“OMBRE ROSSE “ di Carlo Formenti - Recensione

 

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Oggi recensiamo un libro di un autore, Carlo Formenti, che noi del CIVG, seguiamo da tempo, perché troviamo stimolanti ed eterodosse le sue analisi “storiche, economiche e politiche sui problemi nazionali ed internazionali.

Consigliamo di leggere questo libro, breve, 130 pagine, ma molto intenso, un testo che tratta di filosofia o meglio tratta di tre filosofi che hanno, partendo da un terreno comune, elaborato opzioni diverse rispetto al dettato di partenza.

I tre filosofi presentati da Formenti sono nell’ordine: Costanzo Preve, Ernst Bloch e Gyorgy Lukàcs.

 

Il testo inizia con il filosofo torinese Preve a cui l’autore dedica 18 pagine in cui analizza l’evoluzione del pensiero di Costanzo in modo critico e rispettoso evidenziandone il suo importante ruolo nel panorama italiano senza cadere nelle accuse livorose che gli vennero rivolte, soprattutto da sinistra, al suo atteggiamento critico rispetto, in particolare alla concezione  marxista della storia e  all’idea di progresso come motore emancipativo del genere umano. Le concezioni di Preve, sono assolutamente originali e stimolano analisi non conformiste.  Formenti ne riconosce la profondità pur asserendo che, a suo avviso, rimane ancora all’interno di una visione eurocentrica tipica del marxismo occidentale pur criticato da Preve. Cogliamo l’occasione, scrivendo di Preve, di ricordarlo a sei anni dalla sua scomparsa, riconoscendo la sua onestà intellettuale ed il suo atteggiamento concreto che ebbe nei confronti dei paesi aggrediti dalla NATO. Molti di noi lo conobbero personalmente   e ne conservano un prezioso e fecondo ricordo.

 

Il secondo filosofo di cui tratta Carlo Formenti è Ernst Bloch, a cui dedica 17 pagine.

Bloch nacque e morì in Germania, ebbe una vita lunga, ben 92 anni, morì nel 1977, poté così assistere agli eventi più importanti avvenuti in quel lasso di tempo: la I guerra mondiale, la nascita del fascismo e del nazismo, la II guerra mondiale, la guerra fredda, lo sviluppo della corrente negazionista, il mitico e mitizzato 68, il femminismo, le conquiste della classe operaia occidentale e l’inizio degli arretramenti di quelle conquiste, ma non fece in tempo ad assistere alla caduta dell’URSS e alla lunga serie di guerre che avvennero e continuano ad avvenire dopo tale caduta.

Bloch era di una famiglia di origine ebraica e nelle sue letture giovanili rivestì una certa importanza lo studio della Bibbia di cui, in età matura, ne ribadì una reinterpretazione positiva eliminando però tutto ciò che era riferito a Dio e mettendo in evidenza ciò, che secondo lui, liberava l’uomo e ne anticipava la salvezza finale. La sua formazione intellettuale è costituta dallo studio di Hegel e soprattutto di Marx alla cui teoria era particolarmente interessato e ne enfatizzò  l’aspetto messianico, che in Marx era appena accennato.

Insomma Bloch fu un convinto marxista, che propugnava una visione “cristologica del comunismo”, infatti proprio queste parole sono il titolo del capitolo che Formenti dedica a Bloch.

L’autore di Ombre rosse espone il pensiero del filosofo in modo essenziale avvertendoci che il marxista Bloch quando dice che, “l’uomo si trova sempre davanti a limiti che non sono limiti, percependoli infatti egli li oltrepassa”, di fatto tra la percezione e il suo superamento  affiora una vena idealista che viene evidenziata dalla triade “sogno , desiderio, speranza”.  

La speranza ha un ruolo primario, quasi superiore a quello del lavoro, e viene ritenuto addirittura fondamento della prassi umana, infatti ci ricorda Formenti che Bloch la definisce “il più umano di tutti i moti dell’animo e accessibile solo agli uomini”.

Per l’autore, Bloch “è ingabbiato” in un regime discorsivo di tipo deterministico-naturalistico, il cui esito è una visione profetico-messianica del processo rivoluzionario; insomma il comunismo come paradiso in terra.

Formenti precisa anche che Bloch non è solo mistica e messianismo, ma è anche un pensatore autenticamente rivoluzionario e nella sua opera corposa “Principio speranza” fa anche delle laicissime considerazioni sulla tecnologia denunciando “lo stretto rapporto di affinità esistente fra catastrofi tecnologiche e crisi economiche”, ed anche sul problema del femminismo, riconosce che :”la differenza fra i sessi si trova su un terreno diverso da quella differenza artificiale prodotta dalla società di classe, quindi non scompare con essa”. Terminando l’analisi del pensiero di Bloch, e riferendosi a alla posizione blochiana sul femminismo, Formenti così conclude: “Riconoscimento che riscatta, almeno in parte, quella sua visione della società socialista in quanto paradiso in Terra in cui verrebbero meno tutti i conflitti e le contraddizioni sociali”.

 

La parte più corposa del libro è quella dedicata al filosofo ungherese Gyorgy Lukàcs infatti a lui dedica 81 pagine.

Gyorgy Lukàcs morì nel 1971 all’età di 86 anni, anche lui come Bloch nacque nel 1885 e pure lui era di origine ebraica, fu amico di Bloch quando entrambi erano a Berlino; visse a Vienna, a Mosca ed a Budapest dove era nato e dove morì.

Lukàcs è considerato, dall’autore,  il filosofo marxista più importante del 900, ed anche Preve era dello stesso avviso, pur con qualche distinguo. Le opere di Lukàcs sono numerose, spaziano dalla critica letteraria, alla critica artistica all’analisi dei problemi sociali che culminano con, a nostro avviso, nella sua opera maggiormente significativa ed importante e  cioè “ ONTOLOGIA DELL’ESSERE SOCIALE” opera poco conosciuta rispetto a quelle più note e studiate come: “Storia e coscienza di classe” e “La distruzione della ragione”, opere di cui, ci ricorda Formenti, Lukàcs ammette di non condividere quasi più nulla di ciò che aveva scritto, decenni prima in “Storia e coscienza di classe”.

“Ontologia dell’essere sociale” fu pubblicata dopo la morte di Lukàcs  ed esattamente in due soli volumi usciti uno nel 1984 e l’altro nel 1986, in Italia apparve solamente nel 2012  ed è strutturato in quattro volumi. Formenti, tratta nel suo scritto, proprio dell’opera di cui sopra.

Formenti ci dice dell’importanza odierna di Lukàcs per diversi motivi, di cui ciò che noi riteniamo maggiormente significativo e di aiuto all’analisi contemporanea è la sua critica al concetto di progresso che ha infettato gran parte del pensiero occidentale e la conseguente “necessità” ritenuta positiva per il genere umano, mentre al contrario questo “progresso” si sta tramutando in un regresso reale per l’umanità tutta.

Quindi l’agire finalizzato, che è stato pensato e creduto anche da alcune componenti del marxismo, è una posizione assurda e che non porta da nessuna parte, mentre al contrario il marxista Lukàcs ci parla di “possibilità” ricordando che esistono processi causali mentre quelli “finalizzati” semplicemente non esistono.

L’analisi dell’ideologia dell’importanza del concetto di “lavoro”, dell’incapacità del capitalismo di sviluppare le forze produttive, che lo condannerebbero quindi alla sua estinzione, in sostanza tutta una parte della vulgata dogmatica di una certa sinistra, sono contraddette e riportate ad un pensiero che tiene conto della causalità.

Ritorniamo allo sviluppo delle forze produttive, Formenti sottolinea che la sopravvalutazione del ruolo progressivo dello sviluppo delle forze produttive viene sistemato da Lukàcs con queste parole:” Se è vero che lo sviluppo delle forze produttive è anche sviluppo delle capacità umane, è altrettanto vero che lo sviluppo delle capacità umane non produce obbligatoriamente quello della personalità umana”; di questa lezione non ne hanno tratto alcun insegnamento sia le generazioni del 68, sia quelle successive fino ad oggi, che hanno continuato a credere che l’avanzamento del progresso tecnologico avrebbe portato ad una sempre maggiore ampliamento delle libertà individuali e quindi in definitiva ad un aumento della ricchezza materiale e del conseguente consumo che avrebbe generato un più elevato livello di coscienza sociale e politica, mentre invece la realtà ci ha consegnato un degrado culturale ed una omologazione all’attuale società capitalista.

Lukàcs sostiene poi che “ l’impulso dell’uomo a trovare un senso alla propria vita nel lavoro è un bisogno inestirpabile e che quindi certe rappresentazioni positive/nostalgiche del passato, in periodi di crisi hanno una valenza positiva e non siano un segno conservatore o ai limiti reazionario.   

Riporto altre due frasi di questo libro che aiutano a pensare: 1) “Le situazioni rivoluzionarie si verificano quando gli strati inferiori non vogliono più il passato e gli strati superiori non possono più vivere come in passato”. 2) “per Lukacs il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà è una possibilità, non l’esito di presunte leggi della storia, la quale non può fare altro se non generare il campo di possibilità affinché ciò avvenga.

Insomma questo libro “OMBRE ROSSE” ci ha molto interessato e fornito stimoli e considerazioni di cui pensiamo ci sia bisogno, in particolare in questi momenti di conflitto in cui l’esigenza di ricostruire un ipotesi alternativa all’attuale pensiero unico è sempre più all’ordine del giorno e quindi speriamo di avere incuriosito e interessato i nostri lettori a volerlo leggere.

 

 

OMBRE ROSSE  di CARLO FORMENTI   edizioni MOLTEMI LINEE