto livello. Nel 1988 è stata realizzata la Prima Commissione Intergovernativa per la Cooperazione Scientifico Tecnica. Nel novembre del 2023 sono stati firmati accordi che comprendono differenti settori della cooperazione bilaterale, come il trasporto, la biotecnologia, la agro alimentare e la televisione digitale. Il Ministero del Commercio Estero (Mincex) e l’Agenzia di Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo della Cina (Cidca), hanno stabilito accordi di cooperazione nella Cornice dell’Iniziativa di Sviluppo Globale e il Memorandum d’Intesa per la Promozione del Progetto dei Nuovi Parchi  Fotovoltaici e altri di varia assistenza a Cuba.

 

Imprese cinesi

La Cina appoggia lo sviluppo della nuova energia a Cuba. La commissione intergovernativa è stata la chiave per motivare la cooperazione tra i governi per favorire la partecipazione del capitale proveniente dalle imprese cinesi nelI’Isola. Il progetto più rappresentativo è la centrale elettrica a biomassa ubicata a Ciego de Ávila, anche se imprenditori di aree come il trasporto, l’alta tecnología e la costruzione, raggruppati nella piattaforma Parco Indutriale Cina - America Latina (Picla), hanno firmato a loro volta, in questo 2024, accordi a Camagüey. Inoltre, la Cina è presente nella Zona Speciale di Sviluppo Mariel.

 

Cooperazione nella scienza e nella salute

Dopo il terremoto del 2008 a Wenchuan, regione della Cina, la Brigata Medica Internazionale Henry Reeve accorse nell’epicentro ad offrire assistenza. Gli anni 2022, 2023 e 2024 sono stati periodi di forte volontà per costruire una comunità di destino condiviso Cuba-Cina. Tra i progetti di biotecnologia più rappresentativi troviamo la Biotech Pharmaceutical Co. Ltd (BPL), la Changchun Heber Biological Technology Co. Ltd (ChangHeber) e l’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Intelligenza Artificiale fondato nel 2023.

Yisell Rodríguez Milán e GM per Granma Internacional, 27 ottobre 2024