Daniel Ellsberg parla dell’arresto di Julian Assange

23 aprile 2019

“Senza informatori (o whistleblowers) non avremmo democrazia. E devono esserci quelli che diffondono le notizie e le pubblicano”

                                  

Daniel Ellsberg*, l’informatore che ha rivelato i Pentagon papers (i documenti del Pentagono), ritiene che il recente arresto di Assange costituisca una minaccia per la libertà di stampa e la stessa democrazia americana.

 

 

 

Mentre Assange attende il suo destino isolato in un carcere di massima sicurezza in Gran Bretagna, i suoi sostenitori e amici – molti dei quali ritengono che egli sia uno dei divulgatori di notizie più significativi del nostro tempo – vigilano, scrivono e parlano in sostegno del suo lavoro e chiedono il suo immediato rilascio.

Ho parlato con il leggendario informatore che ha rivelato le Carte del Pentagono, Daniel Ellsberg, il giorno dopo che Assange era stato trascinato fuori dall’ambasciata ecuadoriana di Londra, con il mondo che assisteva alla scena in tempo reale.

Ellsberg dice di essere furibondo e profondamente preoccupato per l’impatto che questa vicenda potrebbe avere sulla libertà di stampa. “Senza informatori”, mi dice nella seguente intervista, “non ci sarebbe democrazia”

 

- Da qualche tempo segui ciò che sta accadendo ad Assange. Cosa pensi di quello che è appena accaduto?

- D. Ellsberg: Non è un bel giorno per la stampa e la democrazia americana. 48 anni fa io fui la prima fonte giornalistica ad essere incriminata. Da allora c’è stata forse una dozzina di giornalisti (NOVE sotto Obama)  messi in stato di accusa. Ma Assange è il primo giornalista ad essere incriminato. Se lo estraderanno negli USA e lo metteranno in prigione, non sarà l’ultimoIl primo Emendamento è un pilastro della nostra democrazia e tutto ciò è un attacco ad esso. Se la libertà di parola viene violata fino a questo punto, la nostra repubblica è in pericolo. Le rivelazioni non autorizzate sono la linfa della repubblica.

 

- C’è chi afferma che Assange è stato solo un hacker. Altri, comprese molte delle principali organizzazioni che diffondono notizie, pensavano che fosse una legittima fonte di informazioni. Qual è il significato di Wikileaks? Ha cambiato la storia in un modo simile a come i Pentagon Papers hanno cambiato la nostra conoscenza sul Vietnam?

- D.E. Sarebbe assurdo dire che Assange era solo un hacker. Da giovane lo era, e la sua filosofia è talvolta definita “filosofia hacker”, in riferimento alla trasparenza radicale – che in alcuni casi va oltre ciò con cui sono d’accordo – in termini di rifiuto di redigere o curare alcune notizie. La sua teoria è di dire tutto al pubblico e io penso che ciò possa in certi casi costituire un pericolo per la privacy. Ma qui non si tratta di questo.

In questo caso egli faceva giornalismo di un tipo del quale altre fonti sono invidiose e che non praticano tanto quanto dovrebbero. Queste informazioni furono in realtà date da Chelsea Manning al New York Times e al Washington Post, ma nessuno dei due mostrò qualche interesse. Ecco come le notizie arrivarono ad Assange e a Wikileaks.

Il video di assassinii collaterali mostra assassinii compiuti in un bombardamento a Baghdad nel luglio 2007. Si vede gente disarmata in abiti civili mitragliata e poi che striscia via, ferita, inseguita finché viene uccisa. Quello fu assassinio. Non tutte le uccisioni in guerra sono assassinii, sebbene molte lo siano nella guerra moderna. Altra gente vide quel video quando lo vide Chelsea Manning. Tutti ne furono scioccati, ma la Manning fu una di quelli che decise che bisognava informare di quanto era accaduto.

Senza whistleblowers la nostra politica sarebbe quasi del tutto misteriosa. Non abbiamo tanti informatori quanti ci servirebbero per avere una vera sovranità pubblica.

Da parte della Manning ci volle grande coraggio morale per il quale pagò con sette anni e mezzo di prigione, e dieci mesi e mezzo di isolamento. Di recente fu nuovamente imprigionata per aver rifiutato di collaborare con un gran jury che chiaramente perseguita Assange, sperando di avere informazioni in aggiunta a quello che la Manning ha testimoniato nelle sue audizioni e processi…

Ella è contraria ai grand jury in genere,  ritenendoli non costituzionali e non democratici nei loro segreti procedimenti. E' lo stesso atteggiamento che ebbe 48 anni fa Antony Russo, come me imputato nel processo dei Pentagon Papers. Egli rifiutò di testimoniare segretamente presso un gran Jury. Infatti, si offrì di testimoniare se gli avessero dato una trascrizione che gli avesse mostrato esattamente ciò che aveva e non aveva detto. Non accettarono questo, ed egli passò oltre un mese in prigione prima che decidessero invece di incriminarlo. Chelsea ha la stessa posizione ora e mostra lo stesso coraggio che ha mostrato fin qui.

Julian nel frattempo è accusato di essere andato oltre i limiti del giornalismo aiutando la Manning a nascondere la sua identità sotto un nuovo nome. E’ anche accusato di averla incoraggiata a dargli i propri documenti. Questo è criminalizzare il giornalismo. Non posso contare il numero di volte in cui i giornalisti mi hanno chiesto i documenti o altri documenti. La Manning aveva già dato centinaia di migliaia di files ad Assange ed egli ne voleva di più. Questa è la pratica del giornalismo.

- Non ci sarebbe davvero giornalismo senza documenti. La gente dipendeva da racconti di testimoni oculari ma cosa è meglio di un documento?

- D.E. Mi è stato chiesto cosa farei oggi nell’epoca digitale. Darei ancora quei documenti al New York Times nella speranza che stampino i documenti per esteso. Non molti giornali hanno lo spazio per farlo ed ecco perché ho scelto ilNew York Times. Ma prima che li pubblicassero passarono quattro mesi da quando li avevo dati a Neil Sheehan. E nel frattempo egli non mi disse che il Times ci stava lavorando. Oggi non aspetterei, li darei a WikiLeaks o li metterei in rete io stesso.

- Ma Assange si concentrava su cercare di proteggere le sue fonti. Ciò rese possibile che altre persone partecipassero e questo diede sui nervi alle potenze.

- D.E. Nessuna delle sue fonti tranne Chelsea sono state identificate. A dire il vero Chelsea scelse la persona sbagliata per confidarsi, Adrian Lamo, che immediatamente informò su di lei. In termini di ottenere documenti cruciali, questo si fa ogni giorno. Molto spesso i documenti non vengono stampati. I giornalisti li usano solo per assicurarsi che lui o lei abbiano una storia valida. E’ più probabile che un documento identifichi una fonte, come è accaduto nel caso dell’Intercept, mi spiace dire.

- Perché è importante proteggere i whistleblowers? Questo si fa ovviamente per spaventare chi ha informazioni.

- D.E. Senza whistlebowers la nostra politica estera sarebbe quasi del tutto segreta. Non abbiamo abbastanza informatori come necessiteremmo per avere una pubblica sovranità. Sfortunatamente la gente non vuole rischiare il proprio lavoro o la libertà.

In passato, prima di me e prima di Obama, c’erano pochissimi processi. La libertà di stampa impediva che giornalisti e redattori fossero ritenuti responsabili per le informazioni che davano al pubblico. Questo poteva essere un cambiamento importante. Con le informazioni secretate, come è il caso di quasi tutto nel campo della politica estera, lo scrittore non può predire ciò che sarà di imbarazzo nel futuro, cosa sembrerà un crimine, cosa sarà ritenuto un giudizio errato. Così secretano tutto e rimane secretato.

Solo una minuscola percentuale di informazioni secretate merita di essere nascosta al pubblico. Ma per la maggior parte il pubblico deve e merita di conoscere. La maggior parte di notizie trapelate erano autorizzate anche se erano contro le regole, perché servivano gli interessi di qualche boss nel sistema. Sono date in realtà a beneficio del budget dell’agenzia, o cose simili. Una piccola percentuale sono notizie di informatori nel senso di rivelazioni di azioni sbagliate commesse o di inganni o criminalità, informazioni che il pubblico dovrebbe sapere, per evitare una guerra ad esempio.

Quali altre informazioni che il pubblico dovrebbe conoscere potrebbero essere ancora nascoste?

D.E. Diciotto anni fa dopo che tutto iniziò, ancora non abbiamo i Pentagon Papers per l’Afghanisthan. Sono certo che esistano, nella CIA, il Pentagono e la Casa Bianca, documenti secretati che uno stallo dicono che è irrevocabile in Afghanistan. Possiamo restare là finché vogliamo ma non serviremo gli interessi americani più di adesso, cioè in sostanza per nulla, a meno che questo non sia liberare il presidente dall’accusa  di ever perso la guerra.

Penso che queste stime sono là da prima della guerra ma non le abbiamo mai viste. Quanta gente vuole davvero essere coinvolta in una guerra con la Russia e Assad in Siria? Le stime lo rivelerebbero e dovremmo esserne a conoscenza.

Ora tocca a noi assicurarci che sia mantenuto il Primo Emendamento.

Una guerra con la Corea del Nord o l’Iran sarebbe catastrofica e sono certo che in questo campo ci sono molte affermazioni autorevoli. Ma se John Bolton persuade Trump a impegnarsi in questa guerra, ci sarà. E ci sarà senza molte rivelazioni prima, ma se la gente rischiasse carriera e libertà, come Chelsea Manning e Ed Snowden hanno fatto, avremmo un’occasione molto migliore perché un pubblico democratico impedisse una simile guerra.

Senza whistleblowers non avremmo democrazia. E dovrebbe esserci gente che distribuisce informazioni e le pubblica. Assange l’ha fatto in un modo che altri editori non sono stati disposti a fare. I giornalisti dovrebbero mettersi insieme contro questo abuso dell’autorità del presidente e contro Gran Bretagna ed Ecuador per aver violato le norme del diritto d’asilo, rendendo così meno sicura ogni persona che ha ottenuto l’asilo politico nel mondo.

 

Daniel Ellsberg è un economista, attivista per la pace ed ex analista militare statunitense

Da Progressive - Traduzione di Claudia B. per civg.it