La nostra lotta quotidiana contro le leucemie
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- Scritto da Celeste Fortunato
Posso raccontarvi delle nostre sofferenze, della paura di non farcela, di lasciare i nostri cari, i nostri figli. Dei cicli di chemioterapia e dei loro effetti devastanti sulla nostra salute. Ma di fronte a tanta sofferenza il potere politico risponde assicurando lo scudo penale per chi inquina.
L’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato il benzene come cancerogeno certo per l’uomo, evidenza associata all’insorgere delle leucemie, tra le quali quella da cui sono affetta, la mieloide acuta ma, anche, la leucemia linfoide cronica, la non linfocitica acuta, il linfoma non Hodgkin, il mieloma multiplo, la leucemia mieloide acuta nei bambini e il cancro al polmone. Il benzene agisce nel midollo osseo provocando ematossicità e immunosoppressione fino all’anemia
aplastica e la pancitopenia in caso di esposizioni ad alte dosi. Sulla base di tali evidenze, l’Organizzazione mondiale della sanità ha affermato che non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione, bensì sono necessarie azioni da parte della sanità pubblica per ridurre l’esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione in generale.
Spesso dimentichiamo che dietro ai numeri delle ricerche epidemiologiche e scientifiche, dietro alle percentuali e alle statistiche, ci sono persone che soffrono, si ammalano e perdono la propria vita, c’è il dolore dei loro cari che restano. La pena di un’intera comunità.
Non posso invitarvi nelle corsie e nei reparti dell’ospedale dove circa 8900 dei nostri concittadini e concittadine sono in cura per le loro patologie tumorali ma posso raccontarvi delle nostre sofferenze, fisiche ed emotive, della paura di non farcela, di non sopravvivere, di lasciare i nostri cari, le nostre famiglie, i nostri figli. Dei cicli di chemioterapia e dei loro effetti devastanti sulla nostra salute, della debolezza, della stanchezza, della mancanza di forze e autonomia, delle nausee, dell’inappetenza, dei dolori alle ossa e lungo tutto il nostro corpo che non riconosciamo più, delle iniezioni di numerosi farmaci, del nostro stato di immunodepressione che ci costringe all’isolamento sociale, delle trasfusioni di sangue, piastrine, plasma e albumina, della generosità di associazioni e persone sconosciute che donano parte di sé stesse per salvarci la vita. Delle lungodegenze lontani dalle nostre case e dalle nostre famiglie, delle trasferte per sottoporsi ad alcune cure non possibili nella nostra città, dei viaggi della speranza per trovare altrove una possibilità di cura. Del personale medico, infermieristico, Oss e ausiliario che con professionalità, umanità e amicizia si prende amorevolmente cura di noi, delle nuove scoperte in campo medico e scientifico ad opera di donne e uomini di buona volontà, delle carenze e delle criticità di un sistema sanitario che aggrava la nostra condizione di persone fragili e bisognose di cura e assistenza, della burocrazia alla quale bisogna star dietro. Della nostra grande voglia di vivere nonostante tutto.
Posso raccontarvi delle nostre famiglie, di figlie e figli, mogli e mariti, fratelli e sorelle, cognati e nipoti, delle famiglie che appartengono a ognuno di noi pazienti. Persone alle quali la vita viene altrettanto travolta, vivendone le conseguenze come sulla propria pelle, spesso con un senso di impotenza insieme alla paura di non avere sufficienti forze e di perdere le persone amate. Ci sono figli che si barcamenano tra famiglia, lavoro e studio, che per accudire i propri genitori si trasferiscono a casa loro o li accolgono nella propria, che hanno già sofferto una perdita a causa di un altro “male” e vivono l’incubo di perdere l’amore che resta, che rimandano eventi importanti in attesa che la propria mamma o il proprio papà guarisca o, quanto meno, recuperi un po’ di forze; ci sono mogli e mariti già provati da gravi patologie che assistono le loro compagne e i loro compagni; ci sono piccoli nipoti che non possono andare a trovare i loro nonni. Ci sono alcune donne che hanno scoperto la propria Leucemia a distanza di pochi mesi dalla nascita della propria creatura, affidata a genitori o parenti. O donne che lo hanno scoperto durante la gravidanza, indotte al parto prematuro, che la propria creatura l’hanno conosciuta a distanza di tanto tempo.
Ma tutto questo sembra non interessare al potere politico. Non interessano i viaggi della speranza nel disperato tentativo di salvare le nostre vite e le sofferenze dei nostri figli in chemioterapia, molti dei quali, nonostante le cure, non ce la fanno e muoiono. Non interessa che i figli di Taranto rimangano senza genitori e che i genitori rimangano senza i loro figli. Non interessa che un bambino su tre che si ammala di cancro è a causa dell’inquinamento. Non interessano le conseguenze sanitarie delle emissioni dell’Ilva che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato per il passato tra le 27 e le 43 morti premature ogni anno; non interessa che tra gli anni 2002 e 2015 siano nati 600 bambini con malformazioni congenite e che il reparto oncologico pediatrico sia stato istituito per merito di una raccolta fondi popolare promossa dalla compianta giornalista Nadia Toffa; non interessa che il latte materno sia contaminato, che una elevata percentuale di donne soffra di pre-menopausa e che negli uomini aumenti la sterilità; non interessa l’aumento dei parti prematuri e che nell’estate 2021 l’Unità di terapia intensiva neonatale venne chiusa per mancanza di personale.
La nostra è una popolazione dimenticata dal potere politico che tuttavia è sempre così sollecito a emanare decreti legge per agire d’urgenza per dare continuità alla produzione e per fornire uno scudo penale che eviti nuovi processi come Ambiente Svenduto.
Celeste Fortunato
Coordinamento Taranto
conferenza stampa Convento San Pasquale 2023