Slavoj Zizek e l’Ucraina

26 giugno 2022

 

Crisi della Crimea e guerra in Donbass, quando era l'Ucraina a uccidere la  popolazione civile

 

Sul quotidiano La Stampa di giovedì 23 giugno un intervento di Slavoj Žižek ci fa capire di non capire niente. Destra, sinistra, tutti in errore sulla questione Ucraina. La sua analisi si inerpica per un sentiero tortuoso e distopico. In soldoni: ogni vero patriota deve sbavare per l’Ucraina “il cuore di ogni vero patriota russo – e per estensione perciò ogni cuore di ogni vero patriota n.d.r.- batte per l’Ucraina.”

Un Paese che fino a circa tre mesi fa ben pochi sapevano addirittura dov’era; fino a circa tre mesi fa le provincie del Donbass erano forse scambiate per un luogo dove forse viveva qualcuno in difficoltà, ma insomma dov’era; cosa stava succedendo lì; ben 8 otto anni di scontri militari e nessuno, né Stati democratici che ora accorrono al capezzale di Kiev, che si pronuncia Kiiv, come gli ucraini lo pronunciano e non Kiev come pronunciato da chi ucraino non è, quindi anche dai russi, ora lo sappiamo, né singoli, né ong, né gruppi informali si erano mossi per fare qualcosa per quel Paese. Si potevano spedire armi all’esercito ucraino che sparava contro gli abitanti e gli armati del Donbass filorussi. Potevano supportare quello stato che stava, da 8 otto anni cercando una conquista delle due regioni orientali. Potevano elevare sanzioni al Donbass ed alle due provincie dello stesso. Potevano…mai fatto nulla, almeno in evidenza. Ed ora Žižek ci dice cosa dovremmo sentire nei nostri cuori, ora. Va bene anche così. Ma come ci arriva? Inventandosi raffronti ed analisi perlomeno tortuose: “Il piano strategico della Russia è approfittare del riscaldamento globale [per] incentivare lo sviluppo della Siberia e controllare l’Ucraina.” Curiosa questa apoteosi della geografia asiatica, considerando l’Ucraina in quel continente e non nel “cuore dell’Europa”, come stroppo spesso si dice. E poi considerando la diarchia putiniana tra stati sovrani e conquistati, oltre all’Ucraina rientra nel novero degli Stati conquistati, per il filosofo sloveno, anche l’Europa. Cosa significhi questa affermazione poi è oscuro. E poi, sempre usando il termine Europa per approssimazione. Cosa è veramente l’Europa. Non ci viene detto. Un coacervo di 27 ventisette stati che vanno dal profondo Mediterraneo al Circolo polare artico. Cosa significa Europa in tale senso?

Una guerra che Slavoj prevede spaccherà l’Europa in due sfere di influenza, una russa e l’altra USA. E per questo occorre perciò rimediare facendo dell’Ucraina il campione dell’Europa. Come se quel Paese fosse veramente Europa, come se quel Paese fosse veramente democratico – ma del resto anche molti altri Paesi d’Europa non lo sono; come se quel Paese fosse un socialmente una costola europea. Anche qui Europa sta, in sostanza, in riferimento ad un nocciolo duro di questo continente – Stati forti istituzionalmente, altro discorso si dovrebbe per il livello democratico, con una storia che li definisce e che in qualche modo potremmo immaginarci come simili.

In un piccolo testo di qualche anno fa, George Steiner scrisse che ciò che rende l’Europa simile sono alcune sensazioni che vengono determinate dal panorama dei cafè, dalla possibilità di fare camminate lunghe via terra, dal nome di piazze e di vie che rimandano ad una storia comune, solo per chi comune si ritrova in quei nomi.[1]  Un modo inventivo, nel senso buono e positivo del termine, per definire Europa. Cosa c’entra poi l’Ucraina in questo scenario?

Ma non importa, ci dice Žižek, ogni patriota (di cosa poi?) deve mettersi a fianco dell’Ucraina per rimanere in una modalità di indipedenza europea. E la guerra in Cecenia allora, e quella in Georgia. Non era Europa quella. Ma anche allora, non eravamo anche allora alle prese con lo stesso Putin? Basta.

Questo scontro ci sta distruggendo, anche nelle capacità logiche di pensiero. Le stesse capacità sono stare troppi anni messe a riposo di fronte ad ogni problematica mondiale di geopolitica. Il risveglio, ora, è veramente difficile ed appena svegli poco si connette. Buon riposo dunque. Si continui a dormire, se le motivazioni pratiche proposte, al risveglio, sono queste: “il cuore di ogni vero patriota….”.

 

Tiziano Tussi



[1] George Steiner, Una certa idea d’Europa, Garzanti, Milano, 2006ᶦ