Notiziario Patria Grande - Maggio 2022
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NOTIZIARIO
NOTIZIARIO
MAGGIO 2022
LA HAINE (SPAGNA) / ANALISI / SINISTRA E UCRAINA
La sinistra e il suo triste ruolo nella guerra in Ucraina
TELESUR (VENEZUELA) / LATINOAMERICA / HONDURAS
L’Honduras si riprende il controllo dell’energia elettrica
TELESUR (VENEZUELA) / LATINOAMERICA / REPUBBLICA DOMINICANA
106 anni fa gli Stati Uniti invadevano la Repubblica Dominicana
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ELEZIONI IN COLOMBIA
Colombia: i candidati alla presidenza si preparano al ballottaggio
GRANMA (CUBA) / ESTERI / CUBA ESCLUSA DAL VERTICE DELLE AMERICHE
Cuba denuncia gli Stati Uniti che la escludono dal IX Vertice delle Americhe
GRANMA (CUBA) / ESTERI / VERTICE
Biden, il Vertice e le tre dittature
GRANMA (CUBA) / INTERNI / DECEDUTO RICARDO ALARCON
È morto il diplomatico e politico cubano Ricardo Alarcón de Quesada
GRANMA (CUBA) / ESTERI / DISINFORMAZIONE CONTRO CUBA
Manipolata un’immagine della sfilata del 1º maggio
GRANMA (CUBA) / INTERNI / NUOVO CODICE DELLA FAMIGLIA
Pronto a giugno il nuovo Codice della Famiglia
GRANMA (CUBA) / INTERNI / MISURE DEL BLOCCO USA CONTRO CUBA
Un passo in avanti nella giusta direzione, ma troppo limitato
GRANMA (CUBA) / INTERNI / ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POTERE POPOLARE
Tempi complicati e sfide durissime, ma siamo allenati
GRANMA (CUBA) / ESTERI / VERTICE ALBA-TCP ALL’AVANA
XXI Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’ALBA-TCP
LA HAINE (SPAGNA) / ANALISI / SINISTRA E UCRAINA
La sinistra e il suo triste ruolo nella guerra in Ucraina
Juanlu González, 5 maggio 2022
Il popolo europeo non è più l’avanguardia di nessuno, né ci si aspetta che lo sia.
Il livello di adattamento al pensiero dominante è tale che non esiste un pensiero critico.
Marcuse, nel 1964, ci metteva in guardia sulla perdita della capacità rivoluzionaria in occidente per effetto del trionfo delle misure repressive messe in campo dalle società industriali avanzate per mettere a tacere qualsiasi tipo di dissidenza intellettuale attraverso i mezzi di comunicazione, la pubblicità, la propaganda e il consumismo più sfrenato. Annunciava la nascita dell’Uomo Unidimensionale, un individuo privo di capacità critica, estremamente docile e malleabile, sottomesso al volere dei potenti.
Nonostante il tempo trascorso, questo processo non si è interrotto. Al contrario, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, si sono perfezionate le tecniche di controllo e dominio sociale fino a livelli inimmaginabili e che scandalizzerebbero il filosofo e sociologo tedesco. Il popolo europeo non è più l’avanguardia di nessuno, né ci si aspetta che lo sia. Il grado di decadenza, sottomissione e adattamento al pensiero dominante è tale che non esiste un pensiero critico, e qualsiasi tipo di dissenso intellettuale viene immediatamente annientato dal sistema stesso oltre che da una intellighenzia che in passato non si era mai legata al potere e di cui oggi costituisce lo strumento più efficace.
In questi giorni, durante la guerra in Ucraina, stanno spuntando come funghi commentatori e pseudo esperti la cui unica missione è esattamente attaccare le ultime roccaforti di libero pensiero rimaste nella sinistra (in realtà sarebbe meglio dire centro-sinistra) europea e spagnola. Si tratta del tipo di intellighenzia convinta che le proprie tesi siano ben al di sopra di quanto sostenuto dai comuni mortali, e pretendono di godere di una superiorità morale indiscutibile nonostante non cessino di essere altro che meri strumenti di trasmissione di un unidimensionalismo decadente, povero e malaticcio. Armati di luoghi comuni, di linguaggio vacuo e tonnellate di infantilismi naïf e buonisti, indirizzano il loro totalitarismo pseudo democratico contro qualsiasi tipo di dissidenza, soprattutto quando c’è in ballo la sinistra, da loro considerata la propria riserva di caccia.
Ma, nonostante tutto sopravvive, anche se a fatica, una sinistra orgogliosa di esserlo, senza complessi e dal pensiero libero che si contrappone al pensiero mediatico dominante e tenta di mettere sul tavolo la luce della ragione contro la cecità delle emozioni, che è esattamente l’ambito nel quale i fautori della propaganda bellica hanno situato la contesa per evitare qualsiasi possibile analisi che possa rovinare la loro campagna propagandistica messa in atto con tanta cura. Come diceva Fidel, il grande obiettivo che perseguono coloro che gestiscono la narrazione è far perdere all'opinione pubblica la capacità di pensare attraverso la generazione di riflessi condizionati. Effettivamente, stanno riuscendo nel loro intento.
La guerra psicologica, parte indissolubile delle guerre di IV generazione, rende indispensabile l’uso intensivo della propaganda e della menzogna per indirizzare pensieri e comportamenti come metodo di controllo sociale “pacifico”. Fu Winston Churchill che disse “in tempo di guerra, la verità è qualcosa di talmente prezioso che la si deve difendere attraverso una guardia del corpo di bugie”, anche se già Sun Tzu, nell’arte della guerra, attorno al ‘500 a.c. diceva che “ogni guerra è fondata sull’inganno”. Nonostante ciò, sembra che i nostri intellettualoidi di sinistra ancora non abbiano capito come funzioni questo tipo di faccende. Forse necessitano di altri 1500 anni per rendersene conto…
Walter Lippmann in principio, seguito poi da Hartman e Chomsky, definì la fabbrica del consenso - o l’assenso - come un'arma di controllo dell’opinione pubblica in società nominalmente democratiche, in modo tale che la gente si faccia guidare dalla classe dirigente in un’apparente convergenza di discorsi, obiettivi e interessi. La fase della costruzione del consenso si rende assolutamente necessaria prima dell’inizio di qualsiasi conflitto bellico, in modo particolare in quelli nei quali sarà necessario pretendere particolari sacrifici alle popolazioni coinvolte. Siamo arrivati al punto in cui le guerre di oggi non cominciano più con il primo colpo, ma nel momento in cui il primo giornale armato del suo carico di propaganda esce dalle rotative contro il futuro nemico.
Farsi permeare dalla propaganda di guerra e interiorizzarla equivale ad appoggiare senza incertezze la questione per la quale è stata preparata, anche se il concetto di guerra in sé stesso ci possa risultare esecrabile dal punto di vista intellettuale o morale. È così che abbiamo visto uomini di sinistra, o pacifisti, chiedere l’intervento militare per esempio, contro Gheddafi, accusato -falsamente - di massacrare il suo popolo, sebbene chiedessero candidamente che le bombe fossero sganciate da eserciti arabi, perché appellarsi alla NATO per quel lavoro avrebbe potuto causar loro un rifiuto o una “dissonanza cognitiva” insormontabile.
La guerra della NATO contro la Russia in Ucraina ha finito per aprire e frantumare l’unità di buona parte della sinistra europea, fino al punto da mostrare la sua vera natura e la sua adesione senza crepe al blocco atlantista. Alcuni autori segnalano che, semplicemente, non esiste più una vera sinistra nel Vecchio Continente. Sia come sia, la complessata sinistra europea sembra ignorare una serie di questioni molto chiare e incontestabili.
A prescindere dal fatto che la responsabilità ultima dell’invasione dell’Ucraina è della Russia, l’aggressore strategico principale sono gli Stati Uniti con la loro politica di espansione della NATO, entrata in collisione con le esigenze di sicurezza espresse ripetutamente dalla Russia per assicurarsi la sopravvivenza in un contesto di guerra fredda che non ha mai cessato di esistere dal 1947.
Mosca ha tutto il diritto di difendere la popolazione russa del Donbass, aggredita a partire dal 2014 dal regime uscito dal colpo di Stato fascista del Maidan, organizzato da USA e Unione Europea.
L’Ucraina, dopata con armi occidentali, si stava preparando ad una guerra totale contro il Donetsk e il Lugansk dalla fine del 2021. I documenti sequestrati alla Guardia Nazionale dimostrano che ai primi di marzo sarebbe iniziata l’invasione. È scritto che Washington cercava una guerra di logoramento in Ucraina contro la Russia dal 2019 (Rand Corporation), una guerra anche prevista dal governo dell’Ucraina come dichiarò in un’intervista Arestovich, il principale consigliere e portavoce di Zelensky.
Le violazioni del cessate il fuoco dell’Ucraina monitorate dalla OSCE nel febbraio del 2022, suggerivano un “alleggerimento” dei bombardamenti nella linea del fronte in Donbass prima di procedere ad una offensiva via terra. Conoscendo questa mole di fatti accertati, allinearsi con la politica di USA, NATO e Ucraina, significa appoggiare coscientemente un vero e proprio genocidio a danno della popolazione russa nella regione, che è esattamente ciò che stava accadendo.
La Russia è quindi caduta in un tranello? Questa è la tesi sostenuta da alcuni commentatori. Il rapporto della Rand, nell’analisi delle variabili possibili della strategia interventista, affermava che si correva il rischio che la reazione di risposta russa al tentativo di Kiev di impossessarsi del Donbass, non sarebbe stata circoscritta alle province secessioniste, ma si sarebbe estesa verso altre regioni dell’Ucraina, e che ulteriori e permanenti perdite territoriali avrebbero comportato un discredito per gli Stati Uniti quale potenza istigatrice del conflitto.
Anche se c’è ancora molto da vedere, è però possibile rilevare che al Donbass si aggiungeranno altre repubbliche e che, osservando la positiva evoluzione del rublo rispetto al dollaro, la Russia sta vincendo anche la guerra economica.
Alla fine, è possibile che non esca tanto debilitata dal conflitto così come era stato pianificato. In questo senso, nonostante la Russia non avesse altre opzioni se non prendere la decisione che ha preso e a prescindere dal fatto che sapesse che non era una buona soluzione, può anche darsi che riesca a superare questa fase con successo.
Ad ogni modo, per i nostri analisti funzionali, parlare di questo tipo di cose equivale ad essere “figli di Putin”, così come menzionare i laboratori ucraini di armi biologiche di distruzione di massa.
Si tratta di laboratori del Pentagono che, per inciso, la nostra libera stampa definisce “presunti”, nonostante si sappia che sono stati riconosciuti dalle autorità nordamericane come proprietà del Pentagono. Per molto meno, gli USA e gli altri paesi della NATO hanno in passato intrapreso azioni di guerra e invasioni con milioni di morti, diretti e indiretti.
Un’altra cosa che infastidisce, e molto, la sinistra o il movimento pacifista, è che si citi la natura neonazista del regime sorto dal golpe del Maidan. Si possono nominare una sfilza di ministri, governatori, militari o battaglioni di ideologia nazista, ma l’unica reazione è sottovalutarne la loro forza e influenza. Non importa che Reuters o Amnesty International dicano che ci sono più di 20 battaglioni nella Guardia Nazionale, che sono più di 100.000 i paramilitari o che si supponga siano quasi la metà dell’esercito ucraino. Non importa che alcuni paesi li considerino terroristi o che abbiano a loro carico molteplici crimini di guerra documentati. Diranno che si tratta di un'invenzione russa per giustificare l'invasione, e che certi fatti possono accadere anche in Spagna e nessuno la invade per questo. La loro capacità di adattamento alle argomentazioni atlantiste e la loro sindrome di Stoccolma sono irriducibili, che lo riconoscano o no. Di certo, c’è un tratto comune tra le sinistre parlamentari e l’estrema destra di tutta Europa che hanno inflessibilmente condannato la Russia e Putin in prima persona.
Nei loro attacchi argomentano sempre che siamo noi quelli intrisi di propaganda, russa. Pensano di poter paragonare la capacità dell’occidente di controllare la narrazione con quello che può fare Mosca, che è un po’ come mettere a confronto il 98% della stampa mondiale con uno scarso 2%, oltretutto censurato per legge. I media russi sono stati estromessi dalle frequenze, dai satelliti e bannati dai canali social in quella che è l'operazione di censura più brutale mai vista nel mondo contemporaneo, e di fronte alla quale la sinistra ufficiale ha mantenuto un silenzio assordante e complice che pagherà sulla propria pelle nel prossimo futuro.
La maggior parte di essa sembra ignorare che sul suolo ucraino si sta giocando, niente di più e niente di meno, l’avvento di un nuovo ordine mondiale che la sconfitta della NATO potrebbe accelerare: la caduta dell’impero nordamericano, il sorgere di nuove alleanze politiche, economiche e militari, in definitiva... un mondo multipolare nel quale il potere potrebbe distribuirsi in modo più collettivo e democratico. Dove possano emergere spazi di libertà e far sì che molti paesi, sovranamente, possano organizzarsi liberamente al di fuori dei dogmi del capitalismo e delle sue imposizioni militari. Dove non si sentano più le tesi secondo cui questo o quel sistema è il migliore dei possibili semplicemente perché non è stato mai permesso ad altri di esistere.
La tirannia mondiale dell'informazione, del capitalismo, del dollaro, dell’egemonia culturale, subordinata all'unidimensionalismo marcusiano, verranno scaraventate nella pattumiera della storia.
Abbiamo già avuto modo di osservare che la sventurata comunità internazionale era solo una trappola propagandistica che non rappresenta neppure il 25% della popolazione mondiale. Sapevamo con certezza che questo momento sarebbe arrivato, ma eravamo anche certi che non saremmo riusciti a vederlo di persona.
In questo pazzo mondo, molto di ciò che credevamo per sempre inamovibile, è destinato a scomparire a breve o medio termine. L’Ucraina - e la Russia - patiscono i dolori del parto di questo nuovo ordine mondiale, così hanno voluto gli Stati Uniti e la NATO, a cui piace giocare alle proprie guerre sulla terra altrui.
Se la sinistra europea preferisce l’attuale ordine mondiale unipolare stabilito dagli USA rispetto a quello che sta per arrivare, se si dimentica che l’imperialismo ha causato più di sei milioni di morti dopo l’11 settembre o che ha dato inizio a più dell’80% dei conflitti mondiali dopo il 1945 e fino ad oggi, è chiaro che ha certamente un grave problema e che dovrebbe farsi curare.
Ma forse è da troppo tempo che ha cambiato schieramento…
Juanlu González
Pubblicato con il titolo originale La izquierda y su triste papel en la guerra de Ucrania
su LaHaine (https://www.lahaine.org/mundo.php/la-izquierda-y-su-triste)
e sul blog Agaton (https://carlosagaton.blogspot.com/2022/05/la-izquierda-y-su-triste-papel-en-la.html)
Traduzione a cura di Patrizia B., Patria Grande, CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / LATINOAMERICA / HONDURAS
L’Honduras si riprende il controllo dell’energia elettrica
di Itzamná Ollantay, 13 maggio 2022
Il Congresso della Repubblica dell’Honduras ha approvato di recente la Legge Speciale per garantire il Servizio di Energia Elettrica come Bene Pubblico di Sicurezza Nazionale e Diritto Umano di Natura Economica e Sociale, con 75 voti a favore, compresi alcuni partiti che avevano privatizzato il settore elettrico nazionale.
Riprendersi il controllo dell’energia elettrica era una delle promesse dell'attuale Presidentessa Xiomara Castro, quando era candidata. Esercitando ora la funzione di governo, con maggioranza parlamentare al Congresso, ha presentato il corrispondente disegno di legge.
Che cosa cambierà in Honduras con questa Legge sull’elettricità?
1. Scompare la CREE
Finora il settore privato, mediante la Commissione Regolatrice di Energia Elettrica (CREE), aveva l’autorità di amministrare il settore elettrico, incluso stabilire il prezzo per kW/h. Con questa nuova legge lo Stato, mediante una nuova Commissione eletta dall’Esecutivo, amministrerà il settore e definirà il costo per kW/h.
Nel caso del Guatemala, la Commissione Nazionale di Energia Elettrica (CNEE), controllata dai privati, è quella che stabilisce il prezzo dell’elettricità per kW/h, su indicazione delle imprese produttrici e distributrici private.
2. La EEH sarà controllata dallo Stato
Nel 2016, a fronte delle "perdite" di elettricità nel sistema di distribuzione, venne creata l'Impresa Energia Honduras (EEH), che aveva lo scopo di ridurre le suddette dispersioni o perdite. Per il momento le "perdite" sono continuate, nonostante le imprese fornitrici private abbiano incrementato i guadagni. D’ora in poi la EEH sarà sottoposta ad intervento dello Stato, puntando al reale compimento dei suoi obiettivi.
Nel caso del Guatemala, non esiste impresa o ente che si occupi della "dispersione" costante di elettricità. Le fughe o le perdite, su richiesta dei privati, se le assume lo Stato mediante succulente e crescenti sovvenzioni economiche al settore elettrico.
3. Scompare l'ONG OdS
In Honduras, con la Legge sull’elettricità del 2013, si stabilì che un’Organizzazione Non Governativa (ONG) si incaricasse della Gestione del Sistema (OdS). Da allora la suddetta ONG si è occupata di fornire un’informazione ufficiale sull’elettricità consumata e quanto era necessario produrne a livello nazionale, perfino suggerirne i prezzi.
L'ONG OdS era nelle mani degli stessi privati appartenenti anche alla Commissione Regolatrice di Elettricità (CREE). Con la nuova Legge di Elettricità sparisce l'ONG OdS, e le ONG non potranno decidere al riguardo, quanto e quando vendere elettricità in Honduras.
4. Stangata alla Legge di Alleanza Pubblico - Privato
Inoltre, con questa Legge, gli impresari privati che hanno installato impianti idroelettrici o termici in Honduras, non potranno più obbligare lo Stato a comprarsi i loro rottami (installazioni ormai obsolete e deteriorate, al termine dei contratti di concessione), come stabilito (e ancora vale per altri settori) dalla Legge di Alleanza Pubblico - Privato.
Con la nuova Legge sull’elettricità approvata in Honduras, lo Stato comincia a recuperare la sua autorità e sovranità sull'industria elettrica. È necessario ancora recuperare sovranità su tutta l'industria energetica. Ma quello appena compiuto dall’Honduras, è un passo importante, soprattutto in una regione come quella centroamericana, in cui l'opinione pubblica dominante, ma anche la "contro egemonica", sostengono tuttora che è "impossibile far fronte al sistema neoliberista" che tutto ha privatizzato.
Articolo originale: Honduras recupera el control sobre su energía eléctrica
Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande, CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / LATINOAMERICA / REPUBBLICA DOMINICANA
106 anni fa gli Stati Uniti invadevano la Repubblica Dominicana
Telesur, 15 maggio 2022
Foto da: Batalla de la Barranquita 3 de Julio Republica Dominicana (conectate.com.do)
La Repubblica Dominicana ricorda questo 15 maggio la prima invasione militare subita da parte degli Stati Uniti nel 1916: l’aggressione compie 106 anni.
La resistenza del popolo dominicano all'invasione USA si espresse nella battaglia di La Barranquita.
A partire dalle 13 colonie che formavano nel 1776 quella nazione, cominciò un'espansione verso Ovest, portando via le terre ai nativi, comprando a bassissimo costo Louisiana, Florida e Alaska, occupando il Texas, incitando i messicani a rendersi indipendenti dalla Spagna, per poi strappar loro gran parte dello spazio vitale.
Il Paese nordamericano, a quell’epoca, aveva già ben definita la sua politica espansionista col chiaro obiettivo di costruire un grande paese, a qualsiasi costo.
In seguito, potendo già contare su un vasto territorio che si estendeva fino al Pacifico ed oltre, fino alle isole Hawaii, Guam e Filippine, intervennero in diversi Paesi assicurandosene l’egemonia economica e geopolitica.
Giustificavano simili ingerenze con dottrine espansioniste come quella di James Monroe ed il suo slogan "America agli americani”; quella del presunto “Destino Manifesto”, argomentando che Dio voleva che gli USA guidassero i disegni del continente; quella del "Big Stick" (Grosso Randello) con cui Theodore Roosevelt diceva: "Parla a bassa voce, ma fai vedere il bastone".
Tra la fine del XIX e inizio del XX secolo, governi irresponsabili della Repubblica Dominicana continuavano ad indebitare il Paese con prestiti, i cui interessi pagavano mediante nuovi prestiti concessi da imprese nordamericane.
Nel maggio 1916, il governo statunitense decise che era il momento d’intervenire per recuperare il credito, e, già che c’era, per organizzare la produzione delle materie prime che cominciavano a scarseggiare in Europa, dallo scoppio - due anni prima - della Prima Guerra Mondiale.
Le truppe nordamericane sbarcarono in due località: Montecristi a Nord, percorrendo la distanza che li separava da Santiago de los Caballeros, seconda città del Paese per importanza, e Puerto de Haina a Sud, vicino a Santo Domingo, capitale della nazione.
In quel momento era presidente dominicano Francisco Henríquez y Carvajal, il quale poté solamente manifestare la propria indignazione al nordamericano Woodrow Wilson.
La resistenza del popolo dominicano, in disparità totale di forze, si manifestò soltanto in una battaglia a La Barranquita, vicino a Santiago, durata alcune ore, ed in certe azioni di gruppi contadini nell'Est del Paese, i cosiddetti "Gavilleros", che ostacolarono con alcuni attacchi a sorpresa le truppe nordamericane.
Si possono menzionare Gregorio Urbano Gilbert, uomo che incarnò la resistenza, e Américo Lugo, intellettuale che scrisse testi di denuncia dell'intervento.
I nordamericani costruirono strade carrozzabili e ponti che potenziarono la connessione tra le varie province, e ottimizzarono gli zuccherifici per migliorarne il rendimento. Organizzarono anche l'Amministrazione, crearono un esercito: "La Guardia Nazionale", fondarono il Sistema Torrent come catasto dei terreni, a causa del quale molti proprietari si ritrovarono derubati, non potendo soddisfare i complicati requisiti che il nuovo sistema esigeva; in tal modo il governo statunitense s’impadronì di un’infinità di appezzamenti, che utilizzò per ampliare le piantagioni.
Non è un caso l’invasione anche di Haiti a partire dal 1915: con entrambi i Paesi sotto loro controllo, disponevano senza problemi di manodopera a basso costo per lavorare la canna da zucchero.
Finita la Prima Guerra Mondiale, i Paesi europei andarono a poco a poco normalizzando le produzioni agricole, per cui gli USA diminuirono le vendite. Ciò fece sì che da quel momento s’iniziò a negoziare il loro ritiro dalla Repubblica Dominicana. Vi furono varie proposte, finché i dominicani finirono per firmare l'accordo "Hugs-Peinado" per il ritiro delle truppe statunitensi, non senza prima aver riconosciuto il nuovo debito per la modernizzazione della nazione, consentito una dipendenza politica ed accettato alcune relazioni commerciali vantaggiose per coloro che avrebbero abbandonato il territorio dominicano.
Prima di sbarcare nella Repubblica Dominicana, gli occupanti avevano già invaso la Colombia nel 1903, il Nicaragua nel 1909, il Messico nel 1914, Haiti nel 1915 e molto prima, Cuba e Porto Rico nel 1898, quest’ultimo diventato colonia gringa, abbandonata e dimenticata dagli yankee, sommersa nella disperazione dopo il passaggio dell'uragano Maria.
Questi fatti dimostrato agli occhi del mondo la strategia ingerenzista degli Stati Uniti in America Latina e nei Caraibi, che tuttora persiste.
Monumento agli eroi di La Barranquita, a Valverde
Articolo originale: Se cumplen 106 años de la invasión de EE.UU. a República Dominicana, Telesur
Traduzione a cura di Adelina B., Patria Grande, CIVG
TELESUR (VENEZUELA) / ESTERI / ELEZIONI IN COLOMBIA
Colombia: i candidati alla presidenza si preparano al ballottaggio
Dopo il primo turno elettorale di domenica 29 maggio, più del 10% separa Gustavo Petro
da Rodolfo Hernández, ma una nuova fase sembra aprirsi. Foto: Página 12
Il senatore ed ex sindaco di Bogotá, Gustavo Petro, ha vinto domenica 29 maggio il primo turno presidenziale in Colombia con oltre il 40% dei voti, ma dovrà disputare un ballottaggio con Rodolfo Hernández, il milionario che si presenta come un indipendente dalla politica tradizionale - anche se in realtà è stato sindaco di Bucaramanga - che ha totalizzato il 28%. Questi i conteggi preliminari pubblicati domenica sera.
Con il 99,9% dei voti scrutinati, Petro, parlamentare 62enne, si avvicina all'obiettivo di diventare il primo rappresentante della sinistra a governare la Colombia, anche se deve ancora prevalere su Hernández (77 anni) il 19 giugno e superare una campagna elettorale segnata da un’estrema polarizzazione e forti tensioni.
All'inizio della giornata elettorale c'erano due grandi interrogativi sul futuro elettorale.
Il primo era sapere se il Patto Storico con Gustavo Petro e Francia Márquez sarebbe stato abbastanza forte da prevalere al primo turno con oltre il 50 per cento dei voti, cosa che non è accaduta, anche se il 40,32%, pari a 8.527.768 voti, è stato un ottimo risultato per la sinistra.
La seconda questione era chi avrebbe disputato il secondo turno con Gustavo Petro, che tutti i sondaggi davano al ballottaggio. Si è risolta quando il candidato presentato come populista e indipendente, Rodolfo Hernández, si è imposto al secondo posto, ma il suo nome era praticamente sconosciuto fino a pochi mesi prima.
Petro ha detto che con il risultato ottenuto gli mancano un milione di voti per vincere le elezioni al secondo turno. Il principale candidato alla vittoria del secondo turno, Gustavo Petro, è un economista di formazione, laureato in studi specialistici in Sviluppo, Popolazione e Ambiente presso l'Università Cattolica di Lovaina. Negli anni '80 militò nel movimento M-19, un'organizzazione di guerriglia urbana colombiana nata per rivendicare la democrazia e, dopo la sua smobilitazione in seguito a un accordo di pace con l'allora governo, Petro entrò nel 1990 a far parte della vita politica istituzionale. Fondò il partito politico Alianza Democrática M-19 con cui partecipò alla stesura della Costituzione del 1991, raggiungendo la Camera dei Rappresentanti ma senza riuscire a essere rieletto fino al 2002, quando vinse nuovamente il seggio diventando deputato con il più alto sostegno elettorale dell'intero Paese. In quella legislatura si distinse come uno dei maggiori oppositori del governo dell'allora presidente Álvaro Uribe, soprattutto in progetti come lo Statuto Antiterrorista e la Riforma Costituzionale, che permise la rielezione dello stesso Uribe. Nel 2005, Gustavo Petro sostennne la creazione del partito politico Polo Democrático Alternativo, formazione per la quale vinse un seggio al Senato colombiano nel 2006. L’obiettivo raggiunto gli ha facilitato la presentazione come candidato presidenziale alle elezioni del 2010, in cui fu il terzo più votato. Successivamente, lasciò il Polo Democrático per fondare il suo partito, con il quale diventò sindaco di Bogotá nel 2011. Sei anni dopo lanciò nuovamente la sua candidatura presidenziale per il movimento Colombia Humana, con la quale riuscì a passare al secondo turno, sconfitto dall'attuale presidente Iván Duque.
Rodolfo Hernández è un ingegnere civile, nato il 26 marzo 1945 a Santander. Nel 2015, a sorpresa, si candidò a sindaco di Bucaramanga finanziando egli stesso la sua campagna elettorale, ricevette l'appoggio dell'ex presidente Álvaro Uribe e sconfisse la macchina politica diventando sindaco di Bucaramanga con lo slogan 'Logica, etica ed estetica'. La sua carriera per la Casa de Nariño è iniziata il 29 giugno 2021 come indipendente dopo aver raccolto un milione di firme e sostenuto da un movimento politico da lui stesso fondato, la Liga de Gobernantes Anticorrupción.
Il 19 giugno si svolgerà la seconda tornata elettorale.
Articolo originale: Candidatos a Presidencia de Colombia se preparan para balotaje
https://www.telesurtv.net/news/preparacion-segunda-vuelta-elecciones-colombia-20220530-0013.html
GRANMA (CUBA) / ESTERI / CUBA ESCLUSA DAL VERTICE DELLE AMERICHE
Cuba denuncia gli Stati Uniti che la escludono dal IX Vertice delle Americhe
Dichiarazione del ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla,
alla stampa nazionale e straniera, 25 aprile 2022
Vi ringrazio per la vostra presenza.
Devo denunciare che il governo degli Stati Uniti ha deciso di escludere la Repubblica di Cuba dai preparativi del 9º Vertice delle Americhe che si svolgerà a Los Ángeles dall'8 al 10 giugno, e che esercita in questo momento forti pressioni su numerosi governi della regione che si oppongono in maniera riservata e rispettosa a questa decisione.
Il governo degli Stati Uniti inganna l’opinione pubblica e i governi dell’emisfero dicendo che non ha ancora preso decisioni circa gli inviti. Chiedo rispettosamente al segretario di Stato Blinken di pronunciarsi in maniera onesta in merito all'invito a Cuba al 9º Vertice delle Americhe.
Uno dei temi principali sarà la salute. Devo informare il nostro popolo e l’opinione pubblica internazionale che in questi momenti si stanno negoziando in forma oscura alcuni interventi, mossi da principi neoliberali e con molte reticenze in merito alle necessità reali dei popoli rispetto alla pandemia, alle cause strutturali dei sistemi sanitari che hanno causato conseguenze tragiche e un altissimo tributo di morti nel nostro emisfero, compresi gli Stati Uniti, i quali evitano la cooperazione istituzionale e i finanziamenti di base per affrontare questi problemi. Questi interventi escludono Cuba e altri Stati membri dell’ Organizzazione Panamericana della Sanità contravvenendo ai suoi propri mandati. Cuba, sempre con modestia, ma altruista e resistente, ha offerto la sua cooperazione internazionale riconosciuta su scala mondiale.
I vaccini latinoamericani sono cubani. Le brigate mediche che hanno coperto le emergenze Covid-19 nella regione e nell’emisfero in più di 50 Paesi del pianeta erano cubane. La presenza medica cubana di fronte ai disastri e alle epidemie precedenti, le decine di migliaia di borse di studio di medicina per giovani di basso reddito latinoamericani, caraibici e statunitensi, la Scuola Latinoamericana di Medicina all’Avana, l’Operación Milagro che ha ridato la vista a milioni di persone senza reddito, la capacità di Cuba di stabilire la cooperazione e trasferire tecnologie, portare prodotti farmaceutici, vaccini e nuovi trattamenti, la condivisione di protocolli e medicinali moderni nell’ambito della salute operano a beneficio dei nostri popoli.
Proprio con gli Stati Uniti, Cuba ha sostenuto e proposto in numerose occasioni azioni di cooperazione in materia di salute. E poi ricordo il caso di Haití, in diversi momenti dopo vari terremoti, e poi in El Salvador e in Pakistan in situazioni di disastro. Abbiamo offerto e stabilito cooperazione di salute con gli Stati Uniti in Liberia durante l’epidemia di ebola e con altri paesi in Africa Occidentale. Dopo i terribili fatti dell’ 11 settembre del 2001, la Repubblica di Cuba ha offerto immediatamente la sua cooperazione medica, abbiamo offerto plasma per i feriti, antibiotici a quello che allora era l'ufficio d’interesse degli USA all’Avana. Abbiamo offerto equipaggiamenti e personale per utilizzare il Sistema Micro Analitico, una tecnologia sviluppata da Cuba per svolgere ricerche di massa sull'antrax. Quando si verificò il devastante uragano Katrina, Cuba offrì personale medico e battezzò il suo contingente, oggi noto a livello mondiale il nome del giovane combattente statunitense per l’indipendenza di Cuba: Henry Reeves.
Studenti statunitensi hanno frequentato e frequentano corsi di medicina a Cuba, e oggi ci troviamo di fronte alla curiosa offerta del governo degli Stati Uniti di un milione di vaccini contro il covid nel momento in cui il Paese aveva già vaccinato tutta la popolazione. Abbiamo offerto al governo degli Stati Uniti di sviluppare un progetto congiunto sui vaccini a beneficio delle nazioni bisognose della nostra regione, ma fino ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta.
Gli USA mandano soldati e non medici, le loro multinazionali hanno lucrato in modo osceno sulla pandemia. L'iniziativa promossa dagli USA, la cosiddetta Covax, non ha raggiunto gli obiettivi. Il governo degli USA ha fatto un uso politico dei suoi vaccini. In quanto a Cuba, ha mantenuto il blocco inasprito a livelli estremi durante la pandemia, usata come un’alleata tattica. Ha impedito con il blocco la consegna a Cuba di ventilatori polmonari nel momento di maggior richiesta, e ha reso difficile l’acquisto di materiali e prodotti indispensabili per la preparazione delle vaccinazioni cubane contro la Covid.
Anche nei giorni della crisi più acuta della produzione d’ossigeno nel nostro Paese – dovuta a un problema del nostro impianto principale produttivo – il governo degli USA ha confermato che per importare ossigeno dagli Stati Uniti ci vuole una licenza specifica per derogare in via eccezionale il blocco.
Cuba non ha mai ricevuto offerte dal governo degli Stati Uniti in relazione alla pandemia. Questo non soprende perchè l’applicazione spietata e crudele del blocco nell’ambito della salute è una delle sue caratteristiche già note e più discutibili del blocco contro l’Isola.
Ricordo sempre, e li porto nel cuore, i casi di bambine e bambini colpiti dal blocco che non hanno potuto contare su cure idonee o che hanno sofferto prolungati ricoveri. Ricordo le denunce all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della proibizione imposta a Cuba di comprare cateteri pediatrici. Ricordo i casi di bambini e bambine cubani che abbiamo salvato senza però riuscire a preservare i loro occhi colpiti da retinoplastoma, per effetto del blocco.
Ricordo i casi di bambine e bambini - una di loro recentemente scomparsa a 13 anni per un cancro osseo - che non hanno potuto ricevere protesi. Il blocco asfissia la nostra economia, oltretutto accompagnato da una vergognosa campagna del governo degli Stati Uniti contro la cooperazione medica internazionale di Cuba e da pressioni contro terzi Paesi per far sì che non la richiedessero.
Un altro elemento principale con il quale si vuole escludere Cuba dal Vertice è l’emigrazione: alle spalle dell’opinione pubblica internazionale, statunitense, latinoamericana e canadese, è stato elaborato un documento dal lungo titolo: Carta d’Intesa sulla Gestione Migratoria e sulla Protezione dei Migranti. È un codice il cui obiettivo è obbligare gli Stati latino americani e caraibici a reprimere l’emigrazione, ad assolvere i migranti che gli USA decidono di processare fuori dal loro territorio. È una linea guida che incorpora elementi della visione statunitense razzista, xenofoba e sfruttatrice, assolutamente inutile e anzi controproducente per le reali cause della migrazione, ma che senza dubbio offre palliativi, finanziamenti e incentivi economici ai Paesi che emettono emigranti negli USA oppure vicino alle loro frontiere per attenuare il processo.
Con Cuba, senza dubbio la ricetta è l’inasprimento estremo del blocco, è provocare privazioni alle famiglie cubane, l’applicazione del freddo memorandum del vice segretario Mallory: “Deprimire i salari, provocare fame e disperazione, e quindi il crollo del governo”. È la ricetta statunitense di sempre contro Cuba.
Il blocco è la causa fondamentale dei problemi della nostra economia, la politica di massima pressione applicata da sempre, quindi anche dal presidente Trump, ma che il presidente Biden ha oggi addirittura esasperato, dopo le 243 misure estreme adottate negli ultimi anni e l’inasprimento del 2019. È determinante nei problemi che il nostro popolo affronta quotidianamente, per le privazioni che infligge, per le mancanze di rifornimenti, i blackout elettrici, le code, le difficoltà dei trasporti e dei prezzi.
Vi dò altri dati aggiornati al primo semestre del 2021 sui danni del blocco economico, comerciale e finananziario. A prezzi correnti, i danni ammontano a 150 miliardi e 410 milioni di dollari. Considerando la svalutazione del dollaro nel mercato internazionale, raggiungono 1326 miliardi e 432 milioni di dollari. Immaginate cosa possa voler dire per una piccola e sottosviluppata economia come la nostra.
Più di 12 milioni di dollari al giorno, 365 milioni di dollari al mese. È chiaro che questa realtà si riflette nella vita quotidiana delle nostre famiglie, e chiaramente è una delle cause dell’emigrazione da Cuba che, come in tante altre parti del mondo, è fondamentalmente economica. Di fronte a questo fatto, paradossalmente e con profondo cinismo, la condotta in materia migratoria del governo degli Stati Uniti è sempre stata quella di tagliare i canali regolari della migrazione dei cubani. Tagliare i canali regolari, tagliare i canalí sicuri e impedire la migrazione e i viaggi dei cubani verso gli USA. È una politica diversa da quella che adotta con qualsiasi altro Paese del pianeta, è selettiva e discriminatoria.
Il governo degli Stati Uniti non rispetta i suoi obblighi legali sottoscritti e firmati negli accordi migratori di consegnare un minimo di ventimila visti annuali. Con pretesti incredibili, ha chiuso i servizi consolari all’Avana, obbliga i cubani a viaggiare in Guyana, per ottenere i visti per l'emigrazione a prezzi esorbitanti, senza contare i costi di soggiorno durante l'espletamento delle pratiche. Ha tagliato anche i canali di viaggio verso e da Paesi terzi, segue una politica di ostacolo. Con la sua politica, la propaganda, gli strumenti illegali e la sua pratica migratoria, il governo degli Stati Uniti favorisce la migrazione illegale e tratta in modo privilegiato i migranti illegali cubani, diffondendo un'informazione distorta e misitifcatoria.
La Legge di Ajuste Cubano è sempre in vigore e costa vite umane. La sua propaganda ingannevole e la sua persistente manipolazione politica sui social network, in particolare del Dipartimento di Stato e dell’Ambasciata degli USA all’Avana, sono una sollecitazione costante all’emigrazione irregolare disordinata e insicura. Con questa politica, il governo degli Stati Uniti inganna i cubani che desiderano emigrare. Non sono i Paesi di transito: è il governo degli USA che ha imposto le difficoltà che incontrano i nostri viaggiatori migranti. È un paradosso perchè abbiamo avuto conversazioni ufficiali che sembravano positive. In queste conversazioni, il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto gli accordi, e questo è senza dubbio positivo. È positiva anche la ripartenza dei servizi consolari all’Avana, anche se è stato annunciato che saranno limitati. Ma questa politica è incoerente, contraddittoria: si inasprisce il blocco, si restringe l’emigrazione, si riconosce il problema continentale e poi si esclude Cuba, che avrebbe molto da dire su tutto questo. Per questo chiedo al governo degli Stati Uniti: quando rispetteranno l’obbligo dei ventimila visti? Quanti visti per gli emigranti cubani si assegneranno nel 2022? Perchè la gran maggioranza di loro dovrà continuare a passare in Guyana? Fino a quando si dovrà viaggiare in un terzo Paese per ottenere visti di emigranti o viaggiatori? Cosa accadrà con la riunificazione familiare?
Un terzo punto del Vertice delle Americhe è quello della democrazia e dei diritti umani.
Nei torbidi negoziati in atto oggi, si vuole imporre che l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) certifichi tutte le elezioni della regione. È la stessa OSA del colpo di Stato in Bolivia, è l’istituzione degli USA storicamente responsabile dei colpi di Stato nella nostra regione e responsabile anche dei colpi di Stato degli ultimi decenni contro i governi progressisti. Come si può realizzare un Vertice centrato sulla democrazia, escludendo per capriccio arbitrario dell’ospitante determinati paesi dell’America Latina e dei Caraibi?
Il blocco contro Cuba è una violazione massiva, flagrante e sistematica dei diritti umani dei cubani, delle famiglie cubane negli USA e anche degli statunitensi. Gli USA non hanno alcuna autorità morale per erigersi a modello in questa materia nè per criticare altri. I diritti della salute, la popolazione sotto il livello di povertà, il diritto all’educazione, all’alimentazione, le politiche repressive contro l’emigrazione, la mancanza di protezione e assistenza agli strati con meno reddito, la repressione delle minoranze, le restrizioni dei diritti sindacali, lo sfruttamento e la repressione dei popoli e delle culture originarie, la mancanza di uguaglianza di genere, il razzismo, la discriminazione contro gli afro-americani, la brutalità della polizia e più di mille morti solo l’anno scorso per mano della polizia, lo sfruttamento del lavoro nelle carceri private, la violenza e le armi da fuoco, la repressione dei diritti riproduttivi e di pianificazione familiare, le guerre, le prigioni segrete, i sequestri, le esecuzioni extra giudiziarie, l’uso della tortura.
Gli USA sono l’unico paese che non è parte della Convenzione dei Diritti del Bambino. Secondo il censimento sulla povertà negli Stati Uniti pubblicato dall’Organizzazione in Difesa dei Bambini, del 2019, più di dieci milioni di bambini, il 14,4%, vivevano in condizioni di estrema povertà. Il 71% dei bambini statunitensi che vivono in povertà sono negri. 4,4 milioni di bambini sono senza assistenza nè assicurazione medica. Secondo le istituzioni statunitensi e il Centro di Giustizia Giovanile, oggi ci sono negli USA 2600 giovani condannati all’ergastolo, senza libertà condizionale, condannati a vita da quando erano minorenni.
Secondo un’altra istituzione statunitense, il Fondo per la Difesa dei Bambini, ci sono almeno 10mila minori in prigione, e l’Unione Americana per le Libertà Civili, sempre statunitense, riporta che ci sono almeno 60mila persone recluse negli USA con meno di 18 anni. Nel 2021, e come media in quelli precedenti, ci sono stati 600-700mila arresti di minorenni come ogni anno, riporta anche il Fondo di Difesa per i bambini.
Il governo degli Stati Uniti potrà vantare pochi primati positivi della sua democrazia in questo Vertice incompleto dopo l’ultima campagna e le elezioni presidenziali, dopo l’assalto al Campidoglio, dopo i richiami politici alla sedizione e alla corruzione della politica.
Offro al governo degli Stati Uniti la possibilità di discutere questi temi in modo multilaterale e bilaterale ed anche nello stesso Vertice. E chiedo al Dipartimento di Stato degli USA di discutere se permetteranno alla società civile della regione di partecipare senza esclusioni, o se parteciperanno anche quelli che nella lista OSA sono le organizzazioni non governative finanziate dal governo. Gli ambientalisti, gli attivisti per il disarmo, i pacifisti, le minoranze, i sindacalisti, le femministe, i movimenti indigeni popolari, potranno partecipare? Chiedo se le organizzazioni non governative o i rappresentanti della ricca società civile cubana riceveranno invece i visti per permettere la loro partecipazione.
Il 9º Vertice delle Americhe potrebbe essere una reale opportunità se includesse con uguaglianza di condizioni tutti i Paesi, se si dibattessero senza esclusioni e con sincerità i problemi più scottanti che danneggiano il continente. Cuba appoggia gli sforzi genuini per stimolare il dialogo, gli impegni e la cooperazione tra Nuestra America, l’America Bolivariana e Martiana e gli Stati Uniti, tra la comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi e il governo degli Stati Uniti. L’esclusione di Cuba costituirebbe un grave passo indietro storico rispetto ai due Vertici precedenti ai quali Cuba partecipò in uguaglianza, con la sua voce ferma, diversa, ma sempre serena, rispettosa e costruttiva.
Fu invitata per effetto del fermo reclamo che posero e pongono anche oggi numerosi governi dell’America Latina e dei Caraibi contro il governo degli USA rispetto all’esclusione che denuncio.
Sarebbe sorprendente che il presidente Biden fosse parte della politica del governo di cui fu già vice presidente e che per la prima volta aveva invitato Cuba. Io suppongo che dovrebbe spiegarlo ai suoi elettori.
Il Paese ospite del Vertice non ha alcun diritto di imporre esclusioni arbitrarie e sarebbe una decisione politicamente senza sostegno che non siano false accuse e una doppia morale per occultare la vera natura di questa esclusione, legata alla politica interna ed elettorale degli Stati Uniti. Appoggiamo le ferme e legittime decisioni del Governo di Riconciliazione e dell’Unità Nazionale del Nicaragua, emarginato dalla OSA e dal Vertice. Ci opponiamo all’esclusione di qualsiasi Paese o alla partecipazione di rappresentanti illegittimi imposta dal governo degli USA che dovrebbe comprendere che la regione dell’America Latina e dei Caraibi è cambiata per sempre, e che non c’è spazio per la Dottrina Monroe e la visione panamericanista contro quella per cui ha lottato José Martí e contro quella che continueremo a combattere con fermezza e lealtà.
Cuba, che difende con fermezza l’unità nella diversità di Nuestra America, ringrazia oggi profondamente i popoli e i governi che tengono una posizione coraggiosa, degna e solidale, richiedendo al governo degli USA che Cuba non sia esclusa dal 9º Vertice delle Americhe.
Molte grazie.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 25 aprile 2022
GRANMA (CUBA) / ESTERI / VERTICE
Biden, il Vertice e le tre dittature
Non so se in quest’epoca di sviluppo vertiginoso della comunicazione sia entrata a far parte della classificazione dei generi del giornalismo l’azione di coloro che scrivono, analizzano, mentono e fagocitano ciò che dicono e fanno i padroni del potere mediatico, che siano statunitensi o europei.
Il quotidiano El Mundo ha intitolato martedì 3 maggio: «Biden esclude definitivamente le tre dittature dal Vertice delle Americhe », e ha aggiunto: «Non parteciperà nessuno dei tre grandi alleati della Russia nella regione: Cuba, Nicaragua e Venezuela».
«Gli Stati Uniti non riducono la pressione contro le tre dittature dell’America Latina», ha scritto il giornalista, manipolatore di porcherie inesistenti, autore dell’articolo che citava quanto affermato da Brian Nichols, vice segretario per l’America Latina e i Caraibi del governo di Biden: «Cuba, Nicaragua e il regime di Maduro non rispettano la Carta Democratica delle Americhe e quindi non aspetto la loro presenza».
Il "democratico" Biden si sentirebbe meglio – come Trump a suo tempo – se fosse il fantoccio Juan Guaidó a straparlare in nome di un Venezuela che non c’è e di un governo che non esiste se non per Washington e il Segretario della OSA.
Confesso che mi è rimasto un grande dubbio sull'articolo, cioè se il giornalista si riferisse alla ormai lontana dittatura di Franco in Spagna o alla molto discussa "democrazia" degli Stati Uniti, così "democratica" che esclude certi Paesi per il timore che le loro voci e le loro denunce si sentano nella riunione di Los Ángeles.
Forse il reporter ha utilizzato quanto detto un giorno prima dal presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador, che con rispetto, misura e dignità, ha comunicato al suo omologo Biden che se si farà un Vertice delle Americhe dovranno partecipare tutti, non si dovrà escludere nessuno e che questo approccio va cambiato. Il mandatario messicano ha sottolineato che «in America non possiamo più mantenere la politica di due secoli fa», e poi ha chiesto: «Come si fa a convocare un Vertice delle Americhe senza invitare tutti? A quale continente appartengono i Paesi non invitati? Di quale galassia, di quale satellite?».
L’articolo del quotidiano spagnolo El Mundo ha ricordato che nel Vertice precedente svoltosi a Lima nell’aprile del 2018 (ai tempi di Donald Trump), parteciparono anche i tre paesi ora "castigati", ma il giornalista manipolatore ha dovuto ammettere che erano altri tempi; che in quel momento Maduro non si era auto proclamato presidente come con la frode del maggio di quest’anno; che in Nicaragua si era al punto di cominciare la ribellione popolare contro il caudillo sandinista dell’Isola.
Ecco cos’ha scritto il pennivendolo: «Cuba, espulsa nel secolo scorso dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha complicato il suo abituale status d’impunità per la repressione intrapresa dopo un’altra ribellione popolare, quella dell'11 luglio dell’anno scorso».
Ora risulta che l’auto proclamato presidente è Nicolás Maduro, che ha vinto con quasi 6 milioni e duecentomila voti, ossia il 67,8 % dei votanti.
Guaidó, una pessima creatura di Trump e della OSA, non è mai stato eletto e per lui non ha votato mai nessuno: si è autoproclamato presidente in una strada di Caracas e pochi minuti dopo era già Capo di Stato, riconosciuto dagli USA, dalla OSA e, com’era da aspettarsi, dai paesi dell’Unione Europea.
In quanto alle altre due dittature non invitate al Vertice, El Mundo ha assicurato che «in Nicaragua c’è stata una ribellione contro Daniel Ortega», e Cuba «ha complicato il suo status fuori dalla OSA», senza dire una parola rispetto sulla legittima determinazione di non tornare mai a una realtà simile a quella yanquee.
È vergognoso sapere che questo è il Vertice al quale il Presidente degli Stati Uniti sta invitando la maggioranza dei governi latino americani e caraibici, eccetto tre dei paesi che hanno dimostrato di non sottomettersi ai loro disegni colonizzatori.
Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 4 maggio 2022
GRANMA (CUBA) / INTERNI / DECEDUTO RICARDO ALARCON
È morto il diplomatico e politico cubano Ricardo Alarcón de Quesada
Ricardo Alarcón de Quesada, Foto: Jorge Luis González
Ricardo Alarcón de Quesada, prestigioso diplomatico e politico cubano, è morto il 1º maggio all’Avana. Su Twitter, il ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha scritto: «Il nostro omaggio al caro Ricardo Alarcón per la lealtà alla Rivoluzione, al Partito, alla politica estera e alla gloriosa tradizione de CubaMINREX».
La Viceministro delle Relazioni Estere, Josefina Vidal, ha scritto in un post: «A Ricardo Alarcón de Quesada, il Maestro dei diplomatici della nostra generazione al quale abbiamo sempre portato un profondo rispetto, ammirazione e infinito affetto, va il nostro grazie per il privilegio e l’onore d’essere stati suoi discepoli. Le nostre più sentite condoglianze a Margarita e a Ricardito».
La sua biografia ufficiale riporta del suo stretto impegno alla lotta rivoluzionaria e al Movimento 26 di Luglio fin da giovanissimo. Nel 1959 fu eletto presidente della Federazione Studentesca Universitaria, nel 1962 divenne direttore per le Americhe del MINREX e più tardi ambasciatore di Cuba presso la ONU. A partire dal 1992 rivestì l’incarico di Ministro delle Relazioni Estere fino al 1993, quando fu eletto presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare. È stato membro del Comitato Centrale del Partito dal 2º Congresso e membro del suo Burò Politico dal 5º Congresso. Sarà ricordato per la sua fedeltà rivoluzionaria e per la sua dedizione alla causa dell'antimperialismo.
Granma e GM per Granma Internacional, 1° maggio 2022
GRANMA (CUBA) / ESTERI / DISINFORMAZION E CONTRO CUBA
Manipolata un’immagine della sfilata del 1º maggio
Juan Antonio Fernández Palacios, direttore generale dell'Ufficio Stampa, Comunicazione e Immagine del Ministero delle Relazioni Estere (Minrex) di Cuba, ha denunciato sul suo account Twitter la manipolazione di un’immagine della sfilata del 1º maggio a Cuba scattata dall’agenzia
Tedesca DW: «Da conservare negli annali della "stampa libera e indipendente". È dell’agenzia di stampa tedesca DW in spagnolo», ha spiegato il funzionario del Minrex.
L’agenzia tedesca, attraverso il suo account Instagram ufficiale, ha pubblicato un servizio sulle marce del giorno dei lavoratori in America Latina per ottenere migliori condizioni di lavoro, e ha utilizzato una foto della sfilata nell’Isola che tradizionalmente è una festa e non una protesta. Il testo di accompagnamento diceva: «Migliaia di persone sono scese nelle strade per chiedere salari e lavoro degni».
Più di cinque milioni di cubani hanno sfilato nelle piazze dell’Isola il 1º Maggio, dopo due anni di sospensione della celebrazione per via della pandemia, e hanno rinnovato l’appoggio alla Rivoluzione e al proseguimento della strategia economico-sociale di sviluppo della nazione.
A Cuba, i cortei per il Giorno dei Lavoratori, a differenza di molti paesi, sono celebrazioni affollatissime e di festa, lontane dalle proteste e dagli scontri con la polizia.
Liz Conde Sánchez e GM per Granma Internacional, 4 maggio 2022
GRANMA (CUBA) / INTERNI / NUOVO CODICE DELLA FAMIGLIA
Pronto a giugno il nuovo Codice della Famiglia
Quinta Sessione Straordinaria dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare,
nella sua IX Legislatura. Commissione di Sessione Plenaria. Foto: Jose M. Correa
«La Commissione per il progetto del Codice della Famiglia ha ricevuto il risultato finale della consultazione popolare raccolto tra febbraio e aprile di quest’anno, prodotto di un genuino e democratico esercizio di partecipazione popolare nel socialismo», ha affermato Oscar Silvera Martínez, ministro della Giustizia, nella Quinta Sessione Straordinaria dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (ANPP) alla sua IX Legislatura.
I membri della Commissione hanno presieduto il lavoro di studio ed elaborazione del progetto, e il gruppo esecutivo ha svolto un centinaio di azioni di scambio diretto con i collettivi di lavoro studenteschi e con i gruppi sociali che hanno visto la partecipazione di circa 3000 persone.
Silvera Martínez, inoltre, ha sottolineato che «abbiamo contribuito alla comunicazione del contenuto del progetto del Codice della Famiglia e verificato altri programmi informativi con un fitto lavoro di comunicazione, anche con la presenza nelle reti sociali e nei media territoriali del Paese», e ha poi aggiunto: «Nel mese di marzo è stato presentato il primo bollettino informativo della consultazione popolare che ha permesso di approfondire le opinioni e valutare il loro impatto. Con le informazioni complessive del processo che riceviamo, torneremo a studiare tutti i paragrafi, gli articoli e le disposizioni del progetto sottoposto alla considerazione dei cittadini».
Il ministro ha confermato che si lavorerà con accuratezza osservando i risultati della consultazione popolare, i contenuti costituzionali, i loro mandati in materia costituzionale e la coerenza con l’ordinamento giuridico: «Questo è l’impegno di tutti i membri della Commissione che confermiamo per la ANPP e per il popolo».
Partendo da un impegnativo cronogramma di lavoro, ha garantito che la Commissione presenterà alla fine di giugno la nuova versione del progetto del Codice della Famiglia al Parlamento.
Susana Antón e GM per Granma Internacional, 14 maggio 2022
GRANMA (CUBA) / INTERNI / MISURE DEL BLOCCO USA CONTRO CUBA
Un passo in avanti nella giusta direzione, ma troppo limitato
Lunedì 16 maggio, il Governo degli Stati Uniti ha annunciato alcune misure di alleggerimento del blocco, ma con una portata molto limitata. I provvedimenti riguardano aspetti in materia di visti, di regolarizzazione dell'emigrazione, di destinazione dei voli, di rimesse e di regolarizzazione delle transazioni con il settore non statale.
Per la loro natura, è possibile riconoscere alcune delle promesse fatte dal presidente Biden durante la campagna elettorale del 2020 per attenuare decisioni disumane prese del governo del presidente Trump che inasprirono il blocco a livelli senza precedenti e portarono questa politica alla massima pressione applicata da sempre contro il nostro Paese.
Gli annunci non modificano nella sostanza il blocco nè le misure principali dell’assedio economico imposte da Trump, né elimina le proibizioni ai viaggi degli statunitensi. Non cancella l’inclusione arbitraria e fraudolenta di Cuba nella lista del Dipartimento di Stato dei Paesi presuntamente patrocinatori del terrorismo, una delle principali cause delle difficoltà con le quali si scontra Cuba nelle transazioni commerciali e finanziarie in molte parti del mondo.
Si tratta di un passo molto limitato seppur nella direzione corretta, una risposta alla denuncia del popolo e del Governo cubani. Risponde anche ai richiami della società statunitense e dei cubani lì residenti. È stata una richiesta della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi e della quasi totalità degli Stati membri delle Nazioni Unite, espressa nella schiacciante votazione contro il blocco. Richieste giuste, ma ignorate dal governo degli Stati Uniti e che hanno provocato un costo altissimo per la nostra popolazione.
Dal 2019, il blocco è stato inasprito all’estremo, approfittando in maniera spregiudicata del contesto della pandemia, della crisi internazionale e della conseguente crisi economica. Senza esagerazione, le conseguenze di questo assedio si possono definire devastanti. L’incremento dell'emigrazione ne è una prova.
Il Dipartimento di Stato, con questi passi limitati utilizza un linguaggio apertamente ostile, accompagnato dalle solite calunnie e da nuove menzogne diventate di moda negli ultimi mesi, che dimostrano che gli obiettivi della politica degli Stati Uniti contro Cuba non sono cambiati, nè sono cambiati i suoi principali strumenti.
Per conoscere la portata reale di questa notizia si dovrà aspettare la ufficializzazione e pubblicazione delle regole. Il Governo di Cuba rinnova la sua disponibilità a iniziare un dialogo rispettoso e paritario con il governo degli Stati Uniti sulla base della Carta delle Nazioni Unite, senza ingerenze nei temi interni e con il pieno rispetto dell’indipendenza e della sovranità.
L’Avana , 16 maggio del 2022
Per entrare nel merito dei provvedimenti, si riporta quanto pubblicato il 16 maggio dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sul suo sito web.
Si faciliterà la riunificazione familiare mediante il ristabilimento del Programma Cubano della Libertà Condizionale per la Riunificazone Familiare (CFRP) e si aumenterà la capacità dei servizi consolari.
Le operazioni dei visti degli emigranti, seppur limitatamente, sono state riprese all’Avana il 3 maggio del 2022, ma continuerà la raccolta della documentazione dei visti nell’ambasciata degli Stati Uniti a Georgetown, in Guyana.
Le ricongiunzioni a fini scolastici «saranno facilitate con l’ampliamento del numero di viaggi autorizzati in appoggio al popolo cubano».
Si autorizzeranno voli regolari e charter con destinazioni diverse dall'Avana e si effettueranno cambi normativi per ristabilire i viaggi dei gruppi "da persona a persona" e di altre categorie a fini educativi e di gruppo, o relazionati a riunioni o ricerche professionali.
Aumenterà l’appoggio agli imprenditori cubani indipendenti, uno degli interessi storici degli Stati Uniti, soprattutto durante l’amministrazione Obama.
Si faciliteranno le opportunità commerciali fuori dal settore statale autorizzando l’accesso alle tecnologie cloud e di commercio elettronico.
Per quanto riguarda le rimesse familiari, sarà elevato l'attuale limite di mille dollari a trimestre, e si autorizzeranno le rimesse di donazioni, ossia non familiari, che appoggeranno gli imprenditori cubani indipendenti.
La volontà degli Stati Uniti è di creare legami con realizzerà procedure di pagamento elettronico.
Si tratta di misure in qualche modo positive, anche se con tutta evidenza molto limitate in quanto non toccano l’essenza del blocco economico commerciale e finanziario contro Cuba.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 16 maggio 2022
GRANMA (CUBA) / INTERNI / ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POTERE POPOLARE
Tempi complicati e sfide durissime, ma siamo allenati
Discorso pronunciato da Miguel Díaz-Canel, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, nella chiusura della Quinta Sessione Straordinaria dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, IX Legislatura, nel Palazzo delle Convenzioni, il 16 maggio 2022, Anno 64 della Rivoluzione.
(Versione stenografata della Presidenza della Repubblica)
Caro Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione Cubana;
Care deputate e deputati:
I tempi che corrono sono intensi e complessi e noi rivoluzionari li consideriamo sfidanti per spaventare l’impossibile.
Ma questo non ci toglie il senso della realtà, una realtà marcata dalle disuguaglianze e dai disequilibri che vengono da lontano e oggi si accentuano drammaticamente sotto la mano del neoliberalismo, nella cosiddetta era della post verità.
Tuttavia sopravvive l’ansia di giustizia, connaturata all’essere umano. Come disse Martí: «Quando ci sono molti uomini senza decoro, ce ne sono sempre altri che hanno in sé il decoro di molti uomini».
Se ci fosse stato ancora bisogno di misurare il grande valore del nostro popolo, l'orma profonda lasciata in esso dalle eroine e dagli eroi della storia patria, la risposta è arrivata nell'ora della tragedia dell'Hotel Saratoga, dai passanti che rischiando le proprie vite sono accorsi ad aiutare le vittime dell’esplosione fin nei primi minuti.
Questi eroi anonimi hanno qualcosa di quei mambi nudi che fecero tremare l’esercito più potente della loro epoca, col machete nella mano, al grido di Viva Cuba libera!
L’azione solidale e altruista di queste persone, delle centinaia di compatrioti che sono accorsi a donare sangue, degli eroici pompieri, degli autisti delle ambulanze e degli altri mezzi di passaggio che hanno trasportato i feriti, dei lavoratori degli ospedali, dei medici e degli infermieri, della stampa onesta e instancabile che si è immediatamente recata sul luogo per capire da vicino, di tutti quelli che hanno portato acqua, caffè e alimenti dai loro negozi a chi era distrutto per la fatica delle ricerche, di ogni cittadino che voleva fare qualcosa, anche solo un messaggio di cordoglio nelle reti sociali, e tutte queste azioni insieme a quelle dei quadri e dei dirigenti del Partito, del Governo e del Potere Popolare, che ha la responsabilità sociale di risolvere i problemi e portare avanti il Paese, riassumono il meglio dello spirito nazionale che abbiamo difeso anche con le leggi della cultura che abbiamo approvato oggi.
Tutto questo che ho descritto e abbiamo visto contrasta con la spietatezza che in questi giorni di smarrimento e dolore ha inquinato le reti, con i messaggi di disprezzo verso le autorità e i cittadini, solo perchè capaci di cose straordinarie senza aspettarsi nulla in cambio. Un mercenario non comprenderà mai un patriota. Chi dà un prezzo alle sue idee non non può intendere chi ha il coraggio di sostenere e difendere le proprie.
Cuba ha vissuto il lutto senza stridori; l’ha fatto prima del Decreto che lo ha ufficializzato, e non ha smesso di sentirlo nei giorni successivi. In quanto a chi ha lucrato sul dolore, dico solo che non sciuperemo altre parole o tempo per chi ogni giorno di più seppellisce la propria credibilità nel fango della menzogna. Nella Cuba che salva vite e rispetta i suoi morti, quelli che odiano non contano!
Per le vite perse sotto le macerie del Saratoga e per quelle che ancora lottano negli ospedali o nelle loro case, ci siamo impegnati a rimediare i duri colpi di questo improvviso incidente mettendo al primo posto il recupero dei feriti, l’attenzione alle famiglie colpite e poi il recupero delle case e degli immobili totalmente o parzialmente danneggiati. Ancora una volta, porgiamo le più sentite condoglianze a chi ha sofferto la perdita di esseri cari e il nostro appoggio alle famiglie e agli amici delle vittime. Approfitto per rinnovare la nostra profonda riconoscenza ai leader politici e alle persone che da tutto il mondo hanno inviato le loro condoglianze in questi momenti duri per Cuba.
Nel dolore, la solidarietà dà sollievo!
Care deputate a deputati: dall’Ambasciata statunitense dell’Avana e da altre organizzazioni tossiche orientate contro Cuba, si cerca di rinfocolare ciò che è stato fatto l’11 luglio dell’anno scorso, e gli autori delle azioni di violenza stanno costruendo versioni infami degli avvenimenti.
Colmo del cinismo, proprio da quel paese che ha il record mondiale di reclusioni e maltrattamenti carcerari a bambine e bambini, ci arrivano accuse d’aver processato e condannato minori di 16 anni.
Il sito Cubainformación ha pubblicato brevi dati sulle prigioni e sulla popolazione infantile negli Stati Uniti secondo cui ogni giorno si arrestano almeno 2000 bambine e bambini, e 44000 sono quelli incarcerati. Citiamo questi dati per mostrare ancora una volta l’ipocrisia e la doppia morale di chi pretende di giudicare ciò che accade nel mondo. A noi interessa affermare di fronte al nostro popolo e al mondo che a Cuba non si recludono i minori di 16 anni! I processati per i fatti dell'11 e 12 luglio hanno goduto di tutte le garanzie dei processi stabiliti dalle leggi cubane.
Per rispetto di queste leggi e alla nostra Costituzione, coloro che vogliono danneggiare la sovranità, l’indipendenza e l’ordine interno devono sapere che la legalità esiste per essere rispettata. Siamo uno Stato socialista di diritto che ha il diritto d’esistere, e questo è esattamente ciò che i nostri avversari non vogliono accettare.
Ora, accecati dalla frustrazione, l’impero e i suoi mercenari utilizzano vecchie tattiche di aggressione con moderne tecniche di Guerra Non Convenzionale. Ci etichettano e riprendono gli infami percorsi dell’odio e delle azioni vandaliche che fagocitano il terrorismo. Nell'affanno di creare un clima d’instabilità come premessa di un sollevamento sociale, non si nascondono più e chiamano alle loro bravate dalle piattaforme social. Dato che non riescono ad eliminarci, sbraitano da lì per ricevere i loro assegni.
Con l'obiettivo di dividere il popolo, lo scorso Primo Maggio hanno tentato di tutto. Ubriacati dalle menzogne, credevano che pochi avrebbero risposto alla chiamata della Centrale dei Lavoratori di Cuba e dei suoi sindacati per celebrare il Giorno Internazionale dei Lavoratori. Ancora stupiti, chiedono le ragioni ai loro lacchè della schiacciante risposta di massa del nostro popolo. Confessano gli è stato dato l’ordine di dare basso profilo alle immagini della massa carica di allegria sui media che avevano già dato sui fatti dell'11 luglio false notizie e mistificazioni.
Quello stesso popolo che ogni giorno critica ciò che il governo fa male o non facciamo, che s’indigna per i nostri pasticci, per gli errori, per la pigrizia e l'eccessiva burocrazia, ha marciato, ballato la conga e alzato cartelli di sostegno alla Rivoluzione, e tornando a casa, ha cancellato la menzogna mostrando la verità pubblicandola sui social.
È il popolo stesso che si è incaricato di mostrare la nostra resistenza creativa. Ci sono belle testimonianze che celebrano il trionfo del talento, lo sforzo e la solidarietà nel confronto con l'ultima delle nostre sfide: due anni di pandemia con l'inasprimento del blocco.
Lo abbiamo detto qui ai piedi del Memoriale a José Martí e in tutte le piazze del Paese. Con Raúl e l’eroica Generazione del Centenario, abbiamo rinnovato questo Primo Maggio come abbiamo sempre fatto e sempre faremo (Applausi).
Non si tratta di una parola d’ordine, è la nostra convizione sempre accompagnata da un principio: tutto dal popolo, con il popolo e per il popolo! (Applausi).
Deputate e deputati:
Dal secondo semestre dell’anno scorso avvertiamo che il Governo degli Stati Uniti fagocita una pericolosa divisione internazionale pretendendo di separare il mondo tra coloro che sono disposti a sottomettersi alla tutela imposta da Washington da un lato, e quelli convinti del loro diritto sovrano all’autodeterminazione e decisi a difenderla dall’altro.
Le manifestazioni di questa insensata ambizione non si sono fatte aspettare e le conseguenze si stanno già pagando, soprattutto in Europa, e stanno costando vite, sofferenze e danni economici, una situazione di instabilità globale il cui sviluppo è difficile da prevedere.
Lo scenario europeo sta diventando destinazione di armi di ogni tipo, senza controllo e senza prospettive sul loro uso futuro. Non va dimenticato che il volume di armi nucleari oggi concentrato in pochi Paesi è potenzialmente in grado di distruggere il pianeta diverse volte. Quello di oggi non è lo scenario globale degli anni '90, quando dopo il collasso del campo socialista in Europa gli Stati Uniti godevano di una egemonia mai vista, e sarebbe un pericoloso equivoco pretendere d’imporla ancora con la forza.
Coscienti di questa realtà, portiamo avanti le relazioni internazionali sulla base di principi e con il pieno rispetto del Diritto Internazionale, impegnati nella pace, nella giustizia e nel diritto alla piena indipendenza, allo sviluppo e alla scurezza di tutti i Paesi, specialmente quelli del Terzo Mondo, che sono i più minacciati. Così difendiamo la nostra posizione negli organismi internazionali con piena indipendenza, coerenza e responsabilità.
La politica estera cubana continuerà ad avere come priorità la battaglia contro il blocco economico degli Stati Uniti, denunciandolo in tutti i momenti e in tutti gli angoli del pianeta. Il carattere aggressivo, criminale e genocida di questa politica, il suo impatto travolgente su tutta la società e la vita del paese, ci obbliga a concentrare e raddoppiare lo sforzo per combatterlo senza stancarci.
Nella nostra regione, la bussola che ci guida è sempre lo sviluppo di relazioni d’amicizia e cooperazione con tutti i Paesi latinoamericani e caraibici, il sostegno all’integrazione regionale sul precetto dell’unità nella diversità, del rispetto del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, e dell’impegno solidale con la giustizia sociale per tutti i popoli di Nuestra América.
Nel mese di aprile, abbiamo ricevuto le visite ufficiali dei primi ministri di Dominica e Belice, Roosevelt Skerrit e John Briceño, con i quali procediamo in relazioni bilaterali nel tradizionale vincolo di fraternità.
Più di mille delegati provenienti da 60 paesi e 219 organizzazioni hanno accompagnato il popolo cubano nell’Incontro Internazionale di solidarietà con Cuba, che ha confermato l’appoggio di milioni di persone nel mondo alla causa della Rivoluzione Cubana. Pochi giorni fa abbiamo avuto l’onore di ricevere a L’Avana il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador e la delegazione che lo ha accompagnato. È stata una visita ufficiale importante, nel segno dell’impegno reciproco di rafforzare i vincoli bilaterali e contribuire alla crescita della regione, alla sua indipendenza e alla sua integrazione. L'incontro è coinciso con il 120º anniversario dell’inizio delle relazioni tra i nostri due Paesi, una data di grande significato per Cuba, che ha sempre incontrato nella terra di Juárez la fraternità e l’appoggio che incontrarono Martí e Fidel nei loro trascorsi messicani. In queste ore capiamo molto bene la profondità dei vincoli che ci uniscono fraternamente, ma anche il calibro politico, la profonda sensibilità e il profondo impegno di López Obrador nella sua relazione con tutti i popoli di Nuestra América.
Stimate deputate e deputati:
la vecchia ambizione neocoloniale degli Stati Uniti è sempre attuale, come sempre indirizzata a dividere e prostrare questa parte del mondo per conservare su di essa il potere egemonico dell’imperialismo, o restaurarlo dove lo hanno perso.
Washington ha convocato nel prossimo mese una riunione che curiosamente chiama «Vertice delle Americhe» anche se esclude diversi paesi. Gli Stati Uniti hanno nascosto fino all’ultimo momento la natura selettiva e discriminatoria della convocazione, con il chiaro proposito di evitare per quanto possibile la naturale indignazione dei governi della regione che da molto tempo respingono le esclusioni "capricciose".
Conosciamo bene il modo disperato di gestire questo tipo di situazioni che gli Stati Uniti usano per far passare, anche con l'intervento di inviati speciali "d’alto rango", un incontro esclusivo per una riunione rappresentativa dell’emisfero.
Chi assume l’impegno d’accogliere una riunione continentale deve avere la capacità di ascoltare tutti, dall’Artico alla Patagonia, di ascoltare criteri diversi; deve essere disposto al confronto con argomenti solidi e non con imposizioni e omissioni; deve dire la verità, per quanto sgradevole sia.
Incapace di dare spazio a tutti, il Paese anfitrione si squalifica da solo. In fondo, c’è ovviamente un'impostazione dottrinaria, quella della Dottrina Monroe. Riconosciuta o no, è sempre quella che guida e focalizza la politica degli Stati Uniti su questa regione che José Martí chiamò Nuestra América.
Sappiamo già che in questo incontro non si va a discutere né tantomeno approvare nulla su questioni come la disuguaglianza economica e sociale, sulla crescente emarginazione della regione, compresi gli stessi Stati Uniti. Sappiamo che non si parlerà del crescente problema della politica che sabota la volontà popolare e i governi eletti dai settori più umili, né si parlerà dello sforzo corporativo delle grandi multinazionali per corrompere i governi della regione. Non si parlerà del ruolo della OSA nell’organizzazione del colpo di Stato in Bolivia, nè si prenderà alcuna decisione che alimenti le aspirazioni di democrazia, inclusione e rispetto che meritano i popoli della regione.
Non si approfondiranno le ragioni per cui sia gli Stati Uniti che il resto dell’America Latina sono state tra le regioni più colpite dalla pandemia. Nessuno dei documenti proposti dal Dipartimento di Stato si proporrà di mettere in atto azioni pratiche per la lotta contro il razzismo o a favore dei diritti della donna, o per migliorare la situazione incerta degli emigranti. Non si discuterà della manipolazione del Governo statunitense sul tema migratorio, utilizzato con fini destabilizzanti contro Cuba mentre realizza provvedimenti coercitivi unilaterali che perseguono il suo collasso economico, incentivano l’emigrazione irregolare disordinata e insicura, e non rispetta gli impegni e gli accordi in materia. Non si prevedono discussioni sul nefasto impatto nelle società del crimine organizzato, del commercio delle armi prodotte fondamentalmente negli Stati Uniti, nè sul cancro del narcotraffico alimentato dal consumo della società statunitense. Non sono temi in agenda il terrorismo, compreso quello di Stato, né le manipolazioni dell'informazione sul tema con fini politici. È assai poco probabile che si riconosca il trattamento speciale e differenziato che meritano i piccoli Paesi dei Caraibi, oppure che si confermi il diritto dell'Argentina alle Isole Malvine. Non ci sarà alcuna dichiarazione contro le misure economiche coercitive unilaterali e il loro uso contro i Paesi della regione come arma spietata di aggressione. Non si riconoscerà il diritto di Puerto Rico all’indipendenza.
Il Presidente degli Stati Uniti si farà un "selfy", si compiacerà sui social con una fotografia e userà il Vertice nelle sue campagne di politica interna, specialmente in Florida. Pochi ricorderanno, anche solo poche ore dopo, ciò che lì sarà successo, il senso dei documenti che con linguaggio e concetti yankee si vorranno successivamente applicare.
Il cosiddetto Vertice delle Americhe si identifica con la OSA, si fa carico delle stesse cose con la stessa totale assenza di morale, autorevolezza e prestigio che accompagna quell'istituzione panamericana. Questa organizzazione è condannata da molto tempo ed è ora che si riconosca con totale trasparenza: la gestione degli ultimi anni non ha fatto altro che accelerare la sua agonia.
Compagne e compagni:
Questa sessione dell’Assemblea Nazionale conferma la crescita del Paese nel processo che per noi ha la massima priorità: l’approfondimento della democrazia socialista e la promozione, la protezione e l’efficacia dei diritti consacrati nella Costituzione e nei trattati internazionali in vigore per la Repubblica di Cuba e nelle leggi di sviluppo. Siamo coscienti che lo Stato socialista di diritto e giustizia sociale sarà più democratico, manterrà e rafforzerà la salvaguardia della dignità umana come valore supremo, sosterrà il riconoscimento e l’esercizio dei diritti e il compimento dei doveri nella società.
In questa Legislatura sono state approvate diverse leggi complementari che incanalano i mandati costituzionali. Si promuovono politiche pubbliche incamminate alla protezione integrale dell’infanzia, dell’adolescenza, degli anziani, degli invalidi, delle donne. Si sviluppano programmi per l’uguaglianza e la non discriminazione. Si rinforza la funzione giudiziaria per far sì che il sistema dei tribunali popolari sia garante dei diritti costituzionali.
Sono state approvate otto leggi importanti per il nostro paese:
- per la Sovranità Alimentare e la Sicurezza Alimentare e Nutrizionale;
- per i Dati Personali;
- per il nuovo Codice Penale;
- per la Legge d’Esecuzione Penale;
- per la Protezione dei Diritti Costituzionali;
- per il Sistema delle Risorse Naturali e l’Ambiente;
- per il Diritto d’Autore e dell’Artista Interprete;
- per la Protezione del Patrimonio Culturale e del Patrimonio Naturale.
Tutte queste leggi, com’è stato spiegato nelle loro presentazioni, sono il frutto di un ampio processo di consultazione con specialisti, esperti, professori universitari e con la popolazione. I loro contenuti sono stati dibattuti e spiegati, in particolare quello riferito al nuovo Codice Penale, con il quale si stabiliscono le regole in materia e si unifica l’ordinamento giuridico e penale del Paese, tenendo presenti i trattati internazionali sottoscritti da Cuba. Inoltre, completa le leggi che nell’ordinamento dei processi penali sono state approvate da questa Assemblea, e introduce modifiche importanti nell’ambito della prevenzione e la lotta contro i reati. Ora si tratta di attuarlo per infondere nella nostra cittadinanza il rispetto della legalità socialista. I responsabili della sua applicazione hanno la responsabilità d’operare con la dovuta giustizia. È uno strumento per proteggere la società, le persone, l’ordine politico, economico e sociale consacrato nella Costituzione della Repubblica.
Come ricorderete, tra le questioni più nuove introdotte dall’attuale Costituzione della Repubblica, c’è l’ampia gamma dei diritti che riconosce. Proteggerli di fronte a qualsiasi violazione da parte degli organi dello Stato, dirigenti, funzionari, dipendenti e cittadini, costituisce l’obiettivo della Legge del Processo di Protezione dei Diritti Costituzionali che abbiamo approvato ieri. È una legge che rinforza l’istituzionalità del paese e concretizza la definizione di Cuba come Stato Socialista di Diritto e Giustizia Sociale.
Un’altra delle leggi approvate che rappresenta un passo avanti è la Legge del Sistema delle Risorse Naturali e dell’Ambiente. Il suo testo rafforza il diritto delle persone di godere di un ambiente sano ed equilibrato, e valorizza la responsabilità di tutti con la conservazione, la protezione e l‘uso equilibrato delle risorse al fine di rendere più razionale la vita umana e assicurare la sopravvivenza, il benessere e la sicurezza dei nostri cittadini.
La Legge del Diritto d’Autore e dell’Artista Interprete regola questa materia in base ai cambiamenti sperimentati nei processi di creazione e diffusione nell’ambito letterario, artistico, giornalistico e dell’educazione; rinforza la politica educativa, scientifica e culturale dello Stato coniugando gli interessi della società e il riconoscimento ai creatori per la loro opera.
La Legge di Protezione del Patrimonio Culturale e del Patrimonio Naturale ha stimolato un grande interesse negli specialisti e nei conoscitori del tema. In essa si concretizza l’obbligo dello Stato nella protezione del patrimonio naturale, storico e culturale della nazione, e il dovere di proteggerli. Consolida l’identità nazionale e locale, la sovranità culturale e il diritto legittimo del popolo alla creazione, al godimento e alla protezione della cultura.
Deputate e deputati:
Nel socialismo, la protezione integrale dei diritti umani costituisce l'essenza, perché l’essere umano e la sua dignità sono il centro della società socialista. La narrazione capitalista in materia di diritti umani sviluppa forme di dominio alcune volte sfacciate e altre occulte, che si autodifendono in una dichiarata legittimità che è solo apparente. Andare controcorrente e non sottomettersi all’egemonia dell’imperialismo ha purtroppo delle conseguenze: il blocco e il suo inasprimento sono una di queste. Questo sistema crudele e disumano mira a eliminare il socialismo come sistema alternativo, provoca la regressione al capitalismo, tenta di limitare l’azione dello Stato, d’intorpidire e ostacolare le sue politiche, i suoi piani e i programmi che promuovono, proteggono e garantiscono i diritti; alimenta le contraddizioni e gli errori interni e cerca d’imporre una visione colonizzatrice dei diritti. Ciò nonostante, riaffermiamo la convinzione che, anche se perfino in difficili condizioni economiche, lo Stato cubano manterrà come fini essenziali la garanzia dell’uguaglianza dei diritti e il compimento dei doveri consacrati nella Costituzione e nelle leggi: promuovere uno sviluppo sostenibile che assicuri la prosperità individuale e collettiva e ottenere maggiori livelli d’equità e giustizia sociale; preservare e moltiplicare le conquiste della Rivoluzione e garantire la dignità piena delle persone e il loro sviluppo.
Le leggi che abbiamo approvato in queste sessioni sono passi avanti importanti, ma non sono sufficienti. È necessario innalzare il livello dell’educazione civica e della cultura giuridica, adottare tutte le misure necessarie nei diversi ordini e livelli che permettano un godimento effettivo dei diritti e assicurare le circostanze che inibiscono le condotte violate di questi.
Riconoscere, promuovere, prevenire, proteggere, garantire, sono verbi che caratterizzano l’azione statale, e per questo è imprescindibile il lavoro unitario con i diversi attori sociali, con la partecipazione e con il potere popolare.
Se esaminiamo il contesto internazionale, non sono molti i Paesi che in così breve tempo sottopongono progetti di disposizione giuridica ai due meccanismi di partecipazione popolare e democratici come ha fatto Cuba per la consultazione popolare e il referendum costituzionale nel 2019 e, prossimamente, per il referendum legislativo per il progetto del Codice delle Famiglie. Chi si ostina a ripetere che a Cuba non c'è democrazia, non spiegherà mai come funzionano le consultazioni popolari.
Prima di passare ad un altro tema, vorrei ancora parlare di un'altra Legge importate che abbiamo approvato: quella della Sovranità e della Sicurezza Alimentare e Nutrizionale.
Non possiamo non collegare l'importanza di questa normativa a una delle maggiori criticità che colpisce oggi il mondo intero. Poco tempo fa, la FAO disse una grave insicurezza alimentare minaccia il pianeta. Già sette anni fa, sempre la FAO aveva notato un deterioramento nella capacità dei Paesi di alimentare le loro popolazioni. In queste settimane, il rappresentante messicano della FAO ha dichiarato: «Siamo in quella che si può definire una "tempesta perfetta". Stavamo già male, ma la pandemia è stata una vera bomba atomica per quanto riguarda la fame. Con questa nuova crisi tra Russia e Ucrania, oggi si parla di crisi globale e generalizzata, (...) una situazione di grave insicurezza alimentare in tutto il pianeta».
In America Latina, il numero delle persone affamate è aumentato di 13,8 milioni durante il primo anno della pandemia, raggiungendo un totale di 59,7 milioni (...). L’insicurezza alimentare (…) in forma severa o moderata raggiunge il 41 % della popolazione.
Questa drammatica realtà è una delle più gravi conseguenze degli squilibri economici e sociali generati dal neoliberalismo, una situazione sulla quale Fidel richiamò tante volte l'attenzione nelle sue storiche Riflessioni. Non può quindi sorprenderci, c'è coscienza del problema e ci sarebbero anche misure per ridurlo.
È molto importante potenziare il nostro Piano di Sovranità Alimentare e di Educazione Nutrizionale, il quale coinvolge praticamente tutti gli organismi e tutta la società. Siamo chiamati ad abilitare e mobilitare le strutture di governo a livello di municipio perchè siano in condizione di guidare questo processo produttivo con partecipazione popolare negli scenari locali, e a propiziare un intenso processo che giunga a tutti i produttori locali, sia statali che cooperativi e privati, dall’impresa statale all’ultima fattoria, al polo produttivo agricolo e industriale e ad ogni progetto di sviluppo locale, favorendo l’agro-ecologia come alternativa ncessaria per la produzione agricola e zootecnica nelle attuali circostanze.
Compatrioti:
È moto gratificante per me confermare di fronte a questa Assemblea che la pandemia rimane sotto controllo in maniera soddisfacente per il nostro Paese. Come ho riconosciuto pubblicamente più di una volta, i lavoratori della Salute e della Scienza hanno salvato il Paese.
Questo riconoscimento comprende assolutamente tutti, dal più prestigioso medico o ricercatore al più semplice lavoratore. Dai quadri che dirigono le prestigiose istituzioni scientifiche e ospedaliere agli instancabili dirigenti delle organizzazioni politiche e sindacali dei due settori. Le alleanze formatesi nel mezzo delle peggiori circostanze dell'enorme sforzo e la dedizione senza riserve ci hanno permesso di ritornare a una nuova normalità e a rianimare a poco a poco l’attività economica e la vita sociale.
Noi non ci fermiamo. L’Istituto Finlay delle Vaccinazioni di Cuba, creatore degli immunizzanti Soberana 02 e Soberana Plus contro il Covid-19, stimola nuovi studi con l’obiettivo di proteggere i lattanti contro la SARS-CoV-2. Secondo gli esperti, dopo aver vaccinato tutta la popolazione pediatrica del paese con Soberana 02 a partire dai due anni, dirigere l'immunizzazione a questo gruppo d’età rappresenta un rischio molto basso in termini di sicurezza.
Parlando di economia, di economia mondiale, dopo un periodo di graduale recupero nel 2021 con una crescita del 5,9 %, il nuovo anno è iniziato in condizioni di grande incertezza, con proiezioni di crescita intorno al 3,6%. Le interruzioni nelle catene di rifornimento e distribuzione e i prezzi più alti degli alimenti e dell’energia, hanno spinto l’inflazione. A questa, vanno aggiunti i nuovi contagi e, più di recente, il conflitto europeo. All’ombra di questa tendenza, la tappa post pandemia si preannuncia a livello mondiale come un periodo di recupero debole e disuguale, segnato da una lenta ripresa del commercio internazionale.
Le pressioni dei prezzi si sono trasformate in un’inflazione media proiettata sul 2022 al 5,7% nelle economie avanzate, e all'8,7% nelle economie emergenti e in sviluppo.
Per Cuba, sottoposta a un blocco inasprito e criminale, lo scenario è segnato in aggiunta dal rincaro delle importazioni e soprattutto dei combustibili e degli alimenti. Questo complesso contesto che dobbiamo fronteggiare con misure audaci e innovatrici, adattate al nostro modello di sviluppo sociale e con la maggior equità possibile, implica grandi sfide per la gestione dell’economia.
Con questo proposito, abbiamo apportato aggiornamenti alla Strategia Economico-Sociale di cui abbiamo informato i deputati. Essa costituisce la linea guida delle principali misure per garantire il compimento degli obiettivi e delle mete del Piano dell’Economia Nazionale.
Non entrerò qui nei dettagli, ma mi soffermerò brevemente su ciò che adesso è al centro delle preoccupazioni di tutte e di tutti: le misure per contenere l’inflazione. Il Consiglio dei Ministri lavora senza tregua con obiettivi e impegni molto chiari che cominceranno da uno schema cambiario secondario e continueranno poi con il recupero del mercato cambiario, includendo quando sia possibile la compravendita di moneta forte alla popolazione. Non perdiamo di vista che si devono incrementare le offerte, stimolando prima di tutto le produzioni nazionali, ma anche differenti vie di commercio estero.
Si fisseranno limiti alle eccessive entrate in istituzioni e enti statali non soggetti ad obiettivi di maggior produzione ed efficienza, e saranno ridimensionati in modo da ridurre le spese e orientare le risorse in situazioni di maggior vulnerabilità.
Come parte della Strategia, si darà continuità all’ampliamento delle proposte di nuove trasformazioni dell’impresa statale socialista, soggetto economico principale del nostro modello, in relazione soprattutto con la sua autonomia di gestione, con l'accesso alle risorse, alle missioni e alle funzioni delle giunte di governo, del funzionamento delle micro, piccole e medie imprese statali e le filiali.
Un altro aspetto complesso è lo squilibrio macroeconomico che si esprime nell’aumento delle pressioni inflazionistiche e al calo del cambio informale. Nonostante gli aspetti positivi apprezzabili fino ad oggi nel graduale recupero delle attività economiche e sociali del Paese, è necessario procedere con più rapidità nella stabilità macro economica, nell’incremento della produzione e delle esportazioni, nell’investimento straniero diretto, nella sostituzione effettiva delle importazioni e nell’efficienza degli investimenti.
Nella complessa situazione che affrontiamo si confermano come priorità il recupero graduale del peso cubano come centro del sistema finanziario, il contrasto all’ inflazione, la stabilità del sistema elettro-energetico nazionale, l’attenzione prioritaria alle persone, alle case e alle comunità in situazioni di vulnerabilità, il decentramento di competenze in funzione di una maggior autonomia e le trasformazioni del sistema dell’impresa statale.
Così come nelle urgenze non si rinuncia a una prospettiva di sviluppo, si continua a perfezionare la pianificazione strategica del Paese mediante programmi, progetti e sistemi di lavoro che hanno permesso l'avanzamento dell'applicazione delle Linee approvate nell’Ottavo Congresso del Partito Comunista di Cuba per il periodo 2021-2026.
Compatrioti:
la brutta esperienza e le perdite degli ultimi giorni hanno riportato davanti a noi una sfida apparentemente insuperabile. L’unità, la solidarietà e il lavoro, di nuovo, ci hanno provato che insieme possiamo vincere tutte le sfide. Nemmeno i più accaniti avversari della Rivoluzione Cubana, neanche attaccandola a fondo per 63 anni, hanno potuto mettere in ginocchio l’invincibile popolo di Fidel. Non hanno mai rinunciato all'idea di cancellare questo “cattivo esempio di resistenza creativa” dalla mappa dell’America, ed è per questo che non ci invitano al loro tavolo.
Siamo una voce che non si è mai sottomessa, ma non siamo più l’unica! (Applausi).
Poco fa mi hanno chiesto qual è la ragione per cui ci hanno posto di nuovo, per esempio, nella lista dei Paesi che proteggono il terrorismo, Non c’è una ragione. Non esiste alcuna ragione per il castigo, la sanzione e l’odio contro un popolo nobile, amoroso, gentile e allegro come quello cubano. Ci sono solo ingiustizie, malafede e mancanza d’etica, e una grandissima frustrazione, perchè pesano su di loro 63 anni di fallimenti. (Applausi).
Li abbiamo sconfitti su tutti i terreni e non perchè siamo di più, perché non lo siamo. Non è perchè abbiamo più armi, perché non le abbiamo. Non è per grazia o miracolo divino, perchè noi non crediamo in un popolo eletto. Li abbiamo vinti perchè ci sostengono idee giuste, perchè amiamo l’amore e odiamo l’odio.
La nostra forza risiede in valori umani d’ispirazione martiana e fidelista, nel potere della verità e nella capacità trasformatrice dell’educazione e della cultura. Questi valori non si valutano in borsa, non dipendono dall’andamento del mercato. Si seminano apprendendo la storia e si rinforzano nella pratica della solidarietà. Conquistare la giustizia è la nostra consegna e il nostro orizzonte!
L’unità che si fa strada nella diversità è il nostro cammino. Per questo andiamo avanti.
I tempi sono sempre più complessi e sfidanti, ma noi siamo già allenati.
Fermi e convinti:¡Hasta la Victoria Siempre! (Ovazione).
Redazione Granma e GM per Granma Internacional
GRANMA (CUBA) / ESTERI / VERTICE ALBA-TCP ALL’AVANA
XXI Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’ALBA-TCP all'Avana
La Cancelleria di Cuba ha annunciato sul suo sito web che il XXI Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’ALBA-TCP (Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America-Trattato del Commercio dei Popoli) si svolgerà all'Avana venerdì 27 maggio.
Nella riunione, i leaders delle nazioni che formano l’ALBA condividerano strategie di sviluppo comuni e analizzeranno la situazione politica regionale.
La riunione precedente dell'organismo regionale si era svolta sempre all’Avana alla fine del 2021, centrata fondamentalmente sul recupero post pandemico.
L’ ALBA-TCP è una piattaforma d’integrazione dei paesi dell’ America Latina e dei Caraibi, che pone enfasi sulla solidarietà, sulla complementarità, sulla giustizia e sulla cooperazione, il cui proposito storico fondamentale è unire le capacità e le forze dei paesi che la formano a favore dello sviluppo integrale come nazioni sovrane e giuste.
Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 24 maggio 2022