Notiziario Patria Grande - Agosto 2021

 

 

AGOSTO 2021

 

Lettera aperta al Nicaragua Libero e al Mondo intero

Il Nicaragua vuole pace e vuol essere lasciato in pace

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / LE GUERRE DELL'IMPERIALISMO

Da Saigón a Kabul: le differenze di una sconfitta

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / JOE BIDEN E CUBA

Un trumpista chiamato Joe Biden e la battaglia di Cuba

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / PERU’

Il Perú ha annunciato l’uscita dal Gruppo di ingerenza di Lima

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZA STATI UNITI

Marco Rubio e l’arte di mentire

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / NICARAGUA

Cuba esprime solidarietà di fronte alle sanzioni contro il Nicaragua

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SOCIETA' E RAZZISMO

Il razzismo sistematico costa vite umane nelle strade statunitensi

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VACCINO CUBANO IN STUDIO A TORINO

A Torino si studia il vaccino cubano Soberana Plus

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / L'ITALIA SOLIDALE CON CUBA

Aiutare Cuba che ha aiutato l’Italia

 


 


 

Lettera aperta al Nicaragua Libero e al Mondo intero

Il Nicaragua vuole pace e vuol essere lasciato in pace

 

Sono Herman Van de Velde, di origine belga, lavoro da 38 anni in e dal Nicaragua nell’area socio-educativa. Questa testimonianza scaturisce dal mio profondo sentire e pensare, analizzando criticamente la situazione che stiamo vivendo e i sogni che stiamo concretizzando in Nicaragua: lasciateci costruire insieme un futuro di sempre migliore qualità di Vita per tutte e tutti le/i nicaraguensi di buona volontà.

Dal 2007, in questo Paese si stanno sviluppando progetti socio economici mai visti prima nella nostra storia: energia, acqua potabile, case popolari, strade asfaltate/in terra battuta e vie cittadine, educazione gratuita con incremento della qualità dell’apprendimento (formazione iniziale e aggiornamento permanente dei docenti; programmi nutrizionali per gli studenti di tutte le scuole pubbliche [n.d.r.: lo Stato fornisce alimenti alle scuole per offrire un pranzo gratuito agli allievi]; zaino scolastico con libri di testo e materiale didattico gratuito per tutti i bambini che frequentano queste scuole; aumento salariale del 450% a partire dal 2007 fino ad ora; programmi come, ad esempio, quello di Consulenza di comunità educative, che coinvolge e supporta il nucleo famigliare nel percorso educativo) e possibilità di frequenza sia in città che nelle campagne (scuola materna, scuola elementare e media, superiore, università nelle zone rurali); servizio sanitario gratuito attraverso un sistema comunitario di salute (ambulatori, centri sanitari, cliniche mobili, ospedali in tutto il Paese); possibilità ricreative e di esercitare sport in tutti i municipi; lotta alla povertà mediante il sostegno alla produzione con programmi quali “usura zero” e “fame zero”, appoggio alla micro/piccola/media impresa, incentivando l’economia popolare (promozione di mercati locali/fiere e microcredito)... e altro, molto altro, stabilendo anche priorità nei confronti delle donne, supportandole nei loro vari programmi di sovvertimento di problematiche strutturali, quali la violenza sessuale e la prevenzione come risposta ad emergenze di qualsiasi tipo.

Al momento solo l’FSLN ha presentato e diffuso un programma integrale di lotta alla povertà per i prossimi 5 anni. Non vedo in questo Paese altra proposta politica, in vista delle elezioni del prossimo novembre, che possa garantire la continuità nella realizzazione di una sempre migliore qualità di Vita per tutto il nostro popolo.

Continuare a costruire la PACE, cui tanto aneliamo, comporta anche prendere misure indispensabili come: lottare contro la disinformazione e la guerra mediatica portate avanti da persone con interessi opposti a un Nicaragua Libero, lottare contro i monopoli della comunicazione che desiderano vedere un Nicaragua dipendente da politiche intervenzioniste da parte di U.S.A. e U.E., come ai tempi del somozismo. Tra queste persone con interessi estranei alla prosperità e al benESSERE del nostro popolo, oltre ai rappresentanti della borghesia storica, si muovono anche ex-sandinisti che all’epoca avevano avuto un ruolo nella storia della Rivoluzione Popolare Sandinista, ma che poi, non potendo soddisfare la loro ansia di potere, hanno cambiato bandiera. Queste persone sfruttano l’autorità che ebbero in qualche frangente della nostra storia per disinformare, ieri e oggi, su ciò che si sta costruendo in Nicaragua. Ho conosciuto direttamente varie di queste persone, per cui sono certo di ciò che dico.

Costruire la PACE implica anche prendere misure a livello interno che rendano trasparenti i meccanismi per ricevere finanziamenti esteri, che hanno per obiettivo la realizzazione di attività destabilizzatrici finalizzate al colpo di stato, come avvenne nel 2018 e come si sta cercando di fare in questi mesi preelettorali. Analogamente, implica rendere evidente quanto siano nefasti organismi regionali e internazionali come l’OEA (n.d.r. OSA) e altri, non solo nel caso del Nicaragua, promuovendo più che altro colpi di stato (Nicaragua, Bolivia ….), ma anche rappresentando e incoraggiando politiche che intervengono direttamente negli affari interni dei nostri Paesi, specialmente di quelli le cui politiche non sono allineate agli interessi di U.S.A. e U.E.

Rivolgo un appello alla comunità internazionale affinché rispetti il Nicaragua, riconosca e si rallegri per gli enormi miglioramenti di cui abbiamo potuto godere a partire dal 2007, smetta d’intervenire nei nostri affari interni mediante la disinformazione, le sanzioni/aggressioni assurde e il voler disconoscere i risultati di elezioni ancora da svolgere.

Il NICARAGUA MERITA RISPETTO!

Il NICARAGUA VUOLE PACE, VUOL ESSERE LASCIATO IN PACE!

Il NICARAGUA È UN PAESE LIBERO E SOVRANO e, senza alcun dubbio, continuerà a lottare, così come sta facendo ora, per rafforzare la sua indipendenza, favorendo sempre più una migliore qualità di Vita per tutte e tutti.

5 agosto 2021

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / LE GUERRE DELL'IMPERIALISMO

Da Saigón a Kabul: le differenze di una sconfitta

 
   

Gli Stati Uniti non hanno mai riconosciuto le proprie sconfitte. Non lo hanno fatto quando, nel 1975, i vietnamiti vinsero una guerra genocida imposta da Washington, e non lo hanno fatto nemmeno adesso, obbligati a fuggire dall’Afganistan dopo l’entrata dei talebani a Kabul.

Più che incolpare Joe Biden per aver ordinato la partenza delle sue truppe in terra afgana, l’analisi deve partire dallo steso fatto avvenuto 20 anni fa, quando un altro presidente, George W. Bush, aveva ordinato d’invaderla e occuparla.

Le ragioni dell’attuale strepitosa ritirata vanno cercate nel concetto e nella filosofia imperialistica dei governi statunitensi di fare guerre dove piace a loro e senza alcuna giustificazione.

Altri colpevoli – ora ugualmente sconfitti – sono i governi che formano la NATO, i quali hanno seguito l’imprinting bellico del Pentagono e hanno mandato uomini e mezzi di guerra, più che a combattere, a partecipare al massacro nel quale sono morti milioni di civili, bambini, anziani, intere famiglie e anche migliaia di soldati lì inviati.

Ci consta che non sia stato Donald Trump l’ispiratore di questo commento. L’ex presidente degli Stati Uniti ha appena attaccato il suo successore Joe Biden reclamandone le dimissioni per la sconfitta subita in Afganistan. Forse Trump lo avrebbe fatto peggio e forse le vittime sarebbero state ancora di più. Durante l’invasione e l’occupazione dell’impoverito Afghanistan sono passati per la Casa Bianca l’iniziatore della guerra, George W. Bush (2001-2009), Barack Obama (2009-2017), Donald Trump (2017-2021), e ora Joe Biden.

Anche se molti media propongono il paragone tra quello che è accaduto ora a Kabul e quello che accadde nell’aprile del 1975 a Saigon, le circostanze non si assomigliano affatto. Sarebbe più obiettivo sottolineare il valore e la dignità dei combattenti vietnamiti che pur subendo il costo di più di tre milioni di connazionali massacrati o mutilati dal cosiddetto agente arancia, riuscirono a espellere gli aggressori e a vincere la guerra.

Quello che è avvenuto ora a Kabul assomiglia di più a un patto che ha preceduto la conquista della capitale afgana, per far sì che i talebani entrassero senza resistenze o scontri con un esercito addestrato dagli Stati Uniti. Nessuno ha fatto resistenza, e i militari statunitensi e quelli della NATO erano già compresi nei piani di evacuazione dal paese. Si sono adattati all’interruzione della frettolosa preparazione delle valigie, cercando di abbandonare quella guerra perduta dall'inizio, anche avessero dovuto farlo attaccati agli elicotteri di soccorso.

Speriamo che questo sia un insegnamento, anche se differente da quello del Vietnam, che serva alle amministrazioni degli Stati Uniti per calmare le loro smanie guerrafondaie, e al suo popolo per prendere coscienza e non permettere che i suoi figli siano mandati in guerre d’aggressione dalle quali molti tornano chiusi nelle bare.

Ricordiamo che in Vietnam sono stati 58.159 i militari nordamericani morti, e altri 1.700 quelli scomparsi. Il popolo statunitense deve convincersi che questi genocidi non hanno niente a che vedere con la «sicurezza nazionale degli Stati Uniti», come pretende di giustificare chi li ordina.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 18 agosto 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / ESTERI / JOE BIDEN E CUBA

Un trumpista chiamato Joe Biden e la battaglia di Cuba

 

Lo scrittore  Mario Vargas Llosa ha scritto nelle pagine del quotidiano spagnolo El País che Cuba è una «dittatura militare», e che per giungere a questa conclusione si è informato dalle «cronache dei corrispondenti».

Si può non essere d’accordo con la sua opinione, ma si deve comprendere che per un romanziere come lui, tra i migliori, la verità non è la cosa più importante, ed è precisamente la verità quella che scarseggia negli articoli dei grandi media della comunicazione.

La stampa che da decenni pretende l’affermazione della pluralità nell’Isola, ha costruito un nuovo esemplare di comunicazione che esclude qualsiasi voce di identificazione con la Rivoluzione cubana. E stavolta è andata ancora più lontano: dal The New York Times alla CNN si sono appropriati di immagini di rivoluzionari per le strade dell’Avana per presentarle come manifestazioni antigovernative.

Per loro era imprescindibile farlo perché per parlare di «proteste pacifiche» sono necessari  simboli come le bandiere cubane e del 26 Luglio, quelle portate dai rivoluzionari in immagini attribuite dalla stampa delle corporazioni alla controrivoluzione, così come hanno bisogno di idee come quelle espresse nei cartelli che la Fox News ha dovuto cancellare mentre intervistava il senatore statunitense Ted Cruz.

Stupisce che questi media presentino solo gli oppressi dagli apagones - i tagli della luce e dell’acqua - che pesano anche su coloro che sono usciti nelle strade a difendere la Rivoluzione, ma che a quanto pare – secondo questi media - non lo hanno espresso in cartelli o parole d’ordine.

Gridare in coro  «libertà» – la parola che secondo Francis Stonor Saunders, autrice del libro La CIA y la Guerra fría cultural, guida quasi tutti i progetti di propaganda di Washington – o i ritornelli di canzoni fabbricate a Miami con il ricatto e l’estorsione in momenti in cui il COVID-19 ha lasciato molti musicisti senza spettatori nei concerti, non è esattamente un sintomo di spontaneità.

«Spontaneità» posta in evidenza dall’assessore per l’America Latina nel Consiglio di Sicurezza  Nazionale degli Stati Uniti, Juan González, quando ha detto a un youtuber trumpista che “continueranno ad appoggiare questi artisti e questi giornalisti” che chiama  indipendenti, secondo un ossimoro che la letteratura dovrebbe raccogliere nell’antologia universale del cinismo.

Però Joe Biden potrebbe competere con Mr. González per la stessa raccolta. Quando è stato messo a nudo l’uso che il suo governo ha fatto delle piattaforme come Twitter e Facebook per istigare le violenze a Cuba, Biden ha detto alla CNN che “la disinformazione nelle reti sociali può ammazzare le persone”.

Il Presidente democratico sui temi relativi a Cuba è il più lealista degli alfieri di Trump, non solo perchè mantiene in piedi le 243 misure con cui questo si è adoperato per chiudere ogni spazio all’economia cubana, ma anche per la sua alleanza con il settore più trumpista del Sud della Florida.

Lo stesso Biden, che ha fatto la sua campagna elettorale criticando senza tregua le politiche di  Trump - comprese quelle relative a Cuba – e ha suggerito di arrestare i manifestanti che avevano occupato il Capitolio il 6 gennaio di quest’anno, pare ora andare a braccetto con i trumpisti cubani delle reti digitali che istigano l’occupazione del Capitolio dell’Avana.

Si sa che oggi la spontaneità non c’entra con i fatti di San Antonio de los Baños, dove sono intervenuti personaggi in arrivo da Miami di cui sono noti nomi e cognomi che hanno istigato ai disordini.

Da mesi sono noti anche i prezzi degli atti vandalici, pagati con ‘commissioni’ il cui ammontare è noto attraverso i social network, quali frantumare una vetrina, dar fuoco a una macchina della polizia. Disgraziatamente, i media dai quali Vargas Llosa prende le «informazioni», come buona parte del mondo, continuano a parlare solo di «proteste spontanee» e di «manifestanti pacifici». Nemmeno una parola per i professori universitari feriti dai «pacifici», nè per le madri, i medici e le infermiere terrorizzate per il lancio di pietre contro l’ospedale materno-infantile di Cárdenas, o per le donne che nell’ambasciata cubana di Parigi hanno temuto per la propria vita e per quella dei loro figli, quando i «pacifici» istigatori dell’11 luglio hanno sfogato la loro rabbia contro la sede diplomatica cubana in Francia con bombe molotov.

Fallito il tentativo d’imporre il terrore a Cuba così come negli anni ‘70 del secolo scorso, tentano di nuovo con «la guerra per le strade del mondo», messa in atto da personaggi di triste memoria al servizio della CIA il cui sinistro lavoro è costato tante vite di cubani e stranieri.

Coloro che da decenni annunciano che, come nell’URSS, il socialismo cubano sarebbe caduto senza che i rivoluzionari lo difendessero, sono stati ripetutamente smentiti dai fatti e, fingendo di dimenticare le loro profezie, incolpano la cupola cubana della violenza per nascondere il fallimento delle loro vetuste aspirazioni camuffate da analisi socio-politiche.

Silenziano Roger Waters, leggenda della musica mondiale, quando difende Cuba, e amplificano chi senza la statura artistica di Waters scimmiotta ciò che dice Biden. Quanto importa a loro l’arte e la libertà d’espressione?

Chi è tra i due il «salariato docile del pensiero ufficiale», Waters o Vargas Llosa? L’aggressione imperialista contro Cuba è più forte che mai. Democratici o repubblicani, se si tratta di schiacciare  Cuba sono tutti trumpisti. L’inasprimento del blocco e la violenza indotta forniscono la materia prima a chi scrive pagato in dollari, che apparentemente racconta il suo pensiero, ma in realtà traduce e scimmiotta ciò che dice e desidera l’impero.

Ciò che pensiamo e facciamo qui, patrioti e onesti cittadini di Cuba, sarà sempre decisivo per le sorti della nostra terra. Come il 5 agosto del 1994, l’11 luglio dev’essere un punto rispetto al quale noi che difendiamo la Rivoluzione Cubana non arretreremo mai. Non basta difenderla un giorno dalle congiure imperialiste, occorre difenderla e affrontare ogni giorno le nostre debolezze, i dogmatismi e le meschinità. Nel momento più duro del Periodo Speciale, Raúl percorse il paese per analizzare criticamente il lavoro con cui i quadri principali affrontavano quelle avverse circostanze, e con un energico «Sì, si può» e con la conduzione intelligente di Fidel, contribuì in maniera importantissima all’unità del paese per andare avanti.

I nemici tentano di separare popolo e Governo, popolo e Partito, perchè sanno che l’unità è la nostra più preziosa risorsa. Unità che non ammette annessionisti, vendipatria nè corrotti, ma che è erosa da pratiche dannose che non hanno nulla a che fare con la Rivoluzione. Non è circondandoci di coloro che ripetono e dicono di credere a ciò che il capo desidera che miglioreremo la Rivoluzione.

Escludersi della critica onesta e costruttiva per accomodarsi nell’opportunismo che non serve il popolo né la Rivoluzione ma recita questo nuovo ruolo dell’intellettuale al di sopra delle parti è un virus che ha come vaccino solo l’integrità e il rigetto dell’adulazione.

Viviamo una guerra di simboli. Julio César La Cruz, con il suo grido di dignità a Tokio, ci ha ricordato che non abbiamo sempre ben valutato il reale valore dei simboli, dimenticando di rinnovare le celebrazioni dei simboli destinate ai nostri più giovani compatrioti, e sappiamo grazie a Fidel che la de-ideologizzante ipervalutazione dell’economia e l’instaurazione di valori a breve termine della cultura e dello sport non sono pratiche formatrici e vincenti per noi.

La carenza nell’efficacia della comunicazione delle nuove istanze della lotta ideologica in tempi d’internet, la mancanza di mobilitazione, lo spostamento del popolo da centro del confronto con l’imperialismo, la sottostima dell’importanza della preparazione culturale della società sullo scenario digitale, l’indebolimento dei metodi fidelisti per la riconnessione con i settori sociali più vulnerabili e la visione tecnocratica delle soluzioni, non sono pratiche rivoluzionarie e dobbiamo spazzarle via dalla nostra politica.

In nome di questa unità, il Primo Segretario del Partito ha esortato a difendere la pace per tutti, le vaccinazioni, le scuole e gli ospedali che da più di 60 anni, a Cuba, non richiedono un’affiliazione politica. Difendiamo la pace anche per coloro che la danneggiano, perchè le bombe che  farebbero tanto piacere a coloro che le chiedono contro di noi dalle loro comode poltrone a 90 miglia di distanza, non portano nome e cognome, nè chiedono se sei o meno rivoluzionario.

È il popolo cubano quello che ha pagato con migliaia di vite il diritto di decidere il suo futuro in pace, e per quella giustizia che vollero quelli della Generazione del Centenario che attaccarono la Moncada e che oggi sono ancora qui a custodirla, dobbiamo stare con tutti i cubani che vogliono Cuba libera dal giogo degli yanquee, che si chiamino Joe Biden o Donald Trump.

Iroel Sánchez e GM per Granma Internacional

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / PERU’

Il Perú ha annunciato l’uscita dal Gruppo di ingerenza di Lima

 


Héctor Béjar, Ministro delle Relazioni Estere del Perù. Foto: AFP

 

Il nuovo ministro delle Relazioni Estere del Perù, Héctor Béjar, ha annunciato il ritiro del suo Paese dal Gruppo di Lima per via della politica estera che sarà implementata dal presidente Pedro Castillo che prevede l'eliminazione delle pratiche di ingerenza.

Il quotidiano messicano La Jornada spiega che il Cancelliere ha ricordato che questa organizzazione in quattro anni dalla sua fondazione ha appoggiato l’opposizione venezuelana per far cadere la Rivoluzione Bolivariana: «Ci uniremo alle nazioni europee e latinoamericane che già lavorano contro i blocchi unilaterali che danneggiano la nazione bolivariana, senza intervenire sulle sue tendenze politiche», ha pubblicato.

Il Gruppo di Lima è un’istanza multilaterale nata l’8 agosto del 2017 dopo una riunione di rappresentanti di 14 paesi, e costantemente mantenuto l’obiettivo di non riconoscere i risultati elettorali guadagnati dal presidente Nicolás Maduro.

Il Perù si aggiunge a Messico, Bolivia e Argentina nella lista delle nazioni che hanno firmato con i loro precedenti presidenti la creazione del Gruppo di Lima e che ora manifestano contro la sua posizione d’ingerenza permanente.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 5 agosto 2021

 

 


 


GRANMA (CUBA) / ESTERI / INGERENZA STATI UNITI

Marco Rubio e l’arte di mentire

 


I loro creatori lo chiamano sottilmente «embargo»,

ma per i cubani ha un nome molto chiaro: «blocco». Photo: Granma

 

Dicono che il blocco non esista. Secondo i suoi promotori, è  «una misura restrittiva in materia di rimesse, medicine e viaggi del regime cubano nei confronti del suo stesso popolo».

Lo ha appena affermato davanti alla Camera Alta del Congresso degli Stati Uniti il senatore repubblicano Marco Rubio, che ha vergognosamente definito l’embargo come «una favoletta che si ripete all'infinito: che ci sia un embargo sulle rimesse da parte degli Stati Uniti è pura fantasia, esistono solo le restrizioni che impone lo stesso regime».

Pochi giorni fa, sempre lo stesso personaggio famoso per la sua politica anti cubana ha avvertito il presidente Biden, tramite il suo account Facebook, di ascoltare la gente nelle strade di Cuba, e non i fanatici pro regime.

Il nuovo argomento è adesso accusare il presidente degli Stati Uniti di avere elementi pro cubani all'interno del suo staff. L'affermazione prende origine da ciò che ha detto Biden a proposito del fatto che «sta studiando misure che cambierebbero la politica della mano dura del suo predecessore, Donald Trump, nei confronti del governo cubano».

Bisognerebbe ora capire se le presunte «misure» che studia Biden richieda un dottorato - che in genere si consegue in quattro anni di studio - ma in realtà finora ciò che ha caratterizzato il suo mandato è una sostanziale inerzia sul tema.

E' probabile che dopo questo avviso al presidente, Marco Rubio e gli altri che praticamente campano sull’affare del blocco, faranno pressioni perché la medesima politica non si afflosci nemmeno un po' e che prosegua il tentativo di asfissiare la popolazione cubana.

Rubio ha sfidato il Presidente e, dando prova della sua "grande preoccupazione" per la situazione del popolo, ha scritto cinicamente: «i cubani che protestano non stanno chiedendo rimesse, stanno chiedendo libertà».

Il congressista Mario Díaz-Balart ha definito «inconcepibile» che Biden convochi un gruppo di lavoro sulle rimesse per garantire che queste «non  giungano al governo ma al popolo cubano».

La congressista repubblicana María Elvira Salazar ha parlato al presidente Biden per dirgli che i cubani  «non hanno bisogno di gruppi di studio, ma di azioni concrete».

Non dimentichiamo che questo gruppo ben pagato per portare avanti la politica contro Cuba sia nel governo repubblicano e fondamentalista di Donald Trump come nell’amministrazione del democratico Joe Biden, difenderà sempre la politica di sofferenza imposta all’Isola. Questo è il vergognoso affare.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 3 agosto 2021

 

 


 


GRANMA (CUBA) / ESTERI / NICARAGUA

Cuba esprime solidarietà di fronte alle sanzioni contro il Nicaragua

 


Rosario Murillo, Vicepresidente del Nicaragua. Photo: Agenzia ONU

 

Il membro del Burò Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha espresso la sua solidarietà attraverso il suo account Twitter con il Governo del Nicaragua a fronte delle sanzioni impostegli dall’Unione Europea: «Condanniamo con fermezza le sanzioni imposte dall'Unione Europea contro la vice presidente del Nicaragua Rosario Murillo e altri sette cittadini di questo paese. La UE applica ancora una volta una doppia morale e la politicizzazione dei diritti umani».

Anche il Cancelliere della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Jorge Arreaza, ha condiviso via Twitter il comunicato della Cancelleria del Venezuela nel quale si condanna la nuova aggressione dell’Unione Europea al Nicaragua: «Il Venezuela condanna la nuova aggressione dell’Unione Europea contro il Governo e le istituzioni democratiche del Nicaragua che pretende di imporre misure coercitive unilaterali a sette alti funzionari, compresa la vice presidente Rosario Murillo».

L’organismo multilaterale europeo giustifica queste misure coercitive con il pretesto della violazione dei diritti umani, credendo di indirizzarle contro persone senza pregiudicare la popolazione né l’economia nicaraguense, mentre è chiaro che servono per allontanare gli investitori e danneggiare gli accordi commerciali. La misura serve per immobilizzare i beni all’estero dei Paesi sanzionati e proibisce ai cittadini e alle imprese europee di offrire fondi a loro disposizione. Inoltre comprendono la proibizione di viaggiare e questo impedisce l'ingresso nel territorio della UE o di transitarvi.

Ora sono in totale 14 le persone nicaraguensi alle quali si applicano queste misure restrittive di ingerenza sui temi interni di un Paese con l'arroganza dei più forti che sanziono i più deboli che non sono di loro gradimento.

Nuria Barbosa León e GM per Granma Internacional, 3 agosto 2021

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SOCIETA' E RAZZISMO

Il razzismo sistematico costa vite umane nelle strade statunitensi

 


Il razzismo sistematico costa vite umane nelle strade statunitensi.

Photo: Account ufficiale in Twitter

 

Il razzismo sistematico negli Stati Uniti che ha provocato la perdita di vite umane per mano delle forze di polizia è stato denunciato dal membro del Burò Politico e Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla: «La brutalità della polizia negli Stati Uniti ha provocato più di mille morti, dei quali il 73% negri e ispanici. Il razzismo sistematico costa vite umane nelle strade degli USA da parte di quegli stessi corpi che devono proteggere la loro popolazione», ha scritto il cancelliere cubano sul suo profilo Twitter.

Le possibilità che un cittadino di colore perda la vita per mano delle forze dell'ordine sono molto superiori a quelle relative ai bianchi. L’Associazione statunitense di Salute Pubblica ha convenuto che la violenza sistematica da parte della polizia «causa morti, lesioni, traumi e stress che danneggiano in maniera sproporzionata le popolazioni emarginate», soprattutto gli afroamericani e i latini.

Un commento del The New York Times, all’inizio del processo per l’assassinio dell’afroamericano George Floyd, il 29 marzo, ha informato che erano stati registrati nuovi casi di vittime per violenza nelle azioni della polizia e in un solo giorno se ne erano verificati tre, provocati dalle autorità.

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 4 agosto 2021

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VACCINO CUBANO IN STUDIO A TORINO

A Torino si studia il vaccino cubano Soberana Plus

 

L’Istituto Finlay dei Vaccini, conduttore del progetto, ha informato che i sieri delle vaccinazioni con il candidato anti COVID 19 Soberana Plus saranno valutati in Italia per verificare la loro risposta alle varianti del SARS-CoV-2.

Secondo le informazioni ufficiali dell’istituzione cubana, i sieri saranno studiati nella Clinica Universitaria Amedeo Di Savoia. Si tratta della prima collaborazione in tema di candidati a vaccinazione che si sviluppa tra un’istituzione scientifica pubblica italiana e il Finlay.

La clinica italiana testerà la capacità degli anticorpi sviluppati in questi studi a Cuba di neutralizare le differenti varianti del SARS-CoV-2, il patogeno che provoca la Covid-19.

Grazie all’amicizia e alla collaborazione nate durante la presenza a Torino della Brigata Medica cubana Henry Reeve e l’aiuto dell’Agenzia di Scambio Culturale ed Economico con Cuba, la Rete di Sano Giusto e Solidale e le Ambasciate dei due Paesi, è iniziata un’importante collaborazione.

Unico candidato a vaccino progettato in particolare per stimolare l’immunità precedente indotta con altri vaccini anti COVID-19 o per infezione naturale, Soberana Plus ha già terminato a Cuba i test clinici di fase I e II, pioniere a livello mondiale per i convalescenti della COVID-19.

I risultati hanno dimostrato elevata immunogenicità e sicurezza su chi ha partecipato con una dose di rinforzo negli studi fase III del candidato Soberana, che a sua volta ha partecipato con una dose di rinforzo negli studi della fase III del candidato Soberana 02 del Finlay.

L’unione ha dimostrato il 91,2 per cento dell’efficacia di fronte alla malattia asintomatica, un 75,7 per cento di fronte all’infezione e il 100% per la malattia severa e la morte.

Questo è lo stesso schema attualmente in corso in fase  I/II sulla popolazione pediatrica, sulla quale si evidenzia fino ad ora altrettanta sicurezza.

Con i risultati ottenuti con questo candidato a vaccino, Soberana Plus può essere considerata un’opzione importante e necessaria di fronte al contesto attuale di nuovi ceppi, e potrebbe essere usato come dose di rinforzo in un futuro immediato, con uno schema eterologo.

Il comunicato dell’Istituto Finlay ha indicato che lo si può rappresentare come uno dei pochi prodotti già testati in questa funzione contra il SARS-CoV-2.

Cuba possiede tre schemi di vaccinazione anti COVID-19 che superano il limite imposto dall’Organizzazione Mondiale della Salute (50 per cento) per essere dichiarati vaccini.

Ai due già citati si somma il già dichiarato vaccino del Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia (CIGB) Abdala, la cui efficacia con tre dosi è del 92.28.

L’Isola dei Caraibi conta in totale su cinque proposte di vaccini contro la COVID-19. A quelli già descritti si aggiungono Soberana 01, del IFV e Mambisa, sempre del CIGB.

Prensa Latina e GM per Granma Intrenacional, 24 luglio 2021

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / L'ITALIA SOLIDALE CON CUBA

Aiutare Cuba che ha aiutato l’Italia

La Cgil ha lanciato una campagna di solidarietà per la popolazione cubana che oggi vive un momento molto difficile in cui alla crisi economica si somma l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di covid-19.

Per lo storico sindacato è il momento di ricambiare il sostegno che Cuba ha dato al nostro Paese durante la prima ondata della pandemia, quando 61 operatori della brigata sanitaria Henri Reeve vennero in Italia, precisamente a Crema e Torino, fornendo la loro esperienza in materia di malattie infettive e coadiuvando il nostro personale sanitario nell’assistenza alle prime vittime del virus.

“La nostra iniziativa – spiega la Cgil in una nota –  concordata con il sindacato cubano, ha come obiettivo l’acquisto e l’invio di materiali sanitari in tempi brevi, per far fronte all’attuale emergenza sanitaria. Già alla fine del mese di agosto contiamo di inviare quanto raccolto per via aerea, con un volo speciale coordinato dalla campagna promossa da varie associazioni di solidarietà”.

La Cgil invita a promuovere iniziative di sostegno alla campagna in tutti i luoghi di lavoro e nelle sedi sindacali. L’iniziativa si realizza nel quadro delle relazioni sindacali tra la Cgil e la CTC (Centrale Sindacale dei Lavoratori di Cuba), in collaborazione con la Fp Cgil e il Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Salute di Cuba.

Le donazioni si raccolgono sul conto corrente (IBAN: IT22W0103003201000002777900), intestato a CGIL Nazionale. La causale da indicare è Cgil Cuba.

La solidarietà può abbattere muri, costruire ponti e sorprendere. Da una settimana, ovvero da quando è partita la campagna di raccolta fondi per l’emergenza cubana, alla Cgil c’è una sorpresa al giorno, ogni verifica dell’andamento della campagna stupisce: «La bella sorpresa sono tanti cittadini e tante cittadine, gente comune che sottoscrive da un minimo di cinque euro a 50-100 euro. Tantissimi lavoratori, lavoratrici, pensionati, giovani, tante associazioni – come Feder Consumatori, l’Alpaa, il Sunia - e tutte le nostre strutture, dalla più piccola camera del lavoro alla più grande categoria, ci stanno sostenendo», racconta Federico Libertino, dell’area Organizzazione del sindacato di Corso d’Italia.

Di seguito, l’elenco dei beni procurati dal sindacato cubano: siringhe da 2ml, 5ml, 10ml, 20ml;  strumenti di monitoraggio di pazienti critici; cotone idrofilo; regolatori di ossigeno; garze; mascherine; cerotti; antibiotici Rocefin; saturimetri; guanti chirurgici e da visita; ventilatori polmonari ad alte prestazioni e non invasivi; termometri.

Comunicato stampa CGIL, GM per Granma Internacional, 11 agosto 2021

 

Al fianco di questa iniziativa va segnalata anche quella dei supermercati PAM che hanno raccolto alimenti per centinaia di migliaia di euro da inviare agli ospedali dell'Isola (ndr).