L'ha detto il Tiggì...
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- Scritto da Padre Benedetto dal Kosovo
La Prima guerra mondiale, durò quattro anni e 16.000.000 di morti, la Seconda, sei anni con 65.000.000 di morti; accreditati analisti (Princeton University) sostengono che la terza si svolgerà tra sei e quarantadue ore, il tributo in termini di vittime immediate sarà di 85.000.000 di morti.
Il Dr. Alex Glaser, analista capo di Priceton, valuta che nelle prime tre ore di conflitto, sul territorio italiano compreso tra Camp Ederle, Vicenza, sede del Comando Setaf V Forza aerea tattica Usaf e la base operativa Nato di Ghedi, Brescia, ci saranno 1.850.000 morti.
A tutte queste morti bisognerà aggiungere il tributo di devastazione che la deflagrazione nucleare genererà in termini di radiazioni, a confronto di ciò, Hiroshima e Nagasaki sono niente.
Non riesco nemmeno a immaginare quest’inferno, probabilmente sarà lo stesso scenario distopico, descritto da Cormac McCarthy, ne “La Strada”.
Non si può dire chi sarà l’ultimo morto di questa eventuale terribile guerra ma di certo possiamo sapere chi è la prima vittima di questo conflitto russo ucraino.
La prima vittima di questa guerra è stata la verità, o meglio la presunzione che esista un’idea di verità oggettiva, asetticamente desunta dai fatti e correttamente riportata dai giornalisti o dai telegiornali.
Ieri, la prima pagina de “La Stampa” (allegata) pubblicava la foto di una strage ordita a danno di civili, titolando a pieni caratteri: “LA CARNEFICINA”.
Con sapiente scelta giornalistica, il quotidiano torinese circondava questa foto da articoli che riguardavano esclusivamente la situazione nelle città dell’Ucraina sotto il controllo del governo centrale di Kiev, attaccate dall’esercito russo.
Peccato che la foto in questione, l’ha scattata Eduard Kornienko, fotoreporter di Donetsk a Donetsk (intero servizio allegato).
La mattina del 14 marzo a Donetsk, area Donbass per intenderci, è stato abbattuto il quindicesimo missile Tochka-U del raid quotidiano, lanciato dall'esercito ucraino contro le città separatiste.
La testata del missile tattico era dotata di una munizione a grappolo (vietata dalla convenzione internazionale di Ginevra). Parte di questa testata funzionava ancora, nonostante il missile stesso fosse stato abbattuto dalla difesa aerea della Repubblica indipendente ed è precipitata in pieno centro cittadino, Universitetskaya, tra caffè, negozi e uffici.
Per strada, i civili feriti urlavano di dolore, i morti tacevano, la scena era esattamente quella descritta dal titolone de “La Stampa”, una carneficina, operata in questo caso da ucraini contro civili del Donbass.
In codesta strage sono morte ventitré persone e ci sono più di trenta feriti.
I morti sono russi, ma la foto e soprattutto gli articoli attorno, manipolano il lettore a immaginarli ucraini.
Nessuno mette in dubbio che in questa guerra ci sia un aggressore (Putin) e un aggredito (Zelensky). Ma la guerra fa schifo sempre, da qualsiasi parte ci si trovi costretti a combatterla: significa orrore, distruzione, crimini.
Oggi 17 marzo, l’esercito russo ha ucciso dieci civili a Chernihiv. Immediatamente l’infosfera italiana ha correttamente titolato: “Strage di civili in fila per il pane, 10 morti“. I filmati sono orribili, come orribili sono quelli della tragedia di Donetsk. Perché allora non dedicare stessa enfasi a quanto successo solo 48 ore prima dall’altro lato della barricata?
Forse perché un Dio ha predestinato Caino? Forse perché la narrazione deve rispettare un copione di matrice hollywoodiana, buoni e cattivi, cowboy ed indiani?
Può essere, ma altrettanto possibilista deve essere la nostra coscienza, nel comprendere che non tutto quel che vediamo può essere autentico, non tutto ciò che vediamo e che ci viene rappresentato può essere vero.
Io prego perché questa guerra finisca il prima possibile, poiché distrugge l’anima cristiana di russi ed ucraini, impoverendo una possibile e sempre più improbabile identità europea; ma anche perché da questi eventi possa sorgere un metro interpretativo nuovo, finalmente giusto, finalmente vero.
"Non dimenticate di essere ospitali con gli stranieri, perché alcuni hanno ospitato degli Angeli senza saperlo"
Отац Бенедикт - Otac Benedikt - Padre Benedetto ( dal Kosovo martoriato)