A Milano pochi mangiano in Sala

 

 

 

I gruppi di pressione di vario tipo, oggi dette lobbies, gli immobiliaristi, così come tutti coloro che hanno avuto “agevolazioni” o favori dalla giunta del sindaco Sala, stanno ancora festeggiando la sua vittoria.

In una delle prime uscite avvenuta mentre si stavano ancora diffondendo le proiezioni del voto, Sala dichiara di avere ottenuto 50.000 voti in più della scorsa tornata elettorale. La sua vittoria è stata conseguita con una affluenza del 47% circa degli elettori; 53 su 100 invece non sono andati a votare. Chi sostenga che la destra non sia andata a votare sbaglia: in quel non voto non c'è solo la destra.

 

Per parafrasare qualcuno che esordisce sempre in modo “politicamente corretto” (riferendosi a una qualsivoglia platea) dicendo “do il benvenuto a tutte e tutti”, diremo che il 53% di tutte e tutti non si sono recate/i alle urne. Infatti il “politicamente corretto” condisce ipocritamente quello a cui stiamo assistendo: il “sacco della città”. Questo modo di parlare sta nel campo della superficialità, così come ci sta la cosiddetta “urbanistica tattica”, la quale (secondo Luca Beltrami Gadola) equivale al vecchio adagio latino “panem et circenses”. Questa forma di “educazione” evidenzia soltanto la grande ipocrisia di chi usa il termine “spazi sociali” come il prezzemolo.

 

Parlando di “sociale” provare per credere: i servizi sociali di Milano sono pressoché totalmente esternalizzati e di difficile raggiungibilità. Si provi a contattare gli uffici e si vedrà come le/gli assistenti sociali non riescano a seguire in modo congruo tutti i casi di coloro ai quali si dovrebbero dedicare. L'organico dei servizi conta ormai su un numero di operatori ridotto al lumicino: assunzioni nisba. Si vada a vedere anche le innovazioni introdotte dal non dimenticato ex assessore Majorino, passato dalla giunta Pisapia alla giunta di Beppe Sala, dal 2019 eletto nel Parlamento europeo. Costui ha lavorato in continuità con l'assessore Mariolina Moioli a cui aveva dato delega la sindaca Moratti. Si nota con chiarezza che neppure nel campo dei servizi sociali vi sia stata una discontinuità con la politica di centro-destra.

 

Va ricordato che nel 2016, mentre si stava insediando la giunta Pisapia, la dicitura della delega di Majorino non riportava neanche il termine “servizi sociali”: vi erano termini come “politiche sociali” e “cultura del benessere”. Evidentemente se si fosse scritto “servizi sociali” si sarebbe indicato troppo precisamente quei servizi con il loro nome e cognome, i quali invece non hanno ricevuto alcuna attenzione dall'ex assessore Majorino. Costui è ben noto per quella specie di “stati generali” ai quali ha convocato gli operatori del servizio pubblico, unitamente ad associazioni e cooperative. Una delle cose che ha chiarito fin da subito è stata che non si dovesse fare la guerra a Regione Lombardia, non mancando di suscitare qualche perplessità. Vale la pena di ricordare, a tale proposito, che per Regione Lombardia l'assessore che aveva delega alla sanità era il famigerato Giulio Gallera. Non vi è altro da aggiungere.

 

Per quanto riguarda l'attenzione dedicata a quelli definiti spesso i più deboli, che noi chiameremo in modo più classico i poveri, rimandiamo ad un articolo del mensile Vita il cui titolo è “Mercato Centrale Milano, lo specchio triste di una città che si sta perdendo” [1]. All'interno dell'articolo, dopo la descrizione del Mercato Centrale Milano sorto accanto al sottopasso Mortirolo, quel tunnel che attraversa alle spalle la stazione Centrale, dove dormono senza tetto e immigrati fra le auto che sfrecciano, si dice anche di quanti progetti urbanistici, ben 549, siano stati approvati dal Comune di Milano nel solo primo semestre del 2021. Un numero che supera addirittura quello dei progetti approvati nello stesso periodo del 2019.

 

Ritornando invece al termine “spazi sociali” vogliamo citare Luca Beltrami Gadola: “Lo spazio sociale più importante non è quello fisico ma quello dell’homo politicus, dove esso esprime e dibatte le sue idee, dove si confronta con gli altri e con chi governa da pari a pari, insomma lo spazio democratico”. Lo spazio democratico, aggiungiamo noi, è da intendersi come quello del Consiglio Comunale, dove i consiglieri rappresentano in aula il voto espresso dagli elettori, il voto popolare. Prosegue Beltrami Gadola: “Questo spazio si va restringendo e si governa con il surrogato della falsa partecipazione – una specialità milanese – anche qui panem et circenses ma soprattutto circenses: ecco una negazione della democrazia antifascista”.

 

In questa negazione stanno anche il disinteresse e la finzione di Sala. Costui ha definito spesso Milano come “città dell’accoglienza”, non dicendo una parola sul caporalato che si esercitava in Uber Eats a Milano, non pensando lontanamente, a tale proposito, di far costituire il Comune di Milano come parte civile nella causa che dovrebbe avere la sua prossima udienza il 18 ottobre 2021. Stessa cosa per gli operai della MM4, i quali venivano pagati 5,37 euro lordi all’ora, mentre il Comune versava per loro al consorzio MM4 ben 17 euro come paga oraria [2]: hanno qualcosa da dirci a tale proposito l’ex assessore alla Mobilità e Lavori Pubblici Granelli e il sindaco Sala? Essere antifascisti significa anche avere cura e attenzione per i lavoratori.

 

Nella stessa logica, quella che fa dire a un uomo definito “il re del mattone” (ma in altri tempi si sarebbe detto palazzinaro) come Manfredi Catella: “Milano ha avuto una visione. Merito di un sindaco, Gabriele Albertini, che ha identificato nella rigenerazione urbana una risorsa”. Aggiunge inoltre Catella: “Poi, altre tre amministrazioni di diverso orientamento politico tra di loro, hanno agito in continuità”.

 

Qui è in bella mostra la mancanza di diversità fra le tre amministrazioni: Moratti, Pisapia e Sala. In questa medesima “visione” stanno operazioni immobiliari che portano la gentrificazione [3] in diverse aree di Milano. L’elenco di malefatte dell’assessore Maran è molto nutrito. Questa giunta, del resto, ha apparecchiato per bene il banchetto che si svolge ormai ininterrotto da anni per i circoli degli affari e della finanza, immobiliaristi e palazzinari in testa. È da sottolineare che la gentrificazione sta producendo non solo anomia e irriconoscibilità dei luoghi, ma anche l’abbandono di coloro che li abitavano ed oggi sono costretti ad allontanarsene poiché economicamente non è per loro sostenibile rimanerci. Il progetto per “reinventare” piazzale Loreto è stato annunciato solo pochi mesi fa. Un progetto che si commenta da sé, il quale prevede, in buona sostanza, la chiusura del piazzale così come lo conosciamo oggi nonché la sua privatizzazione.

 

Tornando a Beltrami Gadola, nel suo articolo del 14 settembre scorso [4] vi era un invito a non assumere delibere che riguardassero accordi o investimenti del Comune per evitare il voto di scambio, quantomeno negli ultimi sei mesi di consiliatura che vengono definiti “semestre bianco locale”.

 

Sotto il profilo ambientale la Milano di Sala non è affatto sostenibile poiché la si sta rendendo una “Gardaland” più in grande visitata da milioni di turisti. Milano non può essere né un “divertimentificio” né una città dove vada a pascolare un “parco buoi” di turisti da “alleggerire”, proveniente da Kuala Lumpur in Malesia, Ottawa in Canada o Abu Dhabi negli Emirati Arabi. Quale progetto ha il sindaco Sala per Milano? La sua internazionalizzazione è secondo Sala indispensabile: una cosa così è “sostenibile”? Lo è l’uso che Sala sta facendo delle sue aree urbane? Il signor sindaco vuole una Milano che abbia in sé tanti pezzetti di Barcellona, di Parigi e chissà che altro. Qualcuno ha scritto che non può essere solo la Milano dell’edonismo nelle sue varie declinazioni come ad esempio la moda.

 

Spesso alle università di Milano, prive di risorse, vengono demandate funzioni che, pur essendo pertinenti, paiono talvolta eccedere le loro prerogative, con proposte di soluzioni che vedono la cittadinanza distaccata quando non contraria a quanto viene “studiato” per Milano. Il marketing territoriale sta fagocitando aree molto estese. Ma come si sa il 27 febbraio 2020, dopo soli quattro giorni dal varo del DPCM recante misure di emergenza per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, il sindaco Sala ha avuto l'irresponsabile impudenza di dichiarare che “Milano non si ferma”, con le vite umane che erano in gioco e con i risultati che abbiamo potuto vedere. Diamine, non voleva che si fermasse Milano, a poco meno di una settimana dall’inizio del lockdown, esattamente come il marketing territoriale non si è mai arrestato e continua, spinto dal nostro beneamato primo cittadino, a fagocitare Milano.

 

Per meglio disciplinare i dipendenti del Comune di Milano e renderli più “docili”, privandoli del diritto alla libertà di espressione, il sindaco Sala, insieme alla sua giunta “progressista” ed “antifascista”, circa sei mesi fa ha varato il nuovo Codice di Comportamento: un nuovo codice da adottare poiché, in vista delle elezioni del 3 e 4 ottobre, si doveva mettere il bavaglio ai dipendenti comunali che avessero avuto da dire sulle inadempienze di Sala e della sua “Milano non si ferma” in tempi di epidemia? La risposta è sì: mezzi pubblici troppo affollati, centinaia di classi scolastiche chiuse per Covid, impossibilità di entrare nell’area B di Milano per chi venisse da fuori con il proprio autoveicolo, nonostante sconsigliabile usare i mezzi pubblici proprio per l'eccessiva affluenza nelle carrozze.

 

Ma, soprattutto, il varo di questo “nuovo codice” coincideva con l’inizio della sua corsa in una campagna elettorale indubbiamente spregiudicata e senza vergogna, nella quale chiunque avesse “disturbato il manovratore” avrebbe dovuto pagarne le conseguenze. Corrisponde tutto ciò ai canoni di quella che viene definita una “buona amministrazione”? Il nostro Sala non ha saputo resistere a quello che Beltrami Gadola indica con il “Führerprinzip” nell’articolo del 14 settembre scorso, comportandosi esattamente come un capo, un podestà dell’indimenticato e funesto regime fascista. Non vi è alcun dubbio che il suo antifascismo sia di maniera; su questo siamo d'accordo con l’articolo apparso su ArcipelagoMilano.

 

Infine vogliamo riprendere una “perla” di Sala, concordata con i suoi amici/amiche sindaci e sindache di svariati continenti. Quanta ipocrisia e quanta casta autoreferenziale in questo brevissimo video [5] nel quale si sono persino rispettate le quote femminili, il quale costituisce indubbiamente una “innovazione” da campagna elettorale. Certamente non è mai accaduto in assoluto e costituisce una anomalia che sindaci da ben tre continenti diano indicazione di voto per il sindaco di un altro Paese. Per la verità il premio Nobel per la Pace, Barack Obama, era già intervenuto a favore di un amico di Sala, tale Matteo Renzi, il quale insieme a Maria Elena Boschi voleva scardinare la nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Barack Obama ha infatti invitato a votare Sì nel Referendum del 2016: noi abbiamo naturalmente votato No.

 

Due casi simili: nell’uno Sala avvilisce l’antifascismo attraverso il “Führerprinzip”, nell’altro Renzi e Boschi fanno lo stesso, tentando di deformare la Costituzione con la cosiddetta riforma costituzionale Renzi-Boschi cancellata poi con il voto popolare referendario.

 

Sbaglia chi afferma che solo la destra non sia andata a votare, in quel 53% che ha disertato le urne c’è un mondo composito nel quale il tratto comune è rappresentato dalla sfiducia nelle istituzioni. Indubbiamente Draghi può avere avuto un ruolo in questa disaffezione, d’altro canto l’orientamento delle giunte Albertini, Moratti, Pisapia e Sala non ha giovato a far sì che vi fosse la partecipazione all’esercizio del voto, poiché come dice Catella non vi è stata soluzione di continuità fra tutte queste giunte.

 

A tale proposito Sala esce in conferenza stampa mentre ancora sono in corso le proiezioni del voto, annunciando che bisognerà essere tutti uniti poiché si dovranno gestire le risorse del PNRR ed occorrerà lavorare insieme alla Regione per le (da lui ed i suoi amici) agognate olimpiadi del 2026. Forse è per questo che non ha detto una parola quando la Regione ha spedito i malati Covid-19 nelle case di riposo (RSA) del Comune di Milano. Come poteva accusare la Regione chi con la Regione deve portare avanti il lavoro per le olimpiadi da qui al 2026? E questo è un altro esempio, ove ne occorressero altri, per considerare seriamente la lotta contro una amministrazione che non meritiamo con un sindaco di minoranza.

 

La redazione di Casa Rossa     Milano, 8 ottobre 2021

 

[1] Mercato Centrale Milano, lo specchio triste di una città che si sta perdendo (Vita, 08/09/2021)

http://www.vita.it/it/article/2021/09/08/mercato-centrale-milano-lo-specchio-triste-di-una-citta-che-si-sta-per/160346/

[2] Milano, i cantieri della M4 e lo scandalo degli operai pagati 5 euro (lordi) all’ora (Corriere della Sera, 18/10/2020)

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_ottobre_18/milano-cantieri-m4-scandalo-operai-pagati-5-euro-lordi-all-ora-08c255fe-116a-11eb-99ad-021205b8ee1e.shtml

[3] Gentrification (Treccani)

https://www.treccani.it/enciclopedia/gentrification/

[4] Elezioni! Il minimo sindacale del sindaco (ArcipelagoMilano, 14/09/2021)

https://www.arcipelagomilano.org/archives/58700

[5] Elezioni Milano, l’appello dei sindaci da tutto il mondo: «Votate Beppe Sala» (Corriere della Sera, 27/09/2021)

https://video.corriere.it/milano/da-parigi-los-angeles-l-appello-sindaci-tutto-mondo-votate-beppe-sala/0071bfa0-1f7b-11ec-b908-b44816b61f2f