Bambini in gabbia

3/1/2014

Un’organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani ha accusato il paese di torture su minori palestinesi ed ha prodotto un rapporto su casi di bambini rinchiusi in gabbia ed anche su minacce ed atti di violenze sessuali.

 “ La maggior parte dei bambini palestinesi detenuti è accusata di aver lanciato pietre ed il 74% di loro subiscono violenze fisiche al momento dell’arresto, del trasferimento o dell’interrogatorio.”

Il Comitato pubblico contro la tortura in Israele (Public Committee Against Torture in Israel, PCATI) ha condannato Israele per non proteggere i minori palestinesi dalle torture arbitrarie. Il gruppo esige dalle autorità l’introduzione nel diritto nazionale israeliano di disposizioni specifiche a protezione di tutti i minori dalla tortura.

Il gruppo per la difesa dei diritti umani dichiara che (le disposizioni del) diritto internazionale contro la tortura, sancite nel Protocollo di Istanbul (“Manuale per un’inchiesta efficace sulla tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”), non sono state recepite nella legislazione nazionale israeliana.

Il PCATI sostiene che “il termine ‘tortura’ indica ogni atto attraverso il quale un dolore o acute sofferenze, fisiche o mentali, vengono inflitte intenzionalmente ad una persona”, secondo i termini stessi del Protocollo di Istanbul.

Inoltre, “nei confronti dei bambini, la tortura può avere un impatto diretto o indiretto, a seconda che abbiano essi stessi subito tortura o detenzione, che i loro genitori o altri familiari ne siano stati vittime, o che siano stati testimoni di atti di tortura o di altre forme di violenza”.

Il rapporto della ONG è stato pubblicato come preambolo all’audizione di martedì scorso da parte della Commissione delle Petizioni Pubbliche della Knesset su tematiche connesse. Il PCATI ha basato la sua denuncia sui dati di relazioni registrate di abusi su minori, raccolte negli ultimi dieci anni.

Il Jerusalem Post riferisce che la pratica consistente nel rinchiudere i bambini in gabbie all’esterno era stata eliminata dalla ministra della giustizia Tzipi Livni in seguito alla sua scoperta.

Il PCATI afferma di continuare attivamente le indagini sui casi relativi alla tortura ed ai maltrattamenti dei bambini da parte di soldati e di personale degli interrogatori delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Si conducono indagini sulle minacce e gli atti di violenza sessuale, la reclusione di prigionieri (bambini inclusi) in gabbie metalliche, il comportamento dei militari durante l’arresto e la detenzione di palestinesi.

Del resto, i dati raccolti dal PACTI sono corroborati da un certo numero di ONG, anch’esse coinvolte nella raccolta di prove di commissione di torture. Secondo l’ “Ufficio del Difensore Pubblico” israeliano, la scoperta di persone rinchiuse in gabbie di metallo risale all’ispezione notturna in una prigione nel corso di una recente tempesta invernale.

Dei bambini vennero ritrovati all’esterno, con temperature glaciali, rinchiusi per ore nella notte seguente al loro arresto, in attesa di essere posti sotto accusa il mattino dopo.

Scrive il Difensore Pubblico sul suo sito web: “Durante la nostra visita, che avveniva sotto una violenta tempesta che ha colpito il paese, gli avvocati hanno incontrato dei detenuti che hanno descritto uno scenario impressionante: in piena notte, decine di detenuti vengono trasferiti nelle gabbie di metallo costruite all’esterno degli edifici carcerari di transito dell’IPS (Israel Prison Service) a Ramla.”

 “Risulta che questa prassi, consistente nel far attendere i prigionieri nelle gabbie all’esterno, durasse da parecchi mesi e sia stata confermata da altri responsabili ufficiali”.

Il PCATI sottolinea che: “il fatto di non permettere al bambino o al minore arrestato di godere pienamente dei suoi diritti, in particolare non consentire che sia affiancato da un avvocato o da un adulto al momento dell’arresto e dell’interrogatorio, pone il bambino in una condizione di smarrimento e di angoscia, ed aumenta la pressione esercitata nei suoi confronti dalle forze di sicurezza per ottenere confessioni o informazioni durante l’interrogatorio”.

Secondo il PCATI, la soglia relativa all’ “azione di abuso” da parte di Israele deve essere abbassata quando si tratta di bambini. L’ONG ritiene inoltre che bambini e adulti abbiano diritto ad una riabilitazione. Il Comitato ritiene che le vittime d’abuso abbiano il diritto di beneficiare d’un esame esaustivo delle proprie denunce e di essere “accompagnate da un rappresentante di loro scelta quando testimoniano di fronte ad un inquirente israeliano.”.

Citando il rapporto del 2013 di Defense of Children International (DCI-Palestine) e di Lawyers for Palestinian Human Rights (LPHR), il PCATI ribadisce che “Israele è la sola nazione che conduce automaticamente e sistematicamente dei bambini davanti a tribunali militari dove sono assenti le garanzie elementari e fondamentali per un processo equo”.

L’associazione per la difesa dei diritti umani stima che circa 700 bambini palestinesi, di cui alcuni di soli 12 anni, siano sottoposti ogni anno al sistema di detenzione militare israeliano.

Secondo le prove acquisite da Defence for Children International Palestine, “La maggioranza dei bambini palestinesi detenuti è accusata d’aver lanciato pietre, ed il 74% di loro subisce violenze fisiche al momento dell’arresto, del trasferimento o dell’interrogatorio”.

Bisogna aggiungere che “nessun bambino israeliano entra in contatto con il sistema dei tribunali militari”.

 

1 gennaio 2014 –  da Russia Today

Traduzione di Cristiana C. per civg.it

 


 

« Des enfants dans des cages » !

03/01/2014 |

Une organisation israélienne défendant les droits de l’homme a accusé le pays de torturer des mineurs palestiniens et elle a produit un rapport sur des cas de mise en cage publique ainsi que sur des menaces et des passages à l’acte de violences sexuelles.

 

« La majorité des enfants palestiniens détenus sont accusés d’avoir lancé des pierres, et 74 % d’entre eux sont soumis à des violences physiques lors de leur arrestation, de leur transfert ou de leur interrogatoire  » (photo ism-france)

Le Comité public contre la torture en Israël (Public Committee Against Torture in Israel, PCATI) a condamné Israël qui ne protège pas les mineurs palestiniens de la torture arbitraire . Le groupe exige des autorités qu’elles introduisent dans le droit national israélien des dispositions spécifiques protégeant tous les enfants de la torture.

Le groupe de défense des droits de l’homme déclare que [les dispositions du] droit international contre la torture, inscrites dans le Protocole d’Istamboul (« Manuel pour enquêter efficacement sur la torture et autres peines ou traitements cruels, inhumains ou dégradants »), n’ont pas été transcrites dans la législation nationale israélienne.

Le PCATI argue que « le terme “torture” désigne tout acte par lequel une douleur ou des souffrances aiguës, physiques ou mentales, sont intentionnellement infligées à une personne », selon les termes mêmes du Protocole d’Istamboul. En outre, « chez les enfants, la torture peut avoir un impact direct ou indirect, selon qu’ils ont eux-mêmes subi la torture ou la détention, que leurs parents ou d’autres proches en ont été les victimes, ou qu’ils ont été les témoins d’actes de torture ou autres formes de violence ».

Le rapport de l’ONG a été publié en préambule à l’audition de mardi dernier par la Commission des Pétitions Publiques de la Knesset sur des sujets connexes. Le PACTI a fondé sa plainte sur les données de rapports enregistrés d’abus sur des enfants, collectés ces dix dernières années.

La pratique consistant à placer les enfant dans des cages à l’extérieur avait été stoppée par la ministre de la Justice Tzipi Livni à la suite de sa découverte, rapporte le Jerusalem Post.

Le PCATI affirme qu’il continue d’enquêter activement sur les cas relatifs à la torture et aux mauvais traitements d’enfants par des soldats et des interrogateurs des Forces de Défense Israéliennes (IDF). Ils enquêtent sur les menaces et actes de violence sexuelle, la mise en cage de prisonniers dans des cages métalliques (y compris des enfants), le comportement militaire au cours de la détention et de l’arrestation de Palestiniens.

Par ailleurs les données collectées par le PACTI sont appuyées par un certain nombres d’ONG également impliquées dans la collecte des preuves d’allégations de tortures. Selon le « Bureau du Défenseur Public » israélien, la découverte de personnes enfermées dans des cages métalliques remonte à l’inspection nocturne d’une prison au plus fort d’une récente tempête hivernale.

Des enfants ont été découverts à l’extérieur, sous des températures glaciales, enfermés pendant des heures pendant la nuit suivant leur arrestation, en attendant d’être inculpés le lendemain matin.

« Pendant notre visite, laquelle se passait au cours d’une violente tempête qui a frappé le pays, les avocats ont rencontré des détenus qui leur ont décrit un tableau choquant : en pleine nuit, des dizaines de détenus sont transférés dans les cages métalliques construites à l’extérieur des installations carcérales de transit de l’IPS [Israël Prison Service] à Ramla », écrit le Défenseur Public dans son site web.

« Il apparaît que cette procédure consistant à faire attendre des prisonniers dans des cages à l’extérieur durait depuis de nombreux mois et elle a été avérée par d’autres responsables officiels ».

Le PCATI souligne que : « ne pas autoriser l’enfant ou le mineur arrêté à jouir pleinement de ses droits, notamment ne pas permettre un avocat ou un adulte accompagnant, au moment de l’arrestation et de l’interrogatoire, met l’enfant dans un état de désarroi, de détresse, et augmente la pression exercée sur l’enfant par les forces de sécurité en vue de parvenir à des aveux ou à des informations au cours de l’interrogatoire ».

Selon le PCATI, le seuil de « l’acte d’abuser » par Israël doit être abaissé quand il s’agit d’enfants. L’ONG croit par ailleurs qu’enfants et adultes ont droit à une réhabilitation. Le Comité estime aussi que les cas d’abus ont droit à bénéficier d’un examen exhaustif de leurs plaintes et d’être « accompagnés d’un représentant de leur choix quand ils témoignent devant un enquêteur israélien ».

Citant le rapport de 2013 par Defense of Children International (DCI-Palestine) et par Lawyers for Palestinian Human Rights (LPHR), le PACTI réaffirme que « Israël est la seule nation à poursuivre automatiquement et systématiquement des enfants devant des tribunaux militaires d’où sont absentes les garanties basiques et fondamentales pour un procès équitable ».

L’association de défense des droits humains estime que quelque 700 enfants palestiniens, dont certains n’ont que 12 ans, subissent chaque année le système de détention militaire israélien.

« La majorité des enfants palestiniens détenus sont accusés d’avoir lancé des pierres, et 74 % d’entre eux sont soumis à des violences physiques lors de leur arrestation, de leur transfert ou de leur interrogatoire » selon les preuves collectées par Defence for Children International Palestine.

Il faut ajouter « qu’aucun enfant israélien n’entre en contact avec le système des tribunaux militaires ».

 

1er janvier 2014 – Russia Today