Nicaragua e dintorni - Bollettino n.158 - Dicembre 2021

La Rivoluzione Sandinista resiste da 42 anni

Di Giulio Chinappi

27 Luglio 2021

 

Come Cuba e  il  Venezuela,  anche il Nicaragua, che proprio pochi giorni fa (19 di luglio) ha festeggiato i 42 anni della Rivoluzione Sandinista, deve difendersi dalle continue ingerenze straniere. I processi rivoluzionari autentici sono da sempre l'oggetto preferito degli attacchi imperialisti.

Questo è ancor più vero se le rivoluzioni avvengono nel continente latinoamericano, il "giardino di casa" della massima potenza mondiale, gli Stati Uniti. La storia è piena di esempi di rivoluzioni stroncate sul nascere dall'intervento dell'ingombrante vicino nordamericano, mentre i processi rivoluzionari più consolidati, come quello di Cuba e Venezuela, sono continuamente bersagliati da attacchi di ogni tipo: propaganda mediatica, blocchi economici, e in alcuni casi persino tentativi di interventi armati. Dei processi rivoluzionari in corso nel continente, dopo l'esperienza cubana la più longeva è quella del Nicaragua, che proprio in questi giorni ha celebrato il 42mo anniversario del trionfo della Rivoluzione Sandinista.

Il 19 luglio 1979, infatti, Frente Sandinista de Liberacion Nacional (FSLN) sconfisse definitivamente il governo dittatoriale filostatunitense guidato da Anastasio Somoza Debayle, terzo della dinastia dei Somoza. Il giorno successivo, il FSLN entrò trionfante nella capitale Managua, assumendo il governo del Paese. Da allora, i sandinisti sono rimasti al potere con l'esclusione del periodo tra il 1990 ed il 2006, quando passarono all'opposizione in seguito all'introduzione del multipartitismo.

 Sotto la leadership di Daniel Ortega, il sandinismo ha portato ad un grande miglioramento delle condizioni di vita delle classi sociali più povere, attraverso politiche come la riduzione della povertà e l'espansione della rete elettrica nazionale.

Questi miglioramenti sono stati ancora più evidenti in seguito alla vittoria dei partiti liberisti nel 1990, sotto i cui governi si è registrata una netta regressione dal punto di vista sociale. Tornato alla presidenza nel 2006, Ortega ha ripreso il cammino rivoluzionario in questi quindici anni, nonostante l'ostruzionismo dell'opposizione interna e l'avversione delle forze imperialiste e reazionarie internazionali.

Le trasformazioni intraprese dal governo sandinista sono state notevoli in settori come la sanità, l'istruzione, la lotta alla povertà, l'estrema povertà e la malnutrizione, la costruzione di infrastrutture e lo sviluppo dei settori produttivi.

Nel campo della salute, ad esempio, rispetto al 2006 la mortalità infantile è stata ridotta del 58%, grazie al sistema sanitario completamente gratuito introdotto sin dagli albori della Rivoluzione Sandinista nel 1979, che ha permesso anche l'eliminazione della poliomelite dal Paese centroamericano.

Sempre rispetto al 2006, l'incidenza della povertà è stata dimezzata dal 48% al 24% della popolazione nazionale, mentre la povertà estrema è stata ridotta dal 20% al 6,3%. Il nuovo corso del sandinismo ha anche approvato una legge che ha raddoppiato il salario minimo legale.

La Rivoluzione Sandinista si è subito distinta, sin dalla sua ascesa al potere, per l'importanza data al settore dell'istruzione.

Sotto il regime somozista, il Nicaragua "vantava" un tasso di analfabetismo ben superiore al 50% della popolazione, ridotto al 12% nel 1981, in appena due anni di processo rivoluzionario, come riconosciuto anche dall'UNESCO.

L'istruzione pubblica e gratuita, introdotta nel 1979, ha subito una pesante battuta d'arresto sotto i governi liberisti, ma Ortega ha provveduto immediatamente a ripristinarla nel 2006, con il primo decreto emanato dopo il suo ritorno alla presidenza.

Queste ed altre ragioni fanno ben capire perché il popolo nicaraguense abbia festeggiato con grande partecipazione l'anniversario della Rivoluzione Sandinista, che ha il proprio riferimento ideale nella figura di Augusto César Sandino (1895-1934), importante figura rivoluzionaria che guidò la resistenza all'invasione militare operata dagli Stati Uniti in Nicaragua tra il 1927 ed il 1933. "Mi sento pieno dell'energia del generale Sandino", ha detto il presidente Ortega nel suo discorso per la celebrazione della vittoria. "Nonostante i tentativi dell'impero di distruggerci, qui siamo in piedi e andiamo avanti", ha aggiunto il capo di Stato. "L'economia continua a crescere tra i colpi dell'imperialismo".

Il presidente ha ricordato che nonostante i tentativi di golpe e le sanzioni economiche, finanziarie e commerciali illegali, il Paese continua il suo sviluppo: "Nonostante la pandemia, qui in Nicaragua abbiamo la tendenza a rendere l'economia ogni giorno più stabile".

Ortega ha attaccato duramente il governo degli Stati Uniti e le sue mire egemoniche ed imperialiste: "Non capiscono appieno che il loro momento di egemonia è finito, ora i popoli del mondo stanno combattendo per la loro sovranità".

Le celebrazioni del Nicaragua sono state salutate anche da importanti leader politici di altri Paesi amici della repubblica centro americana.

Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha trasmesso in un comunicato del ministero degli Esteri venezuelano il suo saluto ai "fratelli sandinisti", che celebrano "'il sacrificio di tanti eroi e martiri che hanno ottenuto la vittoria e consolidato la possibilità di avanzare verso una società di giustizia, prosperità; una patria libera, sicura e fraterna". Il presidente di Cuba, Miguel DfazCanel, e il generale dell'esercito Raul Castro, hanno inviato una lettera alle principali autorità nicaraguensi per commemorare l'anniversario del sandinismo: "A nome del nostro partito, del popolo cubano e del governo, estendiamo le nostre più vive congratulazioni per il 42° anniversario del trionfo della Rivoluzione Sandinista",  si    legge     nella     lettera. "Ci congratuliamo con il fratello presidente Daniel Ortega e il popolo nicaraguense per questi 42 anni di dignità e lotta", ha fatto eco il presidente boliviano Luis Arce. L'ex capo di Stato e leader carismatico del Paese andino, Evo Morales, ha invece affermato che "la rivoluzione nicaraguense non è sola, è accompagnata da tutti i popoli che stanno lottando per la loro liberazione".

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, infine, ha sottolineato che la vittoria della Rivoluzione popolare sandinista ha aperto la strada alla ricerca della "vera indipendenza nella vita interna e negli affari internazionali". Proprio in occasione della ricorrenza nazionale nicaraguense, il ministro degli Esteri, Denis Moncada, si è recato a Mosca, dove i massimi diplomatici dei due Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione nell'ambito della difesa.

 

https://www.kulturjam.it/politica-e-attualita/nicaragua-rivoluzione-sandinista

 

 


 

 

Incontro con combattenti storici del Frente Sur

Yorlis Luna Delgado

24 agosto 2021

 

 

 

Pochi giorni fa ho avuto l'onore di partecipare ad un incontro dei combattenti storici del Fronte Sud, in una comunità di Rivas.

C'è tanto da raccontare che le parole scivolano via e il cuore trema. Ma va bene così; è che intrufolarsi tra la folla in un incontro di combattenti storici in qualsiasi parte del Nicaragua, è come fare un viaggio profondo nelle vene aperte del popolo del Nicaragua e della Nostra America. In Nicaragua anche sotto le pietre trovi storia, eroismo, convinzione e fede che il mondo può essere migliore e che la società può essere cambiata con la forza di tutti. Ma non è solo fede, sono esperienze concrete di lotta per la vita e la pace vera.

Il caldo era estenuante e la campagna si ricopriva d'un color verde intenso. I bambini giocavano liberi arrampicandosi su e giù da alcuni lussureggianti alberi di tiguilote, le loro risate sembravano un proclama

di quei sogni e visioni di coloro che un giorno proprio lì morirono. Il fatto è che quella comunità contadina e quel campo attualmente di baseball per il divertimento e svago delle famiglie, 43 anni fa erano un ospedale da campo per i combattenti del Fronte Sud. Mentre la manifestazione procedeva, là dai dintorni si avvicinò una vecchietta, una contadina un po' curva, dagli abiti semplici, capelli bianchi e ciabatte impolverate.

La durezza del suo viso e la fermezza del suo sguardo, mi fecero pensare: "Dev'essere un grande personaggio storico". La signora non disse nulla, limitandosi ad osservare tutto l'evento quasi senza un gesto. Alla fine, mentre tutti si abbracciavano, alcune donne la sollecitarono: "Vieni Teresita, avvicinati, sei tra le più storiche, sei stata delle prime".

Sentendo ciò, l'anziana girò un po' lo sguardo e rivolse loro un timido sorriso. La osservavo e volevo raggiungerla, volevo intervistarla, ma mi sono fermata, quella vecchietta se ne andò col suo bastone camminando lentamente, con sguardo fiero e in silenzio, volli rispettare il suo momento. Le persone molto eroiche non cercano il riconoscimento o l'affermazione individuale, continuano sempre a lavorare per il bene comune e riconoscono "l'altro", "gli altri" e la comunità.

Mentre lei procedeva, altri si accommiatavano chi a piedi, chi salendo in bicicletta, in moto o sui cassoni delle camionette. In qualunque momento si potevano sentire frammenti di conversazioni come: "Hai visto, il tale e tu, che pensavate che ci saremmo riposati...", "è che l'imperialismo non ce lo permette", "qui tutte le famiglie hanno messo il loro granello di sabbia". Mentre ascoltavo, ho sentito-pensato: è questo ciò che molte volte non si comprende fuori dal Nicaragua.

La Rivoluzione in Nicaragua è stata ed è popolare, è avvenuta e dal basso, è stata ed è del popolo. È figlia del sacrificio delle persone umili che hanno lasciato la vita e la giovinezza per vedere un Nicaragua diverso da quello che hanno trovato, della gente che non ha nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Delle madri di eroi e martiri, dei combattenti storici, dei mutilati di guerra, della gente comune, dei quartieri, comunità e settori popolari, di coloro che non si ingannano facilmente, perché hanno memoria vivida, buon senso e intelligenza autentica.

A prescindere dagli sforzi di personaggi che usano il loro passato rivoluzionario per confondere e diffamare la realtà in Nicaragua, che sono diventati famosi o importanti grazie alla Rivoluzione popolare. Sono figure che hanno abbandonato la loro connessione con il popolo e si sono unite agli interessi imperiali per la propria ambizione personale; sono coloro che cercano eco all'estero battendosi il petto per il loro passato sandinista, perché dentro il Nicaragua nessuno presta loro attenzione, in quanto come si suol dire "nei paesi piccoli gli inferni sono grandi", ovvero qui tutti sanno e conoscono chi è chi. La gente li conosce da tanto tempo.

La cosa peggiore è che molte volte questa narrativa filoimperialista ed egocentrica riceve l'eco di una sinistra neoliberista e benestante, una sinistra da libri, caffè e comfort che va di qua e di là in cerca di paradisi rivoluzionari, e quando i processi politici affrontano battute d'arresto e contraddizioni tipiche delle lotte di classe, si lacera le vesti. Si tratta di chi è iper radicale nella retorica, ma di fronte alle esigenze, alla durezza, alla complessità della pratica per il cambiamento sociale, non mostra la minima capacità di autocritica, spirito di sacrificio o disponibilità ad ascoltare il parere dei settori che avanzano con le proprie forze, a piedi, in bicicletta, in moto o come che sia, ma senza clamore.

Per lo meno accompagnare e sostenere senza imporre. Ci sono invece quelli che con eloquenza proferiscono tale o tal altra asserzione su ciò che dovremmo fare qui, maciullando e trasgredendo ciò che è l'internazionalismo solidale e dimenticando che non bisogna cercare di fare i profeti in terra straniera, ma provare a risolvere i propri problemi nei propri paesi. E dimenticano anche che questo popolo eroico è pieno di eroi anonimi che conoscono l'arte della resistenza, che chiedono e meritano solo rispetto e continuano a dimostrare con l'esempio che un mondo migliore è possibile.

Qui in Nicaragua, viviamo un momento in cui non si tratta solo di elezioni, ma di reinvenzione della speranza a partire dalla nostra realtà, dalle nostre esperienze e dalla nostra storia. In Nicaragua le famiglie continuano a contribuire con granelli di sabbia, sudore, sforzo e costruzione collettiva per lasciare ai posteri un Nicaragua migliore. Qui ci sono sguardi d'orgoglio tra la gente semplice, perché le persone fecero e continuano a fare ciò che va fatto. La gente sa che la guarigione storica è collettiva e non individuale, avviene lavorando sodo e quotidianamente per la pace vera, che è la vocazione del popolo nicaraguense

 

http://www.tortillaconsal.com/tortilla/ node/12716

 

 

 

Viva i Combattenti Storici: riserva morale della Rivoluzione Popolare Sandinista

 


 

 

Nicaragua: Agosto 1986 35 anni fa avvenne.

 

 

Con tristezza ricordiamo il compagno e amico Maurizio Magnani.

Autentico rivoluzionario, antifascista, con sempre nel suo cuore il Nicaragua e la Palestina.

Riportiamo la lettera che il suo compagno di brigata aveva scritto, poco prima che Maurizio ci lasciasse.

Ciao compagni e compagne, in una fase particolarmente difficile e pericolosa causata dagli Usa, sempre più convinta di sradicare quello che chiama i "Cancri" dell'America del sud (Cuba, Venezuela e Nicaragua) abbiamo voluto ricordare il 35° anniversario della Brigata in Nicaragua. Ci sono allegate anche alcune fotografie di compagni e compagne che parteciparono a quella Brigata. Per la Brigata, fraternamente saluta.

Carlo Amodeo.

 

Era agosto del 1986. In quegli anni nella sinistra era abbastanza attiva la solidarietà politica e materiale con i Paesi che lottavano contro il neocolonialismo. Tra questi alcuni Paesi del sud America, dopo che erano stato spogliate dalle loro ricchezze dalle potenze occidentali (Se volete approfondire andate a leggere Le Vene aperte dell'America Latina di Eduardo Galeano). Un presidente Usa decise che l'America latina sarebbe diventata il giardino di casa del suo impero. Quel Presidente si chiamava Monroe e appunto la sua dottrina divenne, purtroppo è ancora in vita, la famigerata "dottrina Monroe". Cosa successe in quei Paesi è oggi chiarissimo. Cominciarono decine di Colpi di Stato in alcuni Paesi, per allinearli ai suoi interessi neo coloniali. Tra questi vi era anche Cuba. Però a Cuba, nel 1953 (assalto al Moncada di Santiago de Cuba); 1956 con lo sbarco di Fidel ed i rivoluzionari tra i quali l'italiano ex Partigiano Gino Donè; 1959 primo gennaio con la fuga del dittatore, vinse la Rivoluzione. Cosa è successo a Cuba dal 1959 è abbastanza chiaro a chi vuole vedere le cose per bene, perché già nel1961, presidente democratico Kennedy, ci fu la fallita invasione con la sconfitta Usa alla "baia dei porci".

 

 

 

Questo smacco è stato e continua ad essere tristemente e pesantemente pagato dai cubani e dalla Rivoluzione Socialista, subendo ancora oggi l'assurdo e illegale "bloqueo" malgrado sia stato condannato per 29 volte dall'Assemblea Generale dell'ONU (l'ultima il 23 giugno scorso). Nel luglio 1979 il Nicaragua, con la vittoria del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), instaurò un Governo progressista guidato dal Fronte. Fu così che nacque anche li una opposizione armata, la "contra", finanziata dagli Usa (presidente Reagan). Se su questo argomento volete informarvi meglio, andate a vedere quello che è stato definito lo scandalo Usa Iran Contra. Gli Usa, non ufficialmente, vendevano armi al "nemico" Iran di Komeini ed il ricavato andava appunto a finanziare la "contra" Si tenga conto che parliamo del 1979, appena 6 anni dopo il colpo di stato in Cile con l'assassinio del Presidente Salvador Allende. Oggi è oramai chiaro a tutti che fu finanziato dagli Usa con Kissinger regista, al punto che è indagato dalla Magistratura francese. E' in quegli anni, dal 1973, come sempre con regia degli Usa, i Paesi golpisti (Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Bolivia, ecc. ecc.) iniziarono quello che oggi conosciamo come il "piano Condor" per uccidere e forse sterminare impunemente le opposizioni. Recentemente un Tribunale italiano, ha condannato alcuni sud americani tra gli assassini di democratici, sindacalisti, militanti e attivisti dei partiti di sinistra e delle Associazioni progressiste. Fatto questo breve riepilogo di alcuni fatti drammatici di quel periodo, spieghiamo cosa avvenne in agosto 1986.

Nell'ambito delle iniziative dell'Associazione di Amicizia Italia-Nicaragua, partì da Malpensa la Brigata di lavoro volontario. Il volo con Aerflot Sovietica, fu caricato il materiale occorrente per il lavoro.

Il volo andava a Mosca, poi di notte decollava per il sud America con primo scalo in Irlanda, poi Cuba ed infine, dopo 24 ore arrivammo a Managua. La partenza da Malpensa fu ritardata perché fummo tutti controllati nelle varie questure per paura che tra noi ci fosse qualche "infiltrato" brigatista rosso. Ma al di la di questo, il volo andò bene. A Managua, la Brigata si divise in due: un gruppo andò al nord per la raccolta di cacao e caffe, la seconda per la costruzione della struttura muraria di una officina per riparazione auto, autocarri che lavoravano per una impor-

 

tante Cooperativa di Segheria a San Miguelito, piccolo Comune sul grande lago Nicaragua, nella regione di San Carlos. Le foto che alleghiamo ci riprendono quando eravamo al lavoro; ci auto battezzammo "Brigata la Potente". Non vogliamo annoiarvi spiegando come fu il viaggio su un "barcone" fatto assieme a galline, mucche ed altro ancora. A San Miguelito eravamo alloggiati nelle case abitate da amici e attivisti del Fronte SLN. Il sottoscritto ed il compagno Donati fummo destinati in un "nuovo" quartiere intitolato al patriota "Augusto Cesar Sandino". La Brigata durò un mese e il ritorno fu come l'andata, ultima tappa e relax di 2 giorni a Mosca prima del rientro in Italia. Abbiamo voluto spiegare alcune cose perché gli anniversari vanno ricordati ma anche perché fu in quella occasione che al rientro demmo vita ad un importante Progetto per la comunicazione tra i vari villaggi ancora infestati dalla "contra": "Progetto RED RADIOS". Ma di questo progetto per il quale costituimmo anche ad Abbiategrasso il "Circolo di Amicizia Italia-Nicaragua" con l'obiettivo di raccogliere fondi per finanziare il Progetto che avviammo con i compagni della A.E.M. e alcune zone Sindacali della FIOMCGIL di Milano. Così come oggi, anche in quel periodo la solidarietà materiale e le spese di viaggio ecc. ecc. erano a totale carico del volontario. Il Progetto "Red Radios" si ultimò anche se non completamente nel 1990. Ma questo è un altro capitolo.

 

 

Agosto 2021, cioè 35 anni fa. Alcuni componenti della Brigata "LA POTENTE"

E' vero che le foto che inviamo non sono ne belle ne molto chiare, ma è segno dei tempi.

 


 

 

Vivo a Cuba

di Aleida Guevara March

 

 

Vivo a Cuba, amo il mio popolo e difendo la nostra rivoluzione.

Sono un medico internazionalista, sono orgogliosa di esserlo, perciò vedo la realtà, sono critica, perché capisco che ci sono molte cose che dobbiamo migliorare e molte altre che dovremo cambiare, ma mi sono formata con una grande influenza di Marti e José Martf diceva che il sole ha delle macchie, ma dà così tanta energia e così tanta luce che noi uomini non vediamo le sue macchie.

Ci ha insegnato a rispettare gli esseri umani, non possiamo pensare tutti allo stesso modo, ma tutti abbiamo il diritto di essere ascoltati e soprattutto di essere presi in considerazione, naturalmente per ottenere questo dobbiamo guadagnarci questo diritto.

Puoi gridare molto e molto forte, ma se quelli accanto a te gridano qualcos'altro, non importa quanto forte tu gridi, nessuno ti capirà, per questo l'unità di criteri è importante e io raccomando sempre di non criticare solo qualcosa, ma di essere capaci di proporre soluzioni.

Quello che mi è molto chiaro è che non è possibile usare la violenza per farsi ascoltare; quando lo si fa, l'unica cosa che si ottiene è il rifiuto, soprattutto da un popolo che ha molte persone con un alto livello di cultura e dignità.

Alcuni giorni fa, persone senza scrupoli hanno commesso atti di vandalismo in diverse città del mio paese. Mi riferisco a spaccare vetrine, rubare nei negozi, lanciare pietre negli ospedali pediatrici, girare le macchine in mezzo alla strada, a volte con i colleghi dentro, insomma, cose a cui noi cubani non siamo abituati e con espressioni che dimostravano un livello culturale molto basso, distillando odio e molte bugie e quello che mi dà più fastidio è che non hanno vergogna nel riconoscere i loro legami finanziari con le istituzioni con le istituzioni governative degli Stati Uniti d'America.

Come ho detto, la rivoluzione cubana è lungi dall'essere perfetta, ma gli unici che hanno il diritto di risolvere questi problemi siamo noi, nessun altro paese del mondo ha il diritto di intervenire nei nostri affari interni, e alcune di queste persone chiedevano l'intervento di potenze straniere, immaginate la reazione del popolo. Quello che ancora non capiscono è che Cuba è un popolo dignitoso e quando qualcuno mette in dubbio questa dignità, il popolo si unisce e difende con passione la sua sovranità.

Abbiamo molti problemi di alloggio, abbiamo serie difficoltà con i trasporti urbani, per peggiorare le cose con questa brutale pandemia che tutti stiamo soffrendo, il governo degli Stati Uniti ha rafforzato le misure di blocco che ha mantenuto sul mio paese per quasi 60 anni, così abbiamo una mancanza di medicine, per esempio antibiotici orali, forniture come siringhe, e a causa della persecuzione finanziaria a cui siamo sottoposti, non possiamo comprare tutto il cibo che ci serve. Inoltre, negli ultimi tempi è stato un calvario far arrivare sulle nostre coste le navi straniere con le cose di cui abbiamo bisogno, compreso il petrolio necessario per evitare quei fastidiosi blackout di cui soffriamo. Ora qualcuno può dirmi qual è la preoccupazione del governo americano per il benessere del mio popolo se mantiene un tale blocco contro di noi?

Onestamente non lo capisco. Nonostante tutto questo, siamo l'unico paese dell'America Latina con due vaccini contro il Covid-19, fatti con grande sacrificio, ma da noi, senza l'interferenza di nessuna casa farmaceutica internazionale, che ci permette di vaccinare gratuitamente tutta la nostra popolazione e che ci permette di aiutare altri popoli in difficoltà. Voglio che sappiate che se voi, come popolo americano, avete bisogno della nostra solidarietà, la forniremo volentieri. Non dimenticate che la brigata internazionalista di medici e operatori sanitari che ha lavorato in più di 50 paesi del mondo per aiutare a sconfiggere questa pandemia porta il nome di un giovane americano che ha combattuto a fianco del mio popolo contro il dominio spagnolo.

 

Fonte : Elias Rafael ELJURI ABRAHAM già Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela c/o la FAO

 

 


 

 

Scuola Latinoamericana di medicina Rete di medici nel mondo

 

 

Più di 30.000 medici, ad oggi, compongono l'elenco dei laureati gratuitamente della Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM) di Cuba, una rete di medici non cubani che portano servizi sanitari in varie regioni del pianeta.

La storia è iniziata quando gli uragani George e Mitch devastarono l'America Centrale nel 1999, con circa 10.000 morti e dispersi.

Cuba inviò Brigate Mediche nelle aree colpite della regione e il presidente Fidel Castro propose di iniziare la formazione gratuita a Cuba di medici di quelle nazioni per aiutarle concretamente e in forma duratura, un'idea concretizzata con la fondazione dell'ELAM il 15 novembre di quell'anno.

La dottoressa Yoandra Muro, rettore di quell'università internazionale, ha spiegato a Prensa Latina che la scuola iniziò con una rappresentanza di 18 Paesi e al momento ci sono laureati da 117 Paesi di tutti i continenti, Stati Uniti compresi.

Dall'alto di questi 21 anni di esistenza, il suo rettore insiste affinché si continui a realizzare il sogno di Fidel Castro, che aspirava a far interagire tutti i diplomati ELAM in tutto il mondo.

"Se mettiamo quei laureati sulla mappa del mondo, possiamo formare quella grande rete", conferma. "I cubani hanno una caratteristica, ed è il loro desiderio di aiutare. Sono rimasto sorpreso di come nonostante le carenze derivate dal blocco economico statunitense, condividano con noi ciò che hanno'', ha dichiarato lo studente palestinese Salett Hethnawi.

Secondo la neo studentessa colombiana Cindi Paola, la decisione di studiare all'ELAM "viene da quando avevo 7 anni, quando vidi gli aerei che passavano pieni di medici cubani vicino alla mia città di Rfo Blanco, a sud di Tolima e io volevo essere come loro".

Molti dei suoi laureati occupano ora posizioni di leadership a livello internazionale.

Tra loro vi sono due rappresentanti dell'Organizzazione Panamericana della Sanità; un laureato che ha partecipato allo sviluppo del vaccino russo Sputnik V contro il Covid19 e la dott.ssa Ariana Campero, che è stata ministro della Salute della Bolivia e in seguito ambasciatrice di quel paese a Cuba.

La formazione universitaria si unisce alla conoscenza approfondita

 

del sistema sanitario e della società cubana, proseguendo gli studi dal terzo anno nei centri di insegnamento delle scienze mediche in tutto il paese.

La Facoltà è composta da 64 Dottorati di ricerca in Scienze mediche, insieme allo sviluppo di un programma di attività didattiche ed extracurriculari, che consente di completare la formazione sia umana che accademica.

A confermarlo è Mohamed Nejem, anche lui palestinese, per il quale "nell'ELAM non si impara solo la medicina, ma anche la semplicità, l'umiltà e il rispetto per le altre culture, religioni e credenze".

Per quanto riguarda i requisiti per l'ammissione all'istituto, il dott. Muro ha commentato che annualmente vengono assegnate dalle 400 alle 500 borse di studio, per le quali i candidati devono essere persone a basso reddito e avere un diploma di scuola superiore.

Tra le nazioni presenti all'ELAM fin dalla sua nascita ci sono gli Stati Uniti, a seguito degli sforzi del reverendo americano Lucius Walker e del progetto Pastori per la Pace, che ha permesso l'arrivo dei primi studenti dalla nazione del nord America.

"Ho intenzione di restare a Cuba anche quando mi laureerò e continuare gli studi facendo un master", ha detto il ghanese Ayamerath Kwadwo; mentre per Leonel Omar la priorità sarà tornare nella natia Filippine "per servire le comunità più bisognose".

Gli studenti ELAM hanno una Associazione dei Laureati con riconoscimento internazionale e giuridico, che consente loro di comunicare e intraprendere azioni concrete a favore di altri popoli.

 

Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana

 

https://m.prensalatina.cu/?p=108746/escuela-latinoamericana-de-medicina-red-de-galenos-porel-mundo/

 

 


 

Informazioni sul progetto di ricostruzione di casette nella zona del Caribe Nord, Costa Atlantica Nicaragua

 

Resoconto finale

Gruppo Mujeres Lapta Yula Solidaridad Europea

 

 

Antecedente

Nel novembre 2020, due potenti uragani chiamati Eta e Iota hanno colpito la costa caraibica settentrionale del Nicaragua.

Sebbene il sistema di protezione civile sia riuscito a evitare vittime umane, le perdite materiali nelle infrastrutture pubbliche e produttive, nonché negli alloggi, sono state considerevoli.

Da subito si è svolta una prima azione di solidarietà con la consegna al Ministero della Salute di 11.160 mascherine e 200 filtri per l'acqua a sostegno del personale che fronteggia l'emergenza e della popolazione protetta.

I 7000 franchi provenivano da vari gruppi di solidarietà con il Nicaragua in Svizzera.

A seguito dell'uragano Iota e di un appello dei referenti-colleghi del Nicaragua, questi stessi gruppi sono tornati attivi e hanno contattato altri gruppi per sostenere una proposta presentata dal gruppo delle donne Yapta Yula della zona colpita per sostenere la ricostruzione delle case delle famiglie colpite, in particolare delle donne.

 

Realizzazione

Sulla base di un profilo di progetto abitativo secondo la cultura locale, la solidarietà ha assunto l'impegno di sostenere la ricostruzione di 10 case per un importo stimato di 12.000 dollari.

I gruppi partecipanti hanno chiesto ad AMCA di assumere come nel primo progetto il coordinamento sul luogo con Mujeres Lapta Yula ed è stato progettato un meccanismo di pagamenti diretti per l'acquisto di materiali e manodopera qualificata. Anche il disegno della casa è stato convalidato e la vernice anticorrosione per i tetti è stata aggiunta per aumentare la durata dei tetti.

I componenti di Lapta Yula hanno identificato il primo gruppo di 10 donne da sostenere ed è stato fatto uno sforzo coordinato per assicurare un tetto a queste famiglie prima dell'inizio delle piogge.

Hanno anche svolto trattative in loco per gli acquisti di legname, ferramenta e manodopera, che sarebbero poi stati annullati tramite bonifico bancario da parte dell'AMCA di Managua.

Fu assunto un falegname esperto della zona, identificato con la filosofia del progetto, che a sua volta formò un gruppo di falegnami locali. Con l'adesione di altri gruppi e l'aumento della disponibilità, è aumentato il numero delle donne e delle famiglie assistite, applicando uno schema flessibile per il sostegno in caso di perdita totale, nonché per le riparazioni o l'integrazione di materiali ricevuti da altre fonti (in particolare la centrale il governo ha consegnato una quantità di lastre di copertura alla maggior parte delle famiglie colpite).

Sono stati ricevuti in totale 5.200 euro (4.000 da Saragozza, 1.200 dall'Italia) e 16.100 franchi svizzeri, che sono stati convertiti in 23.213 USD (applicando il tasso di cambio del bonifico internazionale e senza applicare i costi di trasferimento). Di questi, circa 160 USD (0,7%) sono stati utilizzati per il viaggio di accompagnamento da AMCA e il resto per il pagamento di materiali, manodopera, trasporto e spese minori per il trasporto locale di Lapta Yula. Ciò che non è incluso in queste cifre è il lavoro svolto dai membri di Lapta Yula, dal personale AMCA in Svizzera e dai membri dei vari gruppi partecipanti. Ad aprile è stata effettuata da AMCA una visita sul campo, che è stata un'occasione per incontrare e ringraziare le donne del gruppo e per visitare le famiglie nelle loro case (la maggior parte finite o in via di completamento) e spiegare che l'origine di questo aiuto è la solidarietà internazionalista con il Nicaragua che nasce negli anni 80. Si concordano alcune raccomandazioni e si determina l'utilizzo dei fondi ancora disponibili.

Alla fine di giugno possiamo affermare con soddisfazione che questa impresa tra Europa e Nicaragua è stata completata e che 12 famiglie hanno un tetto dignitoso ancora una volta pienamente agevolato dal progetto e 9 famiglie hanno ricevuto un sostegno complementare ai propri sforzi per garantire i loro tetti e le case. Cioè, un totale di 21 famiglie con 88 membri (44 adulti e 44 bambini) in 10 quartieri di Bilwi e comunità circostanti.

Si ringrazia Lapta Yula per il coraggio di assumersi questa responsabilità e per aver contribuito a rafforzare un gruppo dedicato al rilancio dell'identità e della cultura locale.

Si ringraziano i gruppi e le organizzazioni in Svizzera e in Europa per la loro fiducia e collaborazione.

 

Centroamérica giugno 2021

 

Grazie dall'Associazione Italia-Nicaragua a tutti coloro che hanno contribuito alla campagna.