Notiziario Patria Grande - Giugno 2024
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NOTIZIARIO GIUGNO 2024
GRANMA (CUBA) / ESTERI / GOLPE IN BOLIVIA
Sventato il tentativo di golpe in Bolivia
GRANMA (CUBA) / ESTERI / GOLPE IN BOLIVIA
Forte condanna globale contro il tentativo di colpo di Stato in Bolivia
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / SITUAZIONE IN BOLIVIA
Bolivia: “normalità apparente” piena di sfiducia dopo il golpe fallito
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ARGENTINA
Non c’è pane, ma c’è il circo
GRANMA (CUBA) / ANALISI / IL NUOVO MONDO MULTIPOLARE
Il mondo multipolare e la fine dell’egemonia statunitense
GRANMA (CUBA) / ESTERI / I CONFLITTI NEL MONDO
Mai come in questo momento così tante guerre nel mondo
GRANMA (CUBA) / ESTERI / PALESTINA
Funzionerà il «piano Biden» per fermare il genocidio di Gaza?
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / USA, EMBARGO E MEDICINA
Il sanguinoso costo del blocco statunitense contro Cuba
GRANMA (CUBA) / ESTERI / GOLPE IN BOLIVIA
Sventato il tentativo di golpe in Bolivia
Vittoria della Bolivia contro il colpo di Stato. Foto: Governo della Bolivia
Nella giornata di mercoledì 26 giugno, la nazione boliviana ha vissuto un nuovo episodio di colpo di Stato, sventato in poche ore grazie alla mobilitazione popolare nella capitale e in altre città del paese.a favore del presidente Luis Arce Catacora.
Un capo militare, sostituito dalle sue funzioni questa stessa settimana, ha guidato il colpo che ha coinvolto altri ufficiali ricorrendo a mezzi da guerra.
In nome di Cuba, popolo solidale con forti legami di fraternità in queste terre latinoamericane, il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, ha denunciato il tentativo di sovvertire la volontà popolare con un’azione militare contro la Costituzione dello Stato Plurinazionale della Bolivia, che avrebbe avuto gravi conseguenze. Con vari messaggi sulla rete sociale X, ha offerto il suo appoggio al Presidente boliviano: «Indigna il disprezzo della democrazia e del popolo boliviano visto nelle immagini riportate dai media internazionali questo pomeriggio in Bolivia. Condanniamo il tentativo del colpo di Stato in atto ed estendiamo tutta la solidarietà del Governo e del popolo cubano al
fratello Lucho», ha scritto il Capo di Stato.
Una volta sventato il tentativo, ha salutato il ritiro delle truppe golpiste da Piazza Murillo, a La Paz, segnalando che «un altro colpo militare in Bolivia sarebbe un nuovo affronto all’America Latina».
Durante il convulso pomeriggio di mercoledì, il presidente boliviano ha dichiarato che avrebbero fatto rispettare la democrazia.
Il generale Juan José Zúñiga, leader golpista, è stato arrestato con altri militari coinvolti nel fatto avvenuto dopo che la Procura Generale aveva iniziato un processo penale contro di lui.
Dopo il suo arresto, Zúñiga, che ora è investigato per presunti reati di terrorismo e sollevamento armato, è stato trasferito in una una dipendenza della Forza Speciale di Lotta contro il Crimine
(Felcc), a La Paz, ha informato il sito Sputnik.
Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 26 giugno 2024
GRANMA (CUBA) / ESTERI / GOLPE IN BOLIVIA
Forte condanna globale contro il tentativo di colpo di Stato in Bolivia
Dopo il recentissimo tentativo di colpo di Stato in Bolivia, vari paesi e organizzazioni internazionali hanno reagito con fermezza attraverso i rispettivi account sulla rete sociale X, esprimendo il loro appoggio al Governo e al presidente Luis Arce (Lucho).
Sia il presidente boliviano che l’ex presidente Evo Morales, hanno denunciato movimenti irregolari di differenti divisioni dell’esercito in Plaza Murillo a La Paz, dopo le dichiarazioni del Comandante Generale dell’Esercito della Bolivia, Juan José Zuñiga, nelle quali ha affermato la sua decisione di «impedire» che Morales si possa presentare nuovamente come candidato alla presidenza.
Miguel Díaz-Canel, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, ha espresso la sua indignazione per «l’aggressione alla democrazia e al
popolo boliviano». Alla stessa stregua, il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha denunciato il fatto durante una trasmissione televisiva affermando che queste azioni militari cercano di distruggere la democrazia boliviana.
Il presidente costituzionale del Messico, Andrés Manuel López Obrador, e la presidentessa recentemente eletta, Claudia Sheinbaum, hanno espresso «la più energica condanna del tentativo di golpe e l’appoggio assoluto al presidente Luis Arce».
Dal Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ha commentato attraverso X: «La posizione del Brasile è chiara. Sono un amante della democrazia e desidero che prevalga in tutta l’America Latina e in Bolivia, e riaffermiamo il nostro impegno con il popolo e la democrazia del nostro fraterno
paese presieduto da Lucho».
Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega e la vice presidente Rosario Murillo, con un comunicato hanno condannato le manovre e i movimenti militari nel centro della capitale boliviana «nel tentativo di annullare gli sforzi del popolo di questo fraterno paese di avanzare nel suo cammino in accordo con i suoi modelli democratici e con le sue aspirazioni di vivere e creare il suo stesso destino senza ingerenze nè interventi esterni».
Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha detto che la sua ambasciata «deve concedere rifugio ai perseguitati» e ha affermato che «non ci saranno relazioni diplomatiche della Colombia con la dittatura».
La presidente costituzionale di Honduras, Iris Xiomara Castro Sarmiento, ha convocato d’urgenza i presidenti dei paesi membri della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), «a condannare il fascismo che attenta contro la democrazia in Bolivia e d’esigere il rispetto pieno al potere civile e alla Costituzione».
Dal Cile, il presidente Gabriel Boric ha detto che «non si può tollerare nessuna aggressione all’ordine costituzionale legittimo in Bolivia o in qualsiasi altro luogo».
Il Capo di Stato del Paraguay, Santiago Peña, ha condannato le mobilitazioni irregolari dell’esercito in Bolivia ed ha chiamato «a rispettare la democrazia e lo Stato di Diritto».
Altri presidenti come Daniel Noboa dell’Ecuador, Luis Lacalle Pou dell’Uruguay, Dina Boluarte del Perù, Laurentino Cortizo di Panama e Luis Abinader della Repubblica Dominicana, hanno pronunciato condanne dei fatti avvenuti in Bolivia.
L’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America - Trattato di Commercio dei Popoli (ALBA-TCP), ha rinnovato il suo appoggio assoluto al Presidente boliviano e ha richiamato la comunità internazionale a difendere la democrazia, la pace e il rispetto alla Costituzione della Bolivia.
L’Ufficio delle Nazioni Unite nel paese boliviano ha fatto «un richiamo urgente a tutti gli attori della società boliviana, includendo le Forze Armate, ad agire con responsabilità, misura e rispetto dei valori democratici che sono stati difesi in tutti questi anni».
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 26 giugno 2024
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / SITUAZIONE IN BOLIVIA
Bolivia: “normalità apparente” piena di sfiducia dopo il golpe fallito
Nel pomeriggio di questo mercoledì, Plaza Murillo, il centro geografico del potere politico in Bolivia, era molto civile: madri che camminavano mano nella mano con i loro bambini che davano da mangiare agli immancabili piccioni, vecchie nonne indigene vestite con i loro abiti multicolori che masticavano foglie di coca col cellulare all’orecchio, venditori ambulanti di maialini arrosto, uomini che discutono di ogni cosa, turisti europei che si agitano e resistono implacabilmente all'effetto dell'altitudine di La Paz.
Tutta quella normalità potrebbe essere solo apparente, una sensazione. Perché a una settimana dal fallito colpo di stato per rovesciare il presidente Luis Arce, la società boliviana è più divisa che mai sulla questione se la mobilitazione delle truppe entrate con la forza nel Palacio Quemado per prendere il potere sotto il comando del capo dell'esercito, generale Juan José Zúñiga, sia stato oppure no un “auto-colpo di stato” orchestrato tra i due personaggi.
Dopo aver sventato l'attentato, il governo ha arrestato circa 30 soldati e civili con l’accusa di aver pianificato ed eseguito la rivolta, e quotidianamente informa sulle procedure giudiziarie e di polizia eseguite, tra cui le incursioni e le perquisizioni nelle caserme militari, per stabilire la profondità dell'assalto.
L'obiettivo sedizioso, secondo quanto affermato da Zúñiga quando si è ritirato, era stato precedentemente concordato con Arce e consisteva nel simulare un assalto al potere per rivitalizzare la popolarità del governo, appannata dai problemi economici del paese.
Zúñiga, che è stato affrontato e costretto a ritirarsi da Arce, ora è detenuto nel penitenziario di El Abra, a Cochabamba, accusato di terrorismo e rivolta armata.
Anche se Arce smentisce categoricamente la versione dell’autogolpe - “Non sono quel tipo di politico che guadagna popolarità sul sangue del popolo, ma al contrario, siamo qui per restituire al popolo boliviano la democrazia che ha recuperato con il proprio sangue” – questa ipotesi si è gradualmente insediata nei pensieri della comunità sociale.
Il suo principale fautore è colui che fu suo compagno di lotte e oggi si è trasformato nel peggior nemico, l’ex presidente Evo Morales: “Lucho ha mentito, ha ingannato il popolo boliviano e il mondo intero con questo colpo di stato o auto-colpo di stato”, ha detto e non smette di ripetere.
Arce e Morales, principali leader del Movimento al Socialismo (MAS), al governo sono impegnati in una feroce disputa per vincere la candidatura presidenziale del 2025 senza soluzione di continuità e ulteriormente inasprita dopo gli eventi.
Ieri, il presidente ha dichiarato sulle reti sociali che "nonostante i meschini interessi e le ambizioni personali che vogliono impedirci di continuare a lavorare per il benessere di tutti i boliviani, e nonostante la tristezza per l'oscuro episodio accaduto la scorsa settimana, lavoriamo fermamente e continueremo a farlo per il benessere della nostra gente, che piaccia o no”.
La prossima settimana verrà nel Paese il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva: atterrerà a Santa Cruz per incontrare Arce e uomini d'affari desiderosi di far accettare la Bolivia nel Mercosur.
Lula aveva detto che intendeva incontrare Morales, ma mercoledì il Ministero degli Esteri brasiliano ha dichiarato che "non è previsto un incontro con Evo Morales, con il quale Lula ha un ottimo rapporto".
Qualcuno vede in questa cosa una possibile mediazione tra Evo e Lucho, com’è chiamato il presidente, ma la questione resta pendente.
Aldo Anfossi, Resumen Latinoamericano, 4 luglio 2024
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG
Articolo originale: Bolivia, “normalidad aparente” llena de desconfianza tras golpe fallido
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ARGENTINA
Non c’è pane, ma c’è il circo
La volgarità politica con cui si comporta lo ha portato ad avere seri problemi anche con Papa Francesco, e la sua fantasia di vedere il comunismo dappertutto a confrontarsi con i presidenti di Colombia e Cile, e l'elenco potrebbe continuare.
Milei si vanta continuamente che “non si vede”, ma sembra che l'attuale presidente abbia una miopia politica nazionale e internazionale che lo porta a guardare la storia in modo sistematicamente decontestualizzato e a vivere di conseguenza la sua illusione.
Ciò che è successo a Javier Milei non ha precedenti in questo nuovo conflitto con il governo spagnolo. Naturalmente va oltre l'ideologico: il suo comportamento irresponsabile, come un adolescente politico, ha urgente bisogno di un limite. È molto difficile fare un’analisi politica di Javier Milei perché non c’è politica nel presidente argentino, ne è completamente carente. Ciò che sicuramente si può fare è un’analisi delle conseguenze politiche che possono danneggiare l’Argentina, a meno che non si creda che questo sia il modo migliore per sedurre il capitale straniero.
Pochi giorni fa aveva incontrato alcuni imprenditori argentini e gli è bastato qualche applauso durante il suo “show” per approdare in Spagna. Infatti, il presidente della Confederazione spagnola delle organizzazioni imprenditoriali, Antonio Garamendi, ha ripudiato gli attacchi di Milei al governo spagnolo e, come se non bastasse, ha ricordato i grandi investimenti delle imprese iberiche in Argentina. Che Milei evidentemente non vede.
Non è ancora riuscito a consolidare alcuna politica in questi più di cinque mesi di amministrazione, ma sogna di diventare un'icona mondiale. Non può guidare né riuscire a convincere i suoi soci al governo sulla Ley Bases, e il suo canale nazionale di qualche mese fa sul patto del 25 maggio non è altro che la conferma di un altro spettacolo, per il quale dovrà cercare un'altra data, o forse sarà il 4 luglio? Non si può vivere di spettacolo in spettacolo quando sempre più il pane manca sulle tavole degli argentini. Il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, ha annunciato che Javier Milei darà uno spettacolo musicale allo stadio Luna Park. Tanto circo e niente pane.
Dobbiamo passare urgentemente dal politico alla politica. Nel politico ci siamo tutti: è il luogo del confronto per il confronto, non ci sono proposte né programmi, prevale l'irrazionale, mentre nella in politica ci sono prudenza, idee, programmi, legittimità e forza politica. Nel novembre dello scorso anno ha concluso la sua campagna presidenziale, non è entrato in carica come presidente, si è imbarcato in una fantastica campagna geopolitica globale che fino ad oggi non ha avuto alcun risultato...
La volgarità politica con cui si comporta lo ha portato ad avere seri problemi con Papa Francesco, e la sua mania di vedere il comunismo dappertutto a confrontarsi con i presidenti di Colombia e Cile, e l'elenco potrebbe continuare. Il nuovo conflitto che ha scatenato con il governo spagnolo non è altro che il prodotto della sua incoscienza: oggi è con il governo spagnolo e domani sarà con un altro governo. La conciliazione tra etica e politica si realizza attraverso la prudenza. La virtù della prudenza che Platone assegnava ai governanti era una virtù eminentemente pratica, che San Tommaso chiamava strutturale o governativa, ed è compresa solo all'interno di quadri razionali, al di fuori dei quali non esiste politica.
Il pubblico ministero della Corte Penale Internazionale ha recentemente chiesto l'emissione di mandati di arresto contro il leader israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa per presunti crimini di guerra e contro l'umanità legati alla guerra di Gaza, bandiere che Milei alza fino a che sarebbe capace di creare un comitato di emergenza per questo conflitto e di non preoccuparsi nemmeno di ciò che accade nella provincia di Misiones con poliziotti, insegnanti ed infermieri che bloccano le strade, una realtà che potrebbe replicarsi anche in altre città a causa delle feroci leggi sulle province: tanto circo e poco pane.
Come ha detto il politologo argentino Jorge Asís: “Come fenomeno Milei è una meraviglia; come presidente un disastro”.
Diego Ramos, 23 maggio 2024
Traduzione a cura di Luigi M. Patria Grande/CIVG
Articolo originale: No hay pan, hay circo
https://www.telesurtv.net/opinion/No-hay-pan-hay-circo-20240523-0006.html
GRANMA (CUBA) / ANALISI / IL NUOVO MONDO MULTIPOLARE
Il mondo multipolare e la fine dell’egemonia statunitense
Con il crollo dell’URSS e la scomparsa del campo socialista nell’Europa dell’Est, le grandi potenze capitaliste videro davanti a loro l’opportunità d’impadronirsi senza opposizione alcuna dei mercati e delle ricchezze del pianeta.
Gli Stati Uniti figuravano come il grande egemone di un mondo unipolare basato su regole imposte da essi stessi, il popolo eletto da Dio, protettore e difensore della legalità, della libertà e della democrazia. In quegli anni, Francis Fukuyama proclamava nel suo libro “La fine della storia e l’ultimo uomo” la vittoria del capitalismo, mentre i “carri armati pensanti” dell’impero creavano nuove strategie di guerra per vincere i loro avversari in tutti «gli angoli oscuri del mondo».
Teorizzarono e misero in pratica due modi di farlo: mediante il potere schiacciante della tecnologia e della forza provocando paura e timore, oppure mediante le guerre asimmetriche. Istituti come l’Albert Einstein, organizzazione fondata da Gene Sharp nel 1983, o il Centre for Applied Nonviolent Action and Strategies (Canvas), dedicati allo studio e alla promozione «dell’azione non violenta» per «democratizzare» il mondo, divennero parte essenziale del nuovo credo.
Intanto, il Progetto per un Nuovo Secolo Americano, documento-bandiera dei neocon per estendere l’impero statunitense, basò i suoi principi sull’uso della «guerra preventiva con carattere globale e permanente».
Per realizzarlo era necessario entrare in nuovi scenari di guerra con una superiorità tecnologica schiacciante, contro Paesi deboli ma “utili” sotto il profilo strategico per gli Stati Uniti.
La dottrina creata da Paul Wolfowitz, che era vice segretario del Dipartimento della Difesa degli USA, continua ad essere di grande importanza e ha tracciato in buona misura la rotta degli avvenimenti attuali nel pianeta.
La tesi del politico yankee pianificava, in sostanza, che Washington dovesse mantenere il suo status di unica super potenza mondiale dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Qualsiasi opposizione alla realizzazione di questo obiettivo sarebbe stata considerata una “minaccia nazionale”. La Dottrina Wolfowitz raccomandava di avvicinare la Nato alle frontiere della Russia, estendendo i suoi eserciti a Est. Senza dubbio, nella loro arroganza non tennero minimamente conto del resto dell’umanità.
La Repubblica Popolare della Cina e la Federazione Russa guidano un gruppo di paesi che pianifica una maniera diversa la costruzione della convivenza tra le nazioni: attraverso la collaborazione, il rispetto, la multipolarità e la pace.
La pratica, d’altra parte, ha dimostrato che gli eserciti imperialisti concepiti per massacrare persone, distruggere città e assaltare popoli inermi, sono incapaci di vincere nei nuovi scenari di guerra. Non hanno avuto il successo sperato neanche le guerre non convenzionali.
Alle vittorie iniziali ottenute in nazioni divise, con dirigenze debilitate per un numero di ragioni storiche, sociali e politiche, seguirono grandi fallimenti e poi governi autenticamente popolari, come in Nicaragua, in Venezuela e a Cuba.
Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 6 giugno 2024
GRANMA (CUBA) / ESTERI / I CONFLITTI NEL MONDO
Mai come in questo momento così tante guerre nel mondo
Sono 59 i conflitti armati in cui sono stati coinvolti vari Stati nell’ultimo anno, mai così tanti da quando nel 1946 si cominciò a contarli.
Secondo uno studio dell’UCDP (Dipartimento di Ricerche sulla Pace e sui Conflitti dell’Università di Uppsala, Svezia, https://ucdp.uu.se/) risultano altre precedenti punte nel 2020 e nel 2022, entrambe di 56 conflitti.
Secondo questo conteggio, riportato da Prensa Latina, è definita guerra un conflitto armato che provochi almeno mille morti in un anno e, secondo questo criterio, emerge che il 2023 è stato uno degli anni più sanguinosi da quando l’UCDP ha cominciato registrare i dati relativi alle vittime dei conflitti, con 154 mila morti.
Prensa Latina riporta che lo studio indica che la maggioranza di questi conflitti avviene in Africa e sottolinea i danni della guerra civile in Sudán, considerata la più letale del 2023, dopo quelle in Ucraina e in Palestina e sottolinea le conseguenze drastiche per i civili.
Lo Stato Islamico noto come Daesh, attivo in 16 Paesi, per il nono anno consecutivo è stato il gruppo che ha causato direttamente più morti tra i civili.
La violenza tra bande ha guadagnato terreno in Paesi come la Francia e la stessa Svezia, ma la maggioranza dei conflitti si realizza in America Latina, e i più sanguinosi si verificano in Messico e in Brasile, legati alla violenza nelle città e alle rotte del narcotraffico.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 6 giugno 2024
GRANMA (CUBA) / ESTERI / PALESTINA
Funzionerà il «piano Biden» per fermare il genocidio di Gaza?
Sino a che il cessate il fuoco sarà solo un piano, le bombe continueranno a cadere su Gaza. Foto: EFE
Le elezioni negli Stati Uniti si terranno tra cinque mesi. Dei due candidati, il repubblicano Donald Trump è sottoposto a giudizio e si aspetta una condanna per il prossimo 11 luglio.
Il democratico Joe Biden è messo agli angoli dalle sue incongruenze in merito all’appoggio alla guerra in Ucraina e all’inazione per cercare di trovare una soluzione di pace in Palestina.
L’ultimo bilancio elettorale di pochi giorni fa ha indicato che l’occupante della Casa Bianca ha mosso le pedine nei suoi scacchi politici e ha presentato una sua cosiddetto roadmap per un cessate le ostilità in Gaza in tre fasi, secondo quanto pubblicatto dal The New York Times.
La prima fase stabilisce che le due parti - israeliani e palestinesi - rispetteranno un cessate il fuoco di sei settimane, periodo nel quale Israele si ritirerà dai principali punti di Gaza e verranno liberati vari ostaggi detenuti dai palestinesi. Poi si permetterà l’entrata nella Striscia fino a 600 camion con aiuti umanitari e il ritorno di migliaia di rifugiati.
Israele e Hamas negozieranno per ottenere una tregua permanente e, nel caso in cui le conversazioni si prolungassero, la prima fase continuerà fino al raggiungimento di un accordo.
Con il cessate il fuoco definitivo, la seconda parte del piano di Biden contempla la ritirata totale di Israele dalla zona, la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani compresi i soldati maschi, e in cambio si metterebbero in libertà altri prigionieri palestinesi.
Nella terza fase della roadmap, Hamas dovrebbe restituire i corpi degli ostaggi morti, si ritirerebbero le macerie e comincerebbe un periodo di ricostruzione da tre a cinque anni, col sostegno degli USA, dell’Europa e delle istituzioni internazionali.
Al margine della realizzazione o no di questo piano per ottenere la pace in Palestina, il 4 giugno l’Esercito sionista ha continuato il massacro così che lo stesso Biden ha riconosciuto in un’intervista pubblicata sulla rivista Time che «Netanyahu prolunga la guerra a Gaza per mantenersi al potere».
Da qualsiasi origine provenga e chiunque sia a proporla, la situazione è tanto disperata che s’impone una domanda: funzionerà questa roadmap affinché finiscano di morire tante persone?
Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 4 giugno 2024
RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / USA, EMBARGO E MEDICINA
Il sanguinoso costo del blocco statunitense contro Cuba
Foto di Yaimi Ravelo, Resumen Latinoamericano
Un recente annuncio della Discovery Therapeutics Caribe LLC di Cleveland, alleggerisce una delle principali paure che accompagnano la diagnosi di diabete: quella dell'amputazione. Il gruppo di difesa Diabetes.org rivela che la paura è giustificata: “Ogni 3 minuti e 30 secondi negli Stati Uniti viene amputato un arto a causa del diabete. Le amputazioni sono in aumento: ogni anno 154.000 persone con diabete subiscono amputazioni”.
Il 10 aprile, la Federal Food and Drug Administration ha dato il via libera allo studio di Fase 3 sull’Heberprot-P, un farmaco cubano sviluppato dal Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologia (CIGB) che ha dimostrato di ridurre l’amputazione diabetica di oltre il 70%. Sebbene Heberprot-P® sia attualmente disponibile per i pazienti di ventisei paesi e abbia ricevuto l'approvazione normativa originale cubana nel giugno 2006, questa è la prima volta che verrà studiato su pazienti americani affetti da ulcere del piede diabetico.
Perché c'è voluto così tanto tempo? Il fatto che gli Stati Uniti non abbiano normalizzato le loro relazioni con la Repubblica di Cuba costringe anche le iniziative sanitarie urgenti come questa a farsi strada attraverso un’intricata trama di leggi, regolamenti e ordini esecutivi che si applicano solo nei confronti di Cuba. Oltre alla crudele designazione di Cuba come “Stato sponsor del terrorismo” da parte del Dipartimento di Stato nel 2021, queste misure sono intese esclusivamente a creare difficoltà insopportabili per il popolo cubano utilizzando il potere del dollaro. Nelle parole del famigerato memorandum del Dipartimento di Stato di Lester Mallory del 6 aprile 1960, “tutti i mezzi possibili devono essere prontamente intrapresi per indebolire la vita economica di Cuba, una linea d’azione che, seppure apparentemente discreta, fa di tutto per negare a Cuba denaro e forniture, per diminuire i salari monetari e reali, per provocare la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo”.
La via socialista di Cuba allo sviluppo cooperativo del potenziale umano ha permesso progressi farmaceutici riconosciuti a livello internazionale come Heberprot-P, il vaccino per il cancro al polmone in fase avanzata Cimavax e molto altro ancora. Pur senza la normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba, le comunità e le famiglie cubane negli Stati Uniti potrebbero avere aiutato a compiere alcuni passi avanti in direzione di un Memorandum d’Intesa del 2016 tra il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti e il Ministero della Salute Pubblica di Cuba, ma l’amministrazione ha fatto marcia indietro.
Il 17 maggio, il presidente di Discovery Therapeutics Caribe, il dottor Lee Weingart, ha spiegato a Prensa Latina come sono stati superati questi ostacoli: “Potremmo operare sotto la protezione di un’eccezione al bloqueo che permetta progetti congiunti di ricerca medica a cui partecipare con le organizzazioni cubane, quindi abbiamo approfittato di questa disposizione per portare avanti questo progetto”.
Anche il settore della cura del diabete è in crescita, spiega l’articolo di Medtech.citeline.com:“Allarmante aumento del diabete in diversi Stati: secondo alcune stime raggiungerà i 30 miliardi di dollari nel 2030 dai 18 miliardi di dollari del 2022, è fondamentale che i produttori continuino creando dispositivi e prodotti innovativi per trattare e controllare la malattia”. L'Heberprot-P di Cuba risponde a questa esigenza.
Weingart ha annunciato che questa terapia unica dovrebbe essere disponibile negli Stati Uniti nel 2028. Citato su Prensa Latina il 17 maggio, ha affermato che “38,4 milioni di cittadini statunitensi hanno il diabete, 1,6 milioni dei quali svilupperanno ogni anno un'ulcera al piede diabetico, 160.000 subiranno un’amputazione e 80.000 di loro moriranno nei prossimi cinque anni, quindi se si segue il ciclo, 80.000 persone muoiono ogni anno per le complicazioni di un'ulcera del piede diabetico che diventa l'ottava causa di morte negli Stati Uniti, più mortale di alcuni tipi di cancro”.
Il dottor Charles Zelen, presidente del Professional Education & Research Institute (PERI), un’organizzazione internazionale di ricerca clinica, ha notato l’impatto sproporzionato sulle comunità afroamericane, in cui “i beneficiari di Medicare hanno quasi il doppio delle probabilità di subire un’amputazione degli arti inferiori nel giro di un anno dopo la diagnosi di DFU rispetto a un bianco non ispanico”. La National Medical Association, la voce collettiva dei medici afroamericani, nota sul suo sito web: “I pazienti afroamericani hanno maggiori probabilità rispetto ai pazienti bianchi di avere il diabete. Il rischio di diabete è più alto del 77% tra gli afroamericani rispetto ai bianchi americani non ispanici. È allarmante che quasi la metà dei pazienti sottoposti ad amputazione degli arti inferiori correlata alla DFU non sopravviva più di cinque anni. Tra i veterani statunitensi, la prognosi è ancora più desolante, dove la sopravvivenza oltre i due anni è rara per i pazienti che sviluppano cancrena” (30 aprile, comunicato stampa DTC).
La data di commercializzazione prevista negli Stati Uniti per il 2028, sarà ventidue anni dopo l'approvazione di Heberprot-P per salvare arti e vite umane, avvenuta nel 2006. Al ritmo di 160.000 amputazioni all'anno citato da Weingart, negare il potenziale tasso di guarigione del 70% ha portato a circa 2,5 milioni di amputazioni non necessarie negli Stati Uniti nel corso di questi decenni.
Sottolineare questo fatto come possibile leva per penetrare nel blocco economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti a beneficio di Cuba e dei diabetici negli Stati Uniti potrebbe essere proficuo, ma non è una soluzione. La normalizzazione delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba inizia con la cancellazione di Cuba dalla lista degli Stati patrocinatori del terrorismo, cosa che richiede solo che il Presidente invii una notifica al Congresso. Per ulteriori informazioni, consultare ACERE.org e la brochure esplicativa.
Cuba ospiterà il VII Congresso Internazionale sulla Gestione Integrale delle Ulcere e delle Ferite Complesse dal 1° al 5 settembre 2024 a Varadero. Spargi la voce ai professionisti medici e ai ricercatori!
Cheryl LaBash*. Resumen Latinoamericano, 25 giugno 2024
(*) co-presidente della Red Nacional sobre Cuba negli Stati Uniti.
Articolo originale: El sangriento costo del bloqueo estadounidense a Cuba
Traduzione a cura di Luigi M., Patria Grande/CIVG