Goran Jelisic - Uomini e non uomini
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- Scritto da Goran Jelisic
La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza
di un ufficiale jugoslavo
A cura di Jean Toschi Marazzani Visconti
Prefazione di Aldo Bernardini, docente di Diritto Internazionale, Università di Teramo
Postfazione dell’Avv. Ugo Giannangeli
Eroismi, viltà, atrocità, doppigiochi e connivenze della NATO in Bosnia Erzegovina nel racconto di un tenente dell’esercito jugoslavo.
La parzialità e la colpevole incompetenza dei giudici del preteso tribunale internazionale dell’Aja, finanziato dagli USA, dai Paesi Arabi, dalla Fondazione Soros e sostenuto dai Paesi occidentali e dalla NATO, che ne hanno stabilito le regole di funzionamento e le competenze (il tribunale non è autorizzato a giudicare cittadini degli Stati Uniti).
L‘autore, nato in Bosnia, è una giovane recluta dell‘esercito jugoslavo, nel 1991 partecipa in prima persona alla resistenza contro gli eccidi effettuati dagli eredi degli ustascia in Slavonia ed a quelli di Al Qaida in Bosnia e assiste al disfacimento dell‘esercito federale. Viene arruolato nella polizia della sua città e in seguito nell‘esercito della Republika Srpska. Si distingue per le capacità organizzative e per la sua profonda umanità. Più volte rifiuta di eseguire le rappresaglie ordinate da alcuni comandanti serbi che hanno deciso di rispondere agli eccidî della controparte con analoga e indiscriminata brutalità.
Ignorando in modo scandaloso i numerosi testimoni croati e musulmani che depongono a suo favore, il tribunale dell‘Aja lo condanna a 40 anni di detenzione. Si trova attualmente detenuto in Italia.
Formato: 130x210 Pagg. 300 ca. prezzo 15,00 € - brossura - ISBN 978-88-87826-91-3
Forum di Belgrado
per un Mondo di Eguali – Italia
Il Forum Belgrado nel segnalare questo importantissimo documento storico, qual è questo volume/testimonianza di un semplice uomo, soldato e patriota jugoslavo, che con massima dignità e coraggio, pagando il tributo della propria vita agli interessi degli aggressori della NATO e occidentali, non ha ceduto a ricatti, lusinghe, pressioni ed ha mantenuto una condotta umana, politica e morale rarissime nei nostri tempi farciti di dichiarazioni vuote, analisi teoriche, proclami eterei, in gran parte “internettisti”.Un giovane uomo travolto da avvenimenti e strategie pianificate in centri di potere geopolitici e militari, un uomo investito da avvenimenti colmi di orrori, crimini, tragedie, violenze, odi, tradimenti, crudeltà, fanatismi; eppure un giovane uomo che, come documentato agli atti non ha mai perso la “bussola” dell’umanità, della ricerca di atti giusti in situazioni brutali o disumane. Un documento dove alla fine non prevale il rancore o l’odio per le aberrazioni e infamità personali subite, ma semplicemente una legittima rabbia e avversione morale verso le falsità, l’immoralità e le ingiustizie, non solo contro di lui ma contro un intero popolo, quello serbo. Un documento, questo libro, scritto non da un fazioso assertore di qualcosa contro qualcos’altro di ideologico, o peggio di una etnia contro un'altra, di una fede contro un'altra, semplicemente le vicissitudini di un giovane uomo, come milioni di altri trascinato in quel gorgo di brutalità, crudeltà e insulsità per i popoli coinvolti, che è stata la guerra in Bosnia (ma esiste una guerra senza tutto questo?...), perché la crudeltà di una dinamica di guerra innescata è che in guerra non c’è una “terza parte”, tranne che per privilegiati o fortunati. Di un uomo, che in quella drammatica e tragica realtà ha semplicemente cercato di comportarsi da soldato, ma soprattutto di restare un essere umano comunque e nonostante tutto, cercando sempre di trovare soluzioni di pietà e rispetto umani, e cercando di non perdere sentimenti e valori di solidarietà e giustizia umani, contro fanatismi e orrori intorno. E anche questo è agli atti, non sono frasi fatte. E c’è riuscito non solo dentro le vicende di guerra di allora, ma ancora oggi seppur da 16 anni imprigionato e indicato come un criminale e genocida; e il titolo scelto è la sintesi di tutto l’essere di Goran Jelisic, alla fine di tutto resta solo un dato finale ed è quello morale: non le categorie di “buoni o cattivi”, “colpevoli o innocenti”, ma la differenza tra “ dignità e indegnità”, “ UOMINI o NON UOMINI”! Goran Jelisic si è comportato da soldato, da patriota ma soprattutto da uomo.
Per tutto questo, come Forum Belgrado Italia e Centro iniziative Verità e Giustizia, abbiamo deciso di “adottare” moralmente Jelisic, mettendoci a disposizione per sue necessità o bisogni nella sua detenzione qui in Italia, e decidendo di devolvere alla sua persona i proventi della vendita di questo volume ed eventuali donazioni per la sua persona.
Enrico Vigna per Forum Belgrado Italia e CIVG