Uranio, sequestrata un’area contaminata dell’Itrec di Rotondella, Mater
L'impianto Itrec di Rotondella (fonte: Sogin)
Il sito è gestito da Sogin. Tracce rivenute in terre e rocce di scavo prodotte dall’attività di smantellamento dell’impianto. Legambiente: “inquietante e sconcertante”
A Rotondella, in provincia di Matera, i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Potenza e del Nucleo Radioattivi del Comando per la tutela ambientale e la sicurezza energetica di Roma hanno posto sotto sequestro un’area di circa 600 metti quadri all’interno del sito nucleare Itrec gestito da Sogin, la società impegnata nelle attività di decommissioning (smantellamento) degli impianti nucleari in Italia e di smaltimento dei rifiuti radioattivi.
Nel febbraio scorso da degli accertamenti eseguiti nel sito dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, era emersa la presenza di uranio arricchito U234-U235, non riconducibile però ai radionuclidi uranio-torio custoditi nell’area. Stando a quanto comunicato dall’ispettorato, e riportato in una nota diffusa dai carabinieri, i livelli di contaminazione rilevati “non rappresenterebbero un pericolo immediato per i lavoratori, per l’ambiente e la popolazione”.
L’area interessata è stata comunque sottoposta a sequestro in base al provvedimento emesso dalla procura della Repubblica di Matera. A essere contaminati sono “rifiuti convenzionali (terre e rocce da scavo) presso impianti esterni al sito nucleare e provenienti verosimilmente dalle attività di scavo effettuate per la realizzazione di alcuni manufatti, rientranti nell’attività di decommissioning”.
Legambiente: “Una notizia inquietante e sconcertante”
“La notizia del sequestro effettuato dai carabinieri del Noe e del Nucleo Radioattivi del Comando carabinieri per la Tutela ambientale e la Sicurezza energetica di Roma, di un’area di 600 metri quadrati all’interno del sito nucleare Itrec di Rotondella è di quelle davvero inquietanti”. È il commento di Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata, alle notizie apprese nelle ultime ore. “La conferma della presenza di uranio arricchito stoccato, seppur in quantità pare minime, presso l’impianto e di cui già Sogin aveva denunciato la presenza nello scorso mese di dicembre, apre ipotesi sconcertanti sulla gestione passata del sito Itrec. Infatti, come è evidente, la presenza di uranio arricchito U234-U235 nulla ha a che fare processi e le attività normalmente realizzati nell’impianto Itrec tra gli anni 70 e 80 del secolo scorso. Attività che pure presentano ancora tanti punti oscuri come anche Legambiente denunciò ormai quasi 30 anni fa durante le inchieste fatte dall’allora procuratore presso la Pretura di Matera Nicola Maria Pace. Tuttavia, mai era emersa addirittura la presenza di uranio arricchito U234-U235”. “A questo punto, in attesa dei necessari approfondimenti – continua il presidente di Legambiente Basilicata -, è assolutamente prioritaria la messa in sicurezza del sito e l’avvio delle opportune attività di monitoraggio per scongiurare pericoli per i lavoratori di Itrec e la popolazione tutta”. “Peraltro, è il caso di ricordarlo, questo sequestro segue la notizia di ieri dell’avvio delle indagini per 16 persone accusate di traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, inquinamento ambientale, falso e altro, per la contaminazione delle acque di falda da sostanze chimiche, in prevalenza tricloroetilene e cromo esavalente, dell’impianto Magnox situato presso Itrec. Una volta avviato il processo Legambiente annuncerà la sua costituzione parte civile nello stesso”. “Se a tutto questo aggiungiamo il difficile e lungo processo delle attività di decommissioning del sito nucleare – aggiunge Antonio Lanorte – si capisce quale eredità avvelenata ci abbia lasciato anche in Basilicata quel periodo precedente al referendum sul nucleare del 1987, di cui la vicenda del sequestro di questi giorni a Rotondella rappresenta solo l’ultimo, per ora, inquietante capitolo”.
Da Legambiente