Intervista a Lula: Guaidó dovrebbe essere arrestato, Maduro é un democratico

04 marzo 2020

 

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L'ex presidente Luiz Lula da Silva ha difeso il dittatore venezuelano Nicolès Maduro e ha attaccato Juan Guaidà, il leader dell'opposizione che si è proclamato presidente ad interim del paese.

 

"L'Europa e gli Stati Uniti non avrebbero dovuto riconoscere un truffatore che si è autoproclamato presidente [Guaidò]. Non è giusto, perché se questa moda si diffonde la democrazia viene accantonata e qualsiasi imbroglione può autoproclamarsi presidente. Rifletti, io ora potrei proclamarmi presidente del Brasile, ma che ne sarebbe allora della democrazia? ", ha affermato Lula in un'intervista all'UOL, realizzata il 21 febbraio a San Paolo e pubblicata questa settimana.

L'ex presidente sta compiendo un viaggio attraverso l'Europa. Lunedì è stato insignito a Parigi del titolo di cittadino onorario dal sindaco socialista Anne Hidalgo. Nei prossimi giorni passerà anche attraverso la Svizzera e la Germania.

"Chi sta prendendo l'iniziativa del dialogo è Maduro, non è Guaidò. In realtà, a Guaidò piacerebbe che gli americani invadessero il Venezuela, tanto da tentare di forzare un loro intervento. Dovrebbe essere arrestato, ma Maduro è stato talmente democratico da non arrestarlo quando è andato in Colombia per tentare di istigare l'invasione del Venezuela", ha continuato l'ex presidente.

Nell'aprile 2019, Guaidò ha cercato di guidare l'ingresso di aiuti umanitari stranieri in Venezuela, che è stato impedito dal governo di Maduro. Il leader dell'opposizione non riuscì a rompere il blocco militare, e l'operazione fu infine sventata.

Guaidò è riconosciuto come presidente ad interim del Venezuela da più di 50 paesi, tra cui il Brasile, ma fino ad oggi non è riuscito a prendere il governo né a realizzare azioni efficaci.

Alla domanda se Maduro fosse un democratico, Lula ha risposto dicendo che “il dittatore” era stato eletto democraticamente. "Se sta governando bene o no si può discutere, ma non si fanno dei golpe in tutti i paesi che non stanno bene."

"Non ha senso criticare Maduro e non criticare il blocco economico. L’embargo non attacca soldati, non uccide colpevoli, ma uccide persone innocenti ", ha detto in riferimento alle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti al paese.

Per l'ex presidente, il modo migliore per uscire dalla crisi in Venezuela è dialogare con Maduro.

"Se Michele Bachelet si è riunita con Maduro e ha scoperto che c’è (la repressione dell'opposizione) ha il diritto e l'obbligo di istituire una commissione all'ONU. Può convocare capi di stato, chiedere un incontro con Maduro, invitare Maduro all'ONU e discutere. Dalla mia esperienza politica, cominciata nel movimento sindacale, non c'è modo di raggiungere un accordo se non ci si siede intorno a un tavolo e si media tra le persone che pensano l’opposto”.

Lula ha anche difeso Evo Morales, l’ex presidente della Bolivia che si è dimesso sotto la pressione dei militari in ottobre, dopo aver tentato la corsa per un quarto mandato in delle elezioni su cui pesano denunce di brogli.

Interrogato sui problemi delle elezioni, Lula ha fornito esempi di altri paesi. “Quelle di George Bush contro Al Gore non erano controverse? Lo erano, Bush ha assunto l'incarico e ha governato otto anni. Quelle di Trump non erano dubbie? Lo erano e lui si è insediato. Quelle di Bolsonaro non erano discutibili? Tutto il mondo conosce la farsa delle fake news."

Il petista ha anche discusso della migrazione dei poveri verso l'Europa.

"È un argomento molto difficile per la sinistra e molto facile per la destra. La sinistra continua a cercare di spiegarti perché è necessario farli entrare, in fin dei conti. La destra è destra, non li facciamo entrare perché vogliamo lavoro per gli italiani, per gli svizzeri, perché vogliamo tutelare i nostri posti di lavoro. Così emargina i più poveri mentre il capitale non ha passaporto, il capitale è libero di transitare per gli atlantici e per gli spazi aerei senza che nessuno gli chieda il permesso".

Lula ha anche detto che l'aumento della difesa dello “Stato minimo” dimostra che la sinistra ha perduto la sua narrazione e che ha bisogno di ricostruirla. "Per questo sto ponendo la questione della disuguaglianza come tema prioritario".

 

Da BNews – Traduzione di Sebastiano C. x PatriaGrande/CIVG