Notiziario Patria Grande - Novembre 2022

 

 

 

NOTIZIARIO NOVEMBRE 2022

 

 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / NICARAGUA

In Nicaragua hanno vinto il sandinismo e la pace

 

CIVG / PATRIA GRANDE / BOLIVIA

Scioperi in Bolivia: sempre lo stesso copione

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / ELEZIONI

Non c’è demagogia nel nostro processo elettorale

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SI E’ SPENTA HEBE DE BONAFINI

Hebe de Bonafini, simbolo e orgoglio dell’America Latina

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / STATI UNITI: ELEZIONI DI MEDIO TERMINE

Il potere dei politicanti

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRENT’ANNI DI LEGGE TORRICELLI

Una legge criminale per un sogno frustrato

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / DIRITTI E STATI UNITI

Una vetrina della «giustizia» statunitense

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CONFERENZA DELLE ARMI BIOLOGICHE

Cuba vicepresidente della Convenzione delle Armi Biologiche

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN ALGERIA

Díaz-Canel in Algeria: «Nutriamo molte aspettative da questa visita»

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN RUSSIA

Il presidente della Repubblica di Cuba in visita in Russia

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN TURCHIA

Miguel Diaz-Canel inizia la visita ufficiale in Turchia

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN CINA

Díaz-Canel a Pechino

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SOLIDARIETA’ PER CUBA

A New York, la voce del mondo per Cuba

 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / NICARAGUA

In Nicaragua hanno vinto il sandinismo e la pace

 

 

La grande vittoria dell’Alleanza Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) nelle recenti elezioni municipali del Nicaragua ottenuta con il 73,7% di voti secondo quanto comunicato dal Consiglio Supremo Elettorale, è stata definita dal presidente del Nicaragua Daniel Ortega «una lezione di pace».

«La verità è che il popolo ha capito che quando c’è pace e un governo disposto a lavorare con il popolo e per il popolo, allora i frutti si moltiplicano», ha sostenuto Ortega nella chiusura del  Congresso Nazionale della  Gioventù Sandinista 19 Luglio, sottolineando che nella giornata delle elezioni non ci sono stati problemi e che tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro ideologia e dal pensiero religioso, hanno votato pensando al benessere delle famiglie e non ai partiti politici.

In accordo con l’ente elettorale, 1.489.688 persone hanno votato a favore del FSLN, e questo ha permesso al gruppo politico d’ottenere 153 sindaci, informa Telesur.

Il segretario all’organizzazione del FSLN, Fidel Moreno, in un’intervista al giornale El 19 Digital, ha spiegato che «le principali ragioni di questa vittoria stanno precisamente in un popolo che sente che sta progredendo, che gli si restituiscono i suoi diritti, che procede su cammini di prosperità ogni giorno e che attribuisce al Fronte Sandinista e alla guida del Comandante Daniel Ortega la possibilità di continuare a crescere sviluppando opere che apportano benefici a tutti».

Poi ha commentato che i dieci municipi in cui il FSLN non ha mai vinto nella storia, in queste elezioni hanno invece scelto questa organizzazione politica: «Questo risultato pone la nostra democrazia, il rafforzamento dello Stato di Diritto, in una prospettiva in cui il cittadino ha privilegiato lo sviluppo del sue comunità, la soddisfazione delle sue necessità e la costruzione collettiva, che ci permette di migliorare tutti i giorni».

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 9 novembre 2022

 


 

CIVG / PATRIA GRANDE / BOLIVIA

Scioperi in Bolivia: sempre lo stesso copione

 

 

 

A partire dal trionfo elettorale del MAS (Movimento al Socialismo) nel 2020, guidato da Luis Arce Catacora e David Choquehuanca, entrambi suggeriti da Evo Morales, la destra fascista non ha mai smesso di cospirare. Con i media al suo fianco come principale alleato, una comunicazione di massa polarizzata all'80% attraverso un lavoro basato sulla menzogna e sulla mistificazione dei fatti accaduti nel Paese, essa ha trasformato la realtà a proprio favore e certamente non lo ha fatto in forma gratuita e spontanea.

Sono passati due anni dall’insediamento del MAS e questo governo costituzionale ha iniziato una deriva dallo scopo iniziale che prevedeva di continuare la linea tracciata dal MAS IPSP (Strumento politico per la sovranità dei popoli) che ancora oggi guida Evo Morales.
La deviazione si è cominciata ad avvertire quando, nella composizione del gabinetto ministeriale, sia il ministro del governo che il ministro della giustizia si sono dimostrati funzionali della destra più strenua guidata da Camacho, il governatore di Santa Cruz, la città da cui sono partite le operazioni per i colpi di stato militari già al tempo della Repubblica.

Il ministro di governo Del Castillo fa tutto il possibile per non intervenire nelle manifestazioni di opposizione che a volte sono molto violente, ma in compenso presenta in pubblico personaggi improbabili che commettono reati ai danni di persone povere che non possono difendersi.
Il ministro della Giustizia Ivan Lima ha dichiarato pubblicamente di non essere del MAS e fino ad oggi non ha ancora attivato procedimenti legali contro i principali responsabili del golpe del 2019, quando Evo Morale si dimise dalla presidenza per evitare spargimenti di sangue in seguito alle minacce di violenza a lui stesso e alla popolazione da parte delle Forze Armate e della Polizia se non si fosse dimesso.

Le morti di Sacaba e Senkata non hanno fino ad ora avuto giustizia e sia gli autori intellettuali che gli assassini dell'esercito e della polizia circolano ancora liberamente. Uno dei massimi responsabili del colpo di Stato, Luis Fernando Camacho, oggi è governatore di Santa Cruz, la città economicamente più attiva di tutta la Bolivia, e attacca criminalmente il governo di Arce sapendo di avere il pieno appoggio dei media e di poter contare sulla logica reazionaria sovvenzionata con il denaro e con il pieno appoggio dell'ambasciata statunitense.

Con un tale supporto, sfida il governo costituzionale, sa di avere l'appoggio della destra nazionale e internazionale, e ora si è dedicato alla causa della frammentazione del MAS, comprando le coscienze dei deputati e dei senatori, ottenendo la frattura istituzionale del partito di governo, e il suo unico scopo è di far sparire il MAS e con lui anche Evo Morales. Oggi Evo è consapevole della frattura del MAS, per questo motivo attacca i senatori e i deputati del partito al governo per essersi lasciati corrompere dal denaro, ma Evo è anche consapevole del successo della sua gestione nei quasi 14 anni al potere, ed è fiducioso di trionfare alle prossime elezioni presidenziali, non c'è dubbio che abbia un forte sostegno da parte della popolazione.
Così, il presidente e il vicepresidente attualmente in carica hanno chiaramente mostrato di non sostenere più Evo, e alle prossime elezioni si candiderebbero certamente con un’altra sigla.

Camacho fa di tutto per ottenere l’impunità ed evitare quindi il carcere, per questo organizza manifestazioni violente. L’ultima, per motivi diversi, ha fatto riferimento al censimento della popolazione: è stato ordinato uno sciopero generale che voleva essere nazionale ,e quindi finalizzato a innescare un altro colpo di Stato con le stesse modalità del 2019, ma gli altri dipartimenti non hanno aderito e il “progetto” è fallito. A Santa Cruz, la città di Camacho, sono riusciti a convincere solo persone pagate, senza contare che i manifestanti ricevevano alcol e cibo ogni giorno. Camacho ha le sue “teste di cuoio” che è il gruppo della Union Juvenil Crucenista, con elementi del sottoproletariato costituito da ex carcerati e, in generale, giovani senza istruzione e drogati. Dispongono di esplosivi molto rumorosi e che producono luce accecante. Lo sciopero, durato 34 giorni, ha causato quattro morti e ha seminato molta violenza. Le persone che si riconoscono nel il MAS hanno contribuito a sgomberare molte strade e viali.

In termini generali, il golpe è stato un clamoroso fallimento, ma è chiaro che la destra non si asterrà dal cercare altre provocazioni antidemocratiche e fasciste.

 

Pablo P., Gruppo Patria Grande del CIVG, 30 novembre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / INTERNI / ELEZIONI

Non c’è demagogia nel nostro processo elettorale

 

 


                                                             

Mia madre, che nonostante il suo basso grado di scolarità era una sapiente, mi parlava sempre dell’opportunismo e della disonesta politica che caratterizzavano le elezioni nella Repubblica neocoloniale.
Nella sua natale fattoria Rincón, nel paese di Vega Alta, a Camajuaní, lei sapeva dei voti comprati dai futuri sindaci, dell’uso del machete per far sì che le persone andassero a votare e anche delle false promesse di denaro per curare un bambino malato pur d’ottenere un posto nella cupola del potere.
Nel suo linguaggio popolare e trasparente, mia mamma comprendeva quel che accadeva prima del 1959, quando c’erano le elezioni: «Quella era impudenza», mi diceva, e ricordava come la zona s’inondava della propaganda elettorale a favore dei candidati. Come scrisse tanto bene Carlos Puebla in una memorabile canzone: «Qui pensavano di continuare / a giocare alla democrazia / e il popolo in disgrazia / che stava per morire / in modo crudele / senza che si curasse la forma / con il furto come norma / e allora arrivò Fidel / Terminò la disgressione / arrivò il Comandante e la fece finire».
Grazie alla Rivoluzione, per la prima volta il popolo fu padrone del suo destino ed ebbe l’opportunità didesignare il suo presente e il suo futuro, cominciando dal quartiere, il luogo intimo e pittoresco dove vivi, incontri gli amici e gli aiuti imprescindibili quando ne hai bisogno.
In un’azione di sicura democrazia, nella tappache precede le votazioni del 27 novembre per eleggere i delegati alle assemblee municipali del Potere Popolare, ognuno ha avuto la possibilità di nominare la persona nella quale ha fiducia. Si è potuto gratificare e premiare il delegato uscente, anche se i vicini hanno avuto altre proposte perché «è apparso in grado di risolvere tutto» o un giovane «pronto a mangiarsi il mondo». Questo puòsuccedere in quanto il nostro sistema elettorale lo permette.
Questa norma, estranea ad ogni forma d’opportunismo, demagogia o di politica sporca, evita qualsiasi utilizzo di argomenti o promesse elettorali per vendere programmi di governo che, in generale, terminano prima di cominciare.
Al contrario di quello che accadeva nella Cuba di ieri, i media, come disse Fidel in un’occasione, si pongono al servizio di tutti i candidati, e non  solo di quelli che comprano i loro spazi per farsi pubblicità. Non esiste campagna elettorale, perché le cose più importanti sono i valori che la comunità riconosce nell’individuo.
Non è casuale l’esistenza della revoca del mandato degli eletti negli organi del Potere Popolare per mancanze reiterate negli obblighi, per accuse di fatti che danneggiano il buon concetto pubblico o per aver tenuto una condotta incompatibile con l’onore di essere un rappresentante del popolo.
L’unica propaganda è la pubblicazione delle biografie accompagnate dalle fotografie dei candidati, esposte in luoghi frequentati o sui media di diffusione di massa del Paese o in altre forme di diffusione, con un anticipo sufficiente rispetto al giorno delle elezioni secondo le disposizioni dettate dalla Commissione Elettorale Nazionale.
A Cuba, il voto è libero e segreto, costituisce un diritto costituzionale e un dovere civico che si esercita in maniera volontaria, e nessuno può venir sanzionato se non lo fa.
Al termine di un seminario impartito dai primi delegati a Matanzas, il compagno Raúl Castro Ruz disse: «Nella circoscrizione elettorale la massima autorità non è del delegato eletto ma dell’insieme degli elettori: sono questi che gli assegnano il mandato perché li rappresenti e ponga le loro istanze su eventuali problemi, lamentele ed opinioni. E' sempre l'insieme degli elettori  che ha la facoltà di  revocarlo in qualsiasi momento quando egli non risponda ai loro interessi. Per questo è il delegato che rende conto agli elettori, e non il contrario. Sono le masse della circoscrizione quelle che hanno il massimo potere. Il potere del delegato è derivato dall’assegnazione datogli dalle masse».
Pochi minuti prima aveva pronunciato queste parole: «Voi dovete, come ha detto Fidel, creare in tutte le sedi amministrative del Potere Popolare e in tutti i centri di produzione e servizi del Potere Popolare, la consuetudine a trattare con attenzione e cortesia il pubblico e prendere tutte le misure che siano necessarie per realizzare questo importante proposito».

 

Tubal Páez e GM per Granma Internacional

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SI E’ SPENTA HEBE DE BONAFINI

Hebe de Bonafini, simbolo e orgoglio dell’America Latina

 

 

Hebe de Bonafini, presidente delle Madres de Plaza de Majo, è morta domenica 20, nella provincia di Buenos Aires, in Argentina, a 93 anni.

Dopo il comunicato ufficiale della Presidenza, il Capo di Stato Alberto Fernández ha scritto su Twitter della leggendaria combattente: «Con enorme affetto e sincere condoglianze, mi accommiato. Hasta siempre, Hebe».

Sullo stesso social, la vice presidente argentina, Cristina Fernández de Kirchner, ha espresso la sua costernazione: «Carissima  Hebe, simbolo mondiale della lotta per i Diritti Umani, orgoglio dell’Argentina. Dio ti ha chiamato nel giorno della Sovranità Nazionale, e non può essere un caso».

Madre di due figli desaparecidos, aveva fondato l’associazione Madri di Piazza di Maggio per rendere visibile la scomparsa delle persone durante l’ultima dittatura argentina (1976-1983). Combattente infaticabile, aveva abbracciato con amore la causa della Rivoluzione Bolivariana e della Rivoluzione Cubana.

Il 30 aprile del 1977, un gruppo di madri decise d’andare in Piazza di Maggio, davanti alla sede del Governo, la Casa Rosada, per portare una lettera al dittatore Jorge Rafael Videla, reclamando informazioni sui loro figli. Le concentrazioni pubbliche di più di tre persone erano proibite, e allora le Madri cominciarono a camminare a due a due attorno alla Piramide di Maggio. Decisero di ripetere la cerimonia tutti i giovedì alle 15.30, quando il luogo era pieno di gente. Il tempo, la calunnia e la morte non pesarono, nonostante la solitudine e il pericolo che le schiacciava. Non si sono mai arrese, nemmeno quando tre fondatrici furono sequestrate, torturate selvaggiamente e assassinate dai militari.

Le marce organizzate dalle Madri di Piazza di Maggio divennero il simbolo principale dell’opposizione alla dittatura argentina. I fazzoletti bianchi che portavano in testa e che sfidavano gli assassini divennero un’icona mondiale.

Hebe de Bonafini, che ha dato voce agli scomparsi con la sua lotta per la verità, la memoria e la giustizia, va nell’eterna ronda dei giovedì a vivere per sempre nella storia d’America.

 

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 20 novembre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / STATI UNITI: ELEZIONI DI MEDIO TERMINE

Il potere dei politicanti

 

Negli Stati Uniti si sono svolte l’8 novembre le elezioni di medio termine in cui si eleggono 435 rappresentanti del Congresso e 35 dei 100 senatori.

Il processo elettorale segna il cammino dei partiti verso le elezioni presidenziali del 2024, e avrà importanti ripercussioni a livello globale.

In queste votazioni, i cittadini d’origine latinoamericana saranno un elemento chiave perché in almeno otto Stati potrebbero far pendere la bilancia verso l’uno o l’altro dei partiti.

Stando alle proiezioni, si stima che alla Camera i repubblicani otterranno la maggioranza, superando i democratici. Basterebbe una leadership minima di una o due poltrone per approvare qualsiasi riforma o frenare qualsiasi iniziativa dei loro rivali, data la polarizzazione esistente nel paese.

Per il momento, i democratici hanno il controllo delle due Camere e la Presidenza, per cui perdere la Camera dei Rappresentanti o il Senato di fronte ai repubblicani, ridurrebbe significativamente il loro potere per i prossimi due anni di mandato del presidente Biden.

In generale, il partito della presidenza ha ottenuto cattivi risultati nelle elezioni di medio termine e Joe Biden ha bassi indici d’approvazione. Anche se vari analisti predicono un trionfo repubblicano, va considerato che i democratici hanno ricevuto un importante impulso nelle inchieste, dopo che la Corte Suprema ha approvato una sentenza impopolare, in giugno, che ha eliminato il diritto costituzionale all’aborto.

Se vinceranno i repubblicani, è molto probabile che bloccheranno gli sforzi democratici per codificare il diritto all’aborto e agiranno contro gli aiuti inviati in Ucraina. Inoltre, in 36 Stati si eleggerà il governatore, figura politica molto influente per stabilire, per esempio, se l’aborto continuerà ad essere legale nei vari Stati.

La destra ha mobilitato migliaia di attivisti per  «vigilare sulle elezioni». Nel suo podcast War Room di questo mese, Steve Bannon ha affermato che i democratici vinceranno le elezioni solo rubandole e che lui e i suoi seguaci lo possono impedire «prendendo il controllo dell’apparato elettorale».

Le menzogne sono diventate una caratteristica ricorrente della politica statunitense. In tempo di elezioni, negli USA si impone il “Vale tutto”. Non sono mancate la disinformazione, le notizie false, la manipolazione e il discorso di odio.

Aspettiamo i risultati. Queste sono le elezioni delle quali José Martí diceva, nel 1881: «I politicanti corrompono e avvelenano tute le bandiere dello spirito. Questi calunniatori d’ufficio sono criminali pubblici».

 

 

Raúl Antonio Capote e GM per Granma Internacional, 7 novembre 2022

 

 


 

 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRENT’ANNI DI LEGGE TORRICELLI

Una legge criminale per un sogno frustrato

 


Le navi che toccano i porti cubani non potranno farlo in territorio statunitense per 180 giorni. Photo: Julio Martínez Molina

 

Credevano davvero che non ci fossero più riserve tra coloro che avevano scommesso per il socialismo. L’ imperialismo, euforico per aver fatto implodere il campo socialista dell’est europeo, fissò il suo sguardo sulla spina nel fianco che aveva piantata nei Caraibi dal gennaio el 1959.

Era il momento ideale per evocare il dubbio, per consegnare gli ideali per i quali avevano lottato più generazioni, e mancava solo il colpo finale. Lo credevano davvero.

Con entusiasmo, volevano concretizzarlo con un provvedimento del Congresso statunitense del 23 ottobre del 1992, proponendo una legge che, si presumeva, avrebbe apportato “l’indipendenza” a Cuba, così come avevano fatto nel 1901 con l’Emendamento Platt.

Conosciuta come Legge per la Democrazia in Cuba o Legge Torricelli, voleva distruggere la Rivoluzione attraverso due vie fondamentali: lo strangolamento economico e la sovversione politica. Per questo stabilirono la proibizione del diritto delle imprese in Paesi terzi di commerciare con imprese cubane, e delle navi che erano state in porti dell’arcipelago cubano di attraccare in quelli statunitensi per almeno 180 giorni.

Per il mantenimento della democrazia, secondo loro, appoggiarono gruppi di mercenari dentro Cuba che dovevano rappresentare organizzazioni della società civile, nelle quali investirono notevoli risorse per sovvertire l’ordine interno del Paese.

Le due vie si completano perché si cerca e si demonizza ogni tipo di relazione economica o finanziaria della nazione, con il fine di creare un’immagine di inefficienza dello Stato aggredito.

Quella era la condizione della quale avrebbero approfittato i gruppi creati e finanziati dallo Stato aggressore per stimolare proteste, sabotaggi, azioni vandaliche. Propiziando il caos, sarebbero giunte le giustificazioni di violazione dei diritti umani o di mancanza di democrazia che, con l’appoggio dei media e dell’opinione internazionale, avrebbero approvato il tanto desiderato intervento militare, reale obiettivo di questa legge.

Alcune somiglianze con la realtà attuale non sono una coincidenza. È un’ingerenza che estende sul piano internazionale un’azione di guerra come il blocco, un’azione che può solo essere definita come genocidio. Inoltre, non riconosce il diritto economico, commerciale e internazionale delle Nazioni Unite.

A trent’anni anni dalla sua promulgazione, il suo contenuto è simile ad altri tentativi con lo stesso obiettivo, come la legge Helms Burton, il «potere intelligente» di Obama o le 243 misure con le quali Trump ha inasprito il blocco o la politica di continuità dell’attuale amministrazione Biden.

La cosa che accomuna tutte queste misure è che tutte sono fallite perché non capiscono che la Rivoluzione cubana è diversa dalle altre.

«Il nostro destino è alla nostra altezza. Stringendoci, unendoci, burlando il nostro nemico, faremo infine la nostra patria libera», ci insegnò  Martí. La verità e l’etica sono la base della Rivoluzione e della fiducia del popolo in essa, per quanto dure siano le prove.

Il mondo lo sa, e l’ Assemblea Generale dell’ONU lo riconosce da 30 anni.

 

Manuel Valdés Cruz e GM per Granma Internacional, 1 novembre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / DIRITTI E STATI UNITI

Una vetrina della «giustizia» statunitense

 

 

Dopo 18 anni di detenzione nel centro di tortura degli Stati Uniti situato nell’illegale base navale di Guantánamo, senza un’accusa ufficiale, il cittadino pakistano Saifullah Paracha, 75 anni, è tornato finalmente nel suo paese il 29 ottobre e si è ricongiunto con la sua famiglia.

La storia dei vent’anni di detenzione nella prigione di massima sicurezza - nonostante avesse avuto un infarto e soffrisse di diverse malattie che non hanno mai interessato le amministrazioni statunitensi - si può definire come il più plastico degli esempi della flagrante violazione dei diritti umani e di come si applica «la giustizia» negli Stati Uniti.

Saifullah Paracha, che fu rinchiuso nel famigerato carcere nel 2004, era stato arrestato in un’operazione dell’FBI in Tailandia, uno dei tanti che senza accuse né perché, ha ricevuto tutta la furia di una «giustizia» basata su pratiche di tortura che si apprendono dai manuali della CIA.

Citata dal quotidiano britannico The Guardian, l’avvocatessa del Pakistan Shelby Sullivan-Bennis, ha detto: «Il caso di Paracha è un tragico esempio di come gli Stati Uniti, dopo i fatti del’11 settembre, ci condussero ai livelli più abietti della depravazione umana, distruggendo famiglie e mantenendo i loro membri in prigione per decenni senza alcuna accusa».

Il carcere dell’illegale base costa agli Stati Uniti più di 500 milioni di dollari l’anno, ed è questo l’elemento - cioè il suo alto costo - che sta a cuore a coloro che vorrebbero chiudere il recinto penitenziario, e non le violazioni dei diritti umani o la pratica di una falsa giustizia.

Lì sono stati reclusi e torturati 700 cittadini, principalmente d’origine araba, e nove sono morti, sette per suicidio.

Questa è una delle vetrine nelle quali vogliono farci riconoscere il loro modello di società? E’ così che ci vogliono tutti?

 

Elson Concepción Pérez e GM pe Granma Internacional, 9 novembre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / CONFERENZA DELLE ARMI BIOLOGICHE

Cuba eletta alla vicepresidenza della Conferenza di Revisione della Convenzione delle Armi Biologiche

 

 

Come riconoscimento del lavoro pacifista e di rispetto al diritto internazionale, Cuba è stata eletta Vicepresidente in rappresentazione del Movimento dei Paesi Non Allineati, della Nona Conferenza di Revisione della Convenzione sulla Proibizione di Sviluppo, Produzione e Immagazzinaggio delle Armi Biologiche e Tossiche e sulla loro distruzione.

Il sito Cubaminrex ha informato che la delegazione cubana, guidata da Rodolfo Benítez Verson, Direttore Generale dei Temi Multilaterali e di Diritto Internazionale del Ministero delle Relazioni

Estere, da Juan Antonio Quintanilla Román, Ambasciatore di Cuba a Ginevra, e altri funzionari, ha presentato vari documenti di lavoro a supporto di questo incontro.

Tra le priorità della delegazione cubana ci sono la denuncia degli effetti del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti, che viola in modo flagrante le disposizioni  della Convenzione sull’Assistenza e la Cooperazione Internazionale.

Cuba appoggia il divieto e l’eliminazione totale delle armi di distruzione di massa e fa parte della Convenzione delle Armi Biologiche dal 1976, sottolinea il testo che riferisce anche che il nostro paese conta su un robusto sistema nazionale d’implementazione che garantisce la stretta applicazione di questo strumento.

Durante la sessione inaugurale della riunione, sono stati inclusi messaggi del Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, e dell’Alto Rappresentante della ONU per i Temi del Disarmo, Izumi Nakamitzu.

 

Freddy Pérez Cabrera e GM per Granma Internacional, 29 novembre 2022

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN ALGERIA

Díaz-Canel in Algeria: «Nutriamo molte aspettative da questa visita»

 

 

Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha iniziato il 16 novembre un programma si viaggi in diversi paesi che include visite ufficiali nella Repubblica Algerina Democratica e Popolare, nella Federazione Russa, nella Repubblica Turca e nella Repubblica Popolare Cinese.

Dopo nove ore di volo, il Presidente è arrivato ad Algeri, capitale della Repubblica Algerina Democratica e Popolare, e ha iniziato la visita ufficiale durata fino al 19 novembre.

«Nutriamo molte aspettative da questa visita», ha detto Díaz-Canel subito dopo l’atterraggio alle ventidue in punto.

Nell’ aeroporto internazionale il presidente cubano con sua moglie Lis Cuesta Peraza, è stato ricevuto da Aiman Benabderrahmane, primo ministro algerino, e dai ministri della Salute e della Cultura, Abdelhak Saihi e Soraya Mouloudji.

Pochi minuti dopo, nel Salone d’Onore del Protocollo dell’aeroporto, si è svolto l’incontro tra le delegazioni ufficiali. Díaz-Canel ha ricordato che furono in terra algerina in diverse occasioni il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz e il Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, e che fu lì che Cuba iniziò la sua lunga storia di cooperazione con numerose nazioni in materia di Salute.

Il Capo di Stato cubano ha segnalato che fu proprio Cuba il primo paese dell’America Latina a stabilire relazioni diplomatiche con l’Algeria, ed ha sottolineato la coincidenza che questa visita avvenga nel 60º anno da quegli accordi: «Sono molte le ragioni per le quali siamo contenti di essere qui», ha detto, e ha assicurato che Cuba è accompagnata dalla volontà di consolidare le buone relazioni.

L’Algeria è la prima nazione che Díaz-Canel visita nel programma di viaggi internazionali nel quale, ha dichiarato su Twitter in partenza dall’Avana: «parleremo di temi essenziali per il nostro Paese in relazione fondamentalmente con il settore elettro-energetico».

Sul suo viaggio in Algeria, Russia, Turchia e Cina – in risposta a inviti ufficiali di questi Paesi – il Presidente cubano ha scritto su Twitter che «dopo due anni di pandemia attraversiamo nuovamente l’Atlantico», e ha precisato che «il programma «risponde alle priorità politiche ed economiche di Cuba, così come agli sforzi per alleviare gli effetti di una crisi post-pandemica che colpisce tutto il mondo, acuita nel nostro caso dagli effetti del blocco degli Stati Uniti».

La delegazione che accompagna il Primo Segretario, comprende il  membro del Burò Politico e cancelliere Bruno Rodríguez Parrilla; il vice primo ministro dell’Economia e Pianificazione Alejandro Gil Fernández; Rodrigo Malmierca Díaz, ministro del Commercio Estero e dell’Investimento straniero; José Angel Portal Miranda, ministro della Salute Pubblica; e Vicente de la O Levy, ministro di Energia e Miniere.

L’agenda di lavoro in terra algerina include tra le altre attività l’incontro del presidente con il suo omologo, un incontro con i collaboratori della brigata medica cubana e i membri della missione statale dell’Isola così come la visita a luoghi d’interesse culturale e storico di questa nazione.

Questa è la prima volta che Díaz-Canel, come capo di Stato, visita un paese membro dell’Unione Africana. La visita ufficiale precedente in questa nazione amica la fece nel 2015 il Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz e gli allora Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri.

 

Yaima Puig Meneses e GM per Granma Internacional, 17 novembre 2022

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN RUSSIA

Il presidente della Repubblica di Cuba in visita in Russia

 


La Russia è la seconda destinazione di un viaggio in quattro nazioni con le quali «condividiamo idee e accordi internazionali», ha detto Díaz-Canel

 

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, è arrivato nell’aeroporto internazionale di Mosca nella serata di sabato 19 novembre.

In arrivo dalla Repubblica Democratica e Popolare d’Algeria dopo un’indimenticabile e fruttuosa visita, Diaz-Canel è in Russia per la terza volta da quando è presidente, questa volta come tappa di un programma che lo porterà anche in Turchia e Cina.

Il presidente e la delegazione che lo accompagna sono stati ricevuti dal viceministro delle Relazioni Estere della Federazione Russa Serguéi Riabkov. L’agenda di lavoro prevede un incontro ufficiale  con il presidente Vladímir Putin e altre attività per rendere omaggio alla storia delle due nazioni.

Miguel Diaz-Canel ha parlato per un’ora con un centinaio di compatrioti della missione cubana in Russia e con una rappresentazione dello Stato cubano che lavora in Russia: «Voi siete parte importante di Cuba e vi trovate in una trincea complessa in cui necessitano molti risultati per continuare ad avanzare e per forgiare la prosperità del paese».

«La visita non è dovuta solo a un interesse di Cuba», ha chiarito il presidente, «ma risponde anche all’invito fatto dalle altre tre nazioni». Segnalando il senso politico del giro, il mandatario cubano ha segnalato il dialogo politico al più alto livello che Cuba mantiene con le quattro nazioni, con le quali «condividiamo idee e accordi per posizioni

internazionali».

Con i rappresentanti cubani in Russia, ha ascoltato spiegazioni  sull’attenzione consolare che si offre lì ai connazionali, soprattutto quelli che si trovano in situazioni irregolari. Inoltre sono stati dettagliati i programmi di studio che realizza l’Isola in questa nazione.

Sono più di 200 gli alunni che si specializzano in 30 università di sette regioni di questo paese.

 

Redazione Granma e GM per Granma Internacional, 20 novembre 2022

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN TURCHIA

Miguel Diaz-Canel inizia la visita ufficiale in Turchia

 

 

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha iniziato mercoledì 23 novembre, la sua visita ufficiale in Turchia.

Il presidente ha scritto sul suo account Twitter di aver incontrato fraternamente gli amici del movimento di solidarietà con Cuba in questa nazione. Con loro, ha parlato degli eroismi quotidiani del popolo cubano di fronte all’inasprimento del blocco, e ha ringraziato per le molteplici iniziative di condanna della disumana e criminale politica statunitense.

Ha poi visitato, insieme con la delegazione cubana che lo accompagna, il mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk, leader della Guerra d’Indipendenza, fondatore e primo presidente della Repubblica della Turchia: «Gli rendiamo omaggio come padre del popolo turco in nome del popolo di Cuba», ha sottolineato il Presidente.

L’agenda del mandatario cubano, in questa terza tappa del suo programma internazionale, prevede l’incontro con il suo omologo Recep Tayyip Erdogan per discutere delle priorità politiche ed economiche bilaterali, in particolare di quelle relative al settore elettroenergetico.

Díaz-Canel è stato ricevuto all’aeroporto di Ankara dal ministro de Commercio Mehmet Mus in rappresentanza dell’Esecutivo.

Le fonti ufficiali hanno segnalato che la visita, che comprende la celebrazione del 70º anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Turchia e Cuba, terminerà il 24 novembre.

Milagros Pichardo e GM per Granma Internacional, 23 novembre 2022

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISITA DEL PRESIDENTE CUBANO IN CINA

Díaz-Canel a Pechino

 

 

Il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez è arrivato in Cina giovedì 24 rispondendo a un invito ufficiale del presidente cinese Xi Jinping, poco dopo il XX Congresso del Partito Comunista Cinese.

Dalla città turca di Ankara, Pechino è per il presidente cubano la quarta tappa di un programma internazionale che comprendeva Algeria, Russia e Turchia. All’aeroporto internazionale è stato ricevuto da Xie Feng, viceministro delle Relazioni Estere.

«Per noi è un onore ricevere l’invito come primo Paese dell’America Latina dopo il successo del XX Congresso», ha detto Díaz-Canel, in visita per la seconda volta come Capo di Stato.

Durante la sua agenda di lavoro, il Presidente cubano ha sostenuto conversazioni ufficiali con Xi Jinping, ha incontrato Li Zhanshu, presidente dell’Assemblea Popolare Nazionale, e il primo ministro Li Keqiang. Nell’occasione, sono stati firmati vari accordi tra le parti.

Leticia Martínez Hernández e GM per Granma Internacional, 24 novembre 2022

 

 


 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / SOLIDARIETA’ PER CUBA

A New York, la voce del mondo per Cuba

 

 

New York, sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e anche di Wall Street, ha cinque distretti. Nel più famoso di questi, Manhattan, precisamente nel contesto nel quale si dibatteva la risoluzione contro il blocco che gli Stati Uniti impongono a Cuba da più di 60 anni, è apparso in uno dei suoi alti edifici un cartello luminoso nel quale si poteva leggere in inglese e in spagnolo: “Cuba sì, Blocco No!”.

La città vetrina del modello di società capitalista è stata anche un murale per esporre il reclamo che riassume quello che desiderano ed esigono una gran parte della popolazione statunitense e la stragrande maggioranza del mondo: che il Governo di questo paese ponga fine alle misure restrittive e asfissianti contro l’Isola.

Giovedì 3 novembre, mentre i rappresentanti di 185 paesi schiacciavano il bottone verde per appoggiare la Rivoluzione cubana contro il blocco, solo gli Stati Uniti e Israele hanno rinnovato la loro filosofia di imporre il modello che professano. I cartelli luminosi che difendevano il diritto del popolo di Cuba di vivere e svilupparsi senza sanzioni extra territoriali hanno aggiunto un elemento di contrasto per la città nella quale si possono vedere palazzi sofisticati e boutique per milionari insieme a senza tetto e senza cibo che pernottano sotto i ponti o in improvvisati rifugi di cartone, e che mangiano quello che trovano tra la spazzatura dei cassonetti.

Nella stessa New York dove si concentrano la più sfrontata opulenza e la più dura miseria, c’è il distretto più importante, Manhattan, che è il cuore della Grande Mela, uno dei centri culturali, finanziari e commerciali più importanti del mondo. Una perversa contraddizione che si constata in tutto questo paese, la maggior potenza del pianeta che esibisce questo contrasto insieme ai suoi più sofisticati armamenti, la cui produzione e esportazione è una componente primordiale della sua economia.

Mentre un appartamento a Manhattan può costare anche cento milioni di dollari, si contan proprio in questi giorni 60.410 persone senza tetto, il numero più alto dal 1983, ha dichiarato l’associazione per le persone senza tetto, un’organizzazione con sede a New York.

Le statistiche riferiscono che dal 2001 a oggi i furti e le estorsioni sono aumentati del 48%, mentre le violenze superano il 63% di aumento. Si dovrebbe verificare quante volte i presidenti degli Stati Uniti visitano New York o partecipano alle innumerevoli convocazioni che si realizzano nei saloni delle Nazioni Unite, e varrebbe anche la pena di suggerire all’attuale mandatario, Joe Biden, che «guardi in alto, guardi e legga» il grande cartello luminoso con la richiesta di eliminare il blocco contro Cuba.

 

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 4 novembre 2022