Estate coreana mortifera per i falchi

ottobre 2019

 

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Dopo che il presidente USA Donald Trump ha licenziato il 10 settembre 2019 il suo consigliere per la sicurezza nazionale, il ”superfalco” John Bolton, le prospettive sembrano più favorevoli alla ripresa dei negoziati fra la Repubblica Democratica Popolare di Corea (RPDC-Corea del Nord) e gli USA, suscettibili questa volta di pervenire ad un accordo sul programma nucleare della RPDC accettabile per entrambi.

Tali prospettive di dialogo non sono state compromesse dai 3 nuovi test balistici della RPDC (16 agosto,24 agosto, 10 settembre) in risposta alle manovre militari congiunte  USA-Corea del Sud.

Tali test non hanno dissuaso la Corea del Sud dalla decisione di porre fine a un accordo di condivisione delle informazioni militari col Giappone, un elemento essenziale dell’alleanza fra Corea del Sud, Giappone e USA.

Dopo la sequenza dei test di missili a breve gittata e di lancia-missili multipli effettuati nel maggio 2019 e in luglio-agosto 2019, la RPDC ha effettuato una serie di 3 nuovi lanci dal 16 agosto al 10 settembre 2019.

Il 16 agosto la RPDC ha testato sulla costa orientale una “nuova arma “ senza fornire preliminarmente informazioni in proposito. Secondo l’esercito sud-coreano si tratterebbe di 2 missili balistici di breve gittata simili per conformazione al Army Tactical Missile Sistem (ATACMS) dell’esercito USA.

I missili testati avrebbero percorso 230 km ad una quota massima di 30 km. Il 24 agosto la RPDC ha testato sempre dalla costa orientale un lancia-missili multiplo di granda taglia e di nuova concezione, con una gittata presunta di almeno 400 km.

Infine il 10 settembre la RPDC ha testato un altro lancia-missili multiplo di grande taglia , questa volta dalla sua regione occidentale, di cui 2 proiettili hanno percorso circa 330 km, secondo l’esercito sud-coreano.

Il test del 10 settembre è il 10° del 2019 e le armi testate, missili a breve gittata e lanciamissili multipli, sono capaci di colpire le forze dispiegate degli USA nella penisola coreana e dintorni prossimi.

E’ ancora il 10 settembre che il presidente Trump ha scelto per separarsi dal suo consigliere per la sicurezza nazionale ,il bellicista John Bolton, in seguito sostituito da Robert O‘Brien. Bolton è considerato come il principale responsabile del fallimento del vertice di Hanoi del 27-28 febbraio 2019.Ad Hanoi le due controparti hanno fallito nell’intesa sulle tappe della denuclearizzazione della RPDC e sulla soppressione delle sanzioni ,Bolton premeva per l’applicazione del “modello libico”, ovvero la rinuncia della Corea del Nord al suo programma di armamento nucleare come pre-requisito a ipotetiche concessioni da parte USA.

John Bolton ha   commesso gravi errori. Quando ha parlato del modello libico per Kim Jong-Un non era una dichiarazione utile da fare”, ha dichiarato Donald Trump l’11 settembre ai giornalisti alla Casa Bianca. Ha quindi aggiunto: ”Sapete ciò che è successo con Gheddafi … non era una dichiarazione da fare e questo ha causato dei ritardi”.

In effetti la Libia ha abbandonato il suo programma nucleare nel 2003, 8 anni prima del rovesciamento e assassinio del dirigente libico M.Gheddafi da parte di forze ribelli sostenute dalla NATO.

Donald Trump ha aggiunto: “Vedete ciò che è successo a Gheddafi col modello libico. E Bolton si serviva di tale metafora per concludere un accordo con la RPDC? Io non biasimo Kim Jong -un per ciò che ha detto dopo. Egli non voleva più avere a che fare con J.Bolton. Fare una tale dichiarazione  non è sinonimo di forza, semmai di poca intelligenza”.

Tali dichiarazioni sono funzionali a rassicurare la RPDC sulle intenzioni degli USA. Nei fatti la partenza del superfalco Bolton ha coinciso con la proposta della Corea del Nord di riprendere a fine settembre i negoziati sulla denuclearizzazione, in stallo dopo il fallimento del vertice di febbraio 2019 fra dirigenti nord-coreani e statunitensi.

 

Così il 10 settembre la vice-ministra nord-coreana degli Esteri, Choe Son-hui, ha annunciato in un comunicato che la RPDC  auspicava la ripresa dei negoziati sulla denuclearizzazione con gli USA a fine settembre nell’aspettativa che Washington si presenti con una nuova proposta accettabile .

Siamo disposti a sederci con la parte statunitense per delle discussioni complete sui temi in oggetto  in una data e luogo da determinarsi a fine settembre”, ha detto la vice-ministra Choe.

Per la vice-ministra gli USA hanno avuto tempo sufficiente per rivedere il loro metodo di valutazione conformemente all’auspicio espresso dal dirigente Kim Jong-un nel suo discorso del 12 aprile 2019 durante la 1° sezione della 14° legislazione dell’Assemblea Popolare Suprema della RPDC.

 

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Penso che gli USA si presenteranno con una proposta adeguata agli interessi della RPDC  e degli USA basata su un metodo di valutazione accettabile per noi”, ha dichiarato Choe Son-hui.

La posizione nord-coreana è stata riaffermata da Kim Myong-gil, vecchio ambasciatore coreano in Vietnam e nuovo rappresentante della RPDC per i negoziati con gli USA. In un comunicato pubblicato il 21 settembre, l’ambasciatore Kim ha favorevolmente accolto la proposta del presidente USA che ha suggerito un “nuovo metodo” per superare lo stallo nei negoziati sulla denuclearizzazione. “In qualità di capo delegazione della RPDC nei negoziati con gli USA esprimo

apprezzamento per la decisione equilibrata del presidente Trump a favore di un approccio pragmatico nelle relazioni RPDC-USA”,ha dichiarato Kim Myong-gil.

Per ora non vi è certezza su ciò che il presidente Trump  sottintende con la proposta di un “nuovo metodo” ma mi sembra voglia dire che una soluzione graduale per tappe a partire dalle cose fattibili e costruendo fiducia reciproca, sarebbe la migliore opzione”, ha detto.

Amerei restare ottimista quanto agli esiti dei prossimi negoziati RPDC -USA nella previsione che

il partner USA si presenti ai negoziati con un metodo di valutazione equilibrata “, ha ancora aggiunto. La posizione assunta dalla RPDC rappresenta un significativo cambiamento in rapporto alle critiche avanzate nei confronti degli USA nell’estate 2019. Nel mese di agosto, il ministro coreano degli affari esteri Ri Yong-ho aveva qualificato il suo omologo Mike Pompeo di “tossina conservatrice “ della diplomazia USA in quanto aveva dichiarato che le sanzioni imposte contro la RPDC sarebbero state mantenute sino alla denuclearizzazione.

La vice-ministra nord-coreana degli Affari Esteri Choe Son-hui aveva dichiarato a fine agosto che le aspettative sul dialogo con gli USA  erano “in via di progressivo svilimento”.

Il licenziamento di John Bolton, campione dei neocon esponenti del “cambio di regime” nei paesi considerati ostili, ha quindi permesso di superare lo stallo dei negoziati fra RPDC e USA.

E siccome le disgrazie non arrivano mai sole, i test balistici condotti dalla RPDC in luglio-agosto non hanno impedito alla Corea del Sud di sospendere l’accordo di condivisione delle informazioni militari col Giappone, elemento essenziale della alleanza fra Corea del Sud, Giappone, USA, tanto desiderata per affrontare la Cina col pretesto della minaccia nord-coreana.

In effetti il 22 agosto la Corea del Sud ha annunciato la sua decisione di non rinnovare l’Accordo di Sicurezza Generale delle informazioni militari col Giappone, accordo in scadenza a novembre e considerato una delle piattaforme di sicurezza per promuovere la cooperazione trilaterale in materia di difesa fra i 2 paesi e il loro alleato comune, gli USA.

La decisione sud-coreana è intervenuta in un quadro di conflitto commerciale col Giappone.

All’inizio di agosto il Giappone ha depennato la Corea del Sud dalla sua lista di partner commerciali degni di fiducia giustificando tale decisione con “problemi di sicurezza”, dopo aver imposto il 4 luglio restrizioni all’export verso la Corea del Sud di 3 materiali chiave nel quadro delle rappresaglie apparenti contro i verdetti resi dalla Corte Suprema sud-coreana in relazione al

“lavoro forzato” in tempo di guerra.

In un rapporto preparato per una riunione parlamentare, il ministro sud-coreano degli Affari Esteri

ha affermato: ”Abbiamo deciso che non rientra più nell’interesse nazionale il mantenimento di un patto firmato per condividere delle informazioni militari sensibili col governo giapponese che ha sollevato dubbi sulla fiducia reciproca e preoccupazioni securitarie”.

Il Dipartimento di Stato USA ha manifestato” la sua profonda inquietudine e delusione sulla decisione dell’amministrazione Moon di rifiutare il rinnovo dell’accordo GSOMIA” e il segretario

statunitense alla Difesa Mark Esper  ha espresso preoccupazione sulla decisione della Corea del Sud

di far cessare l’accordo in una conversazione telefonica con il suo omologo sud-coreano. Il pretesto

della “minaccia nord-coreana” si è indebolito. I negoziati fra RPDC e USA in vista della firma di un accordo sulla denuclearizzazione reciprocamente accettabile sono di nuovo sui binari e la Corea del sud non esita più a sostenere gli interessi nazionali, comuni ai coreani del sud, del nord e di oltre-mare, sino ad opporsi agli interessi strategici USA.

Ciò fa emergere in Corea un nuovo contesto geo-politico, un nuovo mondo?

Restano Francia, Gran Bretagna e Germania a condannare le misure assunte dalla RPDC a sua difesa, come dimostra il tentativo il 27 agosto di convocare una sessione, a porte chiuse, del Consiglio di Sicurezza ONU e proponendo una dichiarazione in cui invitano  la Corea del Nord a ”impegnarsi in negoziati seri con gli USA”.

Altrettanto significativo è il fatto che sui negoziati reclamati da Parigi, Londra e Berlino, gli USA

non si siano associati alla richiesta, senza dubbio per non nuocere agli sforzi miranti alla ripresa dei negoziati con la RPDC.

La nuova moderazione dell’amministrazione USA in Corea la allontana dalla retorica abituale dei

neoconservatori nello stile di John Bolton, il quale avrà almeno la soddisfazione di sapere che è un po’ rimpianto in certe capitali europee.

 

 

Da Cirleco  -     Traduzione di Fabrizio G. per Comitato Pace Riunificazione Korea – Torino/CIVG