Pensiero critico. La sconfitta della NATO è vitale per l’Umanità
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- Scritto da Iñaki Gil de San Vicente
Resumen Latinoamericano, 1° luglio 2023
Nota: il testo costituisce spunto per il dibattito sul contesto mondiale che attualmente si sviluppa in Nuestra América.
Le Filippine, come Cuba e Portorico, ci sono stati affidati dalla Provvidenza.
Come potrebbe il paese sottrarsi ad un tale dovere ...?
Le Filippine sono nostre per sempre. Subito dietro si trovano gli sconfinati mercati della Cina.
Noi non rinunceremo né alle une né agli altri.
(William Mac-Kinley, 25º Presidente degli USA, 1897-1901)
In confidenza, approverei quasi ogni guerra, perché credo che questo paese ne abbia bisogno.
(Teodoro Roosevelt, 1897, 26º Presidente de EEUU, 1901-1909)
Anche se sempre meno, in Nuestra América ci sono ancora organizzazioni, collettivi e gruppi, oltre a singoli individui, che pur sentendosi rivoluzionari, non riescono a capire l’importanza della sconfitta della NATO, nella guerra contro la Russia, per la libertà della propria classe lavoratrice e per il Sud Globale, cioè per i continenti sottomessi allo sfruttamento e quindi anche per le classi operaie dei paesi imperialisti.
1. Possiamo immediatamente capire ciò che è in gioco nella difesa russa dal permanente attacco imperialista se osserviamo la storia insanguinata di Nuestra América e degli altri continenti a partire dal momento stesso dell’invasione europea. I popoli originari non impiegarono molto a capire che gli europei erano a caccia di ricchezze e oro, che torturavano ed uccidevano senza scrupoli con il solo fine di arricchirsi velocemente. Tuttavia, come vedremo, la nuova oligarchia russa nutriva speranze di essere ammessa come sorella povera nella borghesia imperialista. Una parte di essa continua a provarci, l’altra capì a sue spese che si trattava di un sogno impossibile ed riorientò totalmente il suo progetto nazionale. Perché questa differenza, anche tenendo conto del fatto che alcuni signori della guerra collaborarono con gli invasori per denaro e/o per liberarsi dallo sfruttamento senza rendersi conto che ne avrebbero subìto un altro più brutale ed implacabile? Qui tenteremo una risposta.
2. Lo sterminio europeo ebbe inizio nei Caraibi e si estese come un cancro fino ad ovest, sud e nord, affiancato fin quasi dall’inizio dal saccheggio umano dell’Africa schiavizzata la peggiore delle rapine: quella della vita. Di fatto, la prima nave di schiavi arrivò in Portogallo mezzo secolo prima dell’invasione dei Caraibi. Lo sfruttamento dell’Africa e di Nuestra América fu, pertanto, un processo unico nel complesso, ma con differenze di tempi ed intensità specifiche di successive situazioni particolari e singolari per i contesti geografici e per la resistenza delle popolazioni, in particolare per le divisioni sociali interne, fino alla vera e propria lotta di classe.
3. La memoria politico-militare appresa – bene o male – e inserita a grandi linee nella cultura popolare delle masse lavoratrici di questi continenti, avverte in qualche maniera che il nemico storico ed inconciliabile era il colonialismo ed è l’imperialismo. Questa memoria alimentata dalle tenaci resistenze all’oppressione e dalle sofferenze che esso causò e causa, ma anche dalle vittorie conquistate, è quella che oggi ci dice che è necessaria in ogni modo la massa operaia russa che oppone resistenza allo stesso nemico. È dovere prioritario delle forze rivoluzionarie far sì che questa memoria, più o meno offuscata, si trasformi in lucida e radicale coscienza teorica che rinnovi e rafforzi, con internazionalismo antimperialista, la lotta di classe contro le borghesie fasciste e reazionarie che appoggiano disperatamente l’imperialismo in ogni sua brutale aggressione, compresa quella attuale contro la Russia.
4. Non si contano le disperate resistenze di classi, popoli e Stati di entrambi i continenti, per limitarci ora a questi, al colonialismo e all’imperialismo, che hanno un’innegabile e sostanziale connessione con il conflitto odierno. Per esempio, che dire dell’Algeria a partire dal 1830 e fino ai segnali di oggi che indicano che l’imperialismo sta preparando un’altra guerra per sterminarla? E la nazione mapuche, che non si sottomise di fronte agli Inca precolombiani e che non si sottomette di fronte al fantoccio Boric? Ignoriamo forse le resistenze con altri mezzi che crescono nelle nazioni indiane sopravvissute in quelli che ora sono il Nord America e il Canada? E il fulgore di Abya Yala e lo splendore assoluto dello straordinario esempio di Haiti?
5. Sappiamo della ostinata e caparbia resistenza del Venezuela all’invasore prima ancora di Guaicaipuro e quindi del territorio liberato dal Negro Miguel, passando per Bolivar e arrivando fino ad oggi? E Cuba che si sollevò subito dopo l’invasione spagnola? Ci siamo dimenticati dei predecessori di Sandino? La lista è quasi infinita e, ancora di più, se la estendiamo agli altri continenti. E i Maori e gli altri popoli della Papua Nuova Guinea? Le generazioni di Corea e Vietnam, o della Cina, per esempio, hanno molto da insegnarci.
6. Ritornando a Nuestra América e alla tenace guerra di resistenza nazionale del popolo paraguaiano tra il 1864 e il 1870 contro l’aggressione di Brasile, Uruguay e Argentina agli ordini del colonialismo britannico per annientare le pericolose conquiste sociali e democratiche conquistate dal 1813 e tenersi le loro ricchezze, terre e industrie che erano l’invidia della Gran Bretagna e delle relative borghesie collaborazioniste, ricordiamo che il Paraguay dal 1813 fu esempio di avanzati progetti di diritti popolari e di pianificazione socioeconomica e militare che, di per sé, erano strumenti di sensibilizzazione democratico-radicali per gli sfruttati degli Stati limitrofi.
7. Per gli invasori si trattava di un bottino molto ambìto e di sventare la minaccia al loro potere dal momento che le classi lavoratrici avrebbero potuto apprendere dal Paraguay e copiarne il modello anti-colonialista e antirazzista. Dopo una tenace ed eroica resistenza durante la quale fu sacrificata una considerevole parte della popolazione, il Paese fu saccheggiato, frammentato e impoverito, e revocati i diritti e le libertà: si calcola che morirono più del 90% degli uomini e circa il 65% della popolazione nella difesa di quei diritti. Il Paraguay venne condannato ad un atroce regresso che continua ancora oggi a totale beneficio dell’imperialismo.
8. Come può quindi sorprenderci l’ostinato eroismo dimostrato dalla numerosa popolazione russa nel centro-sud dell’Ucraina che si contrappose già nel 1918 all’alleanza tra le classi dominanti, all’esercito tedesco e alle bande criminali che praticavano il terrore bianco contro la rivoluzione bolscevica? Può sorprenderci che la stessa popolazione sostenesse la guerriglia sovietica che, a partire dal 1941 lottava contro il III Reich e gli ucro-nazi di allora, famosi per le loro atrocità? Ci può sorprendere forse che, successivamente, abbia costituito la più radicale coscienza socialista di tutto il Paese, che iniziò a resistere pacificamente alle forze ucro-nazi a partire dall’inizio del 2010, quando si sollevò immediatamente in occasione del colpo di stato del 2014 sostenuto dagli USA, e che si organizzò in Repubbliche Popolari per resistere al terrorismo della NATO, e che decise in massa di reintegrarsi nella Russia?
9. Dalla comparsa della proprietà privata, le classi dominanti hanno utilizzato quattro grandi sistemi per arricchirsi ed aumentare il loro potere: 9.1) Sfruttare duramente le classi lavoratrici e in particolare i contadini; 9.2) Saccheggiare e sfruttare altre popolazioni, schiavizzandole o imponendo loro tributi particolarmente onerosi; 9.3) Sterminare le loro risorse naturali e quelle degli altri Paesi, in particolare pascoli e terre coltivate; 9.4) Litigare tra loro stesse nello stile di Caino per derubarsi a vicenda. Durante i millenni nei quali la proprietà privata ha progressivamente distrutto la proprietà della comunità fino ai giorni nostri, e ancora oggi, le violenze e le guerre ingiuste, le invasioni per schiavizzare i popoli e saccheggiare le loro risorse e i beni comuni, a cominciare dalle loro donne e dai neonati, hanno giocato e giocano un ruolo centrale.
10. Però, a partire da quando cominciarono ad imporsi la proprietà borghese e il capitalismo nell’Europa dei secoli XV-XVI con il primo colonialismo, si svilupparono almeno altri quattro nuovi sistemi: 10.1) Il capitalismo si differenzia da tutti i sistemi di produzione precedenti perché ruota attorno al principio del massimo profitto, che impone di sfruttare al massimo la classe lavoratrice e le risorse naturali. 10.2) Questo obbliga a sviluppare la scienza e la tecnica per aumentare lo sfruttamento intensivo, la produttività del lavoro, aumentare la qualità e la velocità del commercio. 10.3) Ciò comporta anche che le sue contraddizioni essenziali e le leggi provochino crisi di sovrapproduzione e sovra-accumulazione dalle quali si può uscire solo distruggendo le forze produttive in eccesso. 10.4) Tutto ciò, inoltre, fa sì che le violenze e le guerre, oltre ad avere un ruolo ulteriormente più importante, assumano anche un potere distruttivo impensabile nelle società del passato.
11. In realtà, le ansie espansionistiche dell’Europa occidentale a spese dei popoli slavi dell’Europa dell’Est e della Russia arrivano da molto lontano per il semplice fatto che costituivano la via di saccheggio e arricchimento più semplice dal momento che ad ovest c’è l’Atlantico, a nord i freddi paesi nordici e il gelo perenne, e a sud il Mediterraneo che rendeva molto difficile lo sfruttamento dell’Africa, almeno fino al miglioramento tecnico delle navi a partire dal XV secolo in poi, soprattutto per quanto riguarda gli armamenti e le armi da fuoco rapido, e in particolar modo per la chimica e la medicina contro le malattie tropicali. Prima di questi progressi, non potevano far altro che avanzare verso est, e non è un caso che il termine “slavo” costituisca la radice del termine “schiavo” inventato dall’impero romano nella sua avanzata di sterminio verso l’est.
12. La storia del Vaticano e del cattolicesimo è stata e sta dietro ai continui tentativi di annientare il cristianesimo ortodosso, bizantino, slavo e russo per sottometterli agli Stati cattolici: il criminale Ordine Teutonico creato alla fine del secolo XII si lanciò con odio nella schiavizzazione degli slavi: il suo emblema era la Croce Teutonica, la stessa dei prussiani e dei nazisti, e la stessa che oggi è dipinta sui carri armati, sui veicoli e sulle bandiere della NATO in Ucraina contro le repubbliche del Donbass e la Russia. La persecuzione religiosa da parte del regime ucro-nazi e la nazionalizzazione reazionaria dell’ortodossia ucraina come arma contro la Russia partono da questa esperienza. L’invasione fallita della Russia da parte di Napoleone nel 1812 fu l’ultimo tentativo dell’Europa pre-industrializzata di sconfiggerla e sfruttarla. La russofobia attuale viene quindi da lontano, e la repressione del cristianesimo ortodosso di obbedienza moscovita attuata oggi dagli ucro-nazi ha i suoi precedenti immediati nella disumanità del III Reich e ancora prima nell’imperialismo del Vaticano.
13. Non è un caso che nel 1864 la Gran Bretagna industrializzata tendesse i fili per iniziare l’annientamento del Paraguay, come non è un caso neppure che in quegli stessi anni Francia, Germania e Gran Bretagna avessero molto chiaro come fosse necessario indebolire il più possibile l’impero russo per imporre un patto leonino negli accordi e nelle relazioni economiche e geopolitiche. La prima Grande Depressione dal 1873 al 1900 esacerbò tutte le contraddizioni.
Bismarck, il “cancelliere di ferro” tedesco, alla fine del XIX secolo affermava che per indebolire la Russia era necessario toglierle l’Ucraina, il cui territorio era sempre stato per la maggior parte russo. Nel 1904 la Gran Bretagna affermò che il dominio del mondo passava attraverso il dominio della Russia e dell’Eurasia, e nel 1904 strinse un patto col Giappone perché attaccasse la Russia e l’Estremo Oriente, come infatti accadde nel 1905: le aggressioni giapponesi all’URSS nel 1923, 1931 e 1939 coincisero con gli interessi britannici. La distruzione dell’URSS era imprescindibile per culminare poi con la distruzione della Cina che la Gran Bretagna perseguiva da anni, soprattutto a partire dalle Guerre dell’Oppio tra il 1939 ed il 1860, con tentativi che si sarebbero intensificati nella selvaggia repressione della resistenza nazionale popolare dei boxer nel 1899-1901. Una Cina sconfitta avrebbe reso più semplice la distruzione della Russia e viceversa.
14. Nel 1914, tre anni prima della rivoluzione bolscevica, gli Stati Uniti elaborarono un piano per fare a pezzi la Russia – balcanizzandola – in almeno 12 regioni dominate dall’imperialismo e dai collaborazionisti russi. Gli USA volevano anche impossessarsi dell’Asia, e per questo bombardarono i porti del Giappone nel 1856, attaccarono la Corea nel 1871, parteciparono al massacro dei boxer e, per capirci, sul finire del secolo il presidente Mac-Kinley dichiarò che “la Provvidenza” – dio – aveva deciso di affidare agli USA lo sfruttamento degli “sconfinati mercati“ della Cina, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo.
15. Nel 1918, proprio alla fine della Prima Guerra Mondiale, 14 eserciti imperialisti invasero la giovane ed esausta URSS imponendole inoltre un blocco di “sanzioni” destinato ad affamarla, un’aggressione che si è via via inasprita fino ad oggi: la Russia è il Paese più aggredito al mondo. Nel 1922, undici anni prima di giungere al potere, Hitler visitò l’ambasciata nordamericana a Berlino e nel 1925 scrisse nel Mein Kampf il suo piano di distruzione dell’URSS. La seconda Grande Depressione del capitalismo, quella del 1929, confermò agli yankee che Hitler era imprescindibile nello scontro con l’URSS, e quindi gli USA lo appoggiarono apertamente a partire dal 1941, e le loro compagnie e banche continuarono a fare affari con il nazismo nonostante la guerra. La fiducia reciproca era tale, che F. Halder, capo dell’Alto Stato Maggiore tedesco, passò agli USA il piano contro l’URSS sei mesi prima dell’invasione del giugno del 1941.
16. Gli alleati borghesi desideravano che la Germania distruggesse l’URSS o la indebolisse quanto bastava per poterla poi distruggere essi stessi. Solo nel 1943, con il collasso del fascismo in Italia e vedendo che la Germania aveva perso la guerra, cominciarono a pensare a come impedire che l’Esercito Rosso liberasse tutta l’Europa e assestasse così un duro colpo al capitalismo. L’avanzata dell’URSS e la crescente forza delle guerriglie comuniste nell’Europa occupata dai nazisti li obbligò allo sbarco in Francia nel giugno del 1944, e alla fine a ideare l’“Operazione Unthinkable” (https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Unthinkable) pensata per iniziare un’altra guerra contro l’URSS con l’utilizzo di bombe atomiche, cosicché nel 1945 le dieci migliori divisioni naziste in ritirata vennero trasferite in Danimarca. Nel frattempo, nel 1945, bombardarono Dresda, Hiroshima e Nagasaki non per ragioni militari, ma per minacciare l’URSS. Il Giappone si arrese non per paura di altre bombe nucleari, ma perché la sua borghesia e il suo imperatore temevano l’avanzata dell’Esercito Rosso in Cina e nelle isole giapponesi del nord.
17. Nel 1945 l’imperialismo cominciò ad armare gruppi nazisti nell’Europa liberata dall’Esercito Rosso. La NATO, creata nel 1949 - e cioè sei anni prima del patto di Varsavia del 1955 - moltiplicò questo riarmo. I nazisti ucraini furono assistiti in modo speciale dalla NATO che inserì nei suoi alti comandi operativi molti militari, poliziotti e agenti nazisti che conoscevano i sistemi di combattimento dell’Esercito Rosso. La quasi totalità di giudici, procuratori e burocrati nazisti conservarono i loro posti e la borghesia tedesca e italiana nazi-fascista non venne mai perseguita, come in piccola parte accadde anche con i collaborazionisti durante l’occupazione nazi-fascista in Europa dal momento che erano fondamentali per la lotta contro il socialismo. Il Vaticano e le chiese protestanti, collaborazionisti a pieno titolo, vennero anch’essi rispettati per il loro anticomunismo.
18. Oltre alle “sanzioni” ogni volta più pesanti verso l’URSS e gli stati del suo blocco, la NATO implementò una sistematica minaccia militare basata sulla provocazione di conflitti reazionari interni in appoggio a eventuali invasioni militari nelle quali le bombe nucleari avrebbero giocato un ruolo decisivo contro le città più industrializzate e popolose dell’URSS. I piani iniziarono a concretizzarsi nella seconda metà degli anni ‘40 e diventarono terrificanti negli anni ‘50. La risposta sovietica fu la strategia della “Distruzione Reciproca Assicurata”: l’URSS non avrebbe accettato una guerra nucleare limitata all’Eurasia, ma in risposta al primo bombardamento atomico imperialista avrebbe attaccato direttamente gli USA, la Gran Bretagna e la Francia, le potenze nucleari del momento. La minaccia bloccò immediatamente gli attacchi nucleari della NATO.
19. La sconfitta dell’imperialismo in Corea nel 1950-1953 fece sì che il Pentagono decidesse di attaccarla con armi nucleari e, per estensione, di attaccare anche la Cina Popolare e l’URSS in un piano brutale che per fortuna non attuò. Nel 1962 la NATO installò missili nucleari in Turchia e l’URSS rispose con l’installazione di missili a Cuba. Dopo il negoziato, l’URSS li ritirò da Cuba ma la NATO non fece altrettanto in Turchia. Nel 1972, gli USA pensarono di attaccare con armi nucleari il Vietnam per compensare la propria sconfitta militare, ma alla fine non osarono farlo. Nel 1973, Israele avrebbe voluto lanciare bombe atomiche contro i Paesi arabi perché stava perdendo la guerra dello Yon Kippur, ma l’URSS lo impedì facendo volare un MIG 25 sopra Tel Aviv per rimarcare l’inferiorità dell’aviazione sionista. Nel 1977 Brzezinski, allora consigliere per la sicurezza nazionale USA, propose la distruzione di 25000 centri urbani e industriali sovietici, un piano che avrebbe comportato la morte di 110 milioni di persone. L’obiettivo era strappare l’Ucraina alla Russia per il suo ruolo strategico nell’Unione. Nel 1983, la regina Elisabetta registrò un discorso televisivo in cui annunciava un attacco nucleare all’URSS.
20. Di fronte ai fallimenti della sua dottrina militare, l’imperialismo decise di esacerbarla con una seconda fase denominata “Guerra Fredda” a partire dall’inizio degli anni ‘80, principalmente con il ricorso ad armi nucleari tattiche a corto e medio raggio installate nell’Europa occidentale. Immediatamente iniziarono le sanzioni economiche per provocare tensioni interne e sfruttare i problemi che via via si manifestavano in URSS per ragioni che non sono oggetto di questo articolo. Un miscuglio di promesse e falsità a proposito di disarmo e ipotetici aiuti economici indebolirono la già burocratizzata mentalità dei vertici dell’URSS. Nel frattempo, i settori antisovietici si fortificavano – in particolar modo quelli ucraini e polacchi – giurando che la NATO non si sarebbe mai avvicinata alle frontiere del blocco sovietico. Infine, la nuova borghesia russa che si stava formando da oltre un decennio prese il potere.
21. Nei primi anni dopo il 1991 la nuova borghesia russa – l’oligarchia – si piegò a tutte le esigenze imperialiste tanto da distruggere quasi completamente la base industriale del Paese, i suoi laboratori, le banche, le risorse, le forze militari e, anche, gli avanzati sistemi di protezione sociale come la sanità, l’educazione, le pensioni, i salari sociali e i diritti concreti. La salute pubblica affondò, l’aspettativa di vita precipitò, crebbe a dismisura l’impoverimento, comparve la fame e, nel frattempo, una parte dell’oligarchia si arricchì e invece di investire gli extra-profitti nella devastata economia russa li portò alle banche imperialiste. La spavalderia nordamericana divenne superbia e arrivò a comprare intere zone della Siberia a prezzi stracciati facendo in modo che buona parte delle operazioni finanziarie fossero controllate in qualche modo da Wall Street.
22. Agli inizi del 1992 il Pentagono elaborò in segreto il piano strategico conosciuto fino al 1999 come Dottrina Wolfowitz: una volta distrutta l’URSS, gli USA dovevano impedire con tutti i mezzi possibili – tutti – la comparsa di un’altra potenza o alleanza di potenze che potessero metterli in ombra. Il potere degli USA doveva essere incontestabile, così la NATO distrusse la Jugoslavia e nel maggio del 1999 un sofisticato missile distrusse l’ambasciata cinese a Belgrado: era l’avviso di ciò che si stava preparando. In quell’anno, il presidente Clinton affermò che oltre a balcanizzare la Jugoslavia era necessario fare a pezzi la Russia. Nel 2002 gli USA abbandonarono l’accordo del controllo delle armi e, a partire dal 2004-2005, intensificarono il programma di penetrazione verso Est nonostante la Russia avesse diffidato, in non meno di cinque occasioni, dal continuare con le provocazioni, in particolare in Ucraina.
23. Sotto questi colpi, l’oligarchia russa cominciò a dividersi sostanzialmente in due grandi blocchi tra chi era deciso ad obbedire all’imperialismo e chi invece pretendeva un trattamento da pari a pari, ma all’interno dell’Occidente. Putin rappresentava questo secondo blocco e i suoi primi anni si caratterizzarono in particolare per cinque punti: 23.1) Avvicinamento alla Cina ed ad altri paesi. 23.2) Indebolimento della componente pro-imperialista e riduzione della corruzione. 23.3) Lotta alla povertà e ripresa dell’economia. 23.4) Riprendere il tema delle relazioni con l’Occidente e dell’ingresso della NATO. 23.5) Modernizzare l’esercito. Putin raggiunse tutti gli obiettivi eccetto il quarto dal momento che l’imperialismo rafforzò le pressioni e le minacce fino a quando decise di rendere le famose dichiarazioni del 2007 che rappresentano l’inizio dell’ultima svolta del 2015, quando fermò l’imperialismo nel suo brutale attacco alla Siria.
24. Nel 2007 scoppiò la terza Grande Depressione del capitalismo. Per uscire da quelle del 1873 e del 1929, il capitale scatenò due guerre mondiali. La terza Grande Depressione ha però una portata qualitativamente sconosciuta e, se confrontata con le due precedenti, oggi l’imperialismo ha bisogno di applicare una violenza che anch’essa è qualitativamente sconosciuta. L’Ucraina è uno dei punti di attacco della nuova violenza del capitale essendo Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Australia ecc., un punto decisivo in Asia; così come Israele, Siria, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Palestina ecc., sono un punto decisivo in Medio Oriente e Algeria, Sahara, Sudan, Centro Africa, Sud Africa ecc., sono un punto decisivo nel continente africano. E che dire di Nuestra America? A questa domanda risponderemo alla fine.
25. Nel 2007 senza l’URSS, con la Cina Popolare allora ancora debole e con Iran, Venezuela, Cuba ecc. sottomesse a embarghi implacabili, l’imperialismo si fregava le mani credendo che avrebbe potuto iniziare tutte le guerre “piccole” o regionali che avesse voluto dal momento che non aveva alcun nemico forte. Cominciò così ad esercitare pesanti pressioni sull’Ucraina in modo che rompesse i profondi legami storici, culturali, linguistici, ed economici con la Russia e si consegnasse quindi nelle mani della NATO. Allo stesso tempo, tra molte atrocità, nel 2011 la NATO attaccò la Libia e la Siria per impedire che abbandonassero il petrodollaro e si avvicinassero alla Cina. Come conseguenza si accentuò l’allontanamento tra Russia e Occidente anche per effetto della presentazione da parte della Cina nel 2013 del progetto della Nuova Via della Seta, e quindi nel 2014 Putin intensificò le riforme di cui abbiamo detto.
26. L’imperialismo si rese immediatamente conto di quanto fosse pericolosa la svolta russa verso l’Eurasia dal momento che avrebbe potuto costituire un esempio per altri popoli del mondo, come infatti sta accadendo in questi tempi con l’allargamento dell’idea della multipolarità che indebolisce il potere yankee. Fino al 2014, il governo ucraino democraticamente eletto volle mantenere e rafforzare le storiche relazioni con la Russia perché la lingua, la cultura e l’identità della popolazione del Donbass e di altre del centro dell’Ucraina sono russe, e solo la parte più occidentale è anti-russa, reazionaria e spesso pro-nazi. Un’Ucraina economicamente e culturalmente amica della Russia e soprattutto neutrale a livello militare era inaccettabile per gli USA che, per questo, promossero il colpo di stato proprio in quel 2014, quando le forze naziste divennero decisive.
27. A partire da allora, la dittatura ucro-nazi ha assassinato più di 14000 persone nelle repubbliche popolari del Donbass e ferendone centinaia di migliaia, obbligando quasi tre milioni di cittadini a rifugiarsi in Russia. I diritti fondamentali sono stati proibiti, le organizzazioni e i partiti di sinistra sono stati dichiarati illegali, la lingua e la cultura russa sono proibite, sono stati riconosciuti ufficialmente i criminali ucro-nazi della II Guerra Mondiale e vengono utilizzati gli emblemi del III Reich. Il terrorismo ucro-nazi contro la popolazione russa si è intensificato a partire dall’inizio del 2022.
28. L’imperialismo ha bisogno di impadronirsi della Russia e delle zone adiacenti: secondo la Banca Mondiale il 30% delle risorse del pianeta si trovano nella immensa Russia. Le “terre nere” dell’Ucraina producono il 28% del grano mondiale e anche di più se si includono le zone più fertili della Bielorussia e della Russia. Inoltre, schiacciare la Russia significa distruggere l’unica forza militare che, per ora, può sconfiggere l’imperialismo, e quindi significa avere la possibilità di avvicinarsi alla Cina Popolare in tutta la sua immensa frontiera, come abbiamo visto. Nel 2021 Putin tenne una conferenza stampa durante la quale avvertì che la Russia avrebbe resistito strenuamente perché non le venisse strappata la Siberia.
29. Poco prima, Biden aveva esposto la dottrina degli “Stati irresponsabili”, cioè di quelli che sono incapaci di utilizzare le proprie risorse, come stabilito dagli USA, e che quindi debbono essere controllati o distrutti. Si tratta dell’aggiornamento della campagna yankee iniziata da almeno due decenni con annesse mappe per giustificare il passaggio dell’Amazzonia sotto il controllo dell’ONU e non del suo popolo o dei suoi Stati, vale a dire sotto il controllo delle multinazionali e degli eserciti imperialisti. Altri territori stanno per essere inseriti nelle mappe che contengono gli “Stati irresponsabili”, in particolare la Russia. Le mappe hanno la funzione di educare le popolazioni a partire dall’infanzia in modo che si lascino uccidere nelle guerre imperialiste tese a saccheggiare questi territori.
30. La NATO aveva bisogno di tempo per creare un esercito ucro-nazi in grado di sconfiggere la Russia, e perciò firmo gli accordi di Minsk nel 2015. Ma nel 2023, alte figure politiche dell’imperialismo riconobbero che si era trattato di una trappola per guadagnare tempo. Nell’aprile del 2022, due mesi dopo l’inizio della guerra, Ucraina e Russia firmarono un accordo di pace con l’avallo della Turchia: la Russia tenne fede all’accordo ritirando il suo esercito alle porte di Kiev, mentre l’Ucraina lo disattese in toto, con l’appoggio assoluto dell’imperialismo. Con gli accordi di pace di Minsk II del 2015, la Russia intervenne nella difesa della Siria su richiesta del suo governo democraticamente eletto poco prima che gli USA la bombardassero con più di 200 missili. La Russia trattò anche con l’Iran e con altri Stati a proposito di questo aspetto, dal momento che significava l’inizio di una nuova fase. Alla fine del 2021 la Russia sapeva che la NATO aveva pronto il progetto di distruzione delle repubbliche popolari del Donbass, un passo necessario per portare i missili nucleari e le truppe alla frontiera Russa. Per questo decise di iniziare una guerra difensiva, come aveva fatto nel 2015 in Siria.
31. L’Ucraina soddisfa almeno sette obbiettivi dell’imperialismo: 31.1) Installare missili nucleari che possano, nel giro di 300 secondi, disintegrare Mosca, Minsk e altre città importanti, e fungano da base per gli attacchi successivi alla Russia. 31.2) Misurare la resistenza militare e l’unità politica della borghesia russa per continuare una guerra, e anche di quella cinese, la vera nemica. 31.3) Dimostrare all’Unione Europea chi comanda realmente, soprattutto per ciò che è decisivo: energia, finanza, armi, tecnologia e scienza, vale a dire chi è e sempre sarà il vero padrone: gli USA. 31.4) Rafforzare a livello internazionale i reazionari e i fascisti fedeli a Washington, dal momento che possono essere decisivi mentre si acuisce la crisi mondiale, tanto nella repressione del proletariato interno come già sta succedendo in Europa occidentale, quanto nelle guerre ingiuste contro altri Paesi. 31.5) Sperimentare le nuove armi dell’industria del terrore della morte, aumentandone le vendite in un contesto di acuta crisi economica, anche a beneficio delle imprese dei mercenari. 31.6) Recuperare una qualche popolarità per il vecchio Biden negli USA e preparare il suo esercito e la NATO alle successive guerre. 31.7) Avvertire chiaramente gli “Stati irresponsabili” che non si facciano illusioni, che siano cauti e abbiano paura.
32. La sintesi di tutto ciò è che, per uscire dalla terza Grande Depressione, il capitale occidentale deve non solo distruggere Russia, Cina, Iran, Venezuela, Cuba, ecc., ma allo stesso tempo e soprattutto entro un lasso di tempo prevedibile, deve estirpare alla radice la tendenza, per ora inarrestabile, alla crescita dell’idea della multipolarità, dei progetti alternativi, delle nuove monete e dei sistemi di regolazione finanziaria, delle proposte di riforma delle istituzioni mondiali e/o di crearne altre nuove, i BRICS. L’Ucraina è pertanto uno dei fronti della guerra sociale mondiale che si sta sviluppando, che si inasprirà con altre guerre concrete fino a diventare una guerra totale tra l’imperialismo e il nuovo ordine internazionale che si sta formando nonostante le limitazioni e le sue contraddizioni interne, per ora secondarie. La NATO sa che l’oligarchia russa pro-imperialista e anti-Putin in tutti i sensi, e soprattutto anticomunista, è un’arma chiave per il suo successo nella provocazione di una guerra civile in Russia.
33. Per queste ragioni ed altre minori che riguardano gli interessi di Stati come Polonia, Romania, ecc., che ambiscono ad acquisire territori ucraini, l’imperialismo cercherà di continuare la guerra contro la Russia fino alla morte dell’ultimo ucraino e delle migliaia di mercenari nazi. L’imperialismo, è soprattutto consapevole che i quattro motivi addotti dalla Russia per la sua guerra difensiva comportano un duro colpo per l’Occidente: 33.1) La denazificazione significherebbe estirpare alla radice il potere repressivo criminale in Ucraina e anche indebolirlo strutturalmente in tutta l’Unione Europea e nella NATO, in un contesto di crisi ed acutizzazione della lotta di classe. 33.2) Questo colpo al capitale diventa più pesante con la smilitarizzazione, che non implicherebbe solo l’uscita della NATO dall’Ucraina, ma anche il disarmo, che permetterebbe alla Russia di spostare le sue truppe su altri fronti. 33.3) Il riconoscimento dei diritti nazionali del Donbass, già conquistato, che comporta un esempio incoraggiante per altri popoli. 33.4) La definitiva reintegrazione della Crimea nella Russia, che garantirebbe che il Mare di Azov sia libero dalla NATO e che il Mar Nero possa essere difeso dalla Russia con molta più efficacia.
34. Prese ad una ad una, queste misure comportano un duro colpo per l’imperialismo, e tutte insieme in sinergia mettono in discussione l’obiettivo di scongiurare una sconfitta ed evitare che la lotta di classe interna nell’UE e negli USA diventi tanto pericolosa per il capitale che, per disperazione, a quel punto dovrebbe cercare di negoziarle o addirittura di accettarla per evitare danni peggiori. Tutte queste misure, vedendo che poderose forze socioeconomiche, politico-militari e culturali lottano direttamente o indirettamente insieme, aumentano la coscienza operaia e popolare nel mondo: bisogna sconfiggere il nazifascismo, porre fine alla NATO, riconoscere il diritto di autodeterminazione dei popoli e avanzare con la smilitarizzazione della Terra. Il capitale ha paura del potenziale rivoluzionario di queste rivendicazioni basilari e per questo le mette a tacere, le reprime e le combatte con le armi della NATO e dell’ucro-nazismo, a maggior ragione se teniamo conto di ciò che abbiamo detto al punto 32).
35. Anche una parte della borghesia russa ne ha paura, e per questo vuole abbattere Putin e negoziare una resa con l’imperialismo, lasciando spazio al peggior sistema di sfruttamento possibile: una dittatura a tutela NATO. Questa parte è l’obbiettivo perfetto dei settori più corrotti del capitalismo occidentale, che sa che se la multipolarità prendesse piede non avrebbe più alcun futuro, e peggio sarebbe se dovessero imporsi le linee progressiste radicali, per non parlare di quelle socialiste che possono rinforzarsi fino ad arrivare ad una prospettiva comunista. Ancora una volta, tutto dipende dalla lotta di classe. La rivolta della Wagner deve essere inscritta come parte delle provocazioni imperialiste alla Russia e quale monito per la Cina e gli altri Stati, perché si arrendano e facciano marcia indietro sulla multipolarità e su tutto ciò che ne potrebbe derivare.
36. L’altra parte, quella rappresentata da Putin, sa che senza queste rivendicazioni difficilmente vincerà la guerra difensiva perché il popolo operaio russo potrebbe pensare che si tratti di una guerra esclusivamente borghese, e non di difesa nazional-popolare contro la NATO nella quale si gioca l’esistenza della Russia. Sa anche che senza l’appoggio del popolo lavoratore non indebolirà strutturalmente gli USA, l’UE e la NATO, però sa soprattutto che non avrebbe l’appoggio del popolo lavoratore del mondo e del proletariato russo. Qui gioca un ruolo decisivo la dialettica di unità e lotta degli oppositori che comunque esiste nel sentimento nazionale generale.
37. La borghesia che appoggia Putin accetta i sacrifici per salvaguardare il suo progetto nazionale dal momento che sa che l’Occidente vuole balcanizzare e distruggere la Russia. La storia è chiarissima in questo senso. Il contraddittorio sentimento nazionale di ampi settori della borghesia russa porta ad un equilibrio instabile, su diversi fronti, che non può essere spiegato esaurientemente in questa sede. Il governo di Putin è un esempio di questo e, quindi, dei meriti indiscutibili se confrontato con qualsiasi governo borghese. L’imperialismo ha bisogno di spezzare questo equilibrio inasprendo la guerra economica, le provocazioni e il terrorismo per provocare la caduta di Putin e la resa della Russia, a meno che il suo proletariato non prenda nelle sue mani la difesa dell’indipendenza socialista russa, rafforzando allo stesso tempo le tendenze socialiste nella multipolarità e nell’internazionalismo antimperialista.
39. Dunque, il proletariato e le popolazioni della Russia hanno bisogno di vincere la guerra perché sanno che la sconfitta sarebbe una catastrofe molto peggiore di quella subita dopo l’implosione dell’URSS e da cui ancora si stanno riprendendo. Sanno che gli ucro-nazi rafforzeranno i nazisti russi e l’oligarchia più brutale imponendo la più feroce dittatura delle grandi imprese transnazionali. I settori antimperialisti e internazionalisti della classe operaia russa sanno che il loro modello di nazione lavoratrice federata russa difende con la vita nei campi di battaglia i diritti socialisti di tutte le nazioni operaie del mondo. Per il proletariato russo gli esempi di Cina Popolare, Vietnam, Cuba, Algeria, Venezuela, Iran, Corea, Siria e molti altri popoli sono enormemente preziosi. Sanno che la splendida alba della multipolarità nonostante le contraddizioni interne, dell’ampliamento spettacolare dei BRICS, dello tsunami delle alleanze e degli accordi internazionali al di fuori dell’imperialismo o contro di esso, deve molto all’inizio della guerra difensiva russa contro la NATO, e che questa tendenza mondiale, difficilmente reversibile se non a costo di un’atroce guerra mondiale, può favorire l’avanzata del socialismo.
40. Le ripercussioni di tutto ciò su Nuestra América sono ovvie: gli USA vedono con terrore come i popoli del cosiddetto Sud Globale simpatizzino con la Russia e come nella Nuestra América gli unici miglioramenti qualitativi nelle condizioni di vita sono stati conquistati attraverso lotte rivoluzionarie nelle quali la presenza dell’URSS, lontana o vicina, è stata decisiva. Oltre agli eserciti controrivoluzionari di Nuestra América, la presenza diretta o indiretta dell’esercito yankee è massiccia e in continuo aumento, e anche la presenza della NATO che si può permettere di passare dalla Colombia ad altri Stati a seconda delle circostanze, per non parlare della presenza delle forze speciali “civili” e militari dell’entità sionista, così come quella di molti altri servizi segreti e apparati di intelligence. Esiste un comando centralizzato per tutte queste: il Pentagono.
41. In questo stesso momento, le borghesie sottomesse agli USA intensificano i loro attacchi a Russia, Cina e alla multipolarità, consapevoli che i popoli tendono ad assumere come proprie le quattro motivazioni della guerra difensiva. Ma i governi progressisti capiscono che questa multipolarità, la resistenza russa, la crescente debolezza degli USA e la reiterata offensiva dell’euro-imperialismo per riconquistare per quanto possibile Nuestra América per rafforzare la presenza degli USA, li mette con le spalle al muro: o con l’imperialismo o contro, perché i margini della falsa e impossibile equidistanza neutralista sono sempre più ridotti.
42. Pertanto, le forze rivoluzionarie e le organizzazioni popolari facenti capo al popolo in lotta devono optare per la solidarietà antimperialista con Russia e Cina, assumendo come propri i loro obiettivi e minando il potere delle loro borghesie alleate con la NATO nel proprio paese; perché nel caso contrario diventerebbero pedine collaborazioniste degli USA, per quanto in un primo momento potrebbero non esserne consapevoli. Già oggi il livello di conoscenze attuali non permette questa drammatica ignoranza; ora si possono e si devono conoscere le vere ragioni della crudeltà yankee in Ucraina e anche in Nuestra América. Se l’ignoranza è sempre stata reazionaria, ora è disumana. Dobbiamo sapere, discutere e decidere perché appoggiamo l’umanità sfruttata nelle sue molteplici e sempre più numerose lotte contro lo sfruttamento, dal momento che quella dell’Ucraina è la più importante, ma non l’unica.
43. Abbiamo iniziato ricordando il massacro orribile subìto dal popolo del Paraguay nella seconda metà del XIX secolo a causa del suo rifiuto a inginocchiarsi davanti al colonialismo fino quasi al suo sterminio. Vediamo che esiste una linea rossa interna che collega quell’eroismo ammirabile con le lotte antimperialiste attuali in Ucraina e sempre più nel mondo intero. Nonostante appaia incredibile, dall’eroismo paraguaiano a quello delle repubbliche popolari del Donbass, per attenerci al nostro tema, sta prendendo forza morale e materiale, teorica e pratica la capacità di lotta dei popoli sfruttati e, in particolare, la capacità teorica di progettare un mondo qualitativamente migliore, realmente possibile, che cioè può e deve essere realizzato. Dobbiamo tale conquista anche all’eroismo del popolo del Paraguay, che ci insegnò con il proprio sangue che l’unica battaglia persa irrimediabilmente è quella che non si comincia.
Iñaki Gil De San Vicente, Euskal Herria, 1° luglio 2023
Articolo originale: Pensamiento crítico. La derrota de la OTAN es vital para la Humanidad, Resumen Latinoamericano, 1° luglio 2023
https://www.resumenlatinoamericano.org/2023/07/01/pensamiento-critico-la-derrota-de-la-otan-es-vital-para-la-humanidad/
Traduzione a cura di Patrizia B., Patria Grande, CIVG