CIVG Informa N°47

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Le vittime palestinesi
ISM-Italia

 

Secondo il PCHR (Palestinian Center for Human Rights) le vittime palestinesi a Gaza dall'inizio dell'attacco israeliano alle ore 7 am del 5 agosto 2014 sono:

 


1938

delle quali

1626

civili e

312

guerriglieri tra i civili

460

bambini/ragazzi

246

donne

 

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Il massacro continua. La Resistenza continua.
Alfredo Tradardi

 

In questi giorni l'attenzione si è concentrata sulle vittime civili del massacro genocidario israeliano a Gaza. Secondo i dati del 3 agosto del Palestinian Center for Human Rights sono stati assassinati da un esercito di criminali 1.545 civili, mentre 272 sarebbero i guerriglieri palestinesi uccisi.

Non possiamo, non dobbiamo dimenticare che la Resistenza dei fedayyin palestinesi è stata superiore ad ogni previsione provocando, secondo i dati ufficiali israeliani, almeno 64 morti tra i soldati israeliani.

La Resistenza palestinese non si è lasciata trovare impreparata, ha adottato le tecniche di guerriglia degli Hezbollah e dei Vietcong e ha tenuto in scacco uno degli eserciti più forti del mondo.

Ci siamo trovati di fronte a una Intifada dei razzi, come l'ha chiamata Abdel Bari Atwan, a una Intifada dei tunnel e a una Intifada popolare. Il morale e la determinazione dei palestinesi di Gaza non è stato fiaccato dalla ferocia dell'attacco israeliano.

Il massacro continua. La Resistenza continua.

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Rivelazioni di un pilota tedesco: l’aereo malese MH 017 non può essere stato colpito da un missile
Peter Haisenko

01/08/2014

L’informazione sulla tragedia dell’aereo della Air Malesia MH 017, continua a eludere accertamenti  di trasparenza e di individuazione dei veri responsabili.

 

 

I registratori di volo sono in Inghilterra e vengono valutati. Che cosa può venire da essi? Forse più di quanto si potrebbe supporre.  Soprattutto il registratore vocale sarà importante nel confrontarlo con la foto di un frammento della cabina di guida. In qualità di esperto nel settore dell'aviazione ho attentamente guardato le immagini del relitto che stanno circolando su Internet.

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Giù le mani da padre Dimitrij Sidor!
Ortodossiatorino.it

L’arciprete Nikolaj Balashov ha pubblicato uno dei volantini anonimi arrivati in luoghi di culto nella regione di Kiev, che minacciano di morte i preti del Patriarcato di Mosca, invitati a mettersi sotto l’obbedienza del “patriarca Filarete” o a lasciare l’Ucraina prima di subire l’applicazione di “misure radicali”.

 

 

Prendiamo nota che i mittenti del volantino, che si autoproclamano “patrioti ucraini”, non hanno il coraggio di mettere una faccia dietro le loro parole. Non ci resta che proseguire con le nostre minacce, relative ai preti ortodossi in Ucraina: minacce di far sentire la nostra voce a oltranza finché non sarà rilasciato l’arciprete Dimitrij Sidor, leader spirituale del popolo carpato-russo, di cui da giorni non si hanno più notizie. Padre Dimitrij merita davvero il titolo di patriota, perché ha sempre messo la faccia dietro ogni parola (sempre pacifica) da lui detta in difesa della sua patria.

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Dichiarazione finale della Conferenza delle tribù della Libia
Enrico Vigna

Quello che segue è una traduzione sintetica della dichiarazione in quindici punti che ha concluso la conferenza delle tribù libiche, ospitata dalla tribù Rishvana nella città di Al-Azizia, il 25 maggio 2014.  Per i lettori che vogliono leggere tutta la dichiarazione e la risposta del Movimento Nazionale dei Popoli Libici, può trovare sotto il riferimento al link in arabo. Questa traduzione è una sintesi per aiutare a comprendere la composita e complicata situazione della realtà che sta vivendo la Libia ed il suo popolo. Questo è un documento ufficiale e storico, ovviamente non diffuso dai media occidentali e da organi informativi ad essi collegati.

Enrico Vigna, CIVG

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Un combattente afgano per la libertà in Donbass
Padre Ambrogio

 

 

Presentiamo la trascrizione italiana di un video di YouTube: l’intervista a un afghano che, dopo aver studiato in Unione Sovietica, viene a difendere gli abitanti del Donbass. Rifiutando di essere pagato (cosa che l’esercito ucraino gli ha offerto) mostra che gli abitanti delle zone musulmane, buddhiste e perfino pagane del vecchio impero russo sanno accorrere in difesa dei loro compagni cristiani quando la vita, la lingua, la cultura e la fede di questi ultimi sono minacciate. Una cosa che dovrebbe far riempire di vergogna molti sedicenti cristiani in Occidente.

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Il bambino che ci ha fatto piangere
Alessandro Marescotti

E' morto Lorenzo, il piccolo malato con un tumore al cervello. Due anni fa il padre salì sul palco per dire STOP all'inquinamento

30 luglio 2014

"Cari amici volevo avvisarvi che Lorenzino ci ha fatto uno scherzetto... ha voluto diventare un angioletto..."

 

Mauro Zaratta sul palco nel 2012 a Taranto con il cartello

 

Ce lo ha comunicato in serata su Facebook in questo modo, Mauro Zaratta, padre di Lorenzo, bimbo di 5 anni malato di tumore al cervello.
A 3 mesi di vita avevano trovato a Lorenzo un tumore alla testa di 5 centimetri. «Era più grande il tumore che la sua testolina», diceva il padre Mauro Zaratta.
Mauro era diventato un "papà coraggio" perché oltre che accompagnare il figlio in lunghi viaggi della speranza, ebbe la forza di salire sul palco nel 2012 e di dire a tutti di fermare l'inquinamento, portando con sé su un cartello l'immagine del figlio.
Mauro era andato a Firenze per non fare respirare più l'aria malata di Taranto e per curare il suo bambino dopo pochi mesi dalla nascita.
"Lorenzo - disse Mauro dal palco - ha un tumore al cervello dalla nascita e ha perso la vista. Io spero che continui a vivere e sono qui perchè condivido la protesta della gente. Voglio però anche dire che i bambini della città devono poter vivere serenamente e in salute: bisogna fermare questo massacro".

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"Dobbiamo difendere questo progetto nazionale e popolare con la “ cappa e con la spada"
Hebe de Bonafini

31/07/2014

 

Madri de Plaza de Mayo

Bene, companeros. Molti sanno che Angelica de Ayacucho non è più fisicamente con noi, Madre di Ayacucho, Ayacucho Angelica come la chiamavamo noi, una donna molto forte, che è stata con noi dal principio. Ma siamo contente perché sappiamo che non potrà mai andare via da  questa piazza, ella sarà sempre con tutte le Madri che continueranno ad essere qui.

Penso che questi giorni noi li interpretiamo come grandi giorni, molto storici per  l’Argentina, dobbiamo prenderli  come un importante fatto storico. L'enorme orgoglio di avere un a Presidente statista, non una Presidenta  qualsiasi . Eva Peron è stata una grande donna,  in sette anni ha fatto un sacco di cose, ma Cristina è anche una grande statista che ci rappresenta  e combatte e lotta ogni giorno e in ogni momento.  Per questo  viviamo intensamente questo momento.

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Lettera aperta agli ebrei italiani
Stefania Sinigaglia

31 luglio 2014

Khan Younis, Gaza, 26 luglio 2014

 

Sono un’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte di entrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e di guerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italiani perché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessa repulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza. Non si mira a distruggere un nemico armato, non sono due eserciti ad affrontarsi: si sta sterminando un’intera popolazione civile, perché il nemico è ovunque,  in un fazzoletto di terra che stipa in 365 km2 un milione e ottocentomila persone, il nemico è sotto la terra sopra la quale c’erano case e scuole e negozi e ospedali e strade, c’è la gente, e se vuoi colpire chi sta sotto la terra è giocoforza ammazzare chi ci sta sopra a quella terra, anche un bambino lo capisce:, ma fanno finta di non saperlo gli strateghi sottili di questo orrore infinito che si dipana sotto i nostri occhi.

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Transcarpazia: inizia la rivolta?
Dmitrij Dzygovbrodskij

  

 

Ho appena parlato col primo ministro della Repubblica Popolare della Rutenia Subcarpatica Petro Getsko.

In Transcarpazia sta per iniziare un’insurrezione. Nei prossimi due giorni capiremo in che modo si evolvera’. I cittadini della Repubblica Popolare della Rutenia Subcarpatica sono contrari alla mobilitazione alla guerra criminale dei nazisti di Kiev, e pretendono l’autonomia.

In questo momento si stanno prendendo delle decisioni importanti. Speriamo nell’apertura del secondo fronte. Penso che Kiev si spaventera’ e si pieghera’. Non ha le forze necessarie per combattere contro i ruteni e gli ungheresi.

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L’onda dei mutamenti nel Golfo Persico
Angelo Travaglini

Premessa

La spirale dell’odio settario, aggravatasi all’indomani dell’invasione americana dell’Iraq nel 2003, ha assunto una dimensione regionale e interessa ora una grande parte del Medio Oriente, coinvolgendo anche la ricca regione del Golfo, fatta un’eccezione per Qatar ed il sultanato di Oman, entità quest’ultima con una storia e tradizione culturale e religiosa difformi dagli altri cinque Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC).

Lo scontro all’interno dell’universo islamico non riguarda più soltanto il “divide” multi-secolare tra sunniti e sciiti e l’implacabile contrapposizione tra le due “powerhouse” del Golfo, l’Arabia saudita e l’Iran, fonte d’inaudita violenza in Siria, Iraq, Libano, Yemen, citando i casi più impattanti. Esso si è esteso alla stessa famiglia sunnita, dove l’islamismo militante dei Fratelli mussulmani è visceralmente osteggiato, con l’eccezione di Qatar, dal verbo religioso (e politico) prevalente nella regione del Golfo, ispirantesi al severo messaggio del wahabismo saudita professato e propagato dalla casa regnante della dinastia Saud, al potere nella penisola arabica da poco meno di un secolo.

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A Oristano continua la lotta all’amianto
associazioneitalianaespostiamianto

Morti da amianto. Accuse a istituzioni, magistratura e forze dell’ordine

 Terza vittima nell’arco di due mesi a causa delle fibre killer dell’amianto. Il drammatico annuncio arriva dall’Associazione ex esposti amianto di Oristano: “E’ dell’altro giorno il decesso di un nostro socio, residente a Oristano, pensionato, ex dipendente nel settore dell’edilizia”.

 

Giampaolo Lilliu

 

“Ormai”, scrive in una nota il presidente dell’Associazione Giampaolo Lilliu, “siamo in piena emergenza sanitaria e ambientale derivante dal rischio amianto e non sono più ammissibili ritardi nell’intervenire in modo serio, concreto e definitivo per tutelare l’ambiente e la salute degli ex esposti, dei nuovi esposti e di tutti i cittadini”.

Lilliu va anche oltre a attacca duramente: “Condanniamo con forza l’atteggiamento di indifferenza delle istituzioni, della magistratura e delle forze dell’ordine del nostro territorio sulle problematiche dell’amianto, che a nostro avviso è un freno alla ricerca di soluzioni reali e concrete al problema. Pensiamo, come associazione, che non ci possono essere ex esposti di seria A e ex esposti di serie B, come dimostrato da quanto accaduto a Casale Monferrato in cui si è vista una forte attenzione da parte delle istituzioni e della magistratura, grazie a un impegno di un sostituto procuratore quale è il dottor Guariniello”.

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Rapporto sulla situazione della proditoria scomparsa del pubblicista ucraino
Jean Marazzani Visconti

SERGEY BELOUS, M. A. in storia, nativo di Harkov, Ucraina, scomparso nella tarda serata di sabato 2 agosto 2014, poco dopo l'attraversamento del confine dalla Russia nella regione di Donetsk, Ucraina. Lui e due colleghi si ritiene siano stati arrestati a un checkpoint dell'esercito ucraino. Non si é saputo nulla della loro sorte per tre giorni. Martedì 5 agosto 2014 è stato annunciato che le forze sotto il controllo delle autorità di Kiev hanno trasportato Sergey Belous e i suoi due colleghi giornalisti, Roman Gnatyuk e Sergey Boyko, a Kiev per un interrogatorio. Sergey Belous, che è un cittadino dell'Ucraina, è attualmente minacciato di arruolamento forzato nelle forze armate ucraine e inviati nella zona del conflitto nell'est del paese.Poiché Sergey ha scritto ampiamente e criticamente circa i disordini di Maydan e il colpo di stato di febbraio 2014 a Kiev, è considerato un nemico dalle attuali autorità. Mentre era ancora a Belgrado, Serbia, era stato minacciato apertamente dal terzo segretario dell'Ambasciata Ucraina. Chiaramente, la minaccia del regime di arruolare Sergey e mandarlo nella zona del conflitto mette la sua vita in grave pericolo. Percepito come  avversario delle attuali autorità, la sua liquidazione in zona di guerra potrebbe facilmente essere organizzata e poi spiegata come un "incidente di guerra".

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