Ucraina. Appunti di viaggio.

22 gennaio 2021

 

Ucraina: la guerra raccontata dalle badanti - Le Iene La verità sulla guerra in Ucraina censurata perche l'Italia è schiava degli  Stati Uniti - Sputnik Italia

 

Nel 2013, mentre in Siria la tragedia si stava complicando ad oltranza  e, seguace di uno sparuto gruppo di voci nel deserto, cercavo di dare il mio contributo per denunciare le intollerabili interferenze di alcune potenze straniere[1] nel paese, mi capitò l’occasione di compiere un viaggio di studio in Crimea che, ancora parte della repubblica Ucraina, era uno dei luoghi della memoria che mi intrigano irresistibilmente.

In quella penisola che si sporge sul Mar Nero ed è un’estrema propaggine del mondo mediterraneo volevo cercare in primo luogo le tracce dei tatari e degli ebrei karaiti, come pure le memorie di una campagna bellica che, seppur lontana nel tempo, era stata per certi versi il copione della Grande Guerra che avrebbe sconvolto l’Europa una cinquantina d’anni dopo. Le guerre del passato sono infatti un filo rosso che permette con un certo agio di comprendere eventi del presente e di anticiparne altri nel futuro.

Alla fine di quell’anno però, solo qualche mese dopo il mio ritorno in Italia, anche l’Ucraina - come gli altri luoghi dove avevo viaggiato alla fine del primo decennio del XXI secolo - precipitò nel caos e anche qui ci volle qualche tempo prima che si riuscissero a decifrare le dinamiche all’opera. Come nel caso delle varie “primavere” arabe non c’è dubbio che in un primo tempo anche la sollevazione nel Maidan di Kiev fosse motivata da effettive recriminazioni e da autentiche, comprensibili aspirazioni del popolo, che però anche qui furono ben presto alienate da trame tutt’altro che limpide. La rivolta fu all’apparenza innescata alla fine del 2013 dal ritiro dai negoziati per l’accordo associativo con la UE, ritenuto troppo gravoso per il paese, da parte del presidente filorusso Yanukovic, personaggio non limpido né inattaccabile ma regolarmente eletto nel 2010 dal 52% degli ucraini[2]. Dopo un periodo di manifestazioni pacifiche la protesta degenerò nella violenza, con “misteriosi” cecchini che sparavano sulla folla e massacravano poliziotti - ne uccisero 14, ne ferirono circa 85 e  assassinarono 45 civili - e nonostante sia Yanukovich che l’opposizione sostenuta dall’Occidente si fossero accordati perché si tenessrero nuove elezioni a breve termine, questo patto non fu sufficiente per i neonazisti e le forze di estrema destra sostenute dagli Stati Uniti[3]. Il 22 febbraio 2014 una folla violenta guidata dalla milizia Praviy Sektor invase il palazzo del parlamento: Yanukovych e i membri del governo fuggirono per salvarsi la vita.“Secondo molti testimoni molti stranieri erano stati introdotti tra la folla con lo zampino della CIA da gruppi filo-occidentali”, ha raccontato Oliver Stone in un suo documentario.

Dopo il mio viaggio a Kiev e in Crimea ero rimasta in contatto con Galya, la brava guida che avevo avuto  nella capitale, e da lei ricevevo via mail la cronaca delle vicende in corso. Galya sosteneva l’innocenza e le buone ragioni dei manifestanti del Maidan e ignorava le mie velate insinuazioni che la piazza fosse stata infiltrata da personaggi tutt’altro che raccomandabili, come le squadracce dei nazionalisti estremisti del partito razzista e antisemita Svoboda e dei neonazisti paramilitari di Praviy Sektor, sostenute da USA/NATO per la convergenza dei loro interessi contro la Russia. Il panzer Victoria “fuck Europe”[4] Nuland, moglie del neocon Kagan e assistente segretario di stato Usa, fotografata tra i neonazi e mentre distribuiva pane e biscotti ai manifestanti, fu il motore degli eventi, mentre il garante politico fu il vicepresidente di Obama, Joe Biden, che si recò in Ucraina a dare ordini. Il primo maggio 2014 fece un blitz a Odessa dove incontrò il capo della polizia e quello della criminalità locale, responsabili l’indomani insieme a gruppi neonazisti dell’assalto e dell’incendio doloso alla casa dei sindacati della città, in cui decine di persone furono massacrate e bruciate vive da estremisti di destra, nel profondo silenzio dei media occidentali. Come ringraziamento per il sostegno di Biden, qualche settimana dopo suo figlio Hunter fu nominato nel consiglio di amministrazione della Burisma Holdings, compagnia ucraina del gas, con uno stipendio di 50mila dollari al mese, nonostante non parlasse la lingua e non avesse particolari esperienze nel campo energetico.

Terra di confine, secondo il significato del suo nome, l’Ucraina è sempre stata spaccata tra la tensione verso l’Europa nella parte occidentale e quella verso il grande vicino russo in quella orientale. Negli anni venti e trenta il paese ha subito le conseguenze peggiori della politica staliniana, con una spaventosa carestia dovuta alle requisizioni forzate dei raccolti e con la successiva persecuzione dei contadini più ricchi, i kulaki, che causò centinaia di migliaia di vittime.Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale l’Ucraina fu completamente occupata dai tedeschi che vi sterminarono la minoranza ebraica creando un esercito ucraino filonazista, quasi tutti i territori abitati da ucraini vennero riannessi alla Repubblica Sovietica Socialista d’Ucraina, alla quale nel 1954 venne aggiunta anche la Crimea, che dal 1783 e fino ad allora era stata parte della Russia.In Ucraina i contrasti etnici furono meno aspri che in altre parti dell’ex URSS: si verificarono nella regione del Donbass che chiedeva l’autonomia. Più complessa è stata la questione della Crimea, che si è trovata al centro di un contenzioso politico e militare: una parte consistente della popolazione russofona rifiutava infatti di seguire le sorti dell’Ucraina, mentre Mosca rivendicava la potestà sulla flotta del Mar Nero e sulla sua base di Sebastopoli, per la quale pagava all’Ucraina 100 milioni di dollari l’anno. Nel marzo 2014 si è tenuto in Crimea un referendum in cui il 96,77% degli elettorie il 95,6% degli abitanti di Sebastopoli hanno votato a favore dell’adesione alla Federazione russa. Anche le province a maggioranza russa di Donetsk e Luhansk nel Donbass hanno poi dichiarato unilateralmente l’indipendenza dall’Ucraina e si è così innescata una sanguinosa guerra civile ancora in corso nel 2021 tra forze sostenute dalla Russia e forze appoggiate dagli USA.   

Ancora una volta abbiamo dunque visto all’opera in Ucraina l’offensiva dell’impero americano che, nell’ambito della rinnovata guerra fredda che ingenuamente avevamo creduto sepolta dopo il crollo dell’Unione sovietica, pur di colpire la Russia hanno utilizzato violente squadracce armate neonaziste.  Ora sotto l’egida dell’Occidente, l’Ucraina continua ad essere un paese  piagato dalla corruzione, da impunità politica e da una giustizia selettiva, gestito da oligarchi in competizione fra loro. Delle speranze degli onesti manifestanti della prima ora del Maidan ben poco è rimasto. Pesa sul paese la separazione dalla Crimea e quella di fatto dalle ricche regioni di Donetsk e Lugansk, dove vi sono miniere di carbone, una fiorente industria aerospaziale e si producono manufatti ad alta tecnologia. L’integrazione di questa regione nel mercato dell’Unione europea significherebbe la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati. D’altro canto la forte spinta a sinistra in molti settori popolari del Donbass[5] perché vengano nazionalizzati settori fondamentali dell’economia e si attuino misure sociali è contrastata sia dall’oligarchia russa che da quella ucraina. La scellerata decisione del governo ucraino di imbarcarsi in una operazione militare contro queste popolazioni prosciuga le casse dello Stato già saccheggiate dagli oligarchi prima e dopo il colpo di Stato del Maidan, e aumenta a dismisura i debiti con l’implacabile Troika e con gli USA. La situazione in Ucraina dipende molto dal conflitto tra l’Occidente, in particolare gli USA, e la Russia. L’Europa è propensa a trattare perché non ha interesse a sviluppare una guerra di grandi dimensioni ai suoi confini, ma gli Stati Uniti spingono per uno scontro importante. Quando dopo il colpo di Stato del 2014 la situazione economica in Ucraina ha subito un tracollo, il Fondo monetario si è offerto di sostenere il paese, ma al prezzo di pesanti piani di austerità e privatizzazioni e dell’impegno che il nuovo regime riprendesse il controllo di tutto il paese. Di fatto dunque sono stati il FMI e la Cia - il cui capo si è recato in incognito a Kiev - a spingere il regime a scatenare la guerra civile.

Secondo le stime dell’ONU gli ucraini vivono in media con meno di 5 dollari al giorno e per riscaldarsi pagano il 450% in più che nel passato. Per contro, sotto i dettami della NATO di cui di fatto l’Ucraina è già membro, sotto stretto comando USA, l’esercito è diventato una delle più forti forze militari in Europa.Galya, di cui posso comprendere l’ostilità verso la Russia, non reagisce alla mia subliminale campagna contro l’Unione europea e gli Stati Uniti: le nostre esperienze sono diverse ed è naturale che ognuna di noi critichi ciò di cui ha fatto esperienza. Il suo entusiasmo di sette anni fa sembra però scomparso. “Siamo poveri” - mi scrive - “(pardon, il popolo sì, ma qualche miliardario e prima di tutto quelli collegati con il settore sanitario, con il Covid sono diventati ancora più ricchi). Il governo incompetente e populista non ha un programma chiaro e trasparente. Ad esempio, adesso fa molto freddo, quasi ogni giorno fa -19° o - 20°, ma all’inizio dell’anno hanno aumentato di circa il 30% le tariffe per gas ed energia elettrica. Con piccoli stipendi e pensioni i guadagni non bastano a pagare le bollette”.

Trovo inutile sottolineare con Galya che nonostante l’economia debolissima e l’alto livello del debito pubblico il suo paese continua ad aumentare le spese per l’esercito, la polizia e i servizi speciali. Nel 2020 le spese per le Forze armate sono state 9,9 miliardi di dollari, 1,3 più che nell’anno precedente. Di conseguenza, le spese sociali vengono ulteriormente ridotte. Ma questa è prassi comune nei paesi dominati dal neoliberismo. Tuttavia, non mi trattengo dall’inviarle una mappa in cui sono indicate le basi USA/NATO collocate lungo tutti i confini della Russia: è un’eloquente indicazione di chi minaccia chi, e vale più di tante parole. E’ un fatto che alla fine della guerra fredda i russi vedevano il loro futuro in un’Europa riconciliata e dotata di meccanismi di sicurezza comuni. Documenti di recente declassificati permettono di ricostruire le disscussioni degli anni 1990-91 e di rendersi conto degli impegni presi dai politici occidentali con Gorbaciov in cambio delle sue iniziative per porre fine alla guerra fredda. A Mosca il segretario di Stato USA Baker affermò più volte: “La giurisdizione militare attuale della NATO non avanzerà di un millimetro”, e molti leader dell’Europa occidentale erano favorevoli a porre le basi per una nuova grande Europa più autonoma rispetto agli USA. Invece, con la dissoluzione dell’Unione sovietica  il progetto paneuropeo fu abbandonato, e mentre il patto di Varsavia si sciolse la NATO da patto difensivo si riciclò in patto offensivo e assorbì gli Stati dell’Europa orientale e le ex repubbliche sovietiche baltiche, resuscitando la guerra fredda.

Lo stesso padre della dottrina del contenimento dell’espansionismo sovietico nel 1946, lo statunitense George Kennan, denunciò nel 1997 l’allargamento della NATO come “l’errore più fatale della politica statunitense dalla fine della seconda guerra mondiale. (…) I russi non potranno che interpretare l’espansione della NATO come un’azione militare. Andranno a cercare altrove garanzie per la loro sicurezza e il loro futuro”. Putin ha fatto reiterate proposte perché la Russia fosse inclusa in politiche paneuropee e non ha rinunciato al dialogo, proponendo ancora nel 2009 persino un trattato per la sicurezza in Europa. Le sue proposte però sono state completamente ignorate, la Russia è stata spinta ai margini dell’Europa e la UE, contro la sua stessa convenienza, ha preferito allinearsi nel vassallaggio agli USA[6].  

 


[1] Claudia Berton, Terrorismo: come è NATO e chi lo USA, Dissensi

[2] In realtà l’ente governativo americano USAID pochi giorni prima aveva svolto un’indagine in Ucraina da cui risultava che solo il 40% della popolazione preferiva l’opzione europea

[3] Nel maggio 2014 venne fondato  da Andriy Biletsky noto come il Fuhrer bianco, il battaglione Azov, inquadrato nell’ottobre successivo nella Guardia nazionale dipendente dal ministero degli interni e addestrato da istruttori USA e da altri della NATO. Il suo emblemaè ricalcato da quello delle SS Das Reich e la formazione ideologica delle reclute  è  modellata su quella nazista

[4] Così disse la Nuland parlando con l’ambasciatore degli USA a Kiev

[5] Nel Donbass è sentire comune che le privatizzazioni degli anni novanta di miniere, industrie e del settore energetico sono state un furto della proprietà popolare

[6] Cfr. Heléne Richard, Quando la Russia sognava l’Europa, e Philippe Deschamps, La NATO non si allargherà di un millimetro a est in: “Le Monde Diplomatique”n.9 anno XXV, settembre 2018

Claudia Berton,  Comitato Scientifico del CIVG