GHOUTA orientale, Siria. Speciale di SOS Siria/CIVG

5 marzo 2018

 

  

 

Per il popolo siriano e la Siria tutta, questo è un momento storico e militare fondamentale per il suo futuro e la sua strada verso la liberazione della propria patria e terra.

Aggredito ormai da 7 anni da terroristi, jihadisti, mercenari stranieri e potenze internazionali, dagli USA ad Israele, dalla Turchia al Qatar, all’Arabia Saudita, questo popolo e il suo Esercito Arabo Siriano, le sue Forze popolari, unite nelle Forze di Difesa Nazionale, con le centinaia di Milizie di villaggi e città delle Forze di Difesa Locali, espressione di TUTTE le componenti etniche, religiose, politiche e sociali della Società siriana, stanno eroicamente resistendo e ora hanno iniziato un sanguinoso e difficile cammino verso la riconquista e la liberazione di ogni ettaro della loro terra. Proprio questo vittorioso cammino iniziato in questi mesi ha fatto saltare i piani di destabilizzazione e occupazione del paese da parte degli aggressori, provocando una reazione furiosa militarmente e scientifica di DISINFORMAZIONE nelle opinioni pubbliche occidentali; nei popoli dei paesi che sono i tre quarti dell’umanità c’è molta più consapevolezza e capacità di orientarsi riguardo le guerre di aggressione e occupazione…forse perché le conoscono direttamente sulla loro pelle e nella propria storia…). Di fronte a questa ennesima aggressione mediatica e di menzogne prefabbricate, a cui molto pochi sono i giornalisti che si rifiutano di sottostare, riteniamo di dare un nostro modesto contributo informativo, attraverso questo SPECIALE GHOUTA, assemblando le testimonianze, gli appelli e le denunce circostanziate riguardanti questa fase della storia del popolo siriano, che alcuni siti, riviste,media indipendenti hanno pubblicato.

Per noi di SOS SIRIA/CIVG, questo è una parte del nostro lavoro, l’altra è quella della SOLIDARIETA’ CONCRETA, tramite i nostri Progetti solidali in corso da anni,  e di fronte a quanto sta accadendo ed al prezzo spaventoso che sta pagando la popolazione siriana, essa avrà una ulteriore spinta a rafforzare ancora di più la nostra solidarietà materiale, per contribuire seppur in maniera modesta, alla resistenza ed alla vittoria del popolo siriano, poi quando saranno vinti e cacciati i mercenari stranieri, saranno loro a decidere il loro futuro.                      

 

Enrico Vigna per SOS Siria/CIVG

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L’attacco Turco ai Curdi di Siria

15/02/2018

 

Miliziani curdi del Ypg festeggiano la liberazione di Raqqa, 17 ottobre 2017

 

Si tratta di un’iniziativa militare e politica appartenente alla categoria del quod erat demonstrandum. Imputarla a Recep Tayyip Erdoğan in quanto tale sarebbe senza senso, perché chiunque si fosse trovato alla presidenza della Turchia avrebbe fatto lo stesso (non si dimentichi quanto celermente, in termini militari, agì a Cipro il primo ministro turco, il laico Bülent Ecevit, dopo il colpo di stato fascista contro Makarios negli anni ‘70), e con la medesima disinvoltura. Solo un pazzo avrebbe potuto pensare che si sarebbero limitate al campo diplomatico le conseguenze della decisione statunitense di rafforzare le milizie curde nella Siria settentrionale e addirittura di affidare loro il controllo del confine turco-siriano, tanto più essendo collegate col Pkk di Turchia. La mossa degli Usa è stata per la Turchia l’equivalente della virtuale apertura di un secondo fronte coi Curdi. Di qui l’avvio di un’operazione militare cinicamente - o ironicamente - denominata «Ramo d’ulivo».

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Confessione sensazionale di un comandante sul campo dell'ISIS: battaglie, addestramento nelle basi militari statunitensi, armi israeliane e commercio con i turchi

Non voleva combattere, ma doveva: la confessione del terrorista del HTS e ISIS, catturato in Siria

Sono armati, sicuri della loro permissività e impunità, e si considerano molto pericolosi. I terroristi dell’ISIS * hanno eseguito feroci condanne con la corte della Sharia senza esitazioni. Spesso venivano sancite crudeli rappresaglie. Ciò è dimostrato dalla grande quantità di filmati prodotti e rilasciati dai punitori.

Tutte le cose cambiano quando i militanti sono dall'altra parte della barricata. Gli uomini armati di ieri cercano tutti i mezzi per respingere di avere qualcosa a che fare con gruppi terroristici e non ammettono il coinvolgimento in attività criminali anche sotto condanna della pena di morte. Solo pochi trovano in sé il coraggio per dire la verità e pentirsi ...

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Stati Uniti, giù le mani dalla Siria!

Più di un anno fa organizzazioni di tutto il mondo si unirono nella richiesta che gli Stati Uniti se ne andassero (togliessero le mani) dalla Siria. I firmatari di “Giù le mani dalla Siria” furono più di 265 organizzazioni e oltre 1.500 persone, tutti d’accordo con l’idea principale di “Giù le mani dalla Siria”, cioè l’opposizione al ruolo criminale e illegale degli USA nei sette anni di guerra.

Occorre  urgentemente farsi sentire.

Il Governo USA ha annunciato la sua determinazione di continuare a mantenere un’occupazione a lungo termine della Siria e di voler adesso creare un contingente forte di 30.000 soldati sul confine con la Turchia e con l’Iraq e la valle dell’Eufrate, compiendo così una vera e propria partizione della Siria. Questo recente progetto USA verrebbe a separare la regione settentrionale ricca di petrolio dal resto della Siria e a creare un mini-Stato militarizzato sotto il controllo degli USA.

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Colpo di Stato a Sanaa: Haaretz rivela

6 dicembre 2017

Il piano di Arabia Saudita e Emirati contro Ansarallah in Yemen è andato a monte, scrive in un recente numero il quotidiano Haaretz, che svela le quattro condizioni poste da  Abdullah Saleh per allearsi con Riyadh e Abu Dhabi

 

 

Haaretz passa in rassegna le iniziative politiche saudite nella regione. Non è per niente invidiabile l’attuale situazione del futuro monarca dell’Arabia Saudita, nota l’editorialista del giornale, facendo allusione ai duri colpi che la sua politica estera ha ricevuto nello spazio di una settimana. Da un lato la morte dell’ex presidente Saleh e, dall’altra, il ritorno di Hariri sulla scena politica libanese, nonostante le pressioni saudite.

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