Non osate chiamarla giustizia

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Comunicato stampa

 

Il Tribunale d’appello di Genova ha appena assolto gli imputati per il crollo della Torre Piloti avvenuto a Genova il 7 maggio 2013, quando il portacontainer Jolly Nero di proprietà della compagnia Messina abbattè durante una manovra la torre. Morirono 9 persone, tra cui Giuseppe Tusa – 30 anni – grazie alla cui madre si era aperto il processo per omicidio colposo plurimo.

 

Adele Chiello Tusa da allora ha lottato per avere verità e giustizia per suo figlio e per tutte le altre vittime, prima contro la Procura che aveva richiesto l’archiviazione, poi presentando un corposo dossier dove si metteva in discussione non solo la leggerezza nell’aver costruito la torre in un punto assolutamente non idoneo e poi la leggerezza e le omissioni in materia di prevenzione, le false certificazioni del Rina  e tutte le menzogne che siamo purtroppo abituati ad ascoltare.

 

Oggi Adele ha gridato la verità in Tribunale: “Erano poveri lavoratori uccisi mentre facevano il loro dovere, i superiori dovevano proteggerli, questa è un’ingiustizia”. La verità che tutti coloro che hanno “osato” portare in tribunale i potenti hanno dovuto gridare davanti alle assoluzioni degli stragisti, fossero essi padroni privati, pubblici  o vertici dello Stato.

 

Così è successo per i morti di amianto a Sesto S.Giovanni con la strage dei lavoratori della Breda, della Falck, della Pirelli, a Casale Monferrato, a Broni, a Taranto, a Milano per quelli dell’Alfa Romeo  e della Scala, per i 1.500 morti sul lavoro ogni anno; così è successo per la strage ferroviaria di Viareggio, per il terremoto dell’Aquila…. solo per ricordare alcune vicende.

Una scia di sangue che da anni , da un capo all’altro, attraversa il nostro paese. Migliaia di lavoratori e cittadini uccisi dal profitto senza che nessuno dei responsabili debba mai pagare. Migliai di vittime che rappresentano il costo del profitto e che ci dicono quanto vale per i capitalisti e per il loro Stato la nostra vita.

 

Non chiamatela “giustizia”, come se questa fosse una parola neutra; non lo è.

Questa è giustizia di classe, per quella classe – i padroni e lo Stato che è loro strumento – che, certa dell’impunità garantitale dai tribunali prosegue senza tregua ad ammassare profitti sulla pelle di lavoratori e cittadini.

 

Oggi abbracciamo Adele e tutti i familiari delle vittime delle stragi.

Ma ribadiamo che vogliamo giustizia e non ci fermeremo finchè non l’avremo ottenuta: nelle strade, nelle piazze, sui luoghi di lavoro e anche nei tribunali. Non ci piegheranno.

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.

 

Sesto S.Giovanni, 10.3.2023