Notiziario Patria Grande - Giugno 2023

 

 NOTIZIARIO GIUGNO 2023

 

 

 

CIVG / AMERICA LATINA / ELEZIONI IN GUATEMALA

Elezioni in Guatemala tra disincanto, incertezza e sorprese

 

NOTA DEL GOVERNO DEL NICARAGUA ALLE NAZIONI UNITE

Obbligo degli Stati Uniti di indennizzare il Nicaragua

 

GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA / RUSSIA

Cuba solidale con la Russia di fronte ai tentativi di ribellione armata

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / COLOMBIA

Nella capitale della pace, un cessate il fuoco storico

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / OCCUPAZIONE USA DI GUANTANAMO

Osservatrice indipendente dell'ONU entra per la prima volta nel carcere di Guantánamo e ne denuncia i trattamenti crudeli

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / AMERICA LATINA

La divisione non è servita all’America del Sud

 

GRANMA (CUBA) / MONDO / TERRORISMO BIOLOGICO

Bioterrorismo, la fame come arma di guerra

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ARGENTINA

Prevale l’impunità: chiuse le indagini sul tentativo di assassinio di Cristina Fernández

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ARTISTI CUBANI IN EUROPA VITTIMA DI VESSAZIONI

L’assedio dell’odio fascista alla cultura cubana

 


 

 

CIVG / AMERICA LATINA / ELEZIONI IN GUATEMALA

Elezioni in Guatemala tra disincanto, incertezza e sorprese

 

 


I partiti di destra non propongono programmi concreti né nulla di nuovo, solo slogan e qualche gadget; la sinistra praticamente non esiste | Foto: EFE

 

Domenica 25 giugno si sono svolte in Guatemala le elezioni generali per scegliere il nuovo presidente, deputati, sindaci e membri del Parlamento. Il Paese le ha affrontate con spirito disincantato e senza illusioni. Molti vedono la macchina elettorale come una "favolosa festa della democrazia", ma in realtà le domande che la gente si pone sono: a chi serve questa messa in scena? Ci sarà qualcosa di nuovo dopo questa fiera elettorale?

Niente e nessuno spera né crede più a niente. Il Paese ha ripreso da quasi quarant’anni la tradizione chiamata “democrazia” del voto con cadenza quadriennale, ma in questo lungo periodo si sono succeduti undici presidenti (nove da voto popolare e due per attuazione amministrativa) tra i quali la popolazione non ha mai notato nessuna differenza: le decisioni fondamentali non sono mai state prese in sede di governo, ma dai gruppi del potere effettivo che continuano ad essere l'alta imprenditoria, pochi gruppi economici che finanziano le campagne dei partiti politici e l’Ambasciata degli Stati Uniti.

Dai partiti non è arrivata nessuna proposta concreta da poter essere presa seriamente in considerazione dalla gente. Il processo elettorale del 25 giugno è stato ripetutamente messo a rischio con cavilli legali e continue denunce da una parte e dall'altra, mentre i problemi strutturali del Paese continuano ad essere quelli di sempre e sempre più gravi: povertà estrema, esclusione sociale, razzismo, patriarcato, violenza diffusa e migrazione massiccia verso gli Stati Uniti come via d'uscita dalla crisi.

Nessuna speranza di cambiamento è emersa dal dibattito elettorale, data la lunga teoria di delusioni sofferte dalle fasce più popolari ad opera di ogni nuova amministrazione.

Democrazia è diventata una parola vuota. Il Tribunale Supremo Elettorale è impegnato ad aiutare la destra tradizionale contro la sinistra e contro le nuove opzioni, sempre di destra come quella di Carlos Pineda, anche se contrarie al copione già scritto dai poteri citati, così anch’esso ha definitivamente perso la sua presunta obiettività.

Per gli elettori, in questi quasi quattro decenni dal ritorno alla democrazia, nessun governo ha portato un vero cambiamento, e tanto meno si intravvede ora. Le campagne elettorali sono avvertite come scontate e superficiali, la gente è stanca e considera le elezioni uno scherzo. Non c'è speranza di cambiamento. Per chi vota non importa chi vince, perché non si prevedono cambiamenti di alcun genere: i partiti di destra propongono solo slogan vuoti, qualche gadget (un berretto, una maglietta) e nessun programma concreto e adatto alla realtà; la sinistra praticamente non esiste.

Qualcuno vincerà e diventerà il nuovo presidente, ma avrà comunque una scarsissima legittimazione popolare. Fin dall’inizio della campagna, tutto indicava che nessuno avrebbe prevalso al primo turno, e infatti così è andata. Ora bisognerà aspettare il secondo turno ad agosto, il che dimostra che il presidente non è altro che un amministratore, un manager degli affari del grande capitale e che la massa degli elettori non lo tiene in considerazione. La legislazione non è altro che un modo per dare il beneplacito a quei settori dominanti che formuleranno leggi a loro uso e consumo.

La sinistra è frammentata, senza alcuna visione per un cambiamento, senza meta. L'unico partito di sinistra che poteva dare una vera battaglia per la presidenza, il Movimento di Liberazione dei Popoli (partito contadino di origine maya, molto numeroso in diversi dipartimenti del Paese), è stato oggetto delle azioni della destra al potere incaricata di fermarlo con cavilli legali, ostacolandogli in tutti i modi la partecipazione. I gruppetti di sinistra andati alla contesa elettorale non avevano migliori possibilità. Nella migliore delle ipotesi, potranno forse ottenere qualche seggio ed eventualmente alcuni sindaci, ma non si può sperare in cambiamenti strutturali profondi con le loro azioni. Dopo la Firma della Pace del 1996 che suscitò piccole speranze di cambiamento ponendo fine al sanguinoso conflitto armato interno che lasciò conseguenze ancora oggi visibili, la sinistra è rimasta fortemente indebolita e in questi anni non ha ancora saputo reagire adeguatamente.

Non si intravvedono reali prospettive per il superamento di questa enorme e multiforme crisi che sta vivendo il Paese. La situazione continua a peggiorare di giorno in giorno.

In termini di macroeconomia, il Guatemala non sta male: ha un'economia prospera, tra le dieci più grandi dell'America Latina, ma è distribuita in modo molto diseguale. Un piccolo gruppo ha tutto e una grande maggioranza non ha niente. I problemi abbondano. Alla povertà storica (il 60% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà) si aggiunge un'ondata di violenza criminale inarrestabile, prodotto di quella miseria diffusa e della cultura della violenza ereditata dall'ultima guerra. Anche se suona retorico, questa è la dura realtà: si può essere uccisi per il furto di un cellulare. Tutto questo mantiene la popolazione in un clima di paura, bloccata, condannata ad andare avanti e indietro da casa al lavoro o a scuola e basta.

Oltre a tutto ciò, persistono altri enormi problemi strutturali e storici, come il razzismo contro i popoli indigeni e il machismo patriarcale. Le prospettive per il futuro sono piuttosto fosche e fanno temere per una nuova guerra civile.

 

Com’è andata?

Secondo la legge elettorale vigente, per vincere al primo turno è necessario ottenere almeno il 50%, più un voto, ma com’era prevedibile nessuno dei due candidati ce l'ha fatta e il 20 agosto si terrà il ballottaggio per la presidenza.

Nel 2019 votò il 62,16% e questa volta la partecipazione, con il 59%, si è mantenuta sostanzialmente in linea con la media abituale, ma le stime sono saltate sul fronte delle schede nulle e bianche: per quanto fosse prevedibile un aumento delle astensioni, il vincitore indiscusso di queste elezioni sono risultate le schede nulle e bianche: 17,4% le prime e 7% le seconde, esprimendo così il forte rifiuto di un processo elettorale segnato dall'esclusione di formule che avevano un significativo sostegno. In altre parole: su 9,3 milioni di votanti, solo 4,1 hanno votato il candidato. Gli altri, cioè più della metà, si sono astenuti, oppure hanno votato scheda bianca o nulla.
Il secondo turno sarà disputato da Sandra Torres (15,4% dei voti) e − sorprendentemente − da César Bernardo Arévalo, figlio del rispettato ex presidente della metà del XX secolo Juan José Arévalo. Con la sua organizzazione SEMILLA, Arévalo ha ottenuto il 12% dei voti concentrando il voto progressista del Paese e prendendo in giro i sondaggisti che lo avevano collocato all'ottavo posto. Altre formule apparse in testa ai sondaggi come quella di Zury Ríos (figlia dell'ex dittatore Ríos Montt) sono rimaste molto indietro con il 6,7% dei voti, meno delle schede bianche; stessa cosa per Mulet, con il 7%, o per la lista ufficiale del presidente Giammattei, VAMOS, con il 7,8%.

Il forte voto nullo e bianco conferma il disagio con cui i guatemaltechi affrontano il processo elettorale dal quale il più alto tribunale elettorale aveva escluso tre dei principali candidati, da Carlos Pineda che si era classificato al primo posto nelle intenzioni di voto nei sondaggi mentre veniva escluso, a Thelma Cabrera e per finire con Roberto Arzú, rispettivamente quarto e quinto alle precedenti elezioni con le loro organizzazioni che hanno aggiunto il 16,5% dei voti validi e più di 700mila elettori nel 2019.

Il successo di SEMILLA è particolarmente rilevante nel Distretto Centrale del Guatemala con il 14% degli aventi diritto al voto, nell'area più urbanizzata del Paese dove risiede l’esigua classe media. In questo distretto, SEMILLA ha ottenuto il 24% dei voti alle elezioni presidenziali, seguito a grande distanza dal partito di Zury Ríos con il 9,8%. Nelle elezioni per i deputati la distanza è ancora maggiore: il 29,2% dei voti per i deputati distrettuali è andato a SEMILLA, e solo il 7% ai suoi diretti inseguitori.

Chi sono i contendenti al secondo turno?

Sandra Torres, ex moglie di Álvaro Colom e tre volte candidata alla Presidenza, nel 2019 risultò prima al primo turno con il 25% dei voti (oltre 11 punti sul suo immediato inseguitore Giammattei). Sebbene ci fu anche in quell’occasione un tasso di astensione molto alto, al secondo turno Sandra Torres ottenne il 42%. Il suo compagno di corsa è Romero Guerra, un pastore evangelico per la prima volta in politica. Le sue proposte prevedono maggiori investimenti nell'istruzione, riduzione dell'IVA su determinati prodotti e agevolazioni per l'acquisto di fertilizzanti per l'agricoltura.
Cesar Bernardo Arévalo porta come bandiera l'essere figlio del rispettato e amato ex presidente Juan José Arévalo che governò il Guatemala tra il 1945 e il 1951 dopo la Rivoluzione del 1944 e fu il predecessore di Jacobo Arbenz, di cui fu ambasciatore. Bernardo Arévalo rivendica l'eredità del padre e di Arbenz e si identifica come socialdemocratico. Ha fondato SEMILLA nel 2017 come movimento erede delle mobilitazioni civiche anti-corruzione del 2014 ed è stato deputato per questo movimento durante l'ultima legislatura. Nel 2019 il movimento provò a presentare l'ex procuratore generale Thelma Aldana, ma contro di lei fu scatenata una persecuzione politica e oggi è praticamente esiliata negli Stati Uniti.

La proposta programmatica di Arévalo mira a combattere la povertà attraverso lo sviluppo agricolo, uno dei suoi campi di esperienza professionale. Come ex residente all'estero, ha una forte proposta rivolta al migrante guatemalteco che comprende l’istituzione di meccanismi di rappresentanza politica. In materia economica, una delle sue principali proposte è un nuovo patto fiscale. Per quanto riguarda la politica estera, pone l'integrazione centroamericana come un necessario obiettivo strategico ma è atlantista (si oppone alla Russia) e ostile al regime di Ortega in Nicaragua.
Chi vincerà il ballottaggio dovrà affrontare un Congresso estremamente frammentato. Secondo una prima stima, dei 160 deputati SEMILLA potrebbe ottenerne 24, seguita da UNE (Sandra Torres) con 27, CABAL (Mulet) con 18 e VAMOS, la candidatura del partito al potere, con 40.

Adesso i cittadini del Guatemala sono combattuti tra stupore ed entusiasmo per i risultati del primo turno delle elezioni, alle quali ha partecipato un candidato alla Presidenza il cui profilo sfugge completamente agli andamenti dell'attuale politica interna. Nonostante l'opacità dell'evento elettorale, Bernardo Arévalo, conquistando il secondo posto con il sostegno del movimento SEMILLA, si è assicurato la partecipazione al ballottaggio di agosto. I candidati finanziati dalle imprese, dalle organizzazioni criminali e dallo stesso Stato attraverso il saccheggio perpetrato dalle recenti amministrazioni, sono rimasti indietro. Arévalo porta con sé l'attesa del cambiamento con una magistratura orientata alle politiche sociali dimenticate da generazioni. Questo contrasta nettamente con le proposte tradizionali dei partiti politici dei cacicchi, privi di ideologia e condizionati dai loro finanziatori. Le reazioni contro la sua presenza al ballottaggio non si sono fatte attendere e la destra tradizionale, alleata del gruppo dei corrotti che mantiene la sua egemonia su tutte le istituzioni dello Stato, ha lanciato una campagna diffamatoria piena di odio contro il personaggio.

Suo padre, Juan José Arévalo Bermejo, fu un presidente eccezionale che ha lasciato segni profondi in Guatemala. Cesar Bernardo arriva non solo con il peso dell'eredità, ma anche con quello di una sfida non facile: riaffermare la decenza nella pubblica amministrazione. Ma anche in caso di vittoria al ballottaggio di agosto, il compito sarà pesantemente ostacolato da una maggioranza di parlamentari alleati con l'attuale amministrazione e con le forze politiche più torbide degli ultimi tempi, che si batteranno contro qualsiasi iniziativa volta alla pulizia delle istituzioni attualmente in ostaggio delle oligarchie.

Torres concentrerà il voto dei settori ideologicamente e politicamente conservatori, così come è successo in Costa Rica con Rodrigo Chaves, a Panama con Laurentino Cortizo Cohen, in Ecuador con Guillermo Lasso, in Uruguay con Luis Lacalle Pou e in Paraguay con Mario Abdo Benítez. Arévalo rappresenta lo spettro del centrosinistra politico guatemalteco, molto simile alla sinistra latinoamericana di Gustavo Petro in Colombia, Alberto Fernández in Argentina, Luis Arce Catacora in Bolivia, Lula in Brasile, Xiomara Castro in Honduras o Andrés Manuel López Obrador in Messico.

In altre parole, la dinamica delle elezioni in Guatemala segue una linea in qualche modo simile ad altri paesi latinoamericani dove la disputa politica elettorale è tra conservatori filo-oligarchi e un certo tipo di centrosinistra latinoamericano. Fino ad ora, nella regione, nei recenti processi elettorali ha predominato soprattutto quest'ultimo segmento dello spettro politico. Se così dovesse succedere al ballottaggio del 20 agosto, vedremmo alla presidenza un nuovo vincitore del centrosinistra come Bernardo Arévalo.

Se una buona parte di quel 40% dell'elettorato partecipasse e non si astenesse o votasse nullo, soprattutto i giovani e i settori medi urbani stanchi della destra corrotta, la bilancia potrebbe pendere a favore di Arévalo. Il Guatemala ha una popolazione di oltre 17 milioni di abitanti di cui il 60% si riconosce come popolazione autoctona e il 61,6% vive in condizioni di povertà totale. Indubbiamente, tra i paesi latinoamericani con la più grande popolazione indigena come Messico, Perù e Bolivia, il Guatemala ospita una diversità di comunità indigene, come li definì Simón Bolívar: “i legittimi proprietari di queste terre”.

Si stima che mezzo milione di persone emigrino negli Stati Uniti attraverso il Messico ogni anno. La violenza criminale cresce così come la persecuzione politica di vari leader sociali, degli attivisti che difendono i diritti umani, dei giudici che hanno dovuto andare in esilio e dei giornalisti minacciati di morte i cui uffici stampa sono stati chiusi. Questo quadro dura da più di tre decenni e costituisce nei fatti la guerra di bassa intensità di cui è vittima l’America Centrale dal XX secolo e che ha mietuto più di 200.000 morti e 50.000 desaparecidos, senza considerare i colpi di Stato militari avvenuti a partire dal 1954 contro il governo del presidente Jacobo Arbenz Guzmán.

“Governare il Guatemala non sarà un compito facile per il prossimo presidente” dice Dolores Gandulfo, Direttrice delle Politiche Istituzionali della Difesa del Popolo di Buenos Aires e dell’Osservatorio Elettorale della Conferenza Permanente dei Partiti Politici dell’America Latina e dei Caraibi, e precisa: “Vi sono pratiche clientelari e di esercizio del potere che le trasformazioni sociali non potranno azzerare dall'oggi al domani, tanto meno in contesti di arretramento democratico come quello che attraversa il Guatemala da decenni”.

Per una grande maggioranza di cittadini, questa potrebbe essere l’ora del ritorno: alla decenza, alle istituzioni, alla speranza di sviluppo e alla democrazia. Il Guatemala merita la possibilità di liberare le sue istituzioni dall’ostaggio perpetrato da personaggi mediocri che, con l'inganno, si sono impadroniti delle sue ricchezze, condannando la popolazione alla miseria e le nuove generazioni all'emigrazione senza speranza.
Le prossime settimane saranno la cartina di tornasole di questo processo pieno di incertezze e minacce. Coloro che oggi detengono il potere – a capo della loro élite imprenditoriale di pensiero bloccato nell’ottica del colonialismo – cercheranno di ostacolare l'arrivo al potere di Arévalo. La paura sarà il loro incentivo a commettere ogni tipo di intimidazioni, di minacce e provocazioni attraverso i loro lacchè e i loro centri di disinformazione, sui quali contano grazie alle immense fortune rubate per decenni alla popolazione guatemalteca.
La grande attesa è vedere se i cittadini sapranno recuperare il loro spirito combattivo e se riusciranno a ritrovare la libertà di pensiero, l’energia positiva e, soprattutto, la consapevolezza di dover affrontare un cambiamento importante, e ad essere protagonisti della svolta storica che potrebbe arrivare.

 

Sintesi a cura di Luigi Mezzacappa - Patria Grande, CIVG, 4 luglio 2023

 

 

Tratto da:

 

Elecciones en Guatemala: cambiar caras para que nada cambie

di Marcelo Colussi, 13 giugno 2023

https://www.telesurtv.net/opinion/Elecciones-en-Guatemala-cambiar-caras-para-que-nada-cambie-20230613-0035.html

 

Guatemala: informe postelectoral

https://www.telesurtv.net/opinion/Guatemala-informe-postelectoral-20230626-0024.html

 

Guatemala: la hora del retorno

di Carolina Vásquez Araya, 30 giugno 2023

https://www.telesurtv.net/bloggers/Guatemala-La-hora-del-retorno-20230630-0002.html

 

Nuevo rumbo político de Guatemala

di Adalberto Santana, 28 giugno 2023

https://www.telesurtv.net/bloggers/Nuevo-rumbo-politico-de-Guatemala-20230628-0001.html

 

 


 

 

NOTA DEL GOVERNO DEL NICARAGUA ALLE NAZIONI UNITE

Obbligo degli Stati Uniti di indennizzare il Nicaragua

 

Governo di Riconciliazione e Unità Nazionale 

Nicaragua Unito Trionfa  

Managua, 26 Giugno 2023  

 

Sig.  António Guterres  

Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite  

 

Segretario Generale,  

Ho l'onore di rivolgermi a Lei, in relazione alla sentenza emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia il 27 giugno 1986. Il Governo di Riconciliazione e Unità Nazionale della Repubblica del Nicaragua, chiede alla Segretaria Generale delle Nazioni Unite di far circolare la Nota che segue, contenente la posizione del Nicaragua, come documento ufficiale a tutti gli Stati Membri.  

Daniel Ortega Saavedra 

 

L'OBBLIGO DEGLI STATI UNITI DI INDENNIZZARE IL NICARAGUA  

Nei tempi attuali, in cui si discute alle Nazioni Unite ed in altri fori sulle indennità più che meritate, che vanno stabilite per compensare i danni provocati dalla schiavitù e dal cambiamento climatico - tra le altre cause - il Nicaragua coglie l’occasione per ricordare che esiste un debito storico col popolo nicaraguense che, a distanza di 37 anni, non è ancora sono stato saldato da parte degli Stati Uniti. Non è un obbligo in attesa di risoluzione o sottoposto ad un'opinione consultiva di qualche organo giudiziario. È un obbligo chiaramente stabilito in una sentenza definitiva della massima autorità giudiziaria internazionale, la Corte Internazionale di Giustizia.  

Il 27 giugno 1986 la Corte Internazionale di Giustizia emise la sentenza condannando gli Stati Uniti del Nordamerica ad indennizzare il Nicaragua per tutti i danni provocati in conseguenza delle attività militari e paramilitari contro di esso. Malgrado la Corte riconoscesse che in una situazione di aggressioni armate come quelle perpetrate dagli Stati Uniti, nessun tipo di riparazione - né economica né morale - avrebbe potuto compensare la devastazione del Paese, le perdite di vite umane e le ferite fisiche e psicologiche del popolo nicaraguense, la Corte decise che gli Stati Uniti avevano l'obbligo legale di risarcimento economico per tutti i danni procurati al Nicaragua.  

La lista dei danni diretti comprende i danni umani, danni materiali diretti, spese per la difesa, perdite provocate dall’embargo, come pure le perdite sociali in educazione, salute, lavoro, previdenza sociale, perdite del potenziale per lo sviluppo e per la produzione. Da tutti i punti di vista, il diritto allo sviluppo della nazione fu irrimediabilmente danneggiato. L'economia subì una riorganizzazione totale per permettere alla popolazione di sopravvivere nelle condizioni di aggressione cui era sottoposta da parte degli Stati Uniti, in tutti gli aspetti della vita economica e sociale del Paese, oltre alle aggressioni militari e paramilitari.  

Il valore stimato dei danni a marzo 1988, data in cui fu presentata la Memoria insieme a tutta la relativa documentazione probatoria, era di 12 miliardi di dollari. Questo importo non rispecchia i danni successivi a tale data, le cui conseguenze sono verificabili ancora attualmente. Ad esempio: fino ad oggi il sistema di previdenza sociale nazionale ha continuato a pagare pensioni agli invalidi di guerra e loro familiari, compresi coloro che fecero parte delle forze controrivoluzionarie finanziate illegalmente dagli Stati Uniti, che mai si assunsero i costi sociali delle loro illegalità.  

Inoltre, i danni per i quali il Nicaragua chiese il risarcimento non riflettevano la totalità delle perdite reali, ma erano limitati agli atti sui quali la Corte aveva giurisdizione per conoscenza dei fatti. La quantificazione dei danni subiti dal Nicaragua, presentati alla Corte Internazionale di Giustizia (CIJ), ebbe l'appoggio e l'avallo della Commissione Economica per l'America Latina (CEPAL) delle Nazioni Unite.  

L’indennizzo dovuto al Nicaragua permane non saldato. Il Nicaragua sospese il procedimento davanti alla Corte per la determinazione dell'importo dovuto, ma in nessun momento rinunciò alla riscossione del debito, cioè al diritto di riceverne la compensazione. Il Nicaragua non ricevette mai qualcosa cui non avesse diritto (come il diritto a non essere aggredito) in cambio dell’interruzione del processo davanti alla Corte. Invece di ottenere il risarcimento che gli spetta moralmente e legalmente, il Nicaragua continua ad essere oggetto di nuove modalità d’aggressione.  

È in questo contesto, in cui nuovamente il Nicaragua è vittima di aggressioni, ora chiamate eufemisticamente sanzioni, e vittima di un tentativo di colpo di Stato, che il popolo nicaraguense ricorda la storica sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.  

Il Nicaragua è stato parte in causa in 15 casi principali presentati davanti alla Corte Internazionale di Giustizia ed è il terzo Paese con più casi risolti dalla Corte stessa. Tutte le sentenze che la Corte ha emesso sono state rispettate dal Nicaragua. È con questa autorità morale che il Nicaragua invia il presente promemoria, 37 anni dopo l’emissione di una sentenza studiata e rispettata nella maggior parte del mondo.  

Il Nicaragua coglie questa opportunità per ricordare che le sentenze della Corte Internazionale di Giustizia sono definitive e di ineludibile compimento, pertanto gli Stati Uniti hanno l'obbligo legale di adempiere ai risarcimenti prescritti dal verdetto del 27 giugno 1986. 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / GEOPOLITICA / RUSSIA

Cuba solidale con la Russia di fronte ai tentativi di ribellione armata

       


Photo:Prensa Latina

 

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha espresso la solidarietà del popolo e del Governo di Cuba al presidente Vladímir Putin e ai cittadini della Federazione Russa di fronte ai tentativi di provocare una ribellione armata nella nazione.

«Siamo assolutamente convinti che prevarranno l’unità e l’ordine costituzionale»,ha aggiunto il Capo di Stato Cubano in Twitter,.

espressioni di solidarietà sono giunte anche dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha conversato per telefono con il suo pari russo per trasmettere il suo sostegno di fronte alla ribellione del gruppo Wagner. Inoltre Iran e Venezuela hanno espresso la loro condanna del fatto e il loro appoggio alla vigenza dello Stato di diritto in Russia.

 La Casa Bianca ha informato che il presidente degli USA, Joe Biden, ha avuto conversazioni telefoniche sulla situazione in Russia con con il presidente francese Emmanuel Macron, con il cancelliere della Germania, Olaf Scholz, e con il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak.. .

Fonti d’ informazioni russe hanno segnalato che l’accordo tra Mosca e la compagnia militare privata Wagner, realizzato con la  mediazione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, stipula la fine delle azioni giudiziarie contro il capo e i membri del gruppo decretata dal  Cremlino

In questo modo si chiude la causa penale per sollevamento militare iniziata contro Yevgueni Prigozhin, il quale «andrà in Bielorussia», come  ha annunciato il portavoce del presidente russo, Dmitri Peskov, citato da RT in spagnolo.

La frazione dei combattenti che si sono rifiutati di partecipare alla marcia di Prigozhin firmeranno contratti con il Ministero della Difesa.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 29 giugno 2023

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / COLOMBIA

Nella capitale della pace, un cessate il fuoco storico

 


«Non rinunceremo mai agli impegni assunti», ha detto Díaz-Canel nella chiusura del terzo ciclo del Tavolo dei Dialoghi di Pace tra il Governo della Colombia e l’Esercito di Liberazione Nazionale. Foto: Juvenal Balán

 

Non è casuale che Cuba abbia ospitato una pietra miliare, un momento trascendentale per l’umanità, quando, alla chiusura del terzo ciclo del Tavolo dei Dialoghi di Pace tra le delegazioni del Governo della Colombia e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), si è giunti ad accordi come il cessate il fuoco bilaterale nazionale e temporaneo e il processo di partecipazione della società nella costruzione della pace.

Non lo è perchè è la storia che ce lo spiega, dicendoci che quanto accaduto nel Palazzo delle Convenzioni de L’Avana, con la presenza del Primo Segretario del Partito e Presidente cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez; del presidente colombiano Gustavo Petro, e del primo comandante del ELN, Antonio García, ha le sue genesi nella profonda Vocazione di pace della Rivoluzione.

Tra le firme e le strette di mano c’era Fidel. Quello che è avvenuto è il suo legato, da quando visse nel 1948 l’assassinio del giovane Jorge Eliécer Gaitán, a Bogotà, partendo dal quale non smise di seguire minuziosamente lo sviluppo degli avvenimenti in Colombia, convinto che poteva apportare un grande contributo alla riconciliazione di questa società sfinita dalla guerra.

«Lottare per la pace è il dovere più sacro di tutti gli esseri umani di qualsiasi religione o paese di nascita, colore della pelle, età adulta o giovinezza».

Questa era la massima fidelista in giornate come ieri.

E nemmeno si svincola questo fatto da una delle conquiste più importanti del multilateralismo in America Latina e nei Caraibi, quando, sempre a L’Avana, il II Vertice della Celac dichiarò la regione come Zona di Pace.

«La pace non è un’utopia. È un diritto legittimo di ogni essere umano e di tutti i popoli.È una condizione fondamentale per il godimento di tutti i diritti umani e in particolare il diritto supremo alla vita», ha detto il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, anfitrione di quell’incontro in qualità di Capo di Stato.

Per questo, venerdì 9, il Presidente Díaz-Canel ha affermato che «non rinunceremo mai agli impegni assunti», e ha definito grandioso l’apporto dell’Isola grande delle Antille agli accordi stabiliti, «anche se il prezzo che abbiamo pagato per realizzare quanto accordato è stato ed è ancora alto, non ci siamo pentiti», ha segnalato.

«Cuba ha accumulato esperienza con gli anni nel suo impegno per contribuire ai processi di pace in Colombia, e lo facciamo con la profonda convinzione che i popoli di Nuestra America meritano di vivere in pace, con giustizia sociale e sviluppo, senza ingerenze esterne e senza imposizioni», ha sottolineato.

Il Capo di Stato colombiano ha ringraziato Cuba per l’ospitalità, per la pace del suo paese, «che non è solamente di questo momento, di questo processo, ma accompagna uno sforzo per far sì che in Colombia terminino gli omicidi».

Nel contesto di tanti sforzi, ha ricordato che durante la sua recente visita a Washington ha detto al presidente degli USA, Joe Biden, che includere Cuba nella lista dei paesi terroristi è stata un’azione di profonda ingiustizia.

Il capo della delegazione del ELN, Pablo Beltrán, nel suo intervento ha ringraziato Cuba per l’appoggio offerto ed ha valutato che questo genere di accordo è una luce di speranza. Da ciò l’importanza di passare alla sua stesura per concretarlo.

Non è stato solo un  giorno qualsiasi quello di venerdì 9, poichè la pace è un impegno tra i popoli che potrà sempre trovare il suo appoggio in Cuba.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 12 giugno 2023

 


 

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / OCCUPAZIONE USA DI GUANTANAMO

Osservatrice indipendente dell'ONU entra per la prima volta nel carcere di Guantánamo e ne denuncia i trattamenti crudeli

 


Foto: Venceremos digital

 

Il 16 febbraio del 1903 il Governo di Estrada Palma cedette, per la sostruzione della Base Navale di Guantánamo, un’area di 117,6 chilometri quadrati del territorio nazionale, che da allora resta occupata contro la volontà del popolo cubano.

L’irlandese Fionnuala Ní Aoláin, la prima osservatrice indipendente dell' ONU che ha visitato il centro di detenzione degli Stati Uniti nell’illegale base navale di Guantanamo, ha detto che i 30 prigionieri del luogo sono sottoposti con frequenza a trattamenti crudeli, disumani e degradanti secondo il diritto internazionale».

Il rapporto di 23 pagine indirizzato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, raccoglie la sua opinione e ribadisce che gli attentati del 2001 a Nuova York, Washington e Pensilvannia, nei quali morirono circa 3 000 persone, furono «crimini contro l’umanità», come riportato dal  quotidiano La Jornada.

Denuncia tuttavia che l’uso da parte degli Stati Uniti di torture e sequestri clandestini all’estero di coloro che sono accusati come presunti responsabili di azioni terroriste e dei loro complici durante gli anni successivi agli attacchi ha violato il diritto internazionale sui diritti umani.

È la prima volta che un governo statunitense ha permesso a un osservatore dell' ONU di entrare nell’installazione che è operativa dal 2002, ha indicato l’esperta, anche se il governo degli USA ha segnalato in uno scritto inviato al Consiglio dei Diritti Umani che le conclusioni dell’investigatrice speciale «sono unicamente peersonali», e che gli Stati Uniti sono in disaccordo suglii aspetti significativi delle affermazioni giuridiche e di fatto contenute nel rapporto.

Nella sua relazione, Ní Aoláin ha precisato che sono stati realizzati miglioramenti significativi nel carcere, ma che i carcerati che vi sono detenuti, 30 uomini, «vivono in stato di insicurezza, con sofferenze e ansie, ho osservato che dopo quasi tre decenni di custodia la sofferenza di questi detenuti è profonda e continuata», ha affermato.

«Ognuno dei detenuti con i quali mi sono incontrata convive con i danni inesorabili dovuti a pratiche sistematiche di isolamento clandestino in altri paesi, tortura e detenzione arbitraria»,

Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite realizzerà il suo 53º periodo ordinario di sessioni dal 19 giugno al 14 luglio del 2023 nel Palazzo delle Nazioni di Ginevra, informa il sito web della ONU.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 30 giugno 2023

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / AMERICA LATINA

La divisione non è servita all’America del Sud

 

 

Una realtà come un tempio: «Non ci è servito per niente essere divisi».

Questo è stato messo in evidenza nel recente Vertice dei Capi di Stato dell’America del Sud realizzato in Brasile, su istanza del mandatario Luiz Inácio Lula da Silva, durante il quale si è fatto un richiamo unanime all’unione regionale, nonostante le differenze politiche, ed è servito come stimolo per una necessaria riattivazione della Unasur, dopo anni di distanza e mancanza di azioni.

Lula, che occupa per la terza volta la Presidenza del Brasile, ha dedicato parte del suo progetto politico a promuoverre l’unione sudamericana e a riparare i danni provocati dal suo predecessore, Jair Bolsonaro, e da altri governanti della regione.

In momenti come questi vale la pena ricordare Simón Bolívar e quel che scrisse nella Carta della Giamaica, documento pubblicato il 6 settembre del 1815, nel quale sostenne:”Io desidero più fortemente di qualsiasi altro  veder formare in America la più grande nazione del mondo, non tanto per la sua estensione e ricchezza quanto per la sua libertà e gloria.

È un’idea grandiosa pretendere di formare di tutto il mondo nuovo una sola nazione con un solo vincolo che leghi le sue parti tra sé e con il tutto”.

La validità del pensiero bolivariano e martiano, riferito alla lotta per l’unità, si potrebbe riassumere nel concetto che «l’unità fa tutto e per questo dobbiamo conservare questo prezioso principio».

Per  questo oggi ha più valore ogni azione che si compie a favore dell’unità necessaria, quella che molte volte è stata solo un’aspirazione, senza una rotta capace di percorrere le vie del successo.

Lula è stato enfatico quando ha assicurato che «un’America del Sud forte, sicura e politicamente organizzata, amplia le possibilità d’affermare a livello internazionale una vera identità latinoamericana e caraibica».

L’integrazione regionale in America Latina, dai tempi di Bolívar ai nostri giorni, ha costituito l’elemento fondamentale, anche se non ancora concretizzato che ha molto a che vedere con gli alti e bassi politici nella regione.

Nel recente Vertice di Unasur, il delegato dell’Argentina, Alberto Fernández, ha detto che «l’unità regionale dev’essere una politica di Stato in ognuno dei paesi dell’ America del Sud.

Apprendiamo dai nostri errori: non è servito a niente essere divisi e il mondo ci ha trovato divisi nel peggior momento».

Ora, in questi tempi convulsi, sarebbe proficuo per  tutte le nazioni, non solo a quelle del Sud, ma  di tutta l’America Latina e dei Caraibi tornare a Bolívar e a Martí, a Fidel, a Chávez e a Néstor Kirchner, e riprendere il pensiero integrazionista che ci hanno lasciato per farne una realtà.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 2 giugno 2023

 


 

 

GRANMA (CUBA) / MONDO / TERRORISMO BIOLOGICO

Bioterrorismo, la fame come arma di guerra

 

   

La peste suina africana è una delle azioni terroristiche che dimostrano la natura della guerra contro Cuba. Foto: Liborio Noval

 

Correva l'anno 1996. La strategia messa a punto dal Governo Rivoluzionario per far fronte alla crisi economica causata dalla caduta del campo socialista e dall'intensificarsi del blocco statunitense cominciava appena a dare i primi frutti.

Gli sforzi maggiori furono compiuti nel campo dell'agricoltura. Era fondamentale portare il cibo necessario sulla tavola dei cubani e un duro lavoro è stato fatto. In alcune filiere produttive si ottenevano risultati in crescita, ma negli uffici di Langley, in Virginia, la CIA stava preparando un colpo per impedirlo

Il 21 ottobre 1996, alle 10:08 del mattino, un velivolo per nebulizzazione modello S2R matricila N-3093M, iscritto nel registro degli aeromobili civili degli Stati Uniti, operato dal Dipartimento di Stato di quel paese, ha sorvolato le terre cubane da nord a sud spruzzando a intermittenza sostanze sconosciute.

Poco tempo dopo si seppe che l'aereo stava sganciando sui campi cubani una temibile piaga, mai segnalata prima nel Paese: Thrips palmi karay.

Era un insetto molto resistente agli insetticidi, che si moltiplicava rapidamente e provocava in poco tempo gravi danni alle colture.

L'attacco ha colpito le colture di fagioli, fagiolini, cetrioli, melanzane, ecc. I danni  furono ingenti, in un momento in cui il Paese stava raggiungendo grandi produzioni,  le più alte da molti anni. L'obiettivo era molto chiaro, generare una carestia che avrebbe portato il popolo alla disperazione e alla sconfitta.

Un documento ufficiale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) (A/52/128) consegnato da Cuba e distribuito dal Segretario Generale dell'Organizzazione, il 5 maggio 1997, spiegava dettagliatamente il crimine del sorvolo dell'aereo statunitense e i risultati delle indagini svolte, che hanno dimostrato l'introduzione della piaga come azione di bioterrorismo.

Non era la prima volta che si verificava l'uso di mezzi biologici in azioni terroriste  contro il nostro Paese. Dal 1959 il popolo cubano ha subito innumerevoli attacchi alla salute delle persone, all'industria nazionale e all'agricoltura. L'acaro del riso, la piralide del caffè, la muffa blu del tabacco, la peste suina africana, la dengue emorragica... hanno causato enormi danni e sofferenze al popolo e descrivono accuratamente la natura della guerra contro Cuba.

Nel 1979, il Washington Post ha riferito che la CIA aveva un programma contro l'agricoltura cubana e che dal 1962 sono stati fabbricati agenti chimici per questo scopo.

L'isola  grande delle Antille è stata vittime di questo flagello per molti decenni ed è  stato combattuto in ogni spazio, forum e piattaforma dove si è presentata l'opportunità di farlo. Questo fronte di guerra non è altro che un'altra prova dell'infamia che fa sì che gli Stati Uniti, i veri promotori del genocidio e dei metodi terroristici, tengano Cuba nella sua conveniente "lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo".

 

Alcune azioni di bioterrorismo promosse dal governo degli Stati Uniti contro il popolo cubano:

    • 1961-1962: La CIA sviluppa un piano per rendere inabil i lavoratori dello zucchero durante il raccolto, utilizzando mezzi chimici.

    • 1962: la malattia di Newcastle provoca la morte di oltre l'80% della popolazione avicola.

    • 1972: la peste suina africana devasta la totalità degli allevamenti dei miali.

    • 1979-1981: quattro parassiti distruttivi hanno colpito persone e raccolti provocando congiuntivite emorragica, febbre dengue, ruggine della canna da zucchero e muffa blu del tabacco.

    • 1980: seconda epidemia di peste suina africana.

    • 1981: la pseudodermatosi nodulare bovina colpisce i bovini.

    • 1981: Una malattia altamente contagiosa, la mimilite ulcerosa, provoca gravi danni al bestiame.

    • 1993: Viene rilevata la malattia emorragica virale del coniglio.

Fonte: Guerra biologica contro Cuba, di Ariel Alonso Pérez.

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 1° giugno 2023

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ARGENTINA

Prevale l’impunità: chiuse le indagini sul tentativo di assassinio di Cristina Fernández

 

 

La vice presidente Cristina Fernández de Kirchner alla chiusura delle indagini per il tentativo d’assassinio subito il 1º settembre del 2022, ha detto che si è trattato di un nuovo episodio di consacrazione dell’impunità.

In una lettera pubblicata sulle reti sociali con il titolo “A 40 anni di democrazia. Il Partito Giudiziario e la consacrazione dell’impunità”, Fernández de Kirchner ha detto che per lei non c’è e non ci sarà giustizia, né come accusata né come vittima, dato che non ci sono state vere intenzioni d’indagare su quanto avvenuto o di identificare i mandanti, né su chi ha finanziato l’attentato.

Poi ha denunciato che le autorità giudiziarie hanno frapposto un problema dopo l’altro per impedire che la verità venisse alla luce: «Mi vogliono detenuta o morta», ha affermato la Vicepresidente, «L’ho detto mille e una volta: nè Capuchetti nè Rívolo hanno voluto indagare sul tentativo d’assassinio e ora pretendono di chiudere l’indagine con una rapidità mai mostrata in nessun’altra causa».

Cristina Fernández ha spiegato che tutta l’indagine è stata impostata per evitare di scoprire la verità, intralciata da testimoni che hanno cancellato i loro telefoni e un tentativo evidente e disperato per evitare di scoprire la possibile partecipazione di terzi, finanziatori e mandanti.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 30 maggio 2023

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / ARTISTI CUBANI IN EUROPA VITTIMA DI VESSAZIONI

L’assedio dell’odio fascista alla cultura cubana

 

 

Negli ultimi giorni, prestigiosi artisti e intellettuali cubani sono stati bersaglio di aggressioni fomentate, promosse e realizzate da elementi dell’estrema destra in determinati paesi europei.

Gli esempi più recenti sono stati il deprecabile e impunito maltrattamento al duo Buena Fe in alcuni spazi in Spagna e l’ignominiosa revoca della condizione di Presidente d’Onore dell’evento Mercato della Poesia, in Francia, alla nota scrittrice Nancy Morejón.

Non sono nuove queste manifestazioni di odio perverso: diversi anni fa, il popolo cubano e il mondo furono testimoni di una scandalosa azione di vandalismo contro l’opera del famoso artista Manuel Mendive, bruciata per le strade di Miami, e degli attacchi agli spettatori di un grande concerto dell’orchestra Los Van Van, sempre in quella città, che però non si riuscì ad impedire.

Il Ministero delle Relazioni Estere di Cuba denuncia energicamente le azioni di chiara connotazione fascista commesse contro esponenti della cultura nazionale. Respinge ugualmente le forti pressioni, le azioni di intimidazione e il ricatto a cui sono stati sottoposti impresari, padroni di locali ed entità culturali straniere che si sono occupate dell’organizzazione delle turnèe e delle presentazioni dei nostri artisti nei paesi europei.

Il Ministero riconosce che si tratta di eventi isolati, realizzati da gruppi minoritari che rappresentano forze retrograde d’ideologia neo fascista che ricevono ragguardevoli risorse finanziarie da organizzazioni al servizio dell’imperialismo con il chiaro proposito di denigrare la cultura cubana e i nostri artisti, cancellare la memoria storica e patriottica del nostro popolo e la sua identità culturale per distruggere la Rivoluzione Cubana.

In quasi tutti gli scenari internazionali nei quali gli artisti e gli intellettuali cubani sono stati presentati e anche nei paesi nei quali sono avvenuti fatti come quelli descritti, questi hanno ricevuto la migliore delle accoglienze dalla stragrande maggioranza del pubblico che li riconosce come ambasciatori dei migliori valori e delle espressioni della nostra cultura.

La cultura cubana, che subisce l’impatto del disumano e illegale blocco economico, è portatrice di messaggi di pace, dialogo e tolleranza. Respinge la barbarie, l’odio e la violenza che vorrebbero imporre gli interessi del monopolio imperialista degli Stati Uniti e di alcuni loro alleati.

La solidarietà, la pace e l’impegno dell’arte continueranno ad essere le premesse dei nostri artisti di fronte alla violenza, l’impunità, il fascismo e la colonizzazione culturale imperante.

Cuba non rinuncerà a mostrare la sua cultura in qualsiasi angolo del mondo e di fronte ad ogni aggressione risponderà con fermezza e unità. 

Cubaminrex, GM per Granma Internacional, 1° giugno 2023