Le madri siriane aprono i loro cuori parlando dei loro figli martiri.

Incontro con la madre del martire Majed Monif Qiddeeseh, di 22 anni, ucciso nella città di Mhardeh dai terroristi di Al Nusra.

 

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Una madre siriana apre il suo cuore dopo che il suo figlio più piccolo è stato ucciso da un razzo in un attacco frontale dei terroristi di Al Nusra.

 

Durante il mio più recente viaggio a Mhardeh e AlSkeilbiyyeh – città siriane e cristiane, che affrontano il terrorismo internazionale a Idlib e Northern Hama – intervistai le famiglie di due martiri, uccisi da razzi durante un’offensiva del Fronte Nusra il 4 aprile 2019.

Provai subito un grande affetto per questa madre di un ventiduenne, Majed Monif Qiddeeseh: Mary Sami Qazanji. Descrisse in modo commovente il martirio del suo figlio più giovane e raccontò cosa significò per lei la sua perdita. Lei parla ancora di perdono e di come ha fermamente rifiutato di lasciare la casa e la Patria. La mia ammirazione e il mio amore per questa meravigliosa donna sono sconfinati.

Il 24 marzo 2017, il marito di Mary, Monif, fu ferito in un altro attacco terroristico e fu ricoverato in ospedale in Mhardeh. Il 4 aprile 2017, anche Mary fu ferita.  Una scheggia penetrò nella sua spalla ed è ancora imprigionata in essa. Mi raccontò di soffrire di problemi all’udito e di avere un dolore cronico alle braccia, spalle e collo. Monif morì a causa delle ferite l’8 aprile del 2017.

Il figlio minore di Maria fu ucciso il 4 aprile 19.

Provate a immaginare la profondità, la grandezza di questa perdita... e poi ricordate che ogni famiglia in Siria ha sofferto di queste perdite e sta elaborando questo dolore lancinante, un dolore che si affievolisce ma non scompare mai.

Majed era seduto in strada e stava bevendo un caffè con i suoi amici quando il razzo cadde circa 20 metri distante da loro. Lui e il padre di due di quei ragazzi, di 42 anni, furono colpiti dalle schegge. Gli altri amici sopravvissero senza ferite. Yousef morì dopo per le schegge che entrarono nel suo cervello.

La nonna di Majed mi raccontò di come lui fosse sempre ridente e scherzoso, che la abbracciava tutti i giorni e la rassicurava perché l'avrebbe tenuta al sicuro dagli attacchi terroristici.

Per favore, condividete ampiamente questa testimonianza, queste voci devono essere ascoltate in modo che si possa pienamente capire cosa l’ovest ha fatto a questi coraggiosi, gentili e generosi popoli.

Questa è l’intera trascrizione della testimonianza di Mary:

«La nostra famiglia...»

«Sì, cara»

«Monif e io ci siamo amati tanto e a lungo. Ci siamo sposati e abbiamo avuto questi due meravigliosi giovani e abbiamo vissuto una vita davvero bellissima. Quando crebbero e la crisi cominciò, essi non vollero accettare di emigrare e lasciare il loro Paese - che siano benedetti! -  sono coraggiosi e il loro padre li allevò come uomini. Loro sono così coraggiosi come il loro padre, che siano benedetti... Essi rifiutarono di andare via, non accettarono per nulla di andare altrove. Habib, il più grande, si unì al Quinto Reggimento prima di suo fratello e Majed divenne membro del NDF (Forze Difesa Nazionali) il giorno in cui suo padre morì. Ma dopo questo, si unì anche lui al Quinto Reggimento, ma senza dirmelo. Io gli chiesi: perché? E lui rispose: ora la nostra famiglia ha bisogno di due uomini per provvedere ad essa, in modo che non ci manchi nulla.

Non so...  ma sentii come se stesse portando un grosso peso sulle spalle.

Habib, mio figlio grande, anche lui portava un grosso peso ma non me lo aveva mai confessato, mentre Majed si esprimeva più facilmente; gli mancava molto il padre, gli era troppo affezionato. Tutte le mattine, si svegliava e mi diceva: mamma, ho visto papà nei miei sogni. E io gli chiedevo: caro, che cosa hai visto? E lui rispondeva: ho visto questo e quello, per esempio, l’ho visto con lo zio Simone, (Al Wakil), e hanno fatto questo e quello.

Lui era solito vedere suo padre nei sogni, tutti i singoli giorni, e quando non me lo diceva in mattinata, io gli chiedevo: Majed, non hai visto papà questa volta?

E lui rispondeva: sì, mamma, ma ho dimenticato in che contesto l’ ho visto.

Noi vivevamo così. Grazie a Dio, loro hanno sempre fatto il meglio che potevano, anche quando c’erano problemi loro erano qui. Loro erano sul fronte, non esitavano mai a provvedere a noi e a dare tutto quello che potevano.

Non so, ho dimenticato, non so cosa dire oltre...

Dopo questo, lui ha deciso di continuare I suoi studi, stava studiando all’Istituto di Topografia, voleva finire gli studi e dopo se avesse avuto un’opportunità di lavorare all’estero lo avrebbe fatto, in questo modo avrebbe potuto aiutare meglio la sua famiglia.  Fecero il loro lavoro di militare nell’esercito, e facevano I loro turni e non fallirono mai nel fare il loro dovere verso la Patria.

Noi ci sacrifichiamo tutti per la Patria e non è affatto triste fare questo, perché lui, suo fratello e suo padre amavano la loro Patria tanto quanto me.

Quando questi eventi ebbero luogo in Sijer (un villaggio di Hama), tutti andarono via ma io rimasi qui e feci il dolce che si chiama “manaqish” e cucinai il pranzo per i miei figli e aiutai la moglie del nostro fratello Simon al Wakil. Lei stava distribuendo pane per aiutare la gente; e quel giorno io tornai a casa sola nonostante fosse così buio io non avevo paura di niente.

I miei figli erano insieme a me... e io sono la loro madre, io dovrei essere con loro per stringerli e loro dovrebbero stringere me...

Se me ne fossi andata, e tutti se ne fossero andati, ciò avrebbe mostrato una debolezza di carattere, e ciò non dovrebbe accadere.

No, io ero con loro ogni singolo momento e le cose rimasero così fino a quello che accadde a noi il 4 aprile.

Monif morì e io riportai ferite gravi nelle mani, nel corpo e nelle orecchie, diventai sorda, i miei fratelli e tutti gli altri mi aiutarono per un periodo, tutti fecero quello che potevano e le cose andarono meglio...

Majed mi ricordò quel giorno, martedì. Lui disse: mamma hai visto la foto che ho postato per te? (Su facebook)

Io dissi: di cosa si tratta caro?

Lui rispose: è una foto della nostra casa quando è stata distrutta e come diventerà. Non sono una persona famosa, così gli dissi: forse non avresti dovuto farlo.

Lui disse: sì, ma dai solo un’occhiata.

Fui triste per circa una settimana.

Pensavo che fosse perché l’anniversario della morte del padre stava avvicinandosi.

Più tardi, nella serata, prendemmo dell’incenso per il servizio. Majed mi portò incenso e mi lasciò. Io mi vestii e mi diressi verso la chiesa. Mentre io ero nella chiesa il razzo cadde.

Ero dentro e non avevo paura, tutti gli uomini uscirono eccetto due.

Io cominciai a dire alle donne che erano lì: state calme, non parlate, state calme... Come potrebbero questi due giovani uomini prendersi cura di noi? state calme un attimo, fino a che capiamo cosa è successo.

Ma io non sapevo che mio figlio era stato ferito e portato in ospedale. Non sapevo nulla...

Dopo, il pastore venne, finì il servizio e io tornai a casa. 

Tentai di chiamare Majed, ma lui non rispose alle mie chiamate. Era stato portato all’ospedale e morì immediatamente.

Ma noi amiamo la nostra Patria, così tanto...

Sì noi l’amiamo tanto.

Cosa diceva a Mhardeh?

Mhardeh... com’era quella canzone? “Tu sei la sola bellezza”

Non la lasceremo mai... no, non la lasceremo a nessun altro.

Noi siamo così orgogliosi di lui, Majed era così bello. Avrei voluto lo conoscessi. Era così bello.

In questi vent’anni che è vissuto, erano così belli...

Come se vivesse per un milione di anni... così bello... lui e suo fratello.

Quanti amici ebbe! Quante persone che lo amavano lui ebbe! Lui e suo fratello...

Suo fratello è anche meraviglioso, ma Majed, per la sua giovinezza, ha distrutto il mio cuore.

Possa Dio proteggere tutti i bambini di ogni popolo.

Lui era amico di tutti.

Sì, lui era amico dei piccoli e dei grandi e aiutava, e faceva tutto quello che poteva, che fosse per me o per altri.

Sì, faceva tanto, e non lo sto dicendo perché era mio figlio, lui era un buono, così buono...

E mi manca, mi manca tantissimo. Mi mancano le sue mani, mi manca il suo viso. Guarda che giovane uomo meraviglioso era, le sue belle labbra, i suoi occhi...

Ma va bene, Dio è con noi, e il Suo volere ci rafforza.

La cosa più importante: io dico oggi e dicevo ieri: io sento che Majed si è sacrificato per la Patria e sento che niente di brutto accadrà più.

Io dissi che sento che non accadrà  più niente di brutto.

Che Dio voglia, Lui è l’inizio e la fine. Che Dio ci protegga!

A Dio Piacendo!

Che tu possa non perdere mai la tua saggezza e possa Dio darti la pazienza.

Dio ci rafforzerà per affrontare tutte le difficoltà, che Dio voglia! Che ci aiuti a tenere la nostra croce fino alla fine di questa vita.

E io non so... chissà cosa penseranno di noi i paesi dell’ovest quando vedono cosa ci sta succedendo, se ci compatiranno...

È “Haram” cosa sta succedendo a tutta questa gente..., tutte queste morti..., e questi bellissimi giovani uomini.

Questi sono quelli che si spera costruiscano la Patria ma se sono andati, allora cosa possiamo fare?

Loro ci rafforzano, davvero...

Possa Dio perdonarli e possa Dio aiutarci a perdonarli e possa Dio seminare la bontà nelle loro mani e nelle loro menti. Che Dio ci aiuti!

Mai più...»  «Grazie.»

Grazie a mio fratello e carissimo amico Wissam per l’aiuto nella traduzione. Vanessa Beeley

6/05/2019  da  syriasolidaritymovement            

 

Traduzione di Cristina GG. Per SOS Siria/CIVG