Kadyrov Ramzan: “Io lo penso veramente!”

28 novembre 2016

Il leader della Cecenia in una intervista speciale alla TASS parla della paura, dei nemici e degli amici, di Boris Nemtsov e delle guerre.

 

A. Vandenko: E’ da molto tempo che non registro una intervista in una palestra. Di solito le mie interviste si svolgono alla scrivania di un ufficio.

R. Kadyrov: Sono qui semplicemente per una salutare sudata. Per cui non vi preoccupate, va bene così. Risponderò comunque ad ogni domanda, qualunque essa sia.

AV: Allora cominciamo. Le piace far paura alla gente?

RK: E chi spavento, io? I nemici della Russia, i terroristi, gli estremisti e gente di quel tipo? Sì, quei nemici dovrebbero aver paura di me, una paura mortale. Sanno bene che il mio atteggiamento è risoluto. Chi coltiva progetti malvagi, chi progetta attacchi terroristici, chi sta per spegnere le vite di persone innocenti deve essere neutralizzato prima che abbia il tempo di schiacciare il bottone. Individui di questo tipo devono essere catturati e consegnati alla giustizia. Se mettono in piedi un conflitto armato, debbono essere spazzati via. L’umanità non ha trovato un altro modo di risolvere queste questioni. I miei nemici devono avere paura di me? Sì, e non solo devono temermi, devono fare in modo di stare lontano da me il più possibile, dall’altra parte del mondo. Non meritano che si facciano complimenti con loro. Il loro posto è dietro le sbarre o sottoterra. Possono scegliere quello che più gli conviene. In ogni caso, se si fanno vedere ancora in Cecenia, li spazzeremo via uno per uno, fino all’ultimo uomo.  I miei nemici devono avere paura di me? Sì.

Tutte le notizie spazzatura sul fatto che la gente sarebbe contro di me mi irritano. Io sono con il mio popolo. I suoi interessi e i suoi timori sono anche i miei. Ho dedicato la mia vita al popolo e il popolo mi ama. Io sono un guerriero e un difensore. Ho fatto un giuramento e sono al servizio del popolo. Sono pronto a dare la mia vita per loro. Lasciate che i miei nemici siano attanagliati dalla paura. Per quel che mi riguarda, questa è una buona cosa.

                     

AVParliamo un attimo della terminologia, allora. Chi sono quelli che voi chiamate “nemici”?

RK: Prima di tutto quelli che da 20 anni fanno guerra alla mia terra, che uccidono la gente della Cecenia, che distruggono le nostre città e i nostri villaggi, quelli che ancora rifiutano di riconoscere la loro sconfitta e accettare che il popolo ha fatto la sua scelta. Quali altri nemici potrebbero esserci? I miei nemici sono i nemici della Russia e della Cecenia.

 

 

AV:  Ma nel 1994 tutto ciò fu chiamato “ripristino dell’ordine costituzionale”.

RK:  Io sto parlando di terroristi venuti in Cecenia da 51 paesi e di traditori il cui scopo era distruggere la Russia come stato sovrano, gli “shaitans” [letteralmente “diavoli”] all’interno del paese, che danzavano al ritornello dell’Occidente, i Khodorkovsky, i Berezovsky e altri del loro stesso stampo. Che cosa ha a che fare l’ordine costituzionale con tutto ciò? State cercando di dirmi che Khattab e Basayev stavano ripristinando l’ordine costituzionale? Non erano altro che canaglie. Tutto ciò che è rimasto delle forze nemiche se ne sta ora nascosto, ma noi sappiamo chi sono e quali sono i loro scopi.

 

AV: L’ISIS fa parte dei nemici?

RK: Senza alcun dubbio.

 

AV: Ma alcuni di loro sono ceceni, non è vero?

RK: Sì, alcuni sono ceceni, ma sono una goccia nel mare, rispetto alle centinaia di migliaia di terroristi che sono sciamati lì dentro da America, Asia, Europa, Africa, Australia.  L’ISIS è uno stato diabolico, e anche Al Qaeda, discendono ambedue dagli stessi genitori.

 

AV: Essere sicuri che questi transfughi non ritorneranno è fondamentale, non è vero?

RK: Non c’è da preoccuparsi, non ritorneranno. Non c’è più posto in Cecenia per loro. L’America e l’Europa sognano di destabilizzare il nostro Paese per mano di qualcun altro. Se potessero, trasformerebbero la Russia in un’altra Aleppo. Ma non succederà, non ci inginocchieremo e non moriremo di fame. Le sanzioni sono inefficaci, hanno scelto l’avversario sbagliato. Grazie a Dio la Russia ha un vasto territorio, la sua terra è ricca, e le prove che dobbiamo affrontare ci renderanno solo più forti. Un giorno l’Occidente ci chiederà aiuto, e sono sicuro che non manchi molto a quel giorno. Ma oggi essi ci considerano nemici, così anch’io guardo a loro come a dei nemici. Ma io non ho alcun nemico personale, sono la persona più pacifica al mondo.

 

AV: Dite sul serio?

RK: Sono stato sempre così, fin dai tempi della scuola. Aiutavo il debole e quelli che avevano bisogno di protezione, nella mia classe e sulla strada. Ma non sono mai andato oltre un’aperta ostilità verso nessuno. Sì, una volta ho portato avanti un’ostilità sanguinosa. Avevano assassinato veri figli del popolo ceceno e figli della Russia, miei amici, il mio stesso padre, il primo presidente della repubblica cecena ed eroe della Russia Ahkmat Hadji Kadyirov, una figura politica e religiosa di fama mondiale. Non è rimasto vivo nessuno di loro. Era nostro dovere. Gangster e criminali non capiscono nessun altro linguaggio.

 

AV: Considera l’opposizione come un nemico?

RK: No, sono solo strilloni. Gente senza vergogna. Non hanno dignità, né coscienza, né patria. Il loro unico scopo è vendere gli interessi dello stato. Per trenta denari.

 

AV: Si riferisce a qualcuno in particolare?

RK: Non voglio fare nomi. Se comincio a buttar fuori nomi non potrò continuare in pace il mio lavoro. Mi danno la nausea. Stanno aspettando ansiosamente il momento che io mi lasci sfuggire una parola. Immediatamente inizierebbero a fare chiasso e si fionderebbero su questa opportunità di farsi pubblicità. E’ meglio che io stia tranquillo. In ogni caso, li conoscono tutti bene. Un giorno il popolo caccerà via questi delinquenti come cani randagi. Anche i loro parenti volteranno loro le spalle, considerandoli il disonore della famiglia.

Putin sa di avere una Russia vasta, multietnica e multireligiosa con cui rapportarsi. Andiamo, che razza di opposizione è questa? Il 18 settembre il popolo è andato a votare. Nella Repubblica Cecena questi chiacchieroni hanno ottenuto una percentuale di voti irrisoria. Non hanno alcuna credibilità. Cosa dice la gente in questi casi? “Si sa già come andrà a finire”. L’opposizione ha già provocato tutto lo scompiglio che poteva provocare. Adesso è ormai fuori gioco. Dov’è quel posto a Mosca dove usano riunirsi i dimostranti? Piazza Bolotnaya? Pensavano che avrebbero spaventato Vladimir Putin e lo avrebbero fatto rinunciare a un altro mandato presidenziale, la gente non è stata d’accordo, lo vedete.  E’ stato un boomerang per loro. Putin sapeva di doversi confrontare con una Russia multietnica e multireligiosa.  Non ha dato ai suoi nemici la minima possibilità di rovinare il paese. E’ andato avanti coraggiosamente, come al solito, e noi con lui. Adesso è tutto finito. Non c’è più nessuno che pagherebbe qualcosa per le sceneggiate delle Pussy Riot o che garantirebbe per il futuro di gruppi marginali come quello che ha messo in scena un’oscenità sul ponte Liteyny a San Pietroburgo. Per me, tutti questi individui sono nemici della Russia. Potrebbero entrare in una chiesa e fare uno spettacolo di canzoni e danze oscene. Ma se si avventurassero in una moschea, avrebbe luogo un crimine doppio. Sarebbero fatti a pezzi immediatamente. C’è sicuramente qualcuno dietro a tutto queste provocazioni. Per il vantaggio di chi viene fatto tutto ciò? Lo sappiamo tutti molto bene ma stiamo zitti. Adesso nessuno li finanzia più. Questo spiega perché si sono messi tranquilli.

 

AV: Ma qualcuno si è messo tranquillo per sempre. Per esempio Boris Nemtsov.

RK: E’ vero, Boris è morto. Ho già espresso la mia opinione su questo. Non ho altro da aggiungere. Non ho avuto nessun rapporto con lui.

 

AV: Ma era un suo nemico?

RK: No, Nemtsov non è mai stato mio nemico, benché non fosse nemmeno un amico. Le nostre strade non si sono mai incrociate. Lui ha fatto di sé stesso un nemico della Russia, la mia Russia. Se solo oggi la Russia avesse questo tipo di nemici! Non c’era niente e nessuno contro di lui, solo aria fritta! I suoi amici erano del tutto consapevoli che lui non serviva più, così hanno pensato che potevano prendere due piccioni con una fava, sparando a Nemtsov ed eliminando Kadyrov. Ma non sono riusciti a tirarmi  giù. Sono assolutamente tranquillo. Non rispondo alle bugie e alle provocazioni.  Ho detto loro, senza mezzi termini, dove devono andare, e proseguo la mia vita normale.

 

AV: Avevate promesso che avreste incontrato l’inquirente che investiga sull’omicidio di Nemtsov e che avreste testimoniato, ma questo non è ancora avvenuto.  

RK: Sono pronto a farlo in qualsiasi momento! Anche subito! Mi cambierei di abito e prenderei il primo volo. Ma per farlo devo ricevere un ordine di comparizione.

 

AV: Nemtsov nel 1996 cercò di fermare la guerra cecena. Portò avanti una campagna per raccogliere un milione di firme e le consegnò al Cremlino. Voi allora eravate dal lato opposto del fronte, non è vero?

RK: E’ vero. Nei primi anni ’90 molti in Cecenia volevano l’indipendenza. Erano in molti a credere a quello che Dudayev, Udugov, Basayev, Maskhadov dicevano. Non sapevano che tutti questi individui erano manovrati da nemici che volevano il crollo della Russia e usavano il nostro popolo come carne da cannone. Il ministro della difesa russo Pavel Grachev abbandonò i depositi di armi in Cecenia per attirarci in una trappola. Ci è voluto un po’ per capire cosa stava succedendo… Prima di tutto pensammo che eravamo combattenti e che avevamo il dovere di difendere il nostro popolo. Questo era il tipo di ideologia che avevamo a quel tempo.

 

AV: Quando avete capito che andavate nella direzione sbagliata?

RK: Il trattato di Khasavyurt che Lebed e Maskhadov firmarono nell’agosto del 1996 non portò alcun beneficio, fu solo una tregua. Io, mio padre e anche Nadir Khachilayev accompagnammo Lebed da Makhachkala a Novyie Atagi, ci andammo in elicottero. Nell’estate del 1999 le autorità dell’allora Repubblica di Ichkeria violarono gli accordi. Basayev invase il Dagestan e iniziò una seconda campagna militare. Si rivelò molto diversa e anche più feroce. Mio padre si rivoltò contro Basayev e Maskhadov. Disse “Questa non è la jihad ma un tradimento delle leggi dell’Islam”. C’era un disaccordo profondo.  Loro decretarono una sentenza di morte per Akhmat-Hadji. Allora entrammo in guerra contro i Wahhbi e i terroristi. Il Profeta (che Allah gli dia gloria e onore) disse: “Chi ucciderà questi cani dell’inferno andrà in Paradiso”

 

AV: E quanti di loro bisogna uccidere per assicurarsi un posto in paradiso?

RK: Stiamo parlando di cose serie! Stiamo parlando di terroristi che hanno versato il sangue di migliaia di donne, vecchi e bambini…

 

AV: Ma li hai contati, questi cani?

RK: No. Io combattevo contro degli stranieri che provenivano da cinque decine di paesi, che per qualche ragione erano venuti in Cecenia e che prima non avevano mai sentito parlare di questo paese. Ufficiali dei servizi segreti occidentali erano alle spalle di questi gruppi che uccidevano il mio popolo.

 

AV: Cosa mi dice delle forze federali russe? Voi combattevate anche contro di loro, non è così?

RK: Non ho mai detto a nessuno di avere ucciso soldati russi. Non ho mai detto una cosa simile né per scherzo né sul serio. Non ho mai detto una frase del genere. Queste parole mi sono state attribuite falsamente. Questa diceria è stata divulgata in tutto il mondo attraverso internet di proposito. Quelli che la ripetono ancora sono ben consapevoli che si tratta di una falsità. Durante la prima campagna militare ho usato le armi ed ero con il mio popolo. Ero troppo giovane e stupido, allora, ma sono stato sempre al fianco di mio padre. Ricordo il giorno in cui catturammo due prigionieri (uno di loro era un mercenario) e li portammo al quartier generale. In un certo senso li salvammo. Si sa che anche Musa Dadayev, il ministro dell’agricoltura nel nostro governo, riscattò dei mercenari catturati dai miliziani e li riconsegnò alle forze federali. Egli allora disse “Non siamo bestie selvagge, trattateli umanamente. Lasciateli tornare dalle loro madri e mogli e riferire che i ceceni difendono la loro terra”.

Certo può pensare che Kadyrov abbia paura di dire la verità perché ne seguirebbe un certo scalpore. Possa io essere maledetto se non sto raccontando i fatti puri e semplici. Non ho niente da nascondere. Lasciatemi dire una volta ancora che sono sempre stato al fianco di mio padre, vicino a lui. Come mufti lui ha salvato le vite di molti militari.

 

AV: Perché chiamate Akhmat Kadyrov il primo presidente della Cecenia? Prima di lui ci sono stati Dudayev, Yandarbyiev e Maskhadov. Dopotutto la storia della repubblica di Cecenia non inizia nel 2003.

RK: Non sono stato io a proporlo, è stata un’idea del Cremlino. Voi, naturalmente, non vi ricorderete, ma la Russia annullò tutti i decreti, le risoluzioni, i documenti che risalivano al periodo dell’ Ichkeria nella storia cecena. Se Dudayev e Maskhadov fossero stati riconosciuti come presidenti, allora doveva essere riconosciuta anche l’Ichkeria assieme ai suoi ministri. Basayev, Khattab, Udugov e gli altri avrebbero dovuto essere riconosciuti come legittimi uomini politici. Ma erano criminali e terroristi.

E’ vero, a un certo punto della recente storia cecena io ho sostenuto con forza Dudayev. Credo che persino suo figlio, Johar Dudayev, non l’abbia sostenuto come feci io. Ricordo che era però nei primi anni ’90.

Ma che differenza fa oggi chi è stato il primo presidente della Cecenia? E’ questo il criterio per giudicare quanto una persona fa di utile per la nazione? La gente si è già abituata a ciò: Akhmat Hadji è stato il primo presidente della Cecenia. Si riferiscono a lui in questo modo. Se cercassi di cambiare qualcosa, la gente non mi capirebbe.

 

 

AV: La via principale della capitale della Cecenia, Grozny, prende il nome da Akhmat Kadyrov, e così la moschea principale, il cuore della Cecenia, e così lo stadio della Repubblica, la casa della squadra di calcio Terek. C’è uno speciale museo dedicato ad Akhmat Hadji Kadyrov, con il suo studio incorporato all’interno. E la nuova moschea costruita ad Argun porta il nome di tua madre, Aimani. Siete certamente un figlio affezionato…

RK: Lo spero. Cosa c’è di più importante dei genitori? Chi più vicino? Avrei fatto anche di più in loro onore, se avessi potuto. Tuttavia, ho rimosso il monumento a mio padre. Va contro le leggi della nostra religione. Sono stati lasciati solo i suoi ritratti e bassorilievi al memoriale.

 

Da TASS - Traduzione di Sonia S. per civg.it