Armenia e Azerbaigian: le ragioni di un conflitto senza fine

15 settembre 2022

 

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Si riaccende il conflitto del Nagorno Karabakh, tra Armenia e Azerbaigian, cioè la guerra che da quasi trent’anni insanguina quest’area di confine nella regione del Caucaso, un tempo parte dell’Unione Sovietica. Erano state le agenzie di stampa russe, pochi giorni fa, le prime a informare il resto del mondo della ripresa delle ostilità. Le stesse agenzie avevano riferito che Baku registrava perdite tra le sue forze nei combattimenti scoppiati nella notte. 

Le ultime notizie ci dicono che proprio il 14 settembre, Armenia e Azerbaigian hanno concordato un cessate il fuoco (l’ennesimo) dalle 20:00 ora locale (19:00 ora di Mosca) grazie agli sforzi internazionali, come ha affermato stamane il segretario del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan in un’intervista alla televisione pubblica armena.

Seguiremo gli sviluppi, ma cerchiamo brevemente di capire le varie posizioni dei paesi interessati, in merito a questo ennesimo focolaio di scontri armati.

 

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Yerevan vede il bombardamento del suo territorio da parte dell’Azerbaigian come una violazione di un trattato trilaterale ed esorta l’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO) e la Russia ad intervenire, come ha riferito al giornale russo Izvestia, l’ambasciatore generale del ministero degli Esteri armeno Edmon MarukyanBaku, a sua volta, ha sottolineato che la sua operazione militare era arrivata in risposta alle “azioni dei sabotatori armeni“. Molti analisti politici esperti, sottolineano intanto che si tratta della più grande escalation al confine dal 2020 e non sarà facile porre fine rapidamente alle tensioni perché le ragioni alla base del conflitto sono ancora lì, con le parti che non sono in grado di delimitare il confine e Baku afferma che Yerevan ha sbagliato a non far ritirare le truppe dal Nagorno-Karabakh.

 

أذربيجان توافق على المبادرة الروسية لوقف إطلاق النار مع أرمينيا بعد تجدد  الاشتباكات

 

Secondo il politologo armeno Grant Mikaelyan, uno dei motivi dell’attacco dell’Azerbaigian è stato il fatto che le forze russe sono impegnate in Ucraina. Il commentatore politico con sede in Azerbaigian Nijat Hajiyev ha specificato che le tensioni erano il risultato dei “tentativi dell’Armenia di ritardare artificialmente il processo di pace“.

L’analista politico azerbaigiano, Shahin Rzayev ha offerto tre spiegazioni per gli sviluppi attuali parlando con il giornale Nezavisimaya Gazeta . “Le forze armene potrebbero aver inscenato una provocazione al confine con l’intento di coinvolgere la CSTO nel conflitto e assicurarsi che i ‘peacekeeper’ russi siano successivamente schierati lungo l’intero confine armeno-azero. Una seconda possibilità è che il primo ministro armeno Nikol Pashinyan potrebbe aver promesso qualcosa al presidente azerbaigiano Ilham Aliyev in un incontro a Bruxelles il 31 agosto, ma ha cambiato idea dopo l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Terzo, l’attualità potrebbe far parte di un piano concordato volto a preparare la società armena alla firma di un trattato di pace con l’Azerbaigian.

 

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L’esperto armeno Johnny Melikyan ritiene che Baku, scontenta della mancanza di progressi negli sforzi per sbloccare i collegamenti di trasporto alle sue condizioni, abbia scelto la via del conflitto in mezzo a una situazione di stallo tra Occidente e Russia. “L’occupazione strisciante dell’Azerbaigian, che non è stata debitamente presa in considerazione e condannata tra marzo e maggio 2021, così come l’attenzione della Russia distratta dal conflitto con l’Ucraina, hanno fornito a Baku l’opportunità di usare la forza per ottenere ciò che non è riuscito a ottenere al tavolo dei negoziati“.

A cura di Enrico Vigna per Iniziativa Mondo Multipolar/CIVG

 

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