La Sicilia cancella i consorzi ittici mangiasoldi e le province

La Regione Sicilia manda a casa anche i consorzi ittici, dopo averlo fatto con le Province. Il risparmio sarà ingente: circa 2 milioni di euro

mercoledì 6 marzo 2013

Costavano più di 2 milioni di euro l'anno senza portare a termine un solo progetto. Uno scandalo macroscopico che nell'estate dello scorso anno aveva portato la Regione a limitare il danno riducendone il numero: degli undici Consorzi di Ripopolamento Ittico esistenti, ne restavano solo quattro. Un consorzio per ciascuna fascia costiera dell'Isola, senza inerpicarsi sui monti per improbabili Consorzi ittici.

Anche perché la trota non è di casa nelle tavole siciliane. Finalmente in Sicilia, con l'aria che tira, si è deciso di cancellare anche i quattro consorzi sopravvissuti. L'aria nuova è quella portata nei palazzi dal nuovo governo Crocetta. Il colpo di spugna definitivo è suggerito da un disegno di legge presentato oggi da un parlamentare dell'Udc, il sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto, che sostiene il governo Crocetta.

Dunque, tutti a casa, e risparmiato il ricco gettone per i presidenti di Consorzio (63mila euro) e per i vice (metà di quanto prendeva, e ancora prende, un presidente). Lo scorso anno, dopo diverse denunce arrivate alla Procure e alla Corte dei Conti, il governo regionale era intervenuto, ma solo riducendo i consorzi, da 11, appunto, a quattro. Troppi sprechi, troppe irregolarità, insopportabili violazioni. Consorzi "mangiasoldi" per nulla.

Istituiti nell'agosto 1974, i consorzi che vanno a sopprimersi potevano rivendicare risultati pari allo zero, se si escludono i soldi erogati agli amministratori che si sono piazzati, negli anni, alla guida dell'inutilità assoluta.

La funzione, anche formale, dei Consorzi era venuta meno da parecchio: «A quarant'anni di distanza dalla loro istituzione - dice il promotore del disegno di legge che manda in soffitta i consorzi - è mutato il contesto normativo e sono mutate le esigenze del settore ittico. Non ha più senso mantenere attivi questi inutili quanto costosi "carrozzoni" della Regione!».

Liquidazione dei Consorzi entro 90 giorni, dunque, e trasferimento di ogni (residua) risorsa e delle competenze al Dipartimento Regionale della Pesca.       

ITALIA:

Abolite le province siciliane

Arrivata la decisione della Giunta regionale: abolite le province. Saranno sostituite da consorzi di comuni.

lunedì 4 marzo 2013

La Giunta regionale siciliana presieduta dal Governatore Rosario Crocetta ha deliberato l'abolizione delle province, che saranno sostituite da liberi consorzi di comuni, proprio come prevede lo Statuto speciale della Regione siciliana. La norma passerà verrà approvata entro fine mese dall'Assemblea regionale siciliana. A questo punto è prevedibile che alle amministrative di fine maggior si voti solo per i comuni e non per le province.

TENSIONI CON I GRILLINI, MA CROCETTA VA INCONTRO AL MOVIMENTO 5 STELLE - «Aboliremo le Province, lo faremo domani. La Giunta approverà una proposta di legge... saremo la prima regione d'Italia che le abolirà per fare i liberi consorzi di Comuni». Dopo la tensione coi grillini, che non ammettevano tempi dilazionati per mandare in cantina le costose Province, Crocetta va incontro al Movimento di Grillo.

Il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta lo aveva annunciato ieri, su RaiUno, all'"Arena" di Massimo Giletti. Oggi, vertice di maggioranza e giunta di governo per dare seguito al taglio. Le Province? «Inutili stipendifici», aveva detto Crocetta. Il rinnovo dei discussi enti - se non intervenisse la cancellazione - dovrebbe avvenire con elezioni a maggio.

Le Province siciliane sono nove e costano 700 milioni di euro all'anno. Presidenti, assessori e consiglieri, un esercito di 350 amministratori con pesanti indennità. Il presidente della Provincia di Palermo, per esempio, incassa 8.459 euro al mese, il vice 6.334, gli assessori prendono 5.948 euro. "Misera" la busta dei consiglieri: poco più di 2.500 euro. Se si aggiunge che lo Stato spende per le Province siciliane quasi 300 milioni.

Il personale rappresenta quasi il 50 per cento della spesa corrente delle Province, per un totale di 244 milioni annui. Dati Istat del 2009. Capitolo scandaloso, quello dei consulenti: una spesa di oltre 4 milioni di euro per più di trecento "esperti" pagati nel 2011.

Da Globalist.it