Notiziario Patria Grande - Agosto 2023

 

 

NOTIZIARIO AGOSTO 2023

 

 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / GUATEMALA

Guatemala. Bernardo Arévalo: "Questa vittoria è del popolo e uniti lotteremo contro la corruzione"

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / GUATEMALA

Guatemala. Cospirazione per assassinare Bernardo Arévalo: il Plan Colosio e la risoluzione della CIDH

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / HONDURAS

Decine di migliaia di manifestanti a sostegno del governo di Xiomara Castro contro il golpe. L'elezione del procuratore generale agita le acque

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / ECUADOR

Ecuador. Rafael Correa: il prima e il dopo della politica ecuadoriana

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / ECUADOR

Ecuador. Due modelli a confronto

 

HISPAN TV / ANALISI / INGERENZA STATUNITENSE NEL MONDO

Dal Pakistan al Perù, gli USA tentano colpi di Stato

 

CARIBBEAN EMPOWERMENT / ESTERI / COMUNITA’ DEGLI STATI CARAIBICI

CARICOM, cinquant’anni di cooperazione regionale

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRICS

Cuba punta al Vertice dei BRICS per potenziare le sinergie tra le regioni

 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / LA “DE-COMUNISTIZZAZIONE”

I processi di “decomunistizzazione”, da Lenin a Darth Vader

 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / GUATEMALA

Guatemala. Bernardo Arévalo: "Questa vittoria è del popolo e uniti lotteremo contro la corruzione"

di Sergio Morales Rodas, 21 agosto 2023

 

Il binomio eletto del Movimiento Semilla, al termine della loro prima conferenza stampa

in qualità di nuove autorità elette. (Foto Prensa Libre: Esvin García)

 

Con quasi il 100% delle schede elettorali scrutinate, il candidato del Movimiento Semilla è diventato il nuovo presidente del Guatemala. 

Indossando un abito formale, una sua costante nel corso di quasi tutto il processo elettorale, Bernardo Arévalo de Leòn, presidente eletto la notte di questo 20 agosto, si è impegnato a lottare contro la corruzione, quando assumerà la Presidenza della Repubblica il 14 gennaio 2024. 

Insieme alla sua compagna di competizione elettorale ed ora vicepresidente eletta, Karin Herrera, Arévalo ha offerto una conferenza stampa in un hotel della capitale, in cui ha definito la vittoria come un "basta con tanta corruzione".

Arévalo de Leòn, 64 anni, sociologo di professione, figlio dell'ex presidente Juan José Arévalo Bermejo (1945-1951), ha ringraziato tutti i guatemaltechi che sono andati votare e han dato loro la vittoria, accettata con "molta umiltà". 

"Partecipare è un atto di difesa della democrazia e in questo momento ha significato un atto di coraggio", ha affermato. 

Il mandatario virtualmente eletto che, oltretutto, è divenuto anche il più votato nella storia del Guatemala, ha garantito che faranno un governo "per tutti, senza distinzione alcuna" e che lotterà per i diritti anche di coloro che hanno votato ma non per loro. 

“Faremo un governo che si prenda cura di tutte le persone, senza distinzioni, e per garantire che le istituzioni si meritino la loro fiducia", ha aggiunto. 

"Grazie popolo del Guatemala. Questo trionfo non è nostro, è di voi che ci avete appoggiato durante questo percorso elettorale. Questa vittoria è del popolo ed ora uniti, come popolo, lotteremo contro la corruzione", ha espresso il mandatario, il cui principale tema elettorale è stato proprio la lotta contro la corruzione. 

Ha aggiunto che la corruzione è un fenomeno che ha penetrato la società e ha cooptato gli spazi, pertanto il compito del suo governo sarà "recuperare quegli spazi". 

Interrogato sull'ideologia del suo partito, ha risposto di essere "assolutamente convinto che non c'è democrazia senza giustizia sociale, né giustizia sociale senza democrazia" e che i popoli devono essere diretti da autorità che risultino elette in processi democratici liberi ed aperti.

 

Chiamate

Arévalo ha sottolineato che nelle prime ore in cui la vittoria si vedeva sempre più consolidata dai risultati preliminari, aveva già ricevuto le telefonate di tre presidenti, uno di essi Alejandro Giammattei, con cui concordò di avviare il processo di transizione un giorno dopo che la Corte Suprema Elettorale (TSE) avesse ufficializzato i risultati. 

Inoltre, ricevette anche telefonate dal presidente di El Salvador, Nayib Bukele, e Messico, Andrés Manuel López Obrador, coi quali parlò della necessità di lavorare ad agende comuni e di esaminare forme di collaborazione.

 

L'obelisco 

Arévalo ha sottolineato altresì le celebrazioni "spontanee" di simpatizzanti presso l'Obelisco e nella Piazza della Costituzione, le quali - ha assicurato - “non sono state convocate da nessuno. Non ci sono bandiere del partito perché è una celebrazione del popolo", ha dichiarato. 

 

 

Sebbene abbia declinato l’invito a presenziare in alcuni di questi luoghi, ha annunciato che nei prossimi giorni avverrà una convocazione per celebrare la vittoria.

A dimostrazione dell’impegno per l'unità nazionale, ha rimarcato che sul suo abito e su quello di Karin Herrera, non portavano più il simbolo del Partito Semilla, bensì la bandiera del Guatemala. 

Arévalo ha anche parlato delle eventuali azioni che potrebbe affrontare il partito, indagato da parte della Procura Speciale contro l'Impunità (Feci) per un presunto caso di falsificazione di firme per costituirsi come organizzazione politica. 

Ha affermato di sperare che la vittoria schiacciante sia sufficiente a far cessare i tentativi di mandare a rotoli il processo elettorale. "Il popolo si è espresso in modo contundente, se no, che vadano a interpellare quelli che stanno festeggiando, là fuori".

 

Vicepresidenza 

Dal canto suo, la vicepresidente eletta ha segnalato che la tutela della correttezza delle elezioni è stata il risultato dell’impegno di migliaia di guatemaltechi, che hanno integrato il personale incaricato dei seggi elettorali e quello degli osservatori nazionali ed internazionali. 

Ha assicurato che la Vicepresidenza a partire da gennaio 2024 “si farà sentire" lavorando negli enti quali la Segreteria Nazionale di Scienza e Tecnologia o la Segreteria contro la Violenza Sessuale, Sfruttamento e Tratta delle Persone (SVET).

 

Gli impegni di Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala

Il presidente eletto assicura che governerà per la maggioranza, rispetterà e promuoverà le libertà e lo Stato di Diritto. In un esercizio giornalistico di questa casa editrice - Prensa Libre - (*), durante le interviste ai candidati alla presidenza al primo turno, venne chiesto loro di firmare per iscritto un impegno verso i guatemaltechi.

 


Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala. (Foto Prensa Libre: AFP)

 

Il 25 maggio 2023, il presidente eletto ieri sera per il Movimiento Semilla, Bernardo Arévalo, accettò tale dinamica. In calce all’articolo riproduciamo il documento con la sua firma.

Oltre agli impegni riportati nell'immagine, gli fu chiesto quali sarebbero state le sue prime azioni nel caso fosse stato eletto presidente. Rispose così:

Primo: correggere gli spropositi dello stipendio presidenziale; ridurlo in modo sostanziale. 

Secondo: indire una prima riunione di gabinetto per tradurre il piano di governo in mete chiare da raggiungere nei primi cento giorni. 

Terzo: ritornare nei luoghi geografici chiave del Paese, per continuare ad ascoltare la popolazione e costruire con loro il futuro. 

Oltre alle sue promesse elettorali, Arévalo si impegnò a servire i cittadini.

 

(*) https://www.prensalibre.com/guatemala/elecciones-generales-guatemala-2023/los-compromisos-de-bernardo-arevalo-el-presidente-electo-de-guatemala-breaking/

 

Fonte:  https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/08/21/guatemala-bernardo-arevalo-esta-victoria-es-del-pueblo-y-unidos-lucharemos-contra-la-corrupcion/

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande - CIVG

 


 

 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / GUATEMALA

Guatemala. Cospirazione per assassinare Bernardo Arévalo: il Plan Colosio e la risoluzione della CIDH 

 

  

(Foto Prensa Libre: EFE)

 

Bernardo Arévalo de Leòn e Karin Herrera sono stati eletti presidente e vicepresidente del Guatemala al secondo turno elettorale il 20 agosto scorso. 

Ora la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha rivelato l'esistenza di una cospirazione per assassinare il presidente, denominata “Plan Colosio". Questo giovedì 24 agosto ha pertanto accordato ad entrambi le misure cautelari.

In una risoluzione ha chiesto allo Stato del Guatemala di prendere le "misure necessarie per proteggere il diritto alla vita e all’integrità personale" di Arévalo ed Herrera, perché ambedue si trovano in una situazione di gravità ed urgenza". 

Nel documento, la CIDH ha segnalato di essere stata informata che Arévalo fu oggetto di "appostamenti, pedinamenti, campagne di diffamazione e minacce di morte" che si sono intensificate "dopo le votazioni del primo turno del 25 giugno 2023", quando si piazzò al secondo posto e passò al ballottaggio con la candidata della UNE, Sandra Torres. 

Tra queste denunce vi sono due probabili piani per attentare alla vita di Arévalo. 

Uno di questi piani, di cui venne informata la sua squadra di sicurezza prima del secondo turno elettorale, è denominato "Plan Colosio" in riferimento all'assassinio del candidato del PRI in Messico nel 1994, e conta sulla "partecipazione di guardie statali e agenti privati".

L’altro piano, di cui informò Arévalo il Pubblico Ministero stesso la mattina del 21 agosto, è probabilmente relazionato con le "strutture criminali delle pandillas". 

Sintesi da Resumen Latinoamericano, 24 agosto 2023

A cura di Adelina B., Patria Grande – CIVG

 

Articolo originale:

https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/08/24/guatemala-plan-colosio-la-conspiracion-para-asesinar-a-bernardo-arevalo-que-se-menciona-en-resolucion-de-la-cidh/

 


 

RESUMEN LATINOAMERICANO (CUBA) / ESTERI / HONDURAS

Decine di migliaia di manifestanti a sostegno del governo di Xiomara Castro contro il golpe. L'elezione del procuratore generale agita le acque

Redazione, 29 agosto 2023

 

Di fronte alla minaccia golpista che cerca di impedire l'elezione di un Procuratore Generale indipendente che porti davanti alla giustizia i corrotti, i narcotrafficanti e i golpisti dell'Honduras, il 29 agosto la Presidente Xiomara Castro ha chiamato il popolo a una mobilitazione pacifica e popolare a Tegucigalpa. Si è trattato di una massiccia e storica dimostrazione di forza a sostegno del Progetto di Rifondazione. Il Capo dello Stato ha già il sostegno delle Forze Armate che denunciano quei militari che ancora una volta cospirano contro lo Stato di diritto.

 

https://www.youtube.com/watch?v=0SaNaFBTyaM&t=1s

 

Per quanto riguarda l'elezione del procuratore generale, il partito di destra Salvador dell'Honduras promuove Marcio Cabañas, mentre il partito LIBRE appoggia Joel Zelaya. La sessione parlamentare che si occupa della questione ha sospeso la seduta e la discussione riprenderà questo mercoledì pomeriggio.

Per strada, i manifestanti hanno sentito la voce di Xiomara che sottolineava che c'è ancora una possibilità di accordo e che questa dovrebbe essere la via d'uscita dal conflitto.

 


La Presidente Xiomara Castro ha denunciato una cospirazione contro il suo governo

 

Migliaia di honduregni hanno tenuto martedì una manifestazione, indetta dalla presidente Xiomara Castro, in difesa della democrazia e della giustizia, a sostegno del governo e per chiedere l'elezione di un nuovo procuratore generale.

La presidente era presente all'evento a Tegucigalpa (capitale), dove ha sottolineato che è necessario mantenere l'unità per evitare il ripetersi di colpi di Stato nel Paese.

 

https://www.youtube.com/watch?v=NhKf65YwEjo

 

"Dobbiamo rimanere uniti, organizzati, mobilitati, all'avanguardia e in resistenza, affinché in Honduras non ci siano più colpi di Stato, né narco-dittatori, né saccheggi", ha dichiarato, denunciando l'esistenza di una cospirazione contro il suo governo.

"Nonostante i nostri sforzi per raggiungere la pace nella Repubblica e la convivenza tra i cittadini, nonostante la mia immensa tolleranza, nonostante abbia sopportato insulti immeritati contro il mio status di donna, leader e presidente della Repubblica, sono costretta a denunciare davanti al mondo la cospirazione organizzata dalle mafie e dalle élite del crimine organizzato con la struttura del narcotraffico per rovesciare il mio governo", ha detto.

 

https://www.youtube.com/watch?v=RxotnoQffpE

 

Inoltre, il capo di Stato ha ribadito di voler vivere in una democrazia, senza criminalità organizzata, con un sistema fiscale equo "in cui tutti paghiamo le tasse in base alle nostre possibilità e ai nostri bisogni".

"Vogliamo uno Stato trasparente, senza la corruzione dei partenariati pubblico-privati. Uno Stato di diritto forte, dove si combattano corruzione, esoneri illegali e riciclaggio di denaro", ha aggiunto.

 

https://www.youtube.com/watch?v=p7cIGDq93kc

 


Xiomara Castro con Manuel Zelaya durante la manifestazione

 

La Presidente honduregna ha inoltre espresso il suo orgoglio per il governo e per i progressi del progetto di rifondazione nazionale.

"Sono convinta che sia stata la decisione giusta quella di chiamare voi (la popolazione) ad essere presenti, accompagnandoci in questo momento storico in cui abbiamo bisogno dell'unità popolare in difesa dei nostri diritti", ha dichiarato.

La Presidente Castro ha inoltre affermato che la lotta frontale del suo governo contro la corruzione "non verrà fermata da nessuno".

Da parte sua, il corrispondente di TeleSUR Karim Duarte ha spiegato che la popolazione si è mobilitata anche per chiedere che i membri del Congresso nazionale "raggiungano un consenso e possano così eleggere il procuratore generale e il suo vice in questa giornata".

Duarte ha spiegato che con la fine di questo mese di agosto, il mandato di Óscar Chinchilla giungerà al termine, poiché il mandato del procuratore ha una durata di cinque anni.

 

Articolo originale: Contra el golpismo, decenas de miles de manifestantes respaldan al gobierno de Xiomara Castro / La elección del Fiscal General agita las aguas

 

https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/08/29/honduras-contra-el-golpismo-decenas-de-miles-de-manifestantes-respaldan-al-gobierno-de-xiomara-castro/

 


 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / ECUADOR

Ecuador. Rafael Correa: il prima e il dopo della politica ecuadoriana

 

 

Da quando giunse al potere, Correa è diventato il grande interprete della politica ecuadoriana, la Revolución Ciudadana da lui guidata rappresentò uno spartiacque per il Paese. 

15 gennaio 2007: l'Ecuador entra in una nuova era politica con l'arrivo di Rafael Correa e di Revolución Ciudadana al potere. 

Il nuovo presidente si unisce al blocco bolivariano ed installa un inusuale paradigma di sovranità nei suoi discorsi e nella sua gestione. 

Una delle prime e inedite misure fu decretare una revisione contabile del debito estero. Lo studio riportò irregolarità di varia natura ed un accordo successivo coi creditori ridusse drasticamente quel pesante onere. 

L'Ecuador entra in un circolo virtuoso, per la prima volta il Paese destina più risorse all'investimento pubblico che al pagamento del debito estero. 

Revolución Ciudadana affronta vari attacchi della destra, il più forte è il tentativo di colpo di Stato poliziesco nel settembre 2010, ma la gestione regge con una vasta approvazione per 10 anni. Lenín Moreno viene eletto per continuare il processo, ma cambia l'orientamento del governo e si sottomette agli interessi di Washington. Correa è perseguito e si esilia in Belgio fino al momento attuale. 

Sono anni in cui l'Ecuador passa dall’essere una delle nazioni più sicure della regione al diventare un territorio molto pericoloso per i suoi abitanti; il tasso di omicidi si moltiplica per 7. 

In questo contesto la candidata correista Luisa González lotta per arrivare alla presidenza. 

E per i seguaci di Revolución Ciudadana: è ciò che più rimpiangono dei 10 anni governati da Rafael Correa. 

Come succede ai grandi leader popolari, Rafael Correa è tanto amato da alcuni quanto odiato da altri, ma al di là di ogni polemica sarebbe insensato negare il suo apporto critico all'ordine egemonico globale e la sua appassionata difesa degli interessi nazionali.

Andrés Salari, Resumen Latinoamericano, 21 agosto 2023

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande – CIVG

 

Fonte:  https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/08/21/ecuador-rafael-correa-el-antes-y-el-despues-de-la-politica-ecuatoriana/

 


 

RESUMEN LATINOAMERICANO / ESTERI / ECUADOR

Ecuador. Due modelli a confronto

 

  

L'Ecuador si appresta a ripetere una disputa elettorale classica, con lo scontro alle urne di due proposte differenti per il Paese: da una parte il progressismo e dall’altra il modello imprenditoriale-neoliberista. 

Il ballottaggio fissato per il prossimo 15 ottobre tra Luisa González, del movimento correísta Revolución Ciudadana (RC), e Daniel Noboa, dell'alleanza Acción Democrática Nacional (DNA), sembrava impossibile, ma il giovane milionario è riuscito ad intrufolarsi nel confronto finale senza attaccare i suoi rivali. 

Alle votazioni del 20 agosto González si è piazzata al primo posto su 8 candidati alla presidenza, con circa il 33% dei voti, risultato che ha confermato RC come l'organizzazione politica più forte del Paese. 

La sua candidatura ottenne sempre le maggiori intenzioni di voto nei sondaggi preelettorali. 

Al contrario, pochi si aspettavano che Noboa, ex legislatore ed impresario di 35 anni, si sarebbe piazzato al secondo posto conseguendo il 24% dell'appoggio popolare. 

Dopo l’assassinio il 9 agosto scorso di Fernando Villavicencio, candidato del movimento Construye, lo scenario elettorale è cambiato ed hanno iniziato a guadagnarsi consensi quei candidati all’Esecutivo che promettevano "mano dura" contro la delinquenza e il crimine organizzato. 

Noboa non era tra quelli. Il grande impulso alle sue aspirazioni arrivò dopo il dibattito presidenziale televisivo domenica 13 agosto, in cui si mostrò equilibrato, parlando con sicurezza, il che fu uno dei fattori che lo lanciò. 

Rafael Correa, al governo dal 2007 al 2017, ha affermato che ora sono due i modelli che si affronteranno alle urne: quello impresariale, promosso da Noboa, e quello popolare e cittadino, di González. 

Il candidato della DNA, figlio del magnate Álvaro Noboa, che si candidò senza successo cinque volte alla presidenza, punta ad offrire un'immagine di rinnovamento politico e di gioventù, sebbene il suo programma di governo simbolizzi la continuità della destra nel Paese, hanno segnalato gli analisti. 

L'ex presidente sostiene che la sua seguace si prefigge l'uguaglianza ed il progresso sociale, come quello che vi fu nel cosiddetto Decennio Guadagnato, cioè, quando egli diresse la nazione. 

Come nella contesa del 2021, questa volta si disputano il favore dell'elettorato una rappresentante del correísmo, da un lato, e dall’altro l'élite economica e imprenditoriale. 

Due anni fa la battaglia la vinse il banchiere Guillermo Lasso di fronte all’allora compagno di corsa elettorale di González, Andrés Arauz, ma tanto il Paese quanto la suddetta corrente politica si trovavano in momenti molto diversi da quelli attuali. 

Di modo che della RC non si può predire il futuro, né il trionfo del giovane milionario è un fatto compiuto. Da qui al 15 ottobre molta acqua passerà sotto i ponti ed il clima elettorale può cambiare. 

Chiunque dei due arrivi al Palazzo di Carondelet potrà governare per soli 18 mesi, un tempo apparentemente breve per le sfide che ha davanti un Ecuador sommerso nella maggiore crisi di sicurezza della sua storia. 

Resumen Latinoamericano, 26 agosto 2023

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande - CIVG

 

https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/08/26/ecuador-dos-modelos-enfrentados/

 


 

HISPAN TV / ANALISI / INGERENZA STATUNITENSE NEL MONDO

Dal Pakistan al Perù, gli USA tentano colpi di Stato

di Shabbir Rizvi, 13 agosto 2023

 

              

"La sacralità della scheda elettorale e la sacralità delle elezioni". Queste espressioni sono molto comuni negli Stati Uniti. Votare è considerato il dovere sacrosanto di ogni cittadino, una responsabilità che spesso incontra forti critiche quando si decide di non partecipare all'elezione del presidente che può bombardare l'ultimo nemico designato dallo Stato. 

Le elezioni negli Stati Uniti sono importanti, non perché diano ai cittadini un controllo reale sul destino del loro Paese, bensì perché rafforzano l'illusione che esista una democrazia funzionale. 

In realtà, è un passaggio del testimone che riguarda quale candidato giunga a guidare la missione dell'imperialismo. 

Quando appare un elemento instabile come Donald Trump, come avvenuto nelle elezioni del 2016, la classe politica insieme al complesso militare-industriale, entrano in panico. Preferirebbero l'ordine e gli affari come da consuetudine, nonostante il megalomane ex presidente porti avanti le stesse missioni imperialistiche dei predecessori. 

Sia come sia, un elemento instabile non è una buona immagine per Washington. Provoca panico pubblico. E ciò che è peggio, provoca un cambiamento nella coscienza pubblica. 

Trump era lo stesso politico corrotto e bellicista di quelli che lo avevano preceduto, semplicemente è stato chiaro al riguardo. Trump era il volto della politica statunitense esposto in bella vista di fronte a tutti. 

L’élite politica doveva diffamarlo, affinché apparisse come un estraneo, che non poteva essere l'America. E così nacque il "Russiagate" (il caso dalla presunta interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2016). 

La categoria dei media statunitensi, essenzialmente stenografi dell’establishment al governo, si assicurò che i titoli riguardassero esclusivamente l’"interferenza russa". Divenne una specie di spettacolo politico. 

“Come osa la Russia interferire nelle elezioni statunitensi?”, “I russi finanziarono Trump?”, “Come si intromisero nelle elezioni?” Queste furono le domande che dominarono i media statunitensi per un lungo periodo. 

Se gli statunitensi vogliono sapere come ci si sente a veder sovvertire le proprie elezioni e processi democratici, forse dovrebbero chiederlo all'Iran. O al Perù. O al Pakistan. Potrebbero lanciare un dardo a qualunque Paese dell'America Latina e chiedere lumi sull'ingerenza elettorale. Dovrebbero domandare anche chi sia stato il colpevole. 

La risposta sarebbe unanime: gli Stati Uniti. Nessun’altra nazione nella storia documentata ha sovvertito le altrui elezioni per assicurarsi un risultato favorevole. Di fatto è la modalità preferita dagli USA per esercitare la propria influenza ed espandere la propria egemonia: installare regimi fantoccio a compiere il lavoro sporco. 

Ma non è sufficiente che gli Stati Uniti sovvertano le elezioni. In ultima istanza, bisogna eliminare qualsiasi figura o movimento politico percepiti come minaccia o rischio potenziale. 

È stato appena rivelato che i funzionari statunitensi hanno fatto pressioni sui funzionari pachistani affinché rimuovessero l'ex primo ministro del Pakistan, Imran Jan, mentre era in carica. Jan, un giocatore di cricket diventato un politico, è tra i leader più popolari della sua generazione nel Paese sudasiatico. Dopo essere arrivato al potere, ha voluto la sovranità assoluta per il Pakistan, a maggioranza musulmana, un percorso in cui forgiare il proprio futuro. 

Per troppo tempo il Pakistan è stato subordinato agli USA, dall’attuare come cuneo della Guerra Fredda contro l'India, amica dei sovietici, fino a servire come base operativa per l'invasione statunitense dell'Afghanistan. 

Jan, durante un discorso pubblico, domandò audacemente: "Siamo i loro schiavi?” riferendosi all'orientamento negativo degli Stati Uniti verso la politica indipendente del Pakistan. Sotto Jan, il Pakistan cercò la neutralità, avvicinandosi a Russia, Cina ed Iran, i principali avversari degli Stati Uniti. 

Questo avvenne negli obiettivi di politica estera e nei partenariati economici. Jan enfatizzò anche particolarmente la neutralità e la pace tra Russia e Ucraina. Ma gli USA volevano lealtà. 

I falchi di Washington risposero alla domanda di Jan. Nel marzo 2022 fecero pressioni ai funzionari pachistani, affinché destituissero Jan. Ad aprile, era fuori. Furono precisamente i buoni rapporti di Jan con la Russia, ciò a cui si opposero gli Stati Uniti. 

E adesso, fino ad un certo punto, è tornato lo status quo. Sebbene il Pakistan abbia fatto alcuni passi verso una direzione indipendente, ha presumibilmente rinunciato al tentativo di costruire un gasdotto con l'Iran - cosa a cui Islamabad è legalmente vincolata - sotto la minaccia di sanzioni da parte degli USA. 

Nel frattempo, riceve da Washington gli stessi vecchi patti sulla sicurezza e hardware, in cambio di lealtà. 

Da quando è stato espulso, Jan ha affrontato molteplici ostacoli legali. È sopravvissuto ad un tentativo di assassinio, molteplici perquisizioni domiciliari, gas lacrimogeni, ora rischia il carcere ed è stato interdetto dalla vita politica per 5 anni. 

Il golpe blando degli Stati Uniti contro Jan ha avuto successo. Il Dipartimento di Stato USA ha dichiarato che l'estromissione forzata di Jan è "un affare interno del Pakistan", nonostante la chiara evidenza che siano stati loro a ordinarla. 

Non è necessario investigare tanto per rendersi conto che questo è il modus operandi dei colpi di Stato blandi. L’anno scorso a dicembre anche Pedro Castillo, il volto del partito socialista peruviano “Perù Libero”, ha subito un colpo di Stato. 

Washington si è mossa immediatamente per appoggiare il regime installato dal golpe e procedendo alla riapertura della privatizzazione straniera delle miniere di rame e litio del Perù, che Castillo cercava di nazionalizzare. 

Castillo ottenne una vittoria inimmaginabile contro Keiko Fujimori, la figlia dell'ex dittatore peruviano Alberto Fujimori. La sua vittoria fu appoggiata da sindacati, agricoltori e maestri, un ventaglio estremamente ampio della classe operaia peruviana. 

Attualmente Pedro Castillo si trova sotto la custodia del governo golpista con le accuse di "ribellione e cospirazione". 

In Bolivia è la stessa storia. Il presidente Evo Morales si vide costretto a fuggire dal Paese quando elementi fascisti interni ai settori militari appoggiati dagli Stati Uniti ne abbatterono il governo. 

Nonostante il golpe in Bolivia alla fine sia fallito, dal momento che il partito pro-USA non è riuscito a conquistarsi i cuori e le menti di milioni di boliviani infuriati, la minaccia del rovesciamento del governo ancora incombe. 

La classe dominante statunitense ammette la propria partecipazione ed approvazione in questi colpi di Stato. In risposta al fatto che la sua impresa abbia tratto beneficio dal golpe in Bolivia, Elon Musk ha affermato: "Colpiremo chi vogliamo. Fatevene una ragione". 

La Bolivia è ricca di litio, ciò di cui ha bisogno la compagnia Tesla di Musk per far funzionare le auto elettriche. 

Questi sono solamente degli esempi recenti. E sorprendentemente, un po' meno violenti in confronto ad altri. La CIA (Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti) attuò il suo primo golpe in Iran quando destituì violentemente il primo ministro Mohamad Mossadeq che cercava di nazionalizzare l'industria petrolifera. 

Salvador Allende e i suoi sostenitori in Cile furono assassinati quando gli Stati Uniti insediarono il dittatore militare Augusto Pinochet per tenere sotto controllo il cambiamento del Paese verso il comunismo durante la Guerra Fredda. 

Una storia troppo comune, dall'America Latina fino al Sudest Asiatico. La stessa "sacralità" delle elezioni di cui strillano la corporazione mediatica USA e la sua élite politica, gli USA l’hanno violata più e più volte. 

È essenziale per la loro politica estera. 

Che sia un “golpe blando” o un intervento "in nome della democrazia" gli USA, per come sono ora, continueranno nell’indebita ingerenza. Continueranno le intimidazioni ai governi, affinché agiscano contro gli interessi dei loro stessi popoli. 

Il Dipartimento di Stato, i mezzi di comunicazione corporativi e le commissioni del Senato possono continuare a fomentare la paura e a lamentarsi dell'intromissione straniera nelle elezioni statunitensi quanto gli pare e piace. 

Mentre lo fanno, il Dipartimento di Stato sta già tramando il suo prossimo golpe blando. 

Affinché il mondo, compresi gli statunitensi, possa godere veramente delle norme democratiche e di un sistema senza colpi di Stato né interferenze, bisogna affrontare il problema primario: chiedere conto al trasgressore principale. 

La sacralità della democrazia si potrà "restaurare" solo quando gli Stati Uniti stessi elimineranno l'ingerenza verso l’estero dai propri schemi di gioco. Nella misura in cui il mondo cambia verso un ordine multipolare, anziché un ordine unipolare a guida statunitense, ci si deve aspettare qualche mossa disperata di Washington per avvinghiarsi al suo potere in declino. 

 

Shabbir Rizvi, analista politico con sede a Chicago, specializzato in sicurezza interna e politica estera degli Stati Uniti

 

Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande - CIVG

 

Fonte: http://www.hispantv.com/noticias/ee-uu-/570233/pakistan-peru-eeuu-derrocar-gobiernos

 


 

CARIBBEAN EMPOWERMENT / ESTERI / COMUNITA’ DEGLI STATI CARAIBICI

CARICOM, cinquant’anni di cooperazione regionale

Redazione di Caribbean Empowerment, 5 luglio 2023

 

 

L'Avana, 4 luglio 2023. Si è concluso l'atto politico per il cinquantesimo anniversario della creazione della Comunità degli Stati Caraibici (CARICOM), organizzazione nata il 4 luglio 1973 con la firma del Trattato di Chaguaramas da parte dei primi ministri di Barbados, Guyana, Giamaica e Trinidad e Tobago, paesi pionieri nel raggiungimento dell’indipendenza nella regione.

L'emozionante attività è stata presieduta dal membro del Burò Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Vice Presidente della Repubblica, Salvador Valdés Mesa. All'evento hanno partecipato anche i Capi Missione delle nazioni caraibiche accreditate all'Avana, una rappresentanza del Corpo Diplomatico e altri direttori e funzionari di istituzioni legate ai Caraibi.

Nel corso dell’attività hanno preso la parola gli ambasciatori di Guyana, Giamaica, Barbados e l’Incaricato d’Affari di Trinidad e Tobago, che oltre a fare riferimento alle origini dell’Organizzazione, hanno evidenziato le relazioni storiche che la CARICOM ha intrattenuto con Cuba.

Il discorso conclusivo è stato pronunciato dal Vicepresidente cubano, che ha elogiato i risultati ottenuti dalla CARICOM e ha sottolineato l'appoggio dei paesi caraibici nel chiedere la rimozione del blocco economico e finanziario imposto a Cuba e l'esclusione di Cuba dalla lista spuria degli Stati. che presumibilmente sponsorizzano il terrorismo.
Ha anche espresso gratitudine per la solidarietà espressa dalle nazioni dei Caraibi durante il periodo della pandemia di Covid-19 e per l’aiuto inviato per alleviare la crisi economica cubana di fronte all’intensificazione delle misure unilaterali imposte dagli Stati Uniti.
Valdés Mesa ha anche riaffermato la solidarietà e l’incrollabile impegno di Cuba verso i fratelli e le sorelle dei Caraibi.

 

Fonte: https://caribbeanempowerment.wordpress.com/2023/07/05/caricom-five-decades-of-regional-cooperation/

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRICS

Cuba punta al Vertice dei BRICS per potenziare le sinergie tra le regioni

 

 

Decine di paesi mostrano interesse a integrarsi ai Brics,un riflesso della crescente importanza del gruppo nella sfera internazionale. Foto: VOA News

Il Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, partecipa al Vertice dei Brics che si realizza in Sudafrica a proposito del quale lo staff della stampa della Presidenza ha parlato con Rodolfo Benítez Verson, direttore generale dei Temi Multilaterali e del Diritto Internazionale del Ministero delle Relazioni Estere, per comprenderne meglio il funzionamento e la sua importanza nell’attuale scenario internazionale.

 

Cosa sono i Brics, come sono sorti e che ruolo hanno svolto dalla loro fondazione nell’ambito internazionale, sia nell’economico che nel politico?

Il gruppo conosciuto come Brics è stato creato nel 2006 da Brasile, Russia, India e Cina. Il Sudafrica si è unito nel 2011. Il nome del gruppo è formato dalle iniziali dei cinque membri attuali.

La prima riunione formale dei capi di Stato e di Governo dei Brics si svolse nel 2009, in Russia. Da allora si sono svolti 14 vertici con una frequenza annuale. Il Gruppo non ha una Segreteria Permanente né una sede istituzionale. La presidenza è annuale a rotazione tra i cinque membri, che assumono l’istituzionalità, l’organizzazione e la pianificazione delle attività del gruppo durante l’anno del mandato. Attualmente, il Sudafrica è presidente. Il gruppo Brics è un attore relativamente nuovo nella geopolitica mondiale. Il suo ruolo e la sua influenza nella sfera internazionale sono cresciute rapidamente negli ultimi anni con la potenzialità di continuare a incrementare in maniera significativa la loro rilevanza a livello globale. I cinque membri, nel loro insieme, rappresentano il 41% della popolazione mondiale; il 30% della superficie terrestre; il 20% delle esportazioni mondiali; il 17% delle importazioni e un terzo della produzione mondiale di alimenti. Le loro economie rappresentano il 27% del PIL mondiale e quattro dei cinque membri stanno tra gli 11 paesi con il maggior PIL.

 

Cuba partecipa al Vertice dei Brics in Sudafrica invitata in qualità di Presidente Pro Tempore del G-77 + Cina, e di fatto quattro paesi dei Brics sono anche membri di questo gruppo (India, Brasile, Sudafrica e, ovviamente, la Cina). Considerando la diversità delle nazioni che formano il G-77 + Cina, quali saranno i temi che Cuba non deve tralasciare di trattare in questo Vertice?

Cuba partecipa al Vertice dei Brics con l’enorme responsabilità di rappresentare il G-77 + Cina che è il più ampio e diversificato gruppo di nazioni in via di sviluppo esistente. I suoi 134 paesi membri

costituiscono due terzi dei membri della ONU e l’80% della popolazione del pianeta. Questa sarà la prima partecipazione di Cuba e di un Presidente cubano in un Vertice Brics. Il nostro Paese ha mantenuto storicamente eccellenti relazioni con i cinque membri dei Brics, e sono molto fluidi gli scambi nei Forum multilaterali, partendo da posizioni convergenti in molti temi dell’agenda internazionale. La delegazione cubana solleciterà, in questo Vertice in Sudafrica, il potenziamento delle sinergie e del coordinamento effettivo tra i Brics e il G-77 +Cina come via per promuovere la difesa delle legittime richieste delle nazioni del Sud e assicurare una maggior rappresentazione e voce dei paesi in via di sviluppo nel prendere le decisioni istituzionali economiche e finanziarie  internazionali. Metteremo l’accento sulla necessità di un ordine monetario internazionale più stabile, prevedibile e differenziato. Sosterremo la difesa del multilateralismo e il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e del Diritto Internazionale. Sosterremo anche la condanna contro l’imposizione di misure coercitive unilaterali come nel caso del criminale e illegale blocco imposto dal Governo degli Stati Uniti contro il popolo cubano. Difenderemo la promozione di un modello internazionale di cooperazione solidale e di reciproco beneficio, senza ingerenze nei temi interni di nessuno Stato.

 

Il Vertice dei Brics si svolge in un momento tra i più complessi della storia dell’umanità. Quali sono i temi che i suoi membri hanno previsto nell’agenda della riunione? Cosa si spera che apporti questo incontro?

Il Vertice ha come tema centrale i Brics e l’Africa: associazione per una crescita mutua accelerata, per lo sviluppo sostenibile e per il multilateralismo inclusivo. Certo, questa è la prima riunione in presenza dei Brics dal 2019. Gli appuntamenti nei tre anni precedenti in Russia, India e Cina sono stati virtuali per via della pandemia. Il Vertice del Sudafrica è diviso in tre grandi momenti. Il 22

agosto si svolgeranno riunioni del Forum degli Affari, del Consiglio degli Affari e del Nuovo Banco di Sviluppo dei Brics. Il 23 agosto si incontrano gli Stati  membri dei Brics e il giorno dopo si svolgono i Dialoghi Brics Plus, con la partecipazione di Cuba. Attraverso questi Dialoghi si cerca di creare un canale di comunicazione e scambio diretto tra i membri del Brics e i paesi in via di sviluppo con posizioni  affini, come Cuba. Oltre al tema centrale del Vertice, i Dialoghi si centrano nella valutazione dell’attuale correlazione internazionale delle forze; l’identificazione delle modalità per una miglior  articolazione e coordinazione dei paesi in via di sviluppo nell’interesse di promuovere un nuovo ordine mondiale e rinforzare il multilateralismo; la riforma dell’architettura finanziaria internazionale; il recupero post pandemia e il compimento degli Obiettivi di Sviluppo  Sostenibile dell’Agenda 2030 accordata dall’ONU, tra i molti temi. Inoltre si è discusso dell’eventuale ampliamento del numero dei membri dei Brics. L’obiettivo è avanzare in una visione alternativa dell’attuale ordine mondiale disegnato per i paesi sviluppati occidentali e le grandi

multinazionali, ora profondamente ingiusto e ostile per il progresso delle nostre nazioni del Sud. L’ordine internazionale attuale è efficace solo per esigue minoranze. Dev’essere cambiato e questa è una posizione sulla quale concordano i Brics, il G-77 + Cina e che, ovviamente, difende anche Cuba.

 

Tra le aspettative più alte generate attorno a questo Vertice c’è la presunta capacità dei paesi Brics di avanzare verso un mondo multipolare. Avranno questa capacità?

Oggi nessuno può discutere la crescente autorevolezza dei Brics a livello internazionale. Il gruppo conta su un potenziale geografico elevato, demografico e economico. La sua chiara intenzione di cercare sinergie con altri paesi in via di sviluppo, come lo dimostrano i Dialoghi Brics Plus ai quali ha partecipato Cuba il 24 agosto, per promuovere un’attuazione congiunta nella sfera internazionale, secondo me va procurando ai Brics una crescente capacità per divenire un solido blocco alternativo al modello di governo commerciale, finanziario, economico e politico imposto dai centri del potere dell’Occidente. Si stanno creando gradualmente le condizioni necessarie per una transizione verso un ordine multipolare che sia un contrappeso agli Stati Uniti e alle potenze occidentali.

 

Un altro tema al centro dei media è l’ampliamento dei Brics. Di fatto si specula sulla partecipazione di una trentina di capi di Stato e di Governo tra le cinquanta delegazioni ufficiali attese a Johannesburg. Si amplieranno i Brics? Che significato politico e che impatto economico potrà avere questo scenario?

Un numero crescente di paesi in via di sviluppo  ha espresso - formalmente o informalmente - l’interesse a entrare nei Brics. Questo è chiaramente un riflesso della grande importanza del gruppo nella  sfera internazionale. I membri attuali si sono preparati per la crescita dell’organizzazione creando le condizioni per assimilare nuovi ingressi. Tutto sembra indicare che ci sarà un processo graduale d’ampliamento dei Brics che potrà iniziare quest’anno o il prossimo. Come ho indicato precedentemente, questo è precisamente uno dei temi previsti nell’agenda del Vertice dei Brics in Sudafrica. Dal nostro punto di vista, è positivo l’eventuale ampliamento dei Brics, fatto che contribuirà a rinforzare la loro rilevanza e rappresentatività a livello globale.

 

René Tamayo León e GM per Granma Internacional, 22 agosto 2023

 


 

 

GRANMA (CUBA) / CULTURA / LA “DE-COMUNISTIZZAZIONE”

I processi di “decomunistizzazione”, da Lenin a Darth Vader

 


A Odessa, un artista ucraino ha trasformato una statua di Lenin in un monumento a Darth Vader. Foto: elespanol.com

 

Al contrario di quello che dicono i difensori dei processi di transizione, la reazione contro rivoluzionaria dopo il crollo dei progetti socialisti nell’Europa dell’Est non è stata «clemente», e tanto meno conciliatrice.

Nei vecchi Stati proletari, iniziò quasi immediatamente la distruzione della cultura socialista, la persecuzione e l’ostracismo dei dirigenti e funzionari pubblici, così come dei militanti comunisti e dei membri dei corpi di sicurezza.

Questi processi reazionari di “decomunistizzazione”, anche se eseguiti in ogni paese in maniera differente, hanno dei tratti in comune.

Al fine di portarli a «buon termine», nella Repubblica Ceca, per esempio, si creò l’Ufficio della Documentazione e Investigazione dei Crimini del Comunismo mentre, in Slovacchia, si creò l’Istituto della Memoria Nazionale; in Germania, si creò invece il Commissariato Federale per i Registri della Stasi (BSTU) e, in Ucrainia, l’Istituto Ucraino della Memoria Nazionale, per citare solo alcuni esempi.

Come parte di queste azioni di «pulizia», si stabilì la cosiddetta “Lustration”, la politica governativa che aveva il proposito di limitare la partecipazione degli ex comunisti agli incarichi pubblici. Dirigenti statali come Todor Zhivkov, Erich Honecker e Egon Krenz furono processati e condannati alla detenzione anche se, per ragioni di salute e d’età, restarono in carcere poco tempo.

Non è andata così per Nicolae Ceaucescu, in Romania, condannato a morte e giustiziato.

 

La reazione anticomunista in azione

Forse per ragioni che si dovrebbero cercare nella Storia, le misure destinate alla «desovietizzazione» si realizzarono in maniera più profonda in Estonia, Lituania, Lettonia e Ucraina rispetto agli altri paesi del Patto di Varsavia e nel resto delle Repubbliche che formavano la URSS.

La decomunistizzazione in Ucraina cominciò immediatamente dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma il processo si formalizzò nell’aprile del 2015.

Dopo il colpo di Stato di Euromaidán del 15 maggio 2015, Petró Poroshenko, a capo del Governo di Kiev, firmò la legge che sancì l’eliminazione dei monumenti «comunisti» e il cambio del nome dei luoghi pubblici. Cambiarono nome 51493 strade, 987 città e paesi; si eliminarono 1320 monumenti di Lenin e 1069 di altre figure considerate comuniste. Una delle disposizioni principali della legge stabilì che l’Unione Sovietica fosse considerata «criminale», che «perseguiva una politica statale di

terrorismo» e si cambiò il termine «Grande Guerra Patria» del lessico nazionale con «Seconda Guerra Mondiale».

Il Ministero degli Interni tolse al Partito Comunista dell’Ucraina, al Nuovo Partito Comunista dell’Ucraina e al Partito Comunista dei Lavoratori e Contadini il loro diritto di partecipare alle elezioni. Poco dopo, il Tribunale Amministrativo del Distretto di Kiev proibì l’esistenza di queste organizzazioni. Portare il «san Benito» di comunista, in ogni paese dell’Est significava perdere il lavoro, il discredito e la persecuzione. Questa situazione, con l’arrivo al potere di gruppi neo nazisti in Ucraina, accentuò limiti ancora poco diffusi.

 

Al di sopra di ogni ragione etica e storica

Negli ultimi anni la barbarie ha superato tutti i limiti. In Estonia, più di 400 luoghi storici sono stati rimossi. In Polonia, Lituania, Repubblica Ceca e nella maggioranza dei paesi che formavano il campo socialista, i monumenti all’Armata Rossa sono stati vandalizzati e distrutti. Un esempio di queste azioni è stato l’attacco realizzato a un obelisco commemorativo nella città di Sofía, in Bulgaria, dov’è stata danneggiata la targa che diceva:«All’Esercito sovietico, liberatore del

grato popolo bulgaro».

In reiterate occasioni, l’Ambasciata della Russia a Berlino ha inviato messaggi al Ministero degli Esteri tedesco, protestando per «le crescenti azioni  di vandalismo» contro tombe e mausolei commemorativi di soldati sovietici.

Quale sarebbe stato il destino dell’Europa e del mondo in generale, senza il sacrificio di milioni di sovietici che versarono il loro sangue per la vittoria contro il regime nazista?

È giusto segnalare che questi fatti hanno provocato la condanna di molte persone in questi paesi, che ricordano e ringraziano gli uomini e le donne dell’URSS, che sacrificarono le loro vite in una cruenta lotta contro gli oppressori fascisti. Il recupero del capitalismo nei paesi dell’Europa dell’Est ha avuto per i loro popoli un costo impagabile in tutti i sensi.

A Odessa un artista ucraino ha trasformato una statua di Lenin in un monumento a Darth Vader.  «L’opera», la prima nel mondo dedicata al Signore Oscuro, tocca l’assurdo, ma è anche un simbolo. Il malvagio comandante ideato da George Lucas è l’immagine di un sistema che necessita super uomini di celluloide per perpetuarsi. La fobia degli eroi popolari, dell’eroicità dell’uomo comune capace di cambiare la storia, li obbliga a costruire titani irraggiungibili, inimitabili e quindi inoffensivi. Lenin continua ad essere molto più pericoloso.

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 30 luglio 2023