"TAIWAN. LA PROVINCIA RIBELLE" di Giacomo Gabellini. Ed. l’AD
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- Scritto da Luigi Cecchetti
Le edizioni dell’Antidiplomatico, hanno stampato questo utilissimo libro di Giacomo Gabellini.
L’abbiamo letto con interesse e attenzione e lo proponiamo ai nostri lettori perché riteniamo che sia molto illuminante sulla situazione internazionale odierna.
Gabellini illustra con dovizia di dati storico-economici la situazione dell’isola di Formosa.
Diamo qualche brevissimo cenno storico.
Nel 1560, viene occupata dal Portogallo che la battezzano “ Ilha Formosa, cioè Isola bella”.
Nel 1624 ai portoghesi subentrano gli olandesi.
Nel 1626 viene occupata dagli spagnoli.
Nel 1662 l’isola viene occupata dai cinesi della dinastia Qing che la chiamano Taiwan ( isola centrale). Seguono poi vari tentativi di appropriarsi dell’isola; prima da parte degli inglesi nel 1840 (durante la prima guerra dell’oppio contro la Cina), poi dai francesi nel 1884 durante la guerra del Tonchino, sempre contro la Cina.
Nel 1895 con il trattato di Shimonoseki, che pose fine alla guerra sino-giapponese, l’isola e il relativo arcipelago, passa al Giappone che vi restò fino al 1945. La guerra sino- giapponese avvenne tra l’impero cinese dei Qing e l’impero giapponese dei Meji, guerra combattuta e vinta dal Giappone per il controllo della penisola di Corea.
Al termine della II guerra mondiale, con la sconfitta delle forze dell’asse (Germania, Giappone, Italia), l’isola e il suo arcipelago tornano alla Cina, ma con la vittoria di Mao Tse-tung sul Kuomintang di Chiang Kai-shek nel 1949, l’isola diventa il rifugio di Chiang Kai-sek che, con ingenti capitali, attrezzature militari e casse di documenti di stato, si installa e dichiara che quella è la vera Cina ed ottiene con l’aiuto degli Stati Uniti d’America il seggio all’ONU, quindi fino al 1971 questa piccola isola, che è grande poco più della Lombardia, ottiene il seggio alle Nazioni Unite come unica rappresentante dell’immensa Cina; solo appunto nel 1971 su richiesta dell’Albania le viene tolto il seggio che viene assegnato alla Repubblica Popolare Cinese di Mao.
La Cina continua a considerare Taiwan una parte del proprio territorio ( il braccio di mare che separa Formosa dalla Cina è di 150 km.).
Per avere un’idea delle dimensioni di Formosa diciamo che è una striscia di terra lunga 394 Km. e larga 144 Km con una parte pianeggiante e ricca di rigogliose piantagioni e una parte con una catena montuosa di cui la parte più alta è superiore ai 3900 mt. Ed ha una popolazione di 23 milioni
di persone.
Dal 1949 ad oggi, Taiwan ha avuto una notevole crescita economica anche grazie agli aiuti e agli investimenti statunitensi che hanno permesso un notevole sviluppo industriale in cui le esportazioni sono superiori alle importazioni, ¼ del territorio è dedicato all’agricoltura e grazie al clima favorevole ( 28° di temperatura media con inverni molto miti accompagnati da abbondanti piogge) si coltivano con successo, riso, soia, mais, patate, manioca, arachidi, ortaggi, ananas, agrumi, banane, tè, caffè, spezie, tabacco, cotone; ha poi anche attività estrattive da cui ricava rame, amianto, oro, argento, zolfo e pure un poco di petrolio, gas e carbone.
Insomma una situazione particolarmente positiva da un punto di vista economico, infatti la piccola isola è considerata tra le prime 20 economie del mondo ed è all’avanguardia nell’industria legata all’informatica, in quanto produce il 92% dei semiconduttori avanzati.
Abbiamo fornito questi dati solamente per inquadrare schematicamente il problema Taiwan, ma l’autore del libro che presentiamo, fornisce una dettagliata ricostruzione delle mosse e contromosse che avvennero in quegli anni, in particolare dal 1949 al 1953, con le contraddizioni e le azioni che coinvolsero gli attori interessati, in particolare gli Usa, la Cina, la Corea, l’Urss ed il Giappone.
Notevole e poco conosciuto, nel dettaglio, il modo in cui si mossero gli Usa che in quegli anni posero le basi della loro politica di espansionismo economico e militare che permise loro di superare la crisi interna e tramite una possente spinta della loro industria bellica, di superare le difficoltà interne tramite una feroce campagna anticomunista e naturalmente anti sovietica che mise le basi che ancor oggi giocano un ruolo determinante nell’orientamento dell’opinione pubblica statunitense in particolare e occidentale in generale.
Chi leggerà questo prezioso libro, si renderà conto delle posizioni assunte dai vari generali Usa, della pericolosità delle loro proposte e dei pericoli di un conflitto nucleare gia in quell’immediato dopo guerra. L’autore ci illustra con dovizia di dati i ruoli svolti dal Giappone
e da Formosa rispetto alla guerra di Corea che si concluse nel 1953.
Gli USA scelsero poi di incrementare l’industria giapponese e tedesca e quella di Taiwan per operare una barriera all’influenza cinese e sovietica sia in oriente che in occidente.
L’autore nel suo libro ci ricorda poi che “ l’inventiva e la tecnologia sono saldamente impiantate nel codice genetico dei cinesi: polvere da sparo, missili, carriola, ghisa, compasso, battello a pale, stampa a blocchi, staffa, carta e orologi meccanici; tutte queste invenzioni vengono dalla Cina, dove erano diffuse secoli prima di arrivare in occidente”(Prestowitz 2006, pag. 61).
Il libro tratta poi con abbondanza di particolari, sia l’aspetto economico, sia l’esigenza della popolazione. Rispetto all’economia, Formosa è fortemente inserita con la Cina tramite grandissime fabbriche operanti nell’informatica (computer, tablet, telefoni).
Il libro ci illustra poi con ricche informazioni che la “strategia” degli Stati Uniti è sempre la stessa, dal 1945 ad oggi, sotto tutti i suoi presidenti, da Eisenhower a Biden, ciò che cambiava era la “tattica” che si è rivelata contradditoria da presidente a presidente, ma la strategia non mutò e non muta: armare Formosa in chiave di avamposto per attaccare, anche con l’utilizzo del riarmo del Giappone, sia la Cina che la Russia.
Buona lettura.
Luigi Cecchetti