Dalla Storia di Miguel alla Corsa di Miguel - Parte terza. La Carrera de Miguel

11 aprile 2024

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Terza puntata della storia della Corsa di Miguel raccontata da Carla Gagliardini con l'aiuto dell'ideatore della manifestazione il giornalista de La Gazzetta dello Sport Valerio Piccioni. 

 

Ai link potete trovare i primi due articoli:

 

Dalla Storia di Miguel alla Corsa di Miguel - Parte prima

 

Dalla Storia di Miguel alla Corsa di Miguel - Parte seconda : l'ideazione dell'evento sportivo

 

oggi ci trasferiamo in Argentina dove tutto ebbe inizio, nel modo, purtroppo più tragico. 

"El terror y la gloria” è, come abbiamo detto nel precedente articolo, il libro scoperto da Valerio Piccioni in una libreria di Buenos Aires e che farà nascere in lui la curiosità di approfondire la conoscenza del desaparecido Miguel Benancio Sanchez. Il libro esce nel 1998 quando l’esperienza presidenziale di Carlos Saùl Menem sta ormai andando verso la sua conclusione, in un periodo in cui in Argentina non è facile parlare dei desaparecidos e delle desaparecidas. Si tratta di una presidenza, quella di Menem, che ancora non fa i conti con la storia del Paese, con gli anni bui della dittatura.

 

L’Argentina infatti per circa vent’anni dalla fine di quel periodo di ferrea repressione, avvenuta nel dicembre del 1983, ha avuto un rapporto con la democrazia controverso. Come dice Valerio Piccioni “i desaparecidos erano ricordati prevalentemente dalle loro famiglie e da qualche quotidiano, come Pagina/12. Era come una specie di libro che non bisognava tirare giù dallo scaffale perchè c’era una certa paura, c’era il fiato, il respiro di quell’orrore”.

 

All’inizio degli anni 2000 le cose però cambiano. Dopo il primo periodo in cui l’instabilità del Paese è plasticamente raffigurata dal susseguirsi di quattro presidenti in meno di quattro anni, nel 2003 vince le elezioni Néstor Kirchner che dà ordine di aprire gli archivi e i dossier del tempo della dittatura. Le Madri di Plaza de Mayo trovano finalmente lo spazio che meritano per il loro desiderio di giustizia e la voglia di sapere a quale destino siano andati incontro i loro figli e le loro figlie, fatti sparire in quegli anni feroci.

 

Kirchner fa approvare una legge che revoca amnistia e indulto agli autori dei crimini della dittatura che si trovano così a dover affrontare i processi da cui erano riusciti a scampare fino ad allora. Storica è la condanna arrivata molti anni dopo, nel 2017, per 48 di loro che avevano partecipato alle torture più terribili inflitte a tanti giovani ragazzi e ragazze, sequestrati e trasportati nella prigione clandestina dell’ESMA (Escuela Mecànica de la Armada), mai più ritornati a casa. Per alcuni di loro il destino è stato “il volo della morte” corpi ormai morti o sotto l’effetto di droghe somministrate dagli aguzzini, denudati e poi lanciati nel mare da aeroplani o elicotteri non registrati.

 

Prima che si arrivi alla presa di coscienza collettiva di una storia repressa nel silenzio che invece deve essere raccontata, è Elvira, la sorella di Miguel, a rompere con l’oblio nel quale tante vite sono state ricacciate. Nel 1998 Elvira incontra due giornalisti de El Clarìn, Victor Pochat e Ariel Scher, che scrivono un articolo su suo fratello, portando a galla le violenze di un periodo che costa ricordare perché fa riemergere dolori e lutti. Elvira si abbandona al racconto di Miguel e i ricordi sono così vivi e lucidi che permettono di rompere un silenzio protrattosi troppo a lungo.

 

Ecco dunque che torna al pubblico Miguel con la sua storia, fino ad allora rimasta un dolore familiare non condiviso. Così, raccogliendo il testimone da Roma, nel 2001 nasce a Buenos Aires la Carrera de Miguel, che con gli anni ha superato i confini della capitale argentina. La Carrera de Miguel si corre dunque anche a Berazategui (quartiere di Buenos Aires dove viveva Miguel), Tucumàn (la regione dove è nato Miguel), Necochea (famosa per i "voli della morte"), Cordoba e Santa Fe. Anche in Argentina la manifestazione è contornata da eventi di vario tipo che, attraverso il ricordo di Miguel, mirano a partecipare alla costruzione di un’idea di società che rifiuti la violenza, il razzismo e persegua la giustizia sociale.

 

La Carrera de Miguel non è la fotocopia de La corsa di Miguel perché, seppure esistano delle similitudini, vi sono elementi che le contraddistinguono. La più forte differenza si incontra nella dipendenza che la manifestazione argentina ha dai contributi pubblici, non appoggiandosi, come invece avviene in Italia, su una società sportiva e su un gruppo consolidato di lavoro. In alcuni momenti tale dipendenza è stata molto forte e ha messo a rischio la Carrera perché è evidente che se un governo nega o quantomeno riduce il peso che la dittatura ha avuto nella storia del Paese, con il suo carico di vite umane scomparse o eliminate, allora farà di tutto per non supportare l’evento. Diventa più complesso così poter organizzare una manifestazione tanto grande e tanto importante che combatte quella narrazione e che vuole restituire all’Argentina e al mondo la storia di quegli anni, perché possa rimanere nella memoria umana e ne scongiuri il ripetersi.

 

La corsa si svolge nella domenica più vicina al 24 marzo, giorno del colpo di stato. Da qualche anno ha trovato il suo luogo di partenza nel quartiere Núñez presso El Centro Nacional de Alto Rendimiento Deportivo, situato in Calle Miguel Benancio Sanchez. La Carrera si corre sotto lo slogan “La meta è non dimenticare”.

 

In Argentina, la Carrera de Miguel è una sorta di marchio perché ha raggiunto notorietà, grazie anche alla legge 26.990, approvata il 17 settembre 2014, che istituisce l’8 gennaio, quando Miguel viene sequestrato, come “il giorno nazionale della memoria nello sport, in commemorazione dell’atleta Miguel Sanchez, desaparecido nel 1978 durante l’ultima dittatura civico-militare”. All’art.2 viene stabilito che nel calendario sportivo deve essere inclusa una prova di podismo, denominata “Carrera de Miguel”.

 

In Argentina l’organizzazione della manifestazione è più a macchia d’olio e ogni luogo ha la sua peculiarità. Ad ottobre ad esempio si svolgono diverse iniziative nella scuola media n.7 Ernesto Guevara, nella municipalità di Berazategui, dove viveva Miguel, nel cono urbano sud della capitale, la parte più povera della metropoli, grazie a un gruppo di docenti e professori, storicamente impegnati nel ricordo di Miguel. Ad una di queste iniziative, nel 2011, ha partecipato il cubano Javier Sotomayor, il più grande saltatore in alto di tutti i tempi, che ha visitato la scuola e si è fatto fotografare vicino al monumento dedicato a Miguel, al fianco di Elvira.

 

Miguel è il primo sportivo desaparecido che viene alla luce. Si pensava fosse l’unico e invece ce ne sono stati molti altri che, con il tempo, sono emersi dall’oblio.

 

Nel tempo in cui il macabro archivio della dittatura viene reso pubblico, le persone che fino ad allora erano state molto caute, iniziano a chiamare Piccioni e Elvira. La paura lascia spazio alla parola e per circa dodici anni inizia un processo di presa di coscienza che attraversa tutta la società. Poi però le posizioni di chi vorrebbe, ancora una volta, respingere nell’oblio quelle pagine di storia si fanno avanti con la presidenza di Mauricio Macri, alleato delle classi alte e privilegiate, che rimescola le carte mettendo sullo stesso piano i carnefici e le vittime, cancellando le differenze che passano tra gli ideatori e gli esecutori della dittatura e gli oppositori politici, con una lettura di quei fatti che Piccioni chiama “del doppio demonio”, ossia desaparecidos e aguzzini tutti sullo stesso piano in nome di una violenza che sconvolgeva l’Argentina e di cui la dittatura è stata la risposta, con il suo carico di desaparecidos e desaparecidas. Un pari e patta, insomma, che banalizza l’accaduto. Dice Piccioni che “in questo modo si accetta la repressione feroce che ha attraversato tanti aspetti della società, messa sotto scacco dal terrore. Queste forze si combinano con l’attuale destra ultraliberista che si è riorganizzata, che vuole lo Stato fuori da tutto, che preme per una totale privatizzazione, con l’idea che i ricchi hanno un privilegio sociale e che questo è un loro bene da difendere”.

 

Un messaggio che è l’esatto contrario di quello che sia La corsa di Miguel che la Carrera de Miguel stanno provando a diffondere in Italia e in Argentina da un quarto di secolo, portando sulle gambe dei podisti professionisti e amatoriali un pensiero che non si possa astenere dal costruire una società di pace, uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale che, a ben vedere, è la via maestra che ci indica la Costituzione italiana.

 


Foto Tiempo Argentino    da  biocorrendo    -    
www.lacorsadimiguel.it