Pace e sviluppo

"Non ci può essere uno sviluppo sostenibile senza pace e pace senza sviluppo sostenibile" (Preambolo dell'Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile)

 

Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e del

“ Centro di Ricerca sulla Connettività della Silk Road (La Strada della Seta)”

 

 

L'economia mondiale ha generalmente superato le conseguenze delle crisi finanziarie che hanno avuto inizio nel 2008, ma è ancora di fronte a incertezze derivanti dalla debole crescita del PIL mondiale. Alcune nuove misure protezionistiche, sanzioni e altre misure unilaterali, in generale, hanno ostacolato la crescita degli investimenti commerciali e transfrontalieri. La cooperazione globale di partenariato e gli sforzi coordinati necessari per lo sviluppo sostenibile sono stati ostacolati da approcci e decisioni unilaterali di alcuni paesi. Il perseguimento dell'unilateralismo e dell'isolamento in un momento come questo ed in un mondo multipolare e globalizzato non può essere utile per nessun paese. Tale atteggiamento, qualunque motivazione abbia, non potrà aumentare i vantaggi del rapido progresso delle innovazioni e delle nuove tecnologie numeriche. L'apertura, l'uguaglianza, il partenariato e la cooperazione reciprocamente vantaggiosa sono il futuro per il mondo intero e per ogni paese in particolare.

 

Nell'ambito delle relazioni politiche si osservano due tendenze. In primo luogo, un cambiamento profondo e storico della correlazione delle forze a livello globale a favore di un sistema mondiale multipolare, basato sul pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto Internazionale, innanzitutto il principio di uguaglianza sovrana di tutte le nazioni ed integrità territoriale di tutti gli stati. Questo comprende il principio della non interferenza negli affari interni, la libertà di scelta dei sistemi sociali interni e il principio di una soluzione di tutte le controversie con mezzi pacifici, vale a dire attraverso il dialogo. Ed esclude ogni dominio, o gerarchia tra i paesi sovrani, l'uso della forza o la minaccia di uso della forza. La seconda tendenza è rappresentata da forze che stanno essenzialmente cercando di salvaguardare il mondo unipolare, la politica di dominio e l'interventismo militare. Esse credono ancora nel loro "eccezionalità" e praticamente si aspettano che tutti siano tenuti a rispettare i loro "interessi nazionali" in qualsiasi angolo del mondo; ma loro non sono tenuti a rispettare gli interessi di nessun paese, persino all'interno delle frontiere internazionalmente riconosciute.

 

La lotta per la pace e la lotta per lo sviluppo economico, sociale e culturale sono strettamente interconnesse e devono essere perseguite attivamente. "Abbiamo bisogno di una risposta globale che affronti le cause di conflitto ed integri la pace, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani in modo olistico - dalla concezione all'esecuzione" (UN SG Antonio Guterres, 24 gennaio 2017). Uno  sviluppo economico sostenibile e inclusivo, un'occupazione decente, in particolare l'occupazione di giovani qualificati, il benessere delle persone in generale sono la migliore prevenzione contro qualsiasi tipo di estremismo, di disordini o conflitti. Paesi e regioni che godono di una crescita economica sostenibile difficilmente possono diventare fonte di migrazioni massicce. La stabilizzazione del processo di pace, il ritorno dei rifugiati e degli sfollati e la riconciliazione post bellica dipendono fortemente dalla rapidità della ricostruzione economica.

 

La Belt and Road Initiative (BRI) Cinese, progetto mondiale multidimensionale, modello vincente di cooperazione e di pace ed amicizia tra le persone, offre un' ispirazione fondamentale per il migliore approccio pratico della comunità mondiale alle sfide della crescita economica globale, della comprensione reciproca e del rafforzamento della pace. Ciò spiega perché i richiami e le idee da parte della Cina vengano seguite con molta attenzione in tutti i forum internazionali e regionali. Così è stato in occasione del recente vertice dei leader del G20 ad Amburgo, in Germania, a cui ha  partecipato anche il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Djinping. La Cina ha ricevuto il riconoscimento di tutti gli altri leader per il suo contributo ai risultati del G20, in particolare come paese ospitante del Vertice dei Leader del G20 di Hangzhou e per la presidenza del 2016. Inoltre, una serie di intuizioni cinesi hanno trovato un adeguato spazio nei principali documenti del G20 di Amburgo.

 

Il punto di svolta del G20. Una delle immagini più evidenti della profondità e della portata dei cambiamenti globali nei rapporti mondiali è il ruolo crescente del G20 nelle relazioni economiche mondiali. Il G20 comprende le economie più sviluppate e quelle emergenti, compresi tutti i paesi membri del G7 e del BRICKS, nonché tutti e cinque i membri permanenti della ONU SC. Inoltre, le sue conferenze sono regolarmente frequentate dai più alti rappresentanti delle organizzazioni internazionali competenti quali l'ONU, l'ECOSOC, l'UNCTAD, l'IBRD, il FMI, l'OCSE, l'OMC, l'OMS, il WFO ed altri. Così il G20 è diventato il forum principale per la cooperazione economica internazionale, il dialogo ed il coordinamento degli sforzi volti a conseguire una crescita economica e una governance sostenibile e inclusiva. L'uguaglianza e la dignità degli esseri umani, la disoccupazione, le esigenze sociali, umanitarie, educative, sanitarie e culturali delle persone sono tra le più alte priorità del G20. Forse questioni cruciali di pace e stabilità possono non essere formalmente incluse nelle agende del G20, ma non sono mai state trascurate e possono essere considerate uno stretto collegamento tra la pace e lo sviluppo.

 

La storia, compresa quella recente, mostra che molti conflitti, aggressioni e guerre derivano da un chiaro contesto geo-economico che provoca conseguenze negative sulle prospettive di sviluppo e benessere delle persone. Non è vero che alcune guerre recenti siano state provocate per stabilire il controllo sull'energia o su altre risorse naturali ed economiche!  Al contrario, la pace e la stabilità sono precondizioni per lo sviluppo, la prosperità e la dignità umana. Il ruolo del G20 nel tracciare la strada e il meccanismo per salvare il mondo dalla crisi economica e finanziaria mondiale del 2008 è stato il punto di svolta storico verso il mondo della partnership, dell'uguaglianza e dell'ordine multipolare delle relazioni internazionali.

 

Il vertice dei leader del G20 di Amburgo (7-8 luglio 2017) ha adottato una serie di documenti che riflettono la realtà dell'economia mondiale, definendo i principali obiettivi e le responsabilità dei paesi membri e delle organizzazioni internazionali nel processo di attuazione. Il documento chiave intitolato "Dichiarazione dei Leader del G20: Formare un Mondo Interconnesso" (1) afferma che "uno sviluppo forte, sostenibile, equilibrato e inclusivo resta la massima priorità del G20". Riconosce che i benefici derivanti dal commercio internazionale e dagli investimenti "non sono stati sufficientemente condivisi" e ha chiesto che la politica di "maggiore inclusività, correttezza e parità" debba essere approfondita in modo più efficace. In alcuni documenti e discorsi del Vertice, le richieste di politiche "centrate sulla popolazione" sono caratterizzate in modo prominente, riflettendo così la volontà di attenuare la sfiducia tra le élites e il pubblico, particolarmente caratteristica dell'Europa, nonché di porre fine ai crescenti divari socioeconomici tra società, paesi, regioni e continenti.

 

 E' stato salvaguardato il consenso sul principio del libero scambio e degli investimenti transfrontalieri, nonché sul continuare "a combattere il protezionismo". Alcune differenze tra gli approcci degli Stati Uniti ed il resto delle 19 delegazioni hanno portato a una compromissione della proposta originaria così che la formulazione finale del relativo capitolo nella Dichiarazione recita: "Teniamo i mercati aperti rilevando l'importanza di reciproci e reciprocamente vantaggiosi scambi commerciali e di investimenti e del principio della non discriminazione e continuiamo a combattere il protezionismo, comprese tutte le pratiche commerciali sleali e riconosciamo il ruolo degli strumenti legittimi di scambio a questo proposito(in grassetto ZJ).

 

Gli USA si sono ritirati dall'accordo di Parigi. Nella Riunione del Vertice del G7, tenutasi il 26-27 maggio 2017 a Taormina, in Sicilia, Italia, gli USA hanno annunciato di essere in fase di revisione delle proprie politiche sul cambiamento climatico e dell'accordo di Parigi e quindi non sono in grado di aderire al Consenso del G7 su questi temi. Altri membri del G7, oltre all'UE, hanno ribadito il loro forte impegno per attuare rapidamente l'accordo di Parigi.

 

All'Incontro del Vertice del G20 ad Amburgo, gli USA hanno annunciato formalmente la decisione di ritirarsi dall'accordo di Parigi. Di conseguenza, gli Stati Uniti cesseranno immediatamente l'attuazione del loro attuale contributo determinato a livello nazionale e hanno affermato il loro forte impegno verso un approccio che abbassi le emissioni, sostenendo la crescita economica e migliorando le esigenze di sicurezza energetica. È stato aggiunto che gli USA si impegnano a lavorare a stretto contatto con altri paesi per aiutarli ad accedere ed "utilizzare i combustibili fossili in modo più pulito ed efficiente e contribuire a distribuire fonti energetiche rinnovabili ed altre energie pulite, data l'importanza dell'accesso all'energia ed alla sicurezza nei loro contributi definiti a livello nazionale ”.

 

 I Leader degli altri membri del G20 hanno preso atto della decisione americana, ribadendo il loro forte impegno per l'accordo di Parigi e la sua piena attuazione.


L'adozione unilaterale di tale decisione porta enormi conseguenze su piani diversi. Innanzitutto, difficilmente può dirsi vantaggiosa per i cittadini statunitensi, mentre è certamente dannosa dal punto di vista degli interessi della comunità mondiale, cioè gli esseri viventi del Pianeta, in generale. La leadership di qualsiasi paese è naturalmente tenuta a prestare attenzione agli interessi del proprio paese, ma certamente non a scapito o danneggiando gli interessi di altri paesi o del resto del mondo. Questa decisione unilaterale ha portato ad alcune interessanti domande, come ad esempio: quale messaggio l'"eccezionalismo Americano" porta nell'era del mondo multipolare? Si stanno forse ripresentando coloro che vogliono ritornare all'epoca della pre-globalizzazione? Esiste forse, a parere di alcuni decisori, un qualunque ruolo che la mutua fiducia, la solidarietà, la prevedibilità politica e la politica basata su regole possa svolgere nelle relazioni mondiali contemporanee?

 

La migrazione di massa provoca discordia nell'UE. Da qualche anno, il mondo e l'Europa in particolare sono di fronte ad una massiccia immigrazione di rifugiati e di emigranti principalmente provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa. Secondo le fonti ONU, oltre 65 milioni di persone hanno abbandonato le loro case a causa di guerre, disastri naturali od estrema povertà. Solo nell'ultimo anno più di un milione di profughi provenienti dalla Siria, dall'Iraq e da altri paesi del Medio Oriente sono entrati nei paesi dell'Unione europea utilizzando il cosiddetto percorso dei Balcani (Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Croazia). Altre decine di migliaia di persone provenienti da paesi sub-sahariani ed altri paesi africani sono entrati in Europa utilizzando il cosiddetto "percorso mediterraneo" (via Libia, Tunisia, altri paesi del Maghreb fino in Italia ed in Spagna). Migliaia di emigrati trasportati in barche non sicure e sovraccariche hanno perso la vita in mare. L'afflusso di profughi e migranti ha provocato diverse difficoltà nei paesi di transito e nei paesi di accoglienza. Alcuni paesi membri dell'Unione Europea hanno eretto muri metallici lunghi centinaia di chilometri sui loro confini per impedire l'entrata non autorizzata di migranti, altri hanno rifiutato di accettare qualsiasi quota (numero) di migranti decisa dalla sede dell'UE a Bruxelles. La discordia all'interno dell'Unione Europea circa le quote dei migranti, sull'interpretazione del concetto di solidarietà e sulle modalità per trovare soluzioni sostenibili hanno portato ad una atmosfera poco piacevole ed all'ascesa del particolarismo e del nazionalismo.

 

È chiaro che il problema della migrazione su larga scala delle persone è un problema serio ed a lungo termine. La soluzione sostenibile, pertanto, richiede alcune misure urgenti ed alcune misure a medio e lungo termine. Fino ad ora l'attenzione e le risorse sono state indirizzate a soddisfare urgenti bisogni umanitari, come l'alloggio, la salute e le esigenze quotidiane dei migranti, tra cui decine di migliaia di bambini. Esiste la necessità di un approccio globale che sia incentrato sull'eliminazione delle cause profonde del problema. Alcuni progressi recenti nel porre fine alla guerra in Iraq e Siria, compreso il cessate il fuoco nella Siria sud-occidentale, raggiunti a Amburgo durante il Vertice del G20, dovrebbero portare alla diminuzione del numero dei rifugiati ed alla speranza di incoraggiare il libero e sicuro ritorno alle loro case di persone provenienti da vari campi di rifugiati. Solo una soluzione negoziata, pacifica e duratura per il conflitto in Siria può porre fine al flusso di profughi provenienti da quel paese. Tale soluzione per essere sostenibile deve basarsi semplicemente sul compromesso tra le forze politiche interne, rispettando la sovranità e l'integrità territoriale della Siria. Un simile approccio di dialogo, compromesso e pace basato sui principi fondamentali del diritto internazionale deve essere perseguito per giungere a soluzioni di tutti gli altri conflitti e problemi del Vicino e Medio Oriente, inclusi quelli della regione del Golfo e della Penisola Araba.

 

Devono essere fornite risorse per stimolare gli investimenti nella crescita economica dei paesi Africani, in particolare nei paesi meno sviluppati e quelli in guerra, da dove gli emigranti si stanno riversando in Libia e in altri paesi del Nord dell'Africa (Maghreb). Il problema dell'emigrazione massiccia dall'Africa difficilmente sarà risolto rafforzando la presenza di polizia e di militari nel Mar Mediterraneo o sulle rive dell'Africa Settentrionale. E più che mai necessari sono "una crescita economica ed uno sviluppo sostenibile e inclusivo, in risposta alle esigenze ed alle aspirazioni dei paesi Africani, che contribuiscano a creare un'occupazione soddisfacente in particolare per le donne ed i giovani, contribuendo così a affrontare la povertà e la disuguaglianza in quanto cause di migrazione ". (Partenariato del G20 con l'Africa, centro Informativo del G20).  La Cina con la sua politica di cooperazione vincente è un esempio brillante di una partnership con l'Africa costante e reciprocamente vantaggiosa.

 

Terrorismo: problema globale - strategia globale. La Strategia Globale 2006 contro il Terrorismo dell'ONU si basa su 4 pilastri

  1. Affrontare le condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo
  2. Misure per prevenire e combattere il terrorismo
  3. Misure per costruire la capacità degli stati di prevenire e combattere il terrorismo e rafforzare il ruolo del sistema delle Nazioni Unite a tale riguardo;
  4. Misure volte a garantire il rispetto dei diritti umani per tutti e dello Stato di diritto come base fondamentale per la lotta al terrorismo. (A / RES / 60/288)

 

Tuttavia, il terrorismo internazionale continua a reclamare un alto tasso di vite umane, distruggendo  ricchezza culturale e beni economici, seminando divisione, confronto, disordine, insicurezza e persino destabilizzazione, come nel caso di ISIS. È chiaro che la Strategia Globale per ottenere risultati ha bisogno di un fronte unito e di azioni coordinate che, per motivi diversi, soprattutto geopolitici, sono finora stati insufficienti quando non totalmente assenti. L'indebolimento del dialogo, della fiducia reciproca e del partenariato tra alcuni dei principali protagonisti internazionali, l'utilizzo del pericolo terroristico come giustificazione per l'espansione militare, la politica dei “due pesi e due misure” su chi sono veri terroristi e chi i "combattenti per la libertà" o "l'opposizione moderata", l'interventismo sotto falsi pretesti  hanno creato un ampio spazio per la crescita dell'estremismo violento e del terrorismo internazionale. La ghettizzazione degli immigrati provenienti dai paesi Musulmani nelle città dell'ovest, l'aumento della disoccupazione, del nazionalismo e della xenofobia contribuiscono anche ad un ambiente favorevole all'estremismo, alla violenza e al terrorismo.

 

In conclusione, va osservato che nessun paese, e neanche un gruppo ristretto di paesi, per quanto economicamente o militarmente forti, può affermare di poter sradicare le radici del terrorismo internazionale come nemico globale. C'è la necessità di un fronte antiterroristico forte ed unito e di un coordinamento sotto gli auspici dell'ONU. Lottare contro il terrorismo come nemico comune presume una fiducia reciproca ed una cooperazione di partenariato ad ampio spettro. Le politiche di confronto, l'accerchiamento militare ed economico, l'abuso della democrazia o dei diritti umani per intromettersi negli affari interni dei partner nella lotta contro il terrorismo, non possono che rafforzare il fronte dei terroristi. "È dunque fondamentale promuovere la tolleranza politica e religiosa, lo sviluppo economico e la coesione sociale e l'inclusione, per risolvere i conflitti armati e per facilitare il reinserimento". (Dichiarazione dei leader del G20 di Amburgo sul Contrasto al Terrorismo, Centro Informativo del G20)

 

Mettere da parte le politiche di potere del passato e accettare nuove realtà è un importante presupposto per un'eradicazione efficace del terrorismo e per assicurare una crescita economica rapida, stabile e sostenibile dell'economia mondiale.

 

 

 

(1)   Altri documenti: Dichiarazione dei Leader del G20 di Amburgo sulla Lotta contro il Terrorismo; Piano di Azione di Amburgo, Piano di Azione per il Clima e l'Energia per la Crescita; Aggiornamento di Amburgo per Portare Avanti il Piano d'Azione del G20 nell'Agenda del 2030; Relazione Annuale sullo Stato di Avanzamento 2017; Piano di Azione del G20 contro i Rifiuti Marittimi; Partenariato con l'Africa; Iniziativa del G20 per l'Occupazione della Gioventù Rurale

 

Traduzione di Giorgio F. per civg.it