CIVG Informa N°49

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Ancora un morto sul lavoro
Centro di Iniziativa Proletaria

Stamattina un altro ferroviere è morto sul lavoro. Alessio Corradini, ferroviere di 34 anni, dipendente da Rfi Spa, è morto stamattina, 5 agosto 2014, folgorato alle 11.20 mentre stava lavorando sui fili dell'alta tensione della linea ferroviaria Firenze Roma, nella stazione di Fabro-Ficulle, in provincia di Terni. La tragedia è avvenuta durante la manutenzione programmata della linea elettrica di alimentazione dei treni. In Rfi le cautele le procedure di sicurezza per la manutenzione - sulla carta pressoché perfette - si continuano a rivelare tragicamente inadeguate. Solo pochi giorni fa in Sicilia tre colleghi sono morti sotto ad un treno mentre lavoravano in linea.
Il tragico elenco dei morti sui binari continua ad allungati. Ogni commento appare insufficiente ad esprimere i sentimenti di rabbia e di impotenza che si provano di fronte a infortuni così prevedibili e ripetitivi. Ma qualcuno dovrà pure costringere Rfi, a interrompere questa strage ed a far rispettare le precauzioni necessarie. Il governo si gingilla con 'le riforme'  costituzionali ignorando colpevolmente che la Costituzione deve essere ancora applicata.
L'ansf scrive decreti senza preoccuparsi di controllare se vengono applicati. Gli organi di vigilanza delle ASL e delle DPL vengono depotenziati e demotivati. La magistratura apre le inchieste sempre dopo.....

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Una guerra coloniale
Angelo Travaglini

 

Premessa

I tragici eventi che dallo scorso 8 luglio hanno insanguinato la martoriata Striscia di Gaza acquistano una marcata rilevanza se si pensa alla circostanza che quest’anno si celebra il centesimo anniversario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, che registrò il maggiore tributo di sangue nella storia del nostro continente.

Agli inizi dello scorso secolo il mondo era segnato dallo sfruttamento selvaggio e dal dominio incontrastato delle grandi Potenze europee sulle aree “periferiche” del mondo, Africa, Medio Oriente, Asia, America latina.

Non vi erano limiti alla proiezione di violenza e di arbitrio dei Paesi depositari di una civiltà ritenuta “superiore”. Chi scrive queste note è stato per diversi anni testimone diretto dello spettacolo di rovina e di distruzione lasciato dalle Potenze coloniali, Francia, Belgio, Gran Bretagna ed anche Italia nelle regioni situate a sud delle rive meridionali del Mediterraneo.

Intere comunità portano ancora, anche nei tratti fisici e mentali, lo stigmate delle terribili sofferenze subite che, sotto mutate spoglie, in un quadro politico-istituzionale in sintonia con i tempi, continuano peraltro a caratterizzare la vita di quelli che lo scrittore di lingua francese Frantz Fanon era solito definire “i dannati della Terra”.

Questo era il quadro internazionale nel quale maturarono le condizioni che portarono allo scoppio del primo conflitto mondiale dove lo scontro degli imperialismi generò milioni di morti ed indicibili devastazioni. Una guerra dai tratti di mostruosa disumanità dalla quale scaturirono ulteriori sconvolgenti conseguenze portatrici a distanza di vent’anni di un’altra conflagrazione dagli effetti nefasti per l’immagine e gli stessi interessi dell’Europa.

Ho ritenuto opportuno partire da questa premessa per far comprendere come il tipo di guerre che con implacabile cadenza lo Stato di Israele ha scatenato dalla fine degli anni quaranta contro il popolo palestinese ricalca in larga misura il comportamento delle Potenze coloniali europee contro i “dannati della Terra” fino alla metà del secolo scorso.

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In difesa della Palestina
REDH

La Paz, Stato Plurinazionale della Bolivia, 4 agosto 2014.

 

 

La Rete di Difesa dell’umanità, davanti ai tragici eventi che sta vivendo il fraterno popolo palestinese di Gaza, in accordo con il suo dovere dichiara quanto segue:

Dichiariamo la nostra adesione alle parole del compagno Evo Morales, fondatore della Rete in Difesa dell’Umanità e Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, quando dichiara Israele come Stato terrorista.

Esprimiamo la nostra condanna assoluta del genocidio subito dal popolo palestinese per mano di uno Stato fondato sull’espropriazione e sull’occupazione coloniale dei territori palestinesi.

Noi riconosciamo ed esprimiamo la nostra solidarietà all’eroica lotta del popolo palestinese e delle sue organizzazioni di resistenza, soprattutto a Gaza, contro il tentativo di Israele di sterminarlo e di strappare i rimanenti brandelli di quello che fu la sua patria.

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Per chi suona la campanella?
Giuseppe Zambon

21 agosto 2014

Il costo della scuola pubblica aumenta, mentre Renzi & Giannini vendono fumo e preparano una stangata.

La crisi economica continua a pestare duro sulle fasce deboli dei cittadini, ce lo hanno ricordato i rapporti dell’Istat e del Censis a inizio estate, ora ce lo confermano le proiezioni sul PIL prossimo venturo dell’Italia e dell’Europa intera. Siamo in recessione o in stagnazione dove va bene e tutti, ma proprio tutti gli economisti, invocano almeno un po’ di inflazione, così da drenare quel quid in più di denaro ai cittadini a parità di consumo. Da non crederci, ci avviamo così ad un decennio di decrescita infelice, almeno per quanto riguarda il nostro paese. In questo devastato quadro economico e sociale, dentro un impoverimento di massa, ci troviamo a fare i conti con un fenomeno in controtendenza, che dovrebbe fare la felicità dei ‘nostri economisti’ ma che, in verità, gonfia solo il portafoglio di un oligopolio di editori, forti della loro posizione dominante e garantiti dalla loro ‘indispensabile’ funzione sociale.

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La metropolitana di Gaza
Uri Avnery , Gush Shalom (*)

13 agosto 2014

Tel Aviv non ha il metro. E’ qualcosa di cui si sta parlando da decenni. I vari sindaci l’hanno via via promesso. Ma, disgraziatamente, ancora il metro non c’è. Quando l’esercito israeliano è entrato nella Striscia di Gaza e vi ha  trovato un incredibile sistema di tunnel sotterranei, gli è passata un’idea per la testa: perché non invitare Hamas a costruire il metro di Tel Aviv? Loro hanno l’esperienza, la tecnologia, i progettisti e la mano d’opera. Ma questa guerra non è uno scherzo. E’ una tragedia terribile.  Dopo 29 giorni (finora) di lotta, chi ha vinto? E’, naturalmente, troppo presto per trarre conclusioni definitive. Il cessate il fuoco è finito. Ci vorranno mesi e anni per trarre tutte le conseguenze. Ma la saggezza popolare israeliana ha già tirato le proprie conclusioni: è un pareggio. Questa conclusione, in se stessa, è una specie di miracolo.

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Iran. Dove è finito Mahmaoud Ahmadinejad?
informazionescorretta

Questa era la dittatura di cui ci parlavano gli sciocchi nostrani. Guidati dalle loro letture come “Repubblica” e dalla loro banalità ci parlavano di dittatura e di un feroce dittatore. Oggi che ha perso le elezioni il Presidente Amhadinejad torna al lavoro (con l’autobus). Ce ne sono tanti di uomini così in Italia?

Eletto due volte alla presidenza dell’Iran, compiuto il suo secondo mandato, sconfitto alle ultime elezioni, Mahmaoud Ahmadinejad che cosa fa adesso? Ha ripreso il suo lavoro di professore all’università di Teheran, dove insegna ingegneria.

Eccolo mentre va al lavoro sui mezzi pubblici, come qualunque altro cittadino. Senza auto blu, senza scorta, non disturbato dagli altri passeggeri. Poveramente vestito come al solito.
Naturalmente, l’Iran è una teocrazia demoniaca e irrazionale, non una democrazia come la nostra.
Noi abbiamo la più bella Costituzione del mondo. Ma non ricordiamo di alcun politico italiano che, disfatto alle elezioni, torni alla sua vita lavorativa. Nemmeno il professor Mario Monti è tornato alla Bocconi; ma lì forse il problema è che alla Bocconi, una volta che se ne sono liberati, non lo vogliono. Lo stiamo mantenendo noi cittadini, come senatore a vita. A Teheran non sembra esistano cariche di senatori a vita dispensate dalla Guida Suprema. Un popolo incivile.

Da informazionescorretta

 

Kosovo: a Vitina distrutto il Monumento in memoria della lotta di liberazione dal nazifascismo
Enrico Vigna

Un monumento che era stato costruito in onore dei partigiani Serbi e Albanesi che combatterono contro l’occupazione nazifascista è stato distrutto nel centro del paese di Vitina da estremisti albanesi. L’atto vandalico è avvenuto sotto gli occhi della polizia kosovara, alcuni membri della quale hanno infatti tranquillamente osservato la distruzione del Memoriale, senza minimamente intervenire.    

Il fatto che che l’obiettivo non sia stato attaccato per motivi “etnici”, (era dedicato alla memoria sia dei serbi che degli albanesi) chiarisce ancora meglio la situazione di violenza, di sopruso e di aggressività presenti nella realtà del Kosovo “liberato”. Ma soprattutto fa capire quali sono i valori e le radici storiche cui si rifanno le forze secessioniste.

La memoria dei partigiani antifascisti del Kosovo, ormai annientata.

Il patrimonio e la memoria storica e culturale del Kosovo, fino al 2000 conservato nelle tradizioni della ex Jugoslavia, viene oggi sistematicamente rimosso e spesso distrutto dai “nuovi” governanti della provincia serba. Agim Gerguri, direttore dell'Istituto per la Protezione dei Monumenti in Kosovo, membro del consiglio di governo, ha dichiarato che nessun monumento legato alle vicende della Seconda guerra mondiale è sulla lista dei monumenti che lo “Stato” del Kosovo protegge. Un altro monumento jugoslavo sulla ex piazza “Fratellanza e Unità” a Pristina, sarà sostituito da un monumento al comandante UCK ucciso, Adem Jashari.

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