Dallo Xinjiang all’Afghanistan, il Corridoio di Wakhan
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- Scritto da Maria Morigi
Nel nord-est dell’Afghanistan il Wakhan, maestoso paesaggio di pascoli e cime innevate nella regione del Pamir, dove si incontrano le catene dell’ Hindukush e del Karakorum, è un antico corridoio per i viaggiatori che si spostavano dal bacino del Tarim (Xinjiang ) verso Occidente. La striscia di territorio si trova nella provincia afghana di Badakhshan, tra il Tagikistan con la Provincia Autonoma di Gorno-Badakhshan, e il Gilgit-Baltistan, regione del Kashmir occupata dal Pakistan. Guardando una mappa generale si comprende perché questo corridoio - in alcuni punti largo solo 15 km - è detto “il dito dell’Afghanistan”.
Tra Afghanistan e Tagikistan, il fiume Panj (che diventerà Amu Darya), segnando il confine settentrionale dell’Afghanistan, nasce dall’unione dei due fiumi, Pamir e Vakhan, che a monte percorrono l’intera valle del Wakhan. Il corridoio si sviluppa dal lato occidentale in direzione del Parco Nazionale del Karakorum centrale e, dal lato nord-orientale verso la Contea autonoma cinese di Tash-kurgan-Tajik.
L’unica strada che oggi percorre il Wakhan è un sentiero sterrato. Il passo Wakhjir a 4.923 metri, tra i più alti al mondo, è l’ unico passaggio attraverso l’Hindukush tra Cina e Afghanistan, che hanno confine comune per solo 76 km, e vanta il record del cambiamento di ora rispetto a tutte le frontiere internazionali (ben 3.30 ore di differenza tra Afghanistan e Cina!); il passo è chiuso per almeno cinque mesi all’anno e aperto con molta irregolarità nei restanti mesi.
Le praterie che declinano verso il Pamir sono quasi deserte e disseminate di Gumbaz, le tombe dei nomadi dalla caratteristica copertura a cupola conica di fango disseccato. Presso il fiume Panj si vedono resti di Stupa , che indicano una ricca storia buddista dovuta al passaggio di viaggiatori lungo la Via della Seta. Il più noto viaggiatore fu il monaco cinese Xuanzang che, in visita alle comunità buddhiste fino in India alla metà del 7° secolo, descrisse i Buddha di Bamiyan – importante tappa sulla Via della Seta - nella famosa opera “Viaggio in Occidente” commissionata dall’Imperatore T’ang. Altri resti dell’8° secolo, come un forte ormai in rovina sopra il villaggio di Sarhad-e Broghil, segnano il luogo di una battaglia tra Impero tibetano e Impero T’ang, in lotta per il controllo del traffico sulla Via della Seta. Prima dell’avvento dell’Islam la regione fu soggetta a dispute frequenti tra Tibet e Cina poiché era una via chiave per i commerci.
Solo pochi occidentali viaggiarono lungo il Wakhan dopo Marco Polo, che lo percorse nel 1271.
Spedizioni europee, poco equipaggiate e sporadiche, si realizzarono tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo. Alla fine del 19° secolo i fiumi Pamir e Vakhan rappresentarono il confine tra i territori soggetti all’espansione russa e l’Emirato dell’ Afghanistan; i definitivi confini del Corridoio furono decisi con il trattato tra Russia e Regno Unito nel 1895. Ambedue gli Stati contendenti nel Grande Gioco avevano inviato spie nella regione, non poche delle quali furono catturate e decapitate. Alla fine Regno Unito e Russia si accordarono per usare la zona come ‘cuscinetto’: il Wakhan avrebbe garantito che i confini dell’Impero russo non avrebbero toccato il Raj Britannico. Una precauzione contro le ambizioni russe nei confronti dell’India e per il controllo dell’Asia centrale, tanto che il Corridoio di Wakhan rappresentò una delle pedine del Grande Gioco.
Nel 1949, quando Mao Tse-tung chiuse i confini tra Cina e Afghanistan, interruppe una rotta carovaniera antica di 2000 anni. Quando i sovietici, chiamati dal governo afgano, intervennero in Afghanistan nel dicembre 1979 e scavarono nel Corridoio un percorso per i camion e i mezzi blindati (la mitica Strada Militare Sovietica M41), la Repubblica Popolare Cinese fu molto allarmata. Infatti l’area è un passaggio strategico, tanto che all’inizio del 2019 Pechino decise di allestire una base militare in Tagikistan, ubicata a 12 chilometri a nord del corridoio afghano. (Dopo quella del porto di Gibuti, è la sola base militare fuori dal territorio cinese). Una scelta orientata a tutelare il grande progetto della Belt and Road.
I contrabbandieri d’oppio utilizzano il Wakhan viaggiando di notte, e occasionalmente hanno tentato la possibilità di contrabbandare droga dall’Afghanistan alla Cina attraversando l’alto passo Wakhjir, ma per i contrabbandieri rimane più sicuro e facile il passaggio per il Gorno-Badakhshan in Tagikistan, oppure per il Pakistan, entrambi più accessibili verso la Cina.
I 7000 Wakhi e Tagiki, abitanti di circa 40 piccoli villaggi e campi nomadi, vengono descritti come timidi, gentili e molto ospitali dagli occidentali che hanno raggiunto quelle località. Appartengono al poco numeroso gruppo etnico Wakhi, mentre alle grandi altitudini del Piccolo e Grande Pamir vivono circa un migliaio di pastori nomadi Khirghisi. I Wakhi che vivono nel corridoio da più di 2500 anni con tradizioni contadine e ancora residui di tradizioni sciamaniche, si occupano di agricoltura (grano, orzo, patate, legumi e alberi da frutta) e allevamento (polli, pecore, capre e yak), che costituiscono la loro sopravvivenza per i lunghi mesi invernali quando le temperature scendono a -40 gradi. Le case tradizionali dei Wakhi sono costituite da una grande stanza sorretta da cinque colonne, con quattro aree rialzate disposte attorno a una buca centrale, da una cucina e da un atrio. La luce naturale proviene da un lucernaio nel tetto. Le cinque colonne simboleggiano i cinque profeti maggiori (Fatima, Alì, Mohammed, Hassan e Hussein), oltre che i cinque Pilastri dell’islam e, come sostengono alcuni, le cinque divinità di Zoroastro.
Importante sottolineare che la maggior parte della popolazione professa l’ ISMAILISMO, è quindi SCIITA, in controtendenza rispetto alla popolazione afghana e ai Talebani che sono di etnia Pashtun e Sunniti. L’attuale leader spirituale degli ismailiti è Karim Aga Khan, che i Wakhi venerano come diretto discendente del profeta Maometto e 49° Imam. Gruppi di Wakhi abitano anche in Tagikistan, Pakistan e Xinjiang, ma solo in Cina vengono riconosciuti come minoranza.
Il popolo del Wakhan parla dialetti appartenenti a un gruppo linguistico iraniano orientale diffuso nella regione storica del Badakhshan e presso l'etnia dei Pamiri, un'identità composita di popoli diffusi in Tagikistan, Pakistan, Afghanistan e Cina legati da vincoli di tradizione, parentela e commercio. Da notare che anche le case di varie etnie della valle sono modellate in un’ architettura di ascendenza persiana.
Alla luce della smobilitazione americana dall’Afghanistan e del controllo del paese da parte dei Talebani, si sono scatenate le supposizioni più incredibili sul corridoio di Wakhan, che viene indicato come luogo previlegiato in cui si trasferirebbero terroristi Uiguri che volentieri si farebbero indottrinare dai Talebani. Ora è evidente che chi immagina certi scenari non ha la minima idea delle realtà geografiche ed etniche e non considera la intransigente vocazione nazionalista dei Talebani, i quali, come si può facilmente supporre, eviteranno di mettersi in rotta di collisione con Pechino (per la questione del terrorismo uiguro) e anche di inoltrarsi con prepotenza in territori abitati da nomadi sciiti che praticano tranquillamente la pastorizia.
Il nuovo potere dei Talebani non avrebbe in realtà nessun vantaggio nell’addestrare dissidenti da Pechino e sostenitori di un nuovo ‘Turkestan orientale’ attraverso il terrorismo. E d’altronde i Talebani già da tempo hanno saldamente il potere di controllare tasse locali e vie chiavi di smistamento di droga e commercio di minerali. Oggi dimostrano anche di possedere strategie e capacità diplomatiche.
Famiglia Kirghiza
Bambine di etnia Waki