Friedrich Paulus, il Feldmaresciallo tedesco sconfitto a Stalingrado, che finì per aderire al Socialismo
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- Scritto da Imbratisare
Paulus, il giorno della resa a Stalingrado
Friedrich Paulus (1890-1957), il generale nominato maresciallo in extremis da Hitler per comandare l’esercito tedesco nella battaglia di Stalingrado, fu catturato il 31 gennaio del 1943, con la definitiva vittoria dell’Esercito Rosso sulle truppe tedesche e dei loro alleati rumeni, cechi e ungheresi (oltre agli spagnoli della División Azul), fatto che avrebbe segnato l’inizio dell’inarrestabile avanzata sovietica verso Berlino. Al contrario di quanto era la tradizione, secondo cui i marescialli tedeschi non si arrendevano mai e, in caso di sconfitta, si suicidavano, Paulus avrebbe finito per collaborare con le autorità socialiste, vivendo prima a Mosca e in seguito nella Repubblica Democratica Tedesca, e avrebbe riconosciuto sotto ogni punto di vista la superiorità del Socialismo di fronte alla barbarie capitalista.
A gennaio del 1943 la sconfitta dell’esercito nazista nella leggendaria Battaglia di Stalingrado era ormai evidente e chiara. La storica battaglia che cambiò le sorti della Seconda Guerra Mondiale, era durata sei mesi e mezzo (dal luglio del 1942). L’URSS aveva perso più di un milione di soldati, la Germania circa 950.000. Il 6º Esercito al comando del tenente generale Friedrich Paulus aveva finito per essere accerchiato e stava per ricevere il colpo di grazia.
In quel momento Adolf Hitler promosse Paulus a uno dei gradi più alti del Reich, quello di Feldmaresciallo. Nel suo ultimo radiogramma, il Führer diede un suggerimento piuttosto inequivocabile: "nessun feldmaresciallo tedesco è mai stato catturato". Hitler si aspettava che Paulus, in caso di sconfitta definitiva, si suicidasse. Invece il Feldmaresciallo scelse la vita e si arrese il 31 gennaio del 1943.
Per Mosca la resa di Paulus era importante e non solo in termini di prestigio. Dopo l’invasione dell’URSS da parte della Germania, il governo sovietico, insieme ai comunisti tedeschi che erano emigrati in Russia negli anni ‘30 (dopo la presa del potere da parte dei nazisti), avevano creato una organizzazione antifascista composta da prigionieri di guerra (come avevano fatto anche con i rumeni e con altri popoli).
Dopo la battaglia di Stalingrado, che compromise gravemente la fiducia dei tedeschi nel raggiungimento della vittoria, 91.000 soldati della Wehrmacht furono fatti prigionieri – un’occasione piuttosto favorevole per consolidare questa organizzazione. Nel luglio del 1943, l’URSS formò il Comitato Nazionale per una Germania Libera, e poi l’Unione degli Ufficiali Tedeschi sotto la supervisione del generale prigioniero Walther Kurt von Seydlitz-Kurzbach. Ma per una propaganda anti-nazista di successo, Kurzbach no era sufficiente. Il governo sovietico aveva bisogno di un tedesco che fosse veramente famoso, qualcuno come Friedrich Paulus.
Quando venne a sapere della creazione dell’Unione antifascista dei soldati tedeschi, Paulus in un primo momento - secondo lo storico Mikhail Burtsev - "la condannò duramente e raccomandò per scritto a tutti i prigionieri di guerra tedeschi di non aderire".
Tuttavia ben presto Paulus cambiò il suo punto di vista. Nella sua dacia di Dubrovo, vicino a Mosca, poté rendersi conto di come funzionava il Socialismo sovietico, e al tempo stesso vide come si approssimava l’inevitabile sconfitta del Reich di fronte all’inarrestabile avanzata dell’Esercito Rosso e del fronte comune di tutti i lavoratori europei in diverse formazioni di resistenza.
Dopo la vittoria sovietica a Stalingrado, gli Alleati si videro costretti ad aprire il secondo fronte che fino ad allora Stalin aveva chiesto loro insistentemente ma senza successo, con lo scopo di indebolire l’avanzata tedesca verso l’interno della Russia. L’obiettivo degli Stati Uniti e del capitalismo internazionale era che i tedeschi sconfiggessero il socialismo sovietico, motivo per cui continuavano a rinviare la necessaria invasione dell’Europa in attesa di verificare se Hitler fosse in grado di eliminare il loro principale problema (che non era certamente il fascismo, parente stretto del capitalismo). Sul loro cambio di opinione influì anche la notizia dell’esecuzione in Germania del suo amico, il feldmaresciallo Erwin von Wirzleben, per aver partecipato alla cospirazione contro Hitler del 20 luglio del 1944.
L’8 agosto del 1944, un anno e mezzo dopo essere stato fatto prigioniero, il feldmaresciallo Paulus parlò a Radio Germania Libera dirigendosi con queste parole ai soldati della Wehrmacht: "Per la Germania la guerra è ormai persa, e questa è la situazione in cui si trova il paese come conseguenza della leadership di Adolf Hitler; la Germania deve rinunciare a Hitler".
Questo fu il primo discorso antihitleriano di Paulus, ma non l’ultimo. Egli aderì all’Unione degli Ufficiali Tedeschi e fece molti appelli al popolo tedesco. Come racconta lo storico Vladímir Markovkin, Paulus chiese persino un’udienza personale a Stalin, ma questi si rifiutò di concederla ad un prigioniero tedesco.
Paulus a Norimberga
Uno dei discorsi più antifascisti del feldmaresciallo fu la sua testimonianza durante il processo di Norimberga tra l’11 e il 12 febbraio del 1946. In quanto partecipante alla stesura del progetto denominato Operazione Barbarossa, fu un testimone importante per l’accusa contro i generali Wilhelm Keitel e Alfred Jodl (entrambi alla fine furono giustiziati).
Dopo Norimberga, Paulus tornò a vivere in Unione Sovietica, in una dacia vicino a Mosca. Il lavoro con il governo sovietico continuò. Paulus lavorò persino come consulente nel film di Vladimir Petrov, La battaglia di Stalingrado (1949). Quando alla fine lasciò l’Unione Sovietica, non volle tornare nella Germania capitalista, che considerava l’erede di quella Germania che aveva lasciato para comandare le truppe tedesche dell’Operazione Barbarossa, ma si installò a Dresda, nella Repubblica Democratica Tedesca, la Germania antifascista, lavorando come responsabile dell’Istituto di Ricerca Storico Militare della DDR. Lì morì di malattia nel 1957.
Da Imbratisare - Traduzione di Isabella C. per civg.it