Domenica 29 Ottobre: una giornata di approfondimento e di lotta contro gli incidenti sul lavoro e nel territorio

 

Domenica 29 ottobre 2023, presso la sede nazionale sita a Milano del sindacato Sol Cobas, si è tenuta una conferenza dibattito dal titolo “lavorare per non morire” sul tema della salute, sicurezza e repressione sul lavoro. L'iniziativa doveva tenersi il giorno prima, ma è stata posticipata per permettere a tutti di partecipare alle mobilitazioni di protesta contro l'eccidio di stampo nazista ad opera dell'entità criminale sionista di israele.

Il tema trattato: le morti sul lavoro e le stragi impunite che, nel nostro agognato paese, sono innumerevoli: dissesto idrogeologico, terremoti, bombe, Rigopiano, Vajont, Moby Prince, Ustica, Viareggio, Pioltello, Crevalcore ecc... Cos'hanno in comune queste stragi? Che sono impunite! O peggio: spesso i lavoratori più combattivi, o la cittadinanza attiva, si vedono perseguitati dalle aziende tramite licenziamenti, oppure da una magistratura che difende le logiche del profitto spesso condannando pure a pagare le spese processuali i comitati, i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, i lavoratori, organizzati in sigle sindacali o meno, che si costituiscono parte civile. Certo, ad ogni campagna elettorale si straparla di legge, giustizia e ordine... tradotto in italiano: bastonate ai ceti popolari! Dopo ogni disastro la solita autorità che proclama la solita litania e le solite promesse di nuove leggi che puniscano più severamente i responsabili...(sic)

Nel frattempo... coloro che denunciano, lottano e solidarizzano con le vittime subiscono durissime ritorsioni già a livello aziendale. E' il caso di Riccardo Antonini, ferroviere viareggino che, a seguito della strage avvenuta nella sua città il 29 Giugno 2009 causata dal deragliamento di un treno cisterna contenente GPL che ha causato un' esplosione provocando 32 morti e un centinaio di feriti (anche invalidi permanenti), si è messo a disposizione dei familiari per ottenere verità e giustizia. L'azienda per cui lavorava, quindi, lo ha licenziato adducendo il fatto che il dipendente fosse venuto meno al patto di fedeltà con l'azienda rendendosi oggettivamente antagonista. La sua grave colpa è stata quella di fare da consulente nell'incidente probatorio per un anziano parente di una delle 32 vittime e l'aver contestato, assieme ai superstiti e ai familiari delle vittime del 29 giugno 2009, l'ex amministratore delegato Moretti durante una manifestazione a Genova. Naturalmente a Rfi, di cui Antonini era dipendente, non andava a genio il fatto che i suoi dipendenti solidarizzassero con chi aveva pagato con la vita lo stato di incuria totale delle ferrovie italiane (viene meno il rapporto fiduciario secondo loro...) facendo emergere che non fosse uno spiacevole fatto episodico e fortuito, bensì una inevitabile conseguenza dovuta alle sciagurate politiche aziendali volte al massimo profitto. Come Dante De Angelis, anche lui licenziato, Riccardo Antonini denunciava le pesanti lacune normative e tecniche presenti e segnalate, ma su cui mai si era posto rimedio.

Ciononostante la lotta è andata avanti con la presenza massiccia durante le udienze, promuovendo la cosiddetta “legge Viareggio” che stanzi risarcimenti più consistenti a favore delle vittime di stragi le quali si trovano gravemente colpite anche economicamente dal danno subito e con campagne firme per le dimissioni di Moretti.

Il prossimo 4 dicembre vi sarà dopo 14 anni, il quinto grado (cassazione bis) del processo della strage ferroviaria, intanto i reati di incendio colposo e lesioni colpose plurime gravi e gravissime sono caduti in prescrizione. Restano in piedi le accuse di omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario.

La lotta portata avanti non si limita solo a questo. Non si tratta di fare solo le pur sacrosante rivendicazioni a seguito di ogni singola strage, non basta più Si tratta di fare i primi passi per coordinare tutti gli organismi, i familiari delle vittime, i delegati sindacali, i lavoratori che lottano per la salute, la sicurezza e contro la repressione sui luoghi di lavoro e nel territorio.

In questa direzione è andata la mobilitazione che si è tenuta il 12 ottobre 2023 a Bologna (città ferita dalla strage fascista del 2 agosto 1980, dalla strage ferroviaria di Crevalcore del 07/01/2005 e da quella di Casalecchio di Reno del 06/12/1990) contro le numerose stragi impunite, contro la repressione nei confronti di chi lotta e denuncia per difendere la memoria, promuovere la solidarietà e ottenere giustizia.

La mobilitazione si è tenuta prima davanti al tribunale e poi davanti al museo della memoria della strage di Ustica, ha visto la partecipazione di varie sigle del sindacalismo di base (SGB, Cub, Sol Cobas, area di opposizione della CGIL), del Coordinamento Macchinisti cargo, Coordinamento lavoratori autoconvocati assieme ai familiari della strage di Viareggio e della Torre Piloti di Genova.

A seguire vi è stato l'intervento di Andrea Paolini, portavoce del Coordinamento Macchinisti Cargo, nato per dare voce a tutti i lavoratori, senza distinzione di appartenenza sindacale, per renderli partecipi e attivi sui temi della sicurezza e delle condizioni di lavoro. Ci ha riferito dei numerosi scioperi che la categoria ha fatto per (ri)ottenere i due macchinisti alla guida dei treni, per ottenere la sicurezza negli scali e negli impianti, per il diritto al pasto e al riposo. I turni arrivano anche a superare le tredici ore, specie se vi sono ritardi imputabili allo stato e alla mala organizzazione della rete. Anche loro hanno saldato un legame con i familiari delle vittime al fine di ottenere miglioramenti sensibili in materia di sicurezza, mentre vi sono difficoltà a coordinarsi coi macchinisti del trasporto civile e con gli operai delle officine poiché questi, spesso, appartengono a piccoli vettori privati o a piccole ditte in appalto, per cui la frammentazione crea enormi squilibri di fronte agli attacchi padronali e difficoltà nel lottare assieme.

Altra testimonianza importante ci è giunta dalla lotta BRT di Cesena, condotta dai lavoratori del SOL Cobas, ove vi sono le solite situazioni di precariato eterno a tutto vantaggio, non solo delle aziende della logistica, ma anche delle agenzie interinali, che danneggiano i lavoratori che sono sempre sotto ricatto. Tuttavia da Cesena c'è arrivata una storia di lotta che ha pagato, nonostante la repressione ai danni degli operai sfociata in pestaggi ai cancelli della fabbrica e licenziamenti solo perché questi rivendicavano la lavorazione massima di nove pacchi al minuto, come previsto dai limiti tabellari di categoria, al fine di evitare infortuni gravi allo scheletro e all'apparato muscolare. In questo caso il licenziamento è stato revocato perché il giudice ha preso visione del fatto che quanto si rivendicava era in linea colla normativa.