2 milioni di bambini in Yemen rischiano di morire di fame

30 giugno 2020

 

Fatma 

Fatma con il suo bambino Saleh che riceve cure per un’acuta forma di malnutrizione presso un ospedale dell’UNICEF a Aden.

 

Lo Yemen è un inferno in terra per i bambini. Cinque anni di guerra civile hanno devastato il Paese medio-orientale. I bambini colà non solo sono confrontati al terrore quotidiano del conflitto armato ma anche alle altre minacce alla vita costituite dall’estrema povertà, salute precaria e denutrizione.

 

Migliaia di bambini sono già morti di fame. Altri milioni di infanti corrono il medesimo rischio.

Sara Beysolow Nyanti, Rappresentante dell’UNICEF in Yemen, sintetizza la situazione in maniera cruda: “Essere bambini in Yemen è semplicemente orrendo. Vi sono 12 milioni di bambini in Yemen che non hanno nessuno a cui rivolgersi tranne che a noi, ma tutto quel che sanno è che li stiamo deludendo perché nulla cambia per loro”.

Nessun bambino dovrebbe patire questo. L’Unicef sta cercando di dare un aiuto ma si trova ad una soglia pericolosamente vicina ad un esaurimento di risorse. Per i bambini dello Yemen qualsiasi mancanza di fondi è al momento una questione di vita e di morte.

L’Unicef è il Fondo per gli Infanti delle Nazioni Unite, l’agenzia dell’ONU incaricata di fornire aiuto umanitario ai bambini nel mondo.

Al momento lo Yemen si rivela essere purtroppo la crisi umanitaria più grave al mondo. Ha 28 milioni di. abitanti, più di 24 milioni dei quali hanno necessità di un’assistenza umanitaria. Più di 12 milioni di questi sono bambini.

I loro bisogni sono impellenti. Al momento circa 2 milioni di bambini yemeniti al di sotto dei cinque anni richiedono cure a causa di denutrizione acuta.

Ma ora è arrivato il Covid-19 che ha decimato servizi in un sistema sanitario del Paese già in precarie condizioni. La rapida diffusione del Covid-19 è descritta dall’Unicef come “un’emergenza in seno ad un’emergenza”.

Come da noi si usa in Irlanda, lavarsi le mani con sapone ed acqua è uno strumento conosciuto per aiutare a arginare la sua diffusione. Ma se per caso non hai il sapone? E se non hai nemmeno l’acqua?

Situazione catastrofica

 

In Yemen Covid-19 threatens the lives of malnourished children like Diala’a. She is six-month-old girl and she is suffering from malnutrition and skin diseases. Photograph: Unicef/Yemen/2020/Alghabri

 

Nello Yemen il Covid-19 minaccia le vite di bambini denutriti come Diala. E’ una bambina di sei mesi e soffre di malnutrizione e malattie della pelle.

 

A meno che l’Unicef trova il modo di mantenere i suoi programmi, questa è esattamente la prospettiva allucinante cui i bambini yemeniti sono destinati a far fronte.

Lo Yemen è una terra arida. L’accesso all’acqua dipende da perforazioni nel profondo del terreno e stazioni di pompaggio in grado di aspirarla su. Queste macchine richiedono carburante per funzionare la qual cosa si rivela costosa.

Solo metà delle già mal ridotte strutture sanitarie erano funzionanti prima dell’insorgere della pandemia. Ora molte delle rimanenti sono state adibite interamente all’assistenza di coloro infetti dal Covid-19 con la conseguenza di un’ulteriore diminuzione delle possibilità di accesso dei bambini all’assistenza medica.

Dovunque vi siano le strutture sanitarie mancano dei mezzi basilari quali maschere e guanti, ossigeno e altri strumenti necessari per affrontare il Covid-19.

Ma non sono solo le strutture sanitarie che sono in stato precario. Le chiusure delle scuole hanno interrotto i cicli formativi, abbassando ulteriormente la qualità della vita.

I bambini non possono accedere alle scuole né possono usufruire dell’apprendimento a distanza e online. Moli minori in altri Paesi in via di sviluppo devono confrontarsi agli stessi problemi ma in Yemen i bambini non possono neanche permettersi di uscire per giocare. Recentemente abbiamo perso 12 bambini per effetto di raid aerei e questo è il numero di cui siamo a conoscenza”, secondo Beysolou Nyanti.

Il conflitto politico che ha luogo sopra le loro teste non ha significato per i bambini con cui si ha a che fare. “Loro non comprendono problemi più grandi di loro, si rendono conto solo del fatto che non possono uscire per poter giocare”.

 

L’incubo dei genitori

 

Mazen being treated for malnutrition at Unicef supported hospital in Sana’a, Yemen. Photograph: Unicef/Yemen/2020/Alghabri

Mazen nel momento in cui è curata per denutrizione nell’ospedale gestito da Unicef a Sanaa

 

La situazione che questi bambini affrontano è l’incubo dei loro genitori. “Circa mezzo milione di bambini nello Yemen sono denutriti e sono privati dell’accesso ai servizi di alimentazione terapeutici dato che molti degli ospedali in grado ancora di operare sono stati trasformati in centri di isolamento per il Covid-19”, afferma la Nyanti.

Le scelte cui sono confrontati gli infanti più anziani sono anch’esse terribili. “Molti sono reclutati nei ranghi dei combattenti come forza lavoro infantile. In qualsiasi momento vi sono circa 30 fronti di guerra operativi in Yemen. Per i bambini esposti alla violenza, povertà e malnutrizione, la situazione è ora “catastrofica”, afferma Nyanti. E’ anche fonte di grande paura per loro.

La pandemia ha aggravato il problema. “Non sappiamo nemmeno quali bambini hanno il Covid-19 e dove sono. Non lo sappiamo perché avevamo già un sistema sanitario a pezzi”, afferma Nyanti. Le necessità umanitarie dello Yemen non sono mai state così acute o la loro copertura finanziaria così negativamente condizionata. L’Agenzia è una delle poche organizzazioni umanitarie ancora attiva, questi sono i rischi che la situazione crea.

Personale come Beysolou Nyanti lavora 24 ore su 24 per cercare di fornire mezzi che possono salvare vite umane, come acqua, cibo d’emergenza e medicine per contrastare la catastrofe incombente sui bambini yemeniti.

I loro bisogni sono urgenti. “Hanno bisogno di acqua. L’acqua è la vita”, spiega. Senza di ciò i bambini sono a rischio immediato di gravissime malattie come la malaria ed il colera così come il Covid-19, al quale la malnutrizione espone i loro organismi resi già pericolosamente vulnerabili.

 

Appello urgente

In risposta all’accrescimento del numero di casi di coronavirus in Yemen, un aereo affittato dall’Unicef è atterrato all’aeroporto di Sanaa con forniture essenziali necessarie per limitare la diffusione del morbo nel Paese in guerra.

L’Unicef ha lanciato appelli urgenti per avere le risorse indispensabili a garantire i servizi basilari a favore dei bambini quest’anno ma finora ha ricevuto appena il 38% di quanto richiesto.

Il problema con i finanziamenti è essenzialmente che per la prima volta ogni Paese ha condizionanti priorità, dato che ognuno ha a che fare col Covid-19”, afferma Nyanti, sollecitando persone e Paesi a “darci sotto” per un aiuto effettivo.

La carenza più immediata e critica nel finanziamento riguarda l’acqua, e le esigenze igieniche, chiamate operazioni LAVAGGIO. Circa quattro milioni di persone in Yemen dipendono direttamente dall’Unicef per accedere all’acqua e metà di questi sono bambini.

A meno che l’Unicef riceve $30 milioni a brevissimo termine i servizi LAVAGGIO non potranno essere garantiti e inizierà l’opera di chiusura.

Senza i finanziamenti l’Unicef non potrà fornire il carburante necessario per far funzionare gli impianti di pompaggio dell’acqua o igienizzare i contenitori dei rifiuti allo scopo di ridurre i rischi di colera o di contribuire a rendere operative le cadenti infrastrutture idriche ed igieniche.

Non sarà in grado di fornire i contenitori dell’acqua alle comunità o il sapone alle famiglie. Ciò esporrà altri milioni di bambini a pericoli di morte in un Paese già in preda a epidemie di colera e dissenteria.

Questa era la spaventosa prospettiva cui era confrontato lo Yemen anche prima dell’insorgere della pandemia. Ma anche la risposta dell’Unicef è in maniera grave a corto di finanziamenti, essendo in grado di rispondere ad appena il 10% dei bisogni da soddisfare.

Ecco perché il personale dell’Agenzia ha continuato a lavorare senza sosta  in circostanze proibitive addestrando e attivando operatori di prima linea per la prevenzione ed il controllo delle infezioni, supportando servizi di tutela di madri ed infanti e fornendo alle strutture sanitarie testing kits, apparecchi per l’ossigeno ed attrezzature di protezione personale come mascherine, coprifaccia e tute.

Senza finanziamenti la protezione delle persone non potrà continuare in Yemen includendo operatori di prima linea o assicurare acqua potabile e servizi igienici a favore di 900.000 persone già in isolamento e in centri di quarantena.

Prospettive impensabili

Per Nyanti il cui lavoro è consacrato a sostenere la salute ed il benessere dei bambini dello Yemen, si tratta di una prospettiva impensabile. “I bambini moriranno se non potranno beneficiare di questi servizi”, sostiene Nyanti.

Come molte persone che si trovano a lavorare all’epoca del Covid-19, Nyanti si è abituata alle riunioni Zoom in questi ultimi mesi. La scorsa settimana ha preso parte ad una con bambini provenienti da ogni parte dello Yemen. Ciò la preoccupa molto. “ Hanno parlato del fatto che loro sentono che non vi è nessuno che li ascolta. Questi bambini si sentono trascurati”.

Mazen è stata aiutata grazie a contributi che stanno facendo la differenza per i bambini dello Yemen.

Mazen is from Haradh district. His declining health and the lack of nutrition also led to a skin disease and damage to his eye. He is responding well to the treatments and he will soon have surgery to help save his eye. Photograph: Unicef/Yemen/2020/Alghabri

 

Mazen viene dal distrettodi Haradh. La sua salute cagionevole e la mancanza di cibo hanno anche portato ad una malattia della pelle e hanno danneggiato il suo occhio. Risponde bene alle cure e presto si dovrà sottoporre ad un intervento che potrebbe salvargli l’occhio. Il piccolo Mazen ha lottato quasi dalla sua nascita a Sanaa la capitale del Yemen Paese in guerra dal 2015.  Non solo si è trovato a nascere nel bel mezzo di una crisi umanitaria ma in un assetto sanitario sul punto di crollare.

Quando in maniera inaspettata ha smesso di essere allattato, la sua salute ha cominciato a deteriorarsi rapidamente. Quando sua madre fu in condizione di portarlo ad un ospedale ancora funzionante, era così denutrito da richiedere cure specialistiche.

La mancanza di cibo aveva portato ad una malattia della pelle così come a problemi all’occhio così gravi che fu necessario operarlo per salvare l’occhio.

Ma grazie al senso di umanità dei donator Unicef l’Agenzia fu in grado di fornire cibo speciale terapeutico per Mazen e addestramento in sedute di allattamento per sua madre la qual cosa le ha permesso di riprendere l’allattamento. La conseguenza è che ora Mazen è sulla via della guarigione.

Al momento vi sono più di 360.000 bambini come Mazen che stanno soffrendo di grave denutrizione in tutto il Paese.

 

Da The Irish Times   -   Traduzione di Angelo T. per civg.it