Morti sul lavoro: una strage impunita. Intervista con Carlo Soricelli.
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- Scritto da CIVG
Questa intervista fa parte di un ciclo dedicato alle tematiche lavorative. Il gruppo di approfondimento del CIVG intervisterà studiosi e lavoratori per tracciare un quadro dei mondi del lavoro.
1) D: Il tuo Osservatorio è dato 13 anni fa nel 2008. Puoi spiegarci le ragioni e il percorso personale che ti hanno spinto a fondarlo?
R: Ero appena andato in pensione, nella notte del 6 dicembre del 2007 ci fu la tragedia della ThyssenKrupp di Torino dove sette operai morirono per un’esplosione. La tragedia mi colpì molto, non nascondo che piansi: cercavo notizie in Internet sulla situazione delle morti sul lavoro, non ce n’erano, le più recenti avevano sei mesi e un anno ed erano dell’INAIL. Mi chiesi com’era possibile con i mezzi tecnologici che c’erano, che non ci fosse nessuno che monitorasse le morti. Decisi allora di farlo io, poche settimane dopo, il 1° gennaio 2008 con l’aiuto dei miei figli Elisa e Lorenzo feci il sito dell’Osservatorio, creammo delle tabelle excel dove tutti i morti sul lavoro venivano registrati per data della morte, Provincia della tragedia, Regione, identità della vittima, età, nazionalità e cenni sull’accaduto. Ancora oggi posso andare a vedere cosa accadde quell’anno, e gli anni successi, e l’andamento di questo triste fenomeno. Da allora i morti sui luoghi di lavoro sono cresciuti di oltre il 25%. INAIL adesso diffonde le denunce delle morti ogni mese, e questo credo sia anche merito nostro che li diffondiamo ogni giorno.
2) D: Per il lavoratore medio i morti sul lavoro hanno un "volto" ben riconoscibile: le asettiche statistiche dell'INAIL, che poco dicono sulle radici del fenomeno ma che sono costantemente citate dai media quale unica fonte e principale manifestazione del problema. Eppure anche tali statistiche sono tutt'altro che "pacifiche" e condivise da tutti: tu ad esempio metti frequentemente in dubbio la loro attendibilità. In che modo a tuo avviso esse rischiano di sottostimare i veri numeri degli eccidi sul lavoro?
R: Già il primo anno di monitoraggio mi accorsi che c’era qualcosa che non tornava. Come mai noi registravamo molti più morti dell’INAIL? Potevi chiedere spiegazioni, ma le morti sul lavoro erano come un Segreto di Stato, anche il grande giornalista Santo Della Volpe della RAI non riusciva a scalfire questo muro di gomma che veniva eretto. Poi abbiamo capito perché: INAIL non fa un monitoraggio delle morti, ma diffondeva e diffonde le denunce che gli arrivano dal territorio, che non erano e non sono rappresentative di tutte le morti sul lavoro, ma solo degli assicurati a questo Istituto, che sono solo una parte, anche se consistente di lavoratori. Per esempio i 150 agricoltori schiacciati dal trattore che muoiono ogni anno, ma anche giornalisti, tutte le Forze Armate, innumerevoli Partite IVA e tanti altri, non dimentichiamoci poi dei tantissimi morti in nero. La cosa che fa più male è che non si riesca a far comprendere ai cittadini e ai lavoratori che il fenomeno è molto più esteso. Anche l’ANMIL prende per buona questa fonte, così come quasi tutti i Media e Osservatori privati che lavorano nel settore. Queste istituzioni e la politica vedono l’Osservatorio come disturbante. Un importante giornalista di una testata nazionale mi disse che mi vedevano come “il peggior nemico”. Ci sono tantissimi interessi economici e politici anche su queste tragedie. Come spiegare ai cittadini che lo Stato, anche attraverso le Istituzioni spende miliardi di euro sulla Sicurezza, senza ottenere nessun risultato su questo fronte?
3) D: Come si è evoluta la dinemica dei morti sul lavoro degli ultimi decenni, a livello di statistiche totali e di composizione relativa?
R: Se parliamo di morti sui Luoghi di Lavoro (escluse quelle in itinere che noi teniamo separati perché altrimenti non si capisce cosa succede sui luoghi di lavoro) la composizione delle morti è sempre la stessa: il 30% delle morti è composta da agricoltori (gran parte di essi muoiono schiacciati dal trattore). Poi viene l’edilizia con il 20/25%, tantissime di queste morti sono in nero, poi troviamo con il 7% l’autotrasporto (di tutte le categorie). L’industria, tutta l’industria, ha il 6/7% di morti ogni anno. Pochissimi rispetto al numero di lavoratori che ci lavorano. Nelle industrie dov’è presente il Sindacato e un rappresentante della sicurezza i morti sono praticamente inesistenti; muoiono in queste aziende quasi esclusivamente lavoratori in appalto che nessuno controlla, qui ci sono ritardi anche del Sindacato. Un numero enorme di artigiani e di lavoratori di piccole realtà muoiono lavorando. Per non parlare poi dei morti in nero, soprattutto nell'edilizia.
4) D: Non tutte le morti collegate al lavoro hanno lo stesso peso. Almeno una volta all'anno si sente parlare di lavoratori uccisi nelle fabbriche o nei cantieri, ma il fenomeno delle morti in itinere, in particolare quella causate dagli incidenti sulle nostre strade, ha poco spazio, forse perchè sembrano meno "eroiche" o forse perchè viviamo ancora nella civiltà dell'automobile, nonostante l'altissimo prezzo umano ed ecologico preteso da questa forma di mobilità. Puoi darci una tua lettura del fenomeno e spiegarci il suo peso?
R: I lavoratori morti sulle strade e in itinere sono tutti gli anni almeno quanti muoiono sui luoghi di lavoro. I lavoratori sono all’oscuro che per le morti in itinere e sulle strade c’è una normativa specifica che contiene delle autentiche trappole, tantissime di queste morti non vengono poi riconosciute dall’INAIL perché non sono state rispettate le normative specifiche. Moltissime denunce arrivate all’INAIL vengono poi depennate l’anno successivo, praticamente resuscitano e fanno abbassare le morti del 30% quando INAIL l’anno successivo diffonde il numero totale delle morti. Ci dovrebbero essere a disposizione dei mezzi specifici per condurre i lavoratori sui luoghi di lavoro: tantissime aziende sono in luoghi dove non arrivano neppure i mezzi pubblici.
5) D: Tra le principali cause di morte sul luogo di lavoro c'è il trattore, che uccide circa 150 agricoltori ogni anno. Tu sei uno dei pochi a sottolineare l'importanza del problema, anche sotto forma di provocazione artistica, come dimostra la tuo opera "Sangue d'agricoltore schiacciato dal trattore", una bottiglia di vino che hai promesso di regalare al Ministro delle Politiche Agricole se nel 2021 si supererà il record dei 152 morti del 2014. Quali sono le cause di questo triste fenomeno? Ci sono risposte da parte delle istituzioni o delle organizzazioni di categoria?
R: Purtroppo penso che anche quest’anno si supereranno i 150 agricoltori schiacciati dal trattore, siamo in questo momento già a 146, da quando è stato aperto l’Osservatorio ne sono morti più di 2000 in questo modo atroce. Organizzazioni di categoria assenti. Da un decennio mi sto battendo per far emergere questa strage nella strage: un lavoratore su cinque, dai 15 ai 90 anni muore schiacciato dal trattore nei campi. Per 20 anni l’Italia ha ignorato una legge europea che obbligava chi guida questo mezzo a sottoporsi a un esame per avere il patentino per guidarlo. Le lobby di categoria, molto forti in Parlamento, si sono opposte per tanto tempo; adesso c’è l’esame, ma molto edulcorato, come accade spesso nel nostro Paese, è più che altro una proforma. Il parco trattori in Italia è per la stragrande maggioranza obsoleto, ci vorrebbero forti incentivi per comprarne dei nuovi. Inoltre il territorio italiano è per la stragrande maggioranza collinare ed è quindi pericolosissimo: anche se il guidatore è esperto, spesso il terreno è infido, soprattutto dopo forti piogge, in superfice sembra asciutto ma sotto è ancora bagnato e cede quando si fanno manovre; anche il terreno molto secco nasconde insidie.
Carlo Soricelli è un metalmeccanico in pensione. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul lavoro (sito http://cadutisullavoro.blogspot.it), fondato nel 2008. All'impegno con l'Osservatorio Carlo affianca l'attività artistica: da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere.