Živadin Jovanović su governance globale, Belt and Road Initiative, rapporti Serbia-Cina e sfide per il 2020. Intervista al Quotidiano del Popolo

 

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1) Tre anni fa il Presidente cinese Xi Jinping tenne un importante discorso al Forum di Davos. Che cosa la colpì maggiormente di quel discorso e quale secondo lei è il significato delle parole che Xi Jinping spese riguardo alla governance globale?

ZJ) Trovo che il passaggio del discorso del Presidente Xi Jinping sull’inevitabile necessità di adattamento alla globalizzazione economica sia stato particolarmente importante. “Dovremmo adattarci alla globalizzazione economica e guidarla, riducendo il suo impatto negativo e diffondendo i suoi benefici a tutti i paesi e i popoli” – suggerì Xi. Il richiamo all’adattamento ha caratterizzato l’intero discorso, anche quando il presidente cinese parlò della necessità di una governance dell’economia globale nuova, aperta ed inclusiva. La necessità di una nuova governance suona non solo appropriato, considerando che le economie emergenti dei paesi in via di sviluppo contribuiscono per l’80% alla crescita del PIL globale, ma estremamente importante per chiunque aspiri all’eliminazione della povertà, al superamento delle differenze socio-economiche e al raggiungimento di un tenore di vita migliore per tutti. I paesi che hanno dimostrato la capacità di contribuire a questi traguardi comuni hanno il diritto di partecipare sullo stesso piano a una governance comune.

 

2) Sono passati tre anni da quel discorso. Che impatto hanno avuto le idee e i suggerimenti di Xi sullo sviluppo economico mondiale e sull’ordine internazionale?

ZJ) La via verso un ordine mondiale più equo ed inclusivo si è consolidata. Dominio, egemonia o “eccezionalismo” non sono più opzioni fattibili. È ormai chiaro come un ordine mondiale multipolare sia funzionale al mantenimento della pace, della stabilità e dello sviluppo. Si comprende meglio che non esiste più una singola potenza in grado di imporre la propria volontà e i propri interessi al mondo intero. Coloro che per lungo tempo hanno goduto dei vari privilegi che derivavano da questa posizione sono ora chiamati ad adattarsi alle nuove tendenze globali, accettando collaborazioni reali e governance inclusive, ponendosi sullo stesso piano degli altri partner, siano questi grandi o piccoli, forti o deboli, ricchi o poveri.

La Cina è stata percepita nel mondo come la forza propulsiva del commercio globale, della crescita economica e dell’ordine mondiale multipolare. La politica cinese di cooperazione su base paritaria (approccio win-win), di governance aperta e inclusiva e di un nuovo modello di sviluppo basato sull’innovazione, è stata accettata con fiducia in tutto il mondo.

L’invito del presidente Xi Jinping ad un’ulteriore apertura dell’economia mondiale e all’edificazione di un futuro comune per il genere umano ha ribadito come l’esclusivismo, il protezionismo e l’egoismo nell’economia globalizzata siano nocivi e vadano in direzione contraria alle tendenze storiche.

Il dato di fatto che istituzioni internazionali economiche, commerciali e finanziarie necessitino di riforme per adattarsi alla nuova realtà e alle nuove tendenze in atto è sempre più accettato, anche da chi opera all’interno di quelle stesse istituzioni. Il crescente ruolo di G20, BRICS, Shanghai Cooperation Organization, New Development Bank, Asian Infrastructure Investment Bank e altre istituzioni internazionali e iniziative globali, è parte integrale del processo di formazione di una nuova governance globale.

La nuova Commissione UE, che rappresenta 27 paesi membri europei, ha recentemente affermato di aderire al progetto di un “commercio aperto ed equo” che preveda “mobilità e inclusione” e “grandi investimenti nell’innovazione”, al tempo stesso criticando “il linguaggio del confronto e dell’unilateralismo”. In particolare, la nuova presidentessa della Commissione UE Ursula von der Leyen ha dichiarato al parlamento europeo: “Dobbiamo mostrare ai nostri partners delle Nazioni Unite che possono contare su di noi (Unione Europea) come campioni del multilateralismo”. Una posizione importante, scevra da ideologie e condizionamenti!

 

3) Vi occupate da tempo della BRI e siete stato invitato al Belt and Road Forum for International Cooperation. Quali sono stati i più importanti risultati raggiungi dalla BRI negli ultimi 6 anni? E che cosa ha in comune il Forum di Davos con la BRI?

R) Nelle scorse decadi la Cina ha conseguito un successo senza precedenti nello sviluppo socio-economico e scientifico, diventando così la seconda economia più forte al mondo. La Cina è leader nel campo del commercio e contribuisce per il 30% al PIL globale. Con il lancio del progetto One Belt One Road nel 2013, la Cina ha rafforzato il proprio ruolo guida nella promozione di un approccio win-win alla cooperazione globale e nel rafforzamento di un modello di sviluppo basato sull’innovazione e su una governance dell’economia mondiale aperta ed inclusiva. Oggi nessuno mette in dubbio il fatto che è grazie all’economia cinese e al suo potenziale economico e tecnologico che l’Asia sta diventando il centro dello sviluppo dell’economia mondiale nel XXI secolo.

Il contributo della BRI è stato di fondamentale importanza per la ripresa dell’economia mondiale dopo la difficile situazione scaturita dalla crisi finanziaria ed economica del periodo 2007-2012. Sin dal principio la BRI ha plasmato una struttura completamente nuova di integrazione globale, volontaria, aperta e inclusiva, basata sull’eguaglianza, la libertà di scelta e la cooperazione. Essa si basa sul collegamento, attraverso infrastrutture, commercio, investimenti e scambi fra i popoli.

La BRI ha diminuito le distanze fra le varie regioni del mondo e ha potenziato le tecnologie verdi. Grazie alla costruzione di moderne strade e ferrovie e alla creazione di collegamenti marittimi e aerei diretti, l’Eurasia possiede un enorme potenziale per la cooperazione, lo sviluppo e l’integrazione dei paesi che ne fanno parte. Sono stati finora costruiti circa 100 complessi industriali e tecnologici nei diversi paesi aderenti alla BRI, migliorando così reddito e occupazione, e più in generale la vita delle persone.

Favorendo gli scambi in ambito scientifico e culturale, con particolare attenzione ai giovani, la BRI ha contribuito alla diffusione un nuovo senso di solidarietà, fiducia e rispetto reciproci fra i popoli, ma sarebbe meglio dire fra l’intera umanità. Ciò è ovviamente importante per la qualità della vita e la felicità delle singole persone, ma anche per la salvaguardia della pace e della stabilità mondiale.

Il numero dei paesi e delle organizzazioni internazionali che partecipano alla BRI è in costante aumento. Nel 2017 erano circa 100 i paesi e le organizzazioni aderenti, e divennero 150 nel 2019. Più di 200 paesi e organizzazioni internazionali partecipano periodicamente all’importante China International Import Expo che si tiene a Shanghai, a riprova della sempre più diffusa consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla cooperazione nell’ambito della BRI.

Il caso della Serbia costituisce un buon esempio per illustrare i benefici della cooperazione attraverso la piattaforma Cina+CEEC, nell’ambito della BRI. L’impegno finanziario della Cina nello sviluppo economico della Serbia è valutato oggi in circa 10 miliardi di euro. I Serbi credono nella Trinità. Proviamo allora, per analogia, a definire i tre progetti più simbolici frutto della cooperazione strategica tra Serbia e Cina. Il primo: la linea ferroviaria ad alta velocità Belgrado-Budapest, lunga complessivamente 350 km, è in costruzione. Il tratto serbo, da Belgrado al confine ungherese, prevede investimenti per circa 2 miliardi di euro. Il secondo elemento di questa trinità è rappresentato dalle acciaierie Smeredevo Hesteel Co.: impiegano 5000 addetti e sono la ragione per cui Serbia e Cina si definiscono “soci d’acciaio”. Il terzo elemento della trinità è il nuovo centro culturale cinese (37.000 m2) edificato dove in passato sorgeva l’edificio dell’Ambasciata cinese, bombardata nell’aprile 1999 dalla NATO durante l’aggressione illegale contro la Serbia. La sua apertura è prevista per quest’anno.

Gli altri grandi investimenti cinesi in Serbia comprendono: la miniera di rame di Bor Zijin, gli impianti dedicati alla produzione di pneumatici di Zrenjanin, di autovetture a Kragujevac, la centrale termoelettrica di Kostolac, i corridoi autostradali transfrontalieri E10 e E11, molti ponti e gallerie. Quest’anno sarà inaugurata la costruzione di due parchi tecnologici sul Danubio (a Belgrado e Smeredevo).  È previsto che uno di questi impiegherà circa 15.000 lavoratori e ricercatori, sia serbi che stranieri. Altri importanti progetti sono in fase di studio.

Lo scambio di idee e la ricerca di soluzioni alle sfide poste dall’economia mondiale nell’era della globalizzazione sono il denominatore comune dei Forum BRI che del World Economic Forum di Davos. Entrambi hanno interesse a indagare le tendenze economiche, a scovare e prevenire i loro punti deboli. Ma anche la riforma delle istituzioni internazionali economiche, finanziarie e commerciali potrebbe essere inclusa in un’agenda comune ad entrambi i forum, allo scopo di ottenere maggiore inclusione, apertura ed equità. Si avrà successo se si elimineranno pregiudizi e ristrettezze geopolitiche. D’altronde, la BRI è una struttura finalizzata all’integrazione economica ed è caratterizzata da un approccio pragmatico e coordinato, mentre il Forum di Davos è piuttosto un meccanismo per fotografare lo stato attuale dell’economia mondiale.

 

4) So che avete visitato la Cina molte volte. La Cina è cambiata in maniera sostanziale nel corso degli ultimi decenni. Cosa vi ha colpito di più?

R) La Cina ha avuto successi ineguagliati in ogni campo: socio-economico, scientifico, tecnologico e culturale. Sono impressionato dai processi che hanno sollevato dalla povertà 700 milioni di persone, dall’implementazione dell’avanzata tecnologia 5G e, al tempo stesso dalla capacità che ha avuto il paese di preservare e coltivare i 6000 anni di civiltà e valori che sono alla base del complessivo progresso sociale. Sono colpito dalla volontà del popolo cinese, e specialmente dei più giovani, di imparare, adottando gli approcci positivi e razionali senza perdere di vista la propria identità. Dico spesso ai miei amici che è vero, la Cina ha sviluppato industrie avanzatissime, servizi e tecnologie, ma ciò che non si nota mai è il fatto che questo paese è anche all’avanguardia nel più grande mercato della produzione di buone idee: idee che sono alla base di ogni impresa e di ogni successo nel campo dell’economia, della politica, della scienza, della filosofia e degli affari internazionali.

 

5) Nel 2020, quali sfide si prospettano per l’economia mondiale? Come dovrebbe interagire la comunità internazionale per garantire una crescita sostenibile dell’economia mondiale? Da quali esperienze positive dovrebbe imparare Tra le soluzioni individuate dalla Cina per la realizzazione dei traguardi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite, quali sono quelle più positive, da cui il mondo dovrebbe imparare?

R) Il mondo dovrà fronteggiare un gran numero di sfide, problemi aperti e situazioni sconosciute. Il 2020 sarà l’anno delle elezioni presidenziali o parlamentari in oltre 60 paesi, alcuni dei quali ancora pretendono far parte di un club esclusivo. Quale sarà l’impatto dei risultati elettorali sul piano politico, economico, sociale e securitario?

Dobbiamo affrontare un’ulteriore erosione di istituzioni, convenzioni e accordi multilaterali. Va fermata. Chi può farlo, come e da dove dovrebbe iniziare?

A Davos, il presidente Xi ha giustamente osservato che la passata crisi finanziaria è stata causata dall’ossessione del profitto. Si è posto un freno a questo desiderio? Siamo al sicuro da nuove bolle finanziarie?

Quasi certamente l’Europa dovrà affrontare una nuova, massiccia ondata di rifugiati dal Medio Oriente e dal Nordafrica, in particolare da e attraverso la Libia. Sempre a Davos, il Presidente Xi fece notare come l’unica soluzione a queste catastrofi umanitarie sia di porre fine alle guerre e promuovere lo sviluppo. Tuttavia sulla Siria, l’Iraq, l’Iran, lo Yemen, l’Afghanistan, la Corea del Nord e ora anche sulla Libia, la discordia prevale sul consenso e la coordinazione degli sforzi per il raggiungimento della pace!

La disparità economica tra Nord e Sud del mondo e tra ricchi e poveri è in crescita, minaccia la stabilità e getta le basi per la nascita di ogni sorta di estremismo. Le proteste scatenate da ragioni socio-economiche sono globali. Tuttavia, sembra che ancora non si voglia comprendere la necessità di invertire il flusso della ricchezza verso gli strati più poveri della popolazione, migliorando la vita di tutti. Di certo la Cina può fornire un esempio di lotta alla povertà basata su un alto tasso di crescita economica ed una giusta distribuzione della ricchezza.

Massima priorità va data a preservare la pace, a impedire la diffusione di conflitti, a sostenere forti iniziative atte a individuare soluzioni giuste e pacifiche per le crisi in corso. È giunto il momento di un dialogo aperto e strategico dedicato alle questioni internazionali più importanti, compresa la governance globale, che veda coinvolti i più responsabili fra i leader mondiali. Prima lo si avvia e meglio sarà.

 

Fonte: Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali (11 gennaio 2020)

 

Traduzione e riadattamento a cura di Claudia B.