La nostra storia nella lotta contro l’amianto in Italia

 

 

La nostra è una storia di anni di battaglie collettive di uomini e donne che spesso sono rimasti senza volto e senza nome, ma sono riusciti a sfondare il muro di omertà e di complicità eretto da un sistema industriale basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo che, pur di realizzare il massimo profitto, non ha esitato consapevolmente di mandare a morte centinaia di miglia lavoratori nelle fabbriche, le loro mogli e figli e anche tanti cittadini che mai hanno visto una fabbrica.

Nonostante il ricatto fra occupazione e lavoro, la lotta dei lavoratori per la tutela dei loro diritti, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è stata una lunga lotta che non ha ancora fine. La pericolosità dell’amianto e il danno letale che provocava alla salute di chi ne veniva in contatto era noto fin dall’inizio del Novecento. Fin dagli inizi degli anni ’40 lo Stato italiano era dunque consapevole, del rischio legato all’esposizione a polveri e fibre di amianto aerodisperse nell’ambiente lavorativo. Un ritardo, quello dello Stato Italiano, ingiustificato e colpevole, perché già nel 1983 l’allora Comunità Europea (Cee), tramite la direttiva 477, aveva dichiarato fuori legge l’amianto. Tuttavia bisognerà attendere il 27 marzo del 1992, altri 9 anni perché la legge 257 venga approvata dal Parlamento.

Ci sono volute grandi mobilitazioni, battaglie politiche e sindacali, e solo dopo un lungo presidio di due giorni e due notti dei lavoratori dell’Eternit di Casale Monferrato, della Breda, e rappresentanti di molte altre fabbriche italiane sotto il parlamento, per varare una legge che mettesse al bando la produzione e la commercializzazione di questa sostanza killer e disponesse un insieme di norme rivolte a tutelare la salute degli esposti.

Purtroppo l’amianto provoca malattie e morte, anche molti anni dopo che si smesso di lavorarlo a causa dei lunghi tempi di latenza di tali patologie.

Questo materiale, contenuto in oltre 3 mila prodotti -dai mastici ai sigillanti, dalle pasticche dei freni alle corde, dalle conduttore di acqua potabile alle intercapedini e stucchi per strutture anche pubbliche, come asili, ospedali e scuole - era considerato il “miglior termodispersore al mondo”. Così pratico e a buon mercato da essere finito anche sui tetti: 2,5 miliardi di metri quadrati è la superficie di coperture in eternit in Italia, equivalente a circa 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto. Conveniente ma mortale: quand’è sottoposto a sforzi si usura, liberando nell’aria miliardi di particelle che, se inalate, provocano danni enormi.

Ogni anno, in Italia, secondo l’Inail, provoca 4mila vittime. Una parte rilevante delle 90 mila morti censite all’anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui nel mondo 125 milioni di persone - ancora oggi- sono esposte all’amianto nei luoghi di lavoro.

E’ in questo contesto che si colloca la nostra battaglia politica, etica e morale, prima che legale.

Per decenni, la sete di potere e di guadagno degli imprenditori ha goduto della complicità esterna, dell’ignoranza passiva e/o attiva di medici, di consulenti tecnici, di legali, di giudici, di funzionari delle amministrazioni pubbliche, di detentori del potere esecutivo e/o di quello legislativo che - con la loro indifferenza, i silenzi e con le bugie - hanno frequentemente fuorviato e manipolato l’opinione pubblica

Per troppi anni, in cambio del salario, i lavoratori sono stati costretti a lavorare in ambienti malsani e insicuri col risultato che milioni di persone che hanno costruito la ricchezza di questo paese hanno perso la vita , morendo fra atroci sofferenze, per arricchire i loro padroni.

Oggi la nostra battaglia continua nei luoghi di lavoro e di vita e nel territorio per eliminare le sostanze cancerogene e inquinanti, nelle aule di Tribunale chiedendo giustizia per le vittime, contro la prescrizione che concede l’impunità agli assassini, per il futuro nostro e delle generazioni che verranno: la prevenzione primaria, il “rischio zero” del cancerogeno asbesto e di tutti gli inquinanti.Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio