Dichiarazione finale della Conferenza delle tribù della Libia
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- Scritto da Enrico Vigna
Quello che segue è una traduzione sintetica della dichiarazione in quindici punti che ha concluso la conferenza delle tribù libiche, ospitata dalla tribù Rishvana nella città di Al-Azizia, il 25 maggio 2014. Per i lettori che vogliono leggere tutta la dichiarazione e la risposta del Movimento Nazionale dei Popoli Libici, può trovare sotto il riferimento al link in arabo. Questa traduzione è una sintesi per aiutare a comprendere la composita e complicata situazione della realtà che sta vivendo la Libia ed il suo popolo. Questo è un documento ufficiale e storico, ovviamente non diffuso dai media occidentali e da organi informativi ad essi collegati.
Enrico Vigna, CIVG
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Dichiarazione finale della Conferenza
I : Sciogliere l’illegittimo Congresso Nazionale Generale.
II : Abolire tutte le leggi approvate dal Congresso e dal governo perchè sono stati creati e realizzati sotto l'intimidazione e la minaccia della forza armata.
III : Abolire tutti i contratti e gli accordi internazionali rilasciati al di fuori dei limiti della giurisdizione che contraddice la sovranità economica e politica della Libia.
IV : Sciogliere tutte le milizie, i militari, battaglioni di sicurezza, in quanto tutti sono illegittimi. Essi devono cedere tutte le armi alla sede del legittimo esercito e polizia. Un attacco a qualsiasi regione o tribù è un attacco a tutti i libici e dovrà confrontarsi con tutta la forza di tutto il popolo libico.
V : Dichiarare subito un'amnistia generale che permette il ritorno degli sfollati sia all'interno del paese che all'estero. Se non hanno sangue libico sulle loro mani e non si sono impegnati in furti di denaro o immobili, possono partecipare attivamente al processo di riconciliazione.
VI : L'immediato rilascio di tutti i detenuti e l'eliminazione di tutte le false accuse contro di loro.
VII : Il ritorno del legittimo esercito, della polizia e dei distaccamenti di sicurezza per ripristinare l'ordine e lo stato di diritto nel paese.
VIII : Ripristinare immediatamente pieni diritti di cittadinanza a tutti i libici.
IX : Affrontare le cause profonde e vere della guerra. Fornire parità di trattamento e il rispetto per tutti coloro che sono stati martirizzati e feriti durante la guerra.
X : L'autorità del governo del paese passa al Consiglio supremo delle tribù finché non ci sarà un vero e proprio processo di elezioni parlamentari e presidenziali democratiche e il completamento di una costituzione.
XI : L'esercito e la polizia devono tornare ai loro posti di lavoro subito e proteggere le tribù e le frontiere della Libia e l'integrità territoriale.
XII : Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, all'Unione Africana, alla Lega Araba, ai membri della Comunità del Sahel-Sahara, all'Unione del Maghreb arabo, all'Unione europea, alla Conferenza islamica e a tutti gli organismi e le istituzioni internazionali, a indicare, ad affiancarci e sostenere questo progetto di salvezza nazionale, e aiutarci a realizzarlo.
XIII : State certi che le tribù libiche sapranno tutelare i diritti individuali, proteggere e difendere gli interessi nazionali, e non consentire che nessuno possa essere sottoposto ad azioni contrarie alle regole e norme del diritto internazionale.
XIV : Le tribù libiche respingono all'unanimità tutti e gli eventuali incontri, conferenze, tenute sotto qualsiasi nome, a meno che si svolgano all'interno del territorio libico, ed i cittadini e le tribù libiche ne siano basilari partecipanti.
XV : Le tribù libiche invitano e accettano tutte le tribù, le regioni e le istituzioni civili ad aderire a questo progetto nazionale e a parteciparvi attivamente.
Jamahiriya News Agency / Maggio 2014
La tragedia della Libia, nell’indifferenza di chi, stoltamente l’ha sostenuta
di Enrico Vigna
Lo sforzo dei mass media occidentali, allineati alle direttive politiche dei rispettivi governi, continua ad essere quello di far passare le varie forme di resistenza o opposizione all’attuale realtà e tragedia per il popolo libico, come fenomeni irrilevanti o non determinanti. Ma per chi conosce, anche solo a grandi linee la realtà della società libica, sa benissimo che essa è sempre stata fondata su un delicato e articolato equilibrio di alleanze tra le varie grandi tribù componenti il territorio libico; ed è nel rispetto e garanzie dei loro interessi e storie locali, che la carismatica e riconosciuta leadership di Gheddafi e della Jamahiriya per decenni era stata capace di assicurare, ma soprattutto di guidare in una architettura politica fondata su una coesione ed un interesse nazionale comune; quasi inventata, se si guarda alla storia di quella regione. Ed è stata questa politica lungimirante, realista e fondata su una lettura anche culturale interna alle popolazioni abitanti quei territori, dei loro usi, costumi, esigenze e contraddizioni, che, insieme anche ad una pratica di forza e anche di imposizioni, in alcune fasi storiche, aveva garantito decenni di convivenza dignitosa, di progressi e sviluppo del paese e delle sue genti. Fino all’apparire del fenomeno islamista fondamentalista che è stato, da un lato l’unica reale opposizione e alternativa alla Jamahirya, e dall’altro lato ai nuovi programmi geostrategici degli USA e della NATO, che hanno intelligentemente usato e arruolato qaedisti e terroristi islamisti ( come ormai documentato ufficialmente), non avendo mai potuto contare su un rovesciamento degli equilibri libici dall’interno della società libica, cioè attraverso la realtà delle tribù, di fatto la Libia in sé stessa. Ed oggi questi gruppi sono sfuggiti al loro controllo e la Libia brucia e si distrugge in un inferno dantesco. L’importanza di questo documento è strategica, significa che l’80% dei libici ( i componenti delle tribù libiche), non è e non sarà più un osservatore degli eventi, attento solo alla difesa dei propri spazi e interessi specifici, ma ha deciso, probabilmente come unica possibilità per la propria sopravvivenza, di scendere in campo, di aprire le ostilità contro una leadership installata dai bombardieri NATO, corrotta, insulsa e incapace, e diventare attore principale in questo scenario devastato e sprofondato in una violenza e disperazione dilagantie e devastanti. Sono giunti alla consapevolezza che questa leadreship ha sprofondato il paese in un abisso, e che qualcosa deve essere fatto. Ma soprattutto è una dichiarazione di guerra all’opzione islamista radicale; se leggete nei punti, ma anche nell’analisi complessiva della Conferenza, la proposta è laica, pur restando interna alla cultura arabo musulmana, come è giusto che sia; il libretto verde e tutta la filosofia della Jamahirya non hanno mai negato queste basi fondanti la realtà libica, pur dandogli caratteristiche progressiste, di sviluppo e con elementi di socialismo arabo. Questa sarà la grande e sanguinosa sfida, in quanto quelle poche decine di satrapi definitisi democratici, in realtà dimostratisi solamente interessati al potere, ai guadagni personali e a libro paga delle potenze straniere occidentali, nel paese non contano nulla senza protezione NATO. Le milizie islamiste qaediste sono invece una realtà che in questa fase storica (vedesi Iraq, Siria, Maghreb, Nigeria, Mali, Somalia, ecc.) sono attori principali e reali sugli scenari internazionali, e nessuno non può evitare di farci i conti e affrontarli.
Occrre essere molto cauti nel disegnare scenari o congetture circa la situazione in Libia oggi, i dati affidabili e documentati sono difficili da trovare. Sicuramente i media occidentali tentano di celare completamente il fatto che la Resistenza verde delle forze della Jamahirya esiste, e lo abbiamo anche documentato nei mesi scorsi su civg.it, è attiva e ad un buon livello di riorganizzazione e in alcuni momenti anche all’offensiva. Tutto sta a dimostrare targicamente che la guerra in Libia infuria, e, purtroppo questo è pronosticabile, la situazione sta sfuggendo di mano a tutti e altro sangue, altre violenze, altre tragedie per la popolazione sono e saranno una dolorosa realtà.