Notiziario Patria Grande - Luglio 2021

 

LUGLIO 2021

 

 

TELESUR / NICARAGUA / I NUOVI CONTRAS

La nuova contra

 

TELESUR / PERU' / FINALMENTE OPERATIVO IL NUOVO PRESIDENTE

Pedro Castillo: una speranza nuova per un Perù bicentenario 

 

TORTILLA CON SAL / AMERICA LATINA / INGERENZE A CUBA E IN NICARAGUA

L'Avana e Managua, due tentati ‘golpe’ gemelli

 

ALAINET / HAITI / LA SITUAZIONE POLITICA

Breve analisi della situazione ad Haiti

 

Council on Hemispheric Affairs / NICARAGUA / SANZIONI

Nicaragua: le sanzioni statunitensi interromperanno la produzione sostenibile di carne bovina e la riforestazione

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRASILE, PIANI CONTRO LULA

Si progettano nuovi piani contro il Brasile e l’ex presidente Lula da Silva

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRATTA DELLE PERSONE

Ministero degli Esteri di Cuba: Risposta all'accusa di tratta delle persone dei medici cubani in missione

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISTO NEGATO AGLI ATLETI CUBANI

Il Governo degli Stati Uniti nega la partecipazione di Cuba alla Copa de Oro

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRASILE

Bolsonaro in caduta libera

 

 

 


 

TELESUR / NICARAGUA / I NUOVI CONTRAS

La nuova contra

Di Miguel Necoechea, 9 luglio 2021

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Foto: Pixabay 

 

Gli ex-sandinisti hanno tradito i loro principi rivoluzionari da un quarto di secolo. 

Negli ultimi dieci giorni gli ex-sandinisti sono stati incarcerati per aver violato la legge, non per essere degli oppositori. Le agenzie di stampa internazionali si sono avvalse del loro passato rivoluzionario per confondere l'opinione pubblica mondiale. 

Facciamo storia. 

Gli ex-sandinisti hanno tradito i loro principi rivoluzionari da un quarto di secolo.  Quando ancora militavano nel FSLN, chiedevano la rinuncia al socialismo, al sandinismo ed alla politica antimperialista del partito. 

Essendo stata sconfitta la loro posizione nel Congresso Straordinario del 1994, uscirono dalle file del FSLN per fondare ciò che chiamarono Movimento Rinnovatore Sandinista (MRS). 

Quanti defezionarono erano una minoranza nel Congresso del FSLN, non contando sul favore delle basi sandiniste autentiche. 

All’epoca, però, in gran parte erano dirigenti del FSLN. I dissidenti avevano ricoperto alte cariche nel Governo e nel partito nel decennio degli anni ‘80, motivo per cui furono candidati a deputati nelle elezioni del 1990. 

Il risultato fu che la maggioranza dei deputati eletti del FSLN provenisse in definitiva dal piccolo gruppo dissidente. 

Come deputati ormai del MRS, nel 1995 stabilirono un patto con la destra neoliberista per riformare la Costituzione, eliminando da questa il diritto alla salute e all'educazione gratuite, legalizzando la privatizzazione dei servizi pubblici, istituendo il ballottaggio elettorale, limitando la rielezione presidenziale, e perfino stabilendo il voto qualificato per scegliere i magistrati. 

I rinnovatori, sempre più a destra e più collusi con gli interessi statunitensi, nelle elezioni del 2008, 2011, 2012 e 2016, appoggiarono apertamente i candidati della destra neoliberista nicaraguense. 

Nella loro smania di distruggere il FSLN arrivarono all'estremo di partecipare a riunioni antisandiniste, presiedute dai controrivoluzionari cubani a Miami, dai quali ricevettero appoggio, e parteciparono attivamente all'elaborazione del Nica Act, promosso da Ted Cruz ed Ileana Ross-Lehtiner, ambedue di origine cubana e membri del Congresso statunitense per la Florida, legge che in sostanza imponeva sanzioni economiche draconiane al popolo del Nicaragua. 

In seguito, con l'appoggio di questi e degli Stati Uniti, si dedicarono al compito di preparare una rivolta ispirata alle primavere create da Hillary Clinton, che sarebbe culminata col rovesciamento del Governo legittimo del presidente Daniel Ortega. 

Così, durante il fallito tentativo di colpo di stato, serrarono i ranghi coi gruppi e leader di destra che chiedevano l'intervento degli yankee e si misero alla testa delle azioni armate controrivoluzionarie portate avanti tra aprile e luglio di quell'anno, utilizzando come facciata agli occhi del mondo i giovani autoconvocati, carne da cannone dei rinnovatori, azioni che grazie al finanziamento di USAID e NED tramite la Fondazione Violeta Barrios de Chamorro, Funides, CINCO ed altre in Nicaragua, ressero per diversi mesi. Fra i propositi dei rinnovatori, quello di farsi incarcerare dal Governo legittimo, in modo da sollecitare l'intervento degli Stati Uniti, compreso quello militare, adducendo una presunta frode elettorale nel 2016, violazioni dei diritti umani e della libertà d’espressione. 

Le inchieste dei magistrati e della polizia nazionale li portarono a scoprire armi di alto potenziale, centinaia di galloni di benzina, enormi quantità di dollari e córdobas (moneta nazionale), vettovagliamento militare, camioncini pick-up, magazzini pieni di cibo, che immediatamente li portò a seguire i meandri attraverso i quali transitavano i dollari delle fondazioni nicaraguensi menzionate. 

Infine, per distanziarsi definitivamente dal sandinismo, eliminarono codesta parola nella loro ultima creazione, (il partito) Unamos. Consapevoli che non vinceranno le elezioni del 7 novembre prossimo, stanno preparando di nuovo un colpo di stato, questa volta come atto culminante del piano RAIN (1), elaborato dal Dipartimento di Stato e dai servizi segreti degli Stati Uniti. 

 

Note

(1) RAIN o Responsive Assistance in Nicaragua, è un piano orchestrato e finanziato dagli Stati Uniti per mettere in atto una transizione di governo in Nicaragua nei prossimi due anni.

 

Fonte:

https://www.telesurtv.net/opinion/La-nueva-contra-20210709-0023.html?utm_source=planisys&utm_medium=NewsletterEspa%C3%B1ol&utm_campaign=NewsletterEspa%C3%B1ol&utm_content=38

 

 


 

 


TELESUR / PERU' / FINALMENTE OPERATIVO IL NUOVO PRESIDENTE

Pedro Castillo: una speranza nuova per un Perù bicentenario 

di Yair Cybel - Celag 

 

 

Finalmente il candidato del partito Perù Libre assume la Presidenza, con la sfida di mantenere la promessa di realizzare un’Assemblea Costituente e di governare un Paese che sta attraversando una profonda crisi politica, economica e sanitaria. 

Come duecento anni fa le élite di Lima tentarono di frenare le gesta liberatrici di José de San Martin, quest’anno le classi dominanti peruviane hanno profuso il massimo sforzo per evitare il trionfo elettorale di un insegnante della Cajamarca. Ma come due secoli fa, il loro tentativo è fallito. Un mese e mezzo dopo le elezioni, la Giuria Elettorale Nazionale (JNE) ha riconosciuto i risultati del secondo turno e consacrato il professor Pedro Castillo come nuovo presidente del Perù. 

Un maestro rurale montato a cavallo, che ha percorso il Paese di villaggio in villaggio brandendo il sogno di una riforma costituzionale e la proposta di redistribuire la ricchezza. "Non più poveri in un paese ricco", lo slogan del partito Perù Libre, è riuscito a rappresentare le regioni più emarginate, i sindacati, i contadini e le classi popolari urbane, imponendosi alla fine per 42.000 voti sulla candidata favorita dall'establishment peruviano: Keiko Fujimori. A soli 46 anni ha perso il suo terzo ballottaggio consecutivo, denunciando frodi e procrastinando quanto più possibile il riconoscimento della sua sconfitta. 

Questo 28 Luglio, a duecento anni dall’indipendenza dal regno di Spagna, Pedro Castillo assume la presidenza del Perù. Castillo, 51 anni d’età, affronta ora una sfida colossale: adempiere all’impegno che lo portò ad essere presidente. L'Assemblea Costituente è il cavallo di battaglia su cui salì il professore e gli scenari che si aprono sono diversi e complessi. 

In attesa che l'opzione costituente si consolidi, la certezza è che Pedro Castillo dovrà affrontare un Congresso ostile e oppositore, con una storia recente segnata dall'abituale conflitto tra i poteri Legislativo ed Esecutivo. I mandati di PPK (1) e Martín Vizcarra si caratterizzarono per i rispettivi ricorsi alla Fiducia e alla Vacanza (equivalente peruviano di un impeachment incrociato nel quale l’Esecutivo tenta di rendere vacante il Congresso e viceversa). Questi meccanismi istituzionali lasciarono una scia di quattro presidenti in appena quattro anni ed un clima di sfiducia nelle istituzioni che si prolunga fino ad oggi. 

Nonostante il tentativo di esplorare accordi parlamentari, è evidente che questa strada sarà difficile per il professore: la costruzione delle maggioranze necessarie implicherebbe complessi ed ampi accordi politici, che non sembrano facili da raggiungere in un Congresso dove i partiti di destra sono la maggioranza. Una prima dimostrazione si è avuta con l'elezione del Tavolo Direttivo del Parlamento, dove la lista di Perù Libre fu impugnata e finì per imporsi la candidata del settore più conservatore di Acción Popular, María del Carmen Alba, che condurrà la legislatura nel periodo 2021-2022. Questa risoluzione raffigura una correlazione di forze preoccupante, giacché sarà il Congresso l'istanza incaricata di approvare i ministri proposti da Castillo. Un altro dato preoccupante è che l'impugnazione della lista filogovernativa ottenne 79 voti, appena 8 in meno dei necessari per approvare un ricorso alla Vacanza. 

Ciò nonostante, da quando si è imposto alle urne, Castillo è riuscito a rompere il blocco legislativo fujimorista, costruendo accordi prima con il Partido Morado, liberale, e con Acción Popular, social-liberista, e avviando successivamente dialoghi con partiti personalisti come Somos Perù (che presentò come primo candidato Martín Vizcarra), Alianza para el Progreso (dell’impresario César Acuña) e Victoria Nacional, dell’ex portiere di calcio George Fosyth. In un Congresso in cui la lealtà ai gruppi partitici è molto debole, perfino deputati che sono arrivati in parlamento grazie alla mano dell’estremista di destra Rafael López Aliaga hanno annunciato che appoggeranno la gestione di Perù Libre. 

In ogni caso, come abbiamo anticipato, il Congresso peruviano è uno spazio ostile dove condurre un processo che pretenda di smantellare il progetto neoliberista installato sotto l’egida della Costituzione fujimorista del 1993. La via più audace per farlo, sarebbe la convocazione di un referendum costituente, una consultazione non esente da ostacoli legali e che nella sua formula più probabile richiederebbe la raccolta di circa 2,5 milioni di firme, corrispondenti al 10% dell’elettorato, il che abiliterebbe la realizzazione di una consulta costituzionale. Benché non sia ancora detta l’ultima parola, sembra che l'appello alla mobilitazione e l'orizzonte trasformatore costituente saranno le uniche carte vincenti che ha il professore per realizzare e capitalizzare l'idea del "cambiamento" che lo portò al palazzo di governo e per evitare lo scoraggiamento dei suoi seguaci. 

Frattanto, la strategia del fujimorismo non ha raggiunto il suo obiettivo finale - l'impugnazione delle elezioni e la realizzazione di un nuovo ballottaggio - ma è riuscita a ritardare l’insediamento, instillare l'idea della frode e minare una certa legittimità istituzionale nel settore più radicalizzato dell'opposizione. Comunque ha pagato anche i suoi costi: ha perso l’appoggio di alleati, ha intaccato la fiducia del settore degli indecisi ed ha ottenuto di unificare un ampio spettro della società peruviana che si è pronunciata in difesa dell'istituzionalità. Dal presidente ad interim, Francisco Sagasti, fino all'Ambasciata nordamericana in Perù, è stato riconosciuto il trionfo di Castillo che la stessa Keiko si rifiutava di accettare. 

La retorica combattiva di Fujimori ha inoltre consentito la formazione di gruppi di strada violenti, che sotto la denominazione di "La Resistencia", uscirono ad assediare Lima in una sorta di crociata "contro il comunismo", con arringhe razziste e classiste. Gli attacchi contro militanti e giornalisti da parte di questa formazione, pongono in allerta su possibili escalation di violenza ed inquadrano con chiarezza l’appello alla "più ampia unità" lanciato da Castillo il giorno del suo riconoscimento ufficiale. 

Anche la composizione del gabinetto è espressione delle sfide che affronta Castillo. La scelta dell'economista e professore universitario Pedro Francke come ministro di Economia e Finanze, è stata interpretata come una dimostrazione della ricerca di profili dialoganti e con esperienza di gestione, cosa imprescindibile di fronte alla complessa sfida di democratizzare le entrate in un Paese che ha accumulato trent’anni di crescita senza redistribuzione. Francke, finora responsabile economico della squadra di Verónika Mendoza, giunge a questo posto dopo un'intensa agenda di dialogo coi settori dell'establishment peruviano e con la ferma convinzione di procedere alla redistribuzione dei profitti di due dei settori più beneficiati nel corso degli ultimi trent’anni: le compagnie minerarie e le banche, una sfida colossale ma all'altezza delle necessità del Paese. 

Francke ha negato le dicerie sulle espropriazioni ed ha assicurato che costruirà una squadra di "funzionari di alto livello". "Non vi saranno nazionalizzazioni, né espropriazioni, né controlli sui prezzi", ha spiegato in un’intervista con El País. L'economista ha segnalato la necessità d’imporre nuove tasse ai settori più beneficiati dall'esportazione, come il rame, e confermato la decisione di proseguire la politica di autonomia della Banca Centrale di Riserva. "Delle esperienze latinoamericane a me piace di più quella uruguaiana", ha sentenziato l'economista. 

Anche il nuovo gabinetto esprime l'alleanza politica che giunge al Governo col professore: ai quadri organici di Perù Libre si aggiungono quadri politici e tecnici di ampia esperienza e percorso professionale (Economia e Salute), gli spazi ceduti agli alleati, come Nuevo Perù (che occuperà i ministeri dell’Economia e della Donna) e il movimento RUNA (Cultura). 

A capo del Ministero degli Esteri vi sarà Héctor Béjar, sociologo e scrittore di 86 anni, referente legato ai movimenti di sinistra e funzionario del Governo di Velasco Alvarado. La nomina della sociologa Anahi Durand (Nuevo Perù) a capo del Ministero della Donna viene a rovesciare i pronostici di una gestione conservatrice in materia di diritti delle donne. Durand, laureata in Sociologia all'UNAM, è stata la responsabile del piano di governo nella campagna di Verónika Mendoza, e si propone di lavorare ad una politica nazionale di uguaglianza che integri un sistema di assistenza e politiche specifiche per donne imprenditrici. 

Un punto importante di pressione all’interno dell'alleanza filogovernativa è la relazione tra il presidente ed il partito Perù Libre. La pressione per distanziare Castillo da Vladimir Cerrón (ex governatore di Junín, presidente di Perù Libre e uno dei principali quadri della struttura partitica di sinistra) è stata una costante emersa dai gruppi di destra, ma con risonanza nella sinistra stessa. Tuttavia, gran parte della capacità politica che possa avere il futuro presidente consiste nel mantenere il legame organico con la sua organizzazione partitica e conservare l'unità interna e le alleanze che ha saputo costruire. Così a priori, aumentare la distanza tra Cerrón e Castillo parrebbe più una scommessa che meglio corrisponde ai piani di coloro che non vogliono grandi cambiamenti, più che un vantaggio per coloro che hanno bisogno di un ampio ventaglio di forze che consenta di procedere coi cambiamenti strutturali. 

In conclusione, l'avanzata di un processo costituente potrebbe provocare un riordinamento all’interno della destra. Il logoramento di Fujimori nelle sue procedure di ricorso contro i risultati elettorali fa presagire una ricomposizione organica dell'opposizione, frammentata nelle sue rappresentanze politiche e parlamentari ed orfana di una leadership che possa compattarla. I riposizionamenti all’interno del parlamento dimostrano che Castillo avrà margine per dialogare con un settore più moderato, ma che incontrerà una forte opposizione in Fuerza Popular, Renovación Nacional e Avanza País (che sommati rappresentano 43 seggi su 130). 

A duecento anni dall'indipendenza del Perù, con una sfida di proporzioni monumentali, il professor Castillo affronta un momento cardine per la storia del Paese. Solamente il cambiamento delle regole del gioco, la redazione di una nuova Costituzione e il ricorso alla mobilitazione e all'organizzazione popolare potranno evitare gli intrallazzi che l'establishment peruviano ha già dimostrato di dominare alla perfezione nelle istituzioni e nei palazzi. 

 

Note:

(1) Pedro Pablo Kuczynski, detto per brevità PPK, presidente del Perù dal 2016 al 2018, dimessosi per impeachment

Fonte:

https://www.telesurtv.net/opinion/Pedro-Castillo-una-nueva-esperanza-para-un-Peru-bicentenario-20210728-0026.html?utm_source=planisys&utm_medium=NewsletterEspa%C3%B1ol&utm_campaign=NewsletterEspa%C3%B1ol&utm_content=40

 

 


 


TORTILLA CON SAL / AMERICA LATINA / INGERENZE A CUBA E IN NICARAGUA

L'Avana e Managua, due tentati ‘golpe’ gemelli

#SOSCuba come #SOSNicaragua, #SOSVenezuela e #SOSBolivia

 

 

Managua, 22 luglio (di Jorge Capelan | Tortilla con Sal / LINyM) -. Domenica 11 luglio, in una dozzina di punti sparsi per l’isola, si sono registrate proteste, in alcuni casi violente, a cui hanno participato tra le 100 e le 500 persone, presumibilmente a causa dell'allarme per la ripresa dei casi di coronavirus, la mancanza di cibo e problemi con il servizio elettrico.

In tutti i dodici punti, le stesse grida, gli stessi slogan, le stesse parole: "Cuba Decide" , la marca della fondazione della controrivoluzionaria Rosa María Payá, a Miami, con stretti contatti con l'establishment statunitense e la destra golpista latinoamericana ed europea.

La campagna è iniziata prima sui social media con un'ondata di tweet da account di artisti e altri di nuova creazione che chiedevano “aiuti umanitari” per Cuba.

Secondo un'indagine dell'analista spagnolo Julián Macías Tovar, il primo account a utilizzare l'hashtag #SOSCuba è stato localizzato in Spagna. Tra sabato 10 e domenica 11 ha pubblicato più di 1.000 tweet e una frequenza di retweet di 5 messaggi al secondo.

Domenica mattina sul presto, i media occidentali hanno iniziato a parlare di “crisi umanitaria” a Cuba, nonostante il fatto che l'isola, con livelli di mortalità dello 0,65%, due vaccini nazionali approvati e più di un terzo della popolazione vaccinata, sia una dei paesi meno colpiti dell'emisfero. Sulle reti circolavano video, spesso frammentari, di saccheggi, attentati a proprietà pubbliche e forze dell'ordine.

Poche ore dopo il trend #SOSCuba diventava virale e lo spazio mediatico mondiale dominato dall'occidente cominciava a riempirsi di titoli, non solo sulla “crisi umanitaria” a Cuba, ma anche su una “rivolta popolare” contro il “regime”. Non importava che i manifestanti che difendevano il governo e la rivoluzione e che sono scesi in strada un po’ in tutto il paese fossero la stragrande maggioranza: il racconto di una presunta insurrezione nell’isola era già penetrato e si era assestato nel subconscio collettivo globale.

Non importava nemmeno che, solo un paio di settimane prima, l'Onu avesse votato, per l'ennesima volta e quasi all'unanimità, contro l’embargo statunitense a Cuba. Sono bastati pochi click per creare un clima favorevole all'idea che sarebbe stato positivo “aiutare umanitariamente” Cuba. Purtroppo sappiamo cosa ciò significhi: invio di armi e sistemi militari affinché gruppi violenti all'interno dell'isola possano creare il caos. E se ciò non bastasse, preparare le condizioni per un’eventuale invasione.

Ora è il turno di Cuba, presumibilmente “ammorbidita” da 62 anni di embargo, brutalmente intensificato con Trump e proseguito con Biden, nonostante prima di assumere la presidenza avesse promesso il contrario. Guerra di 'quarta generazione', 'ibrida', 'golpe suave', 'rivoluzione colorata', insomma ... indipendentemente da come la si vuole chiamare, sempre di guerra si tratta.

“Siamo in presenza di un copione preconcetto e per i nicaraguensi non sarà difficile capirlo, perché lo hanno già sperimentato sulla propria pelle”, dice l'ambasciatore cubano in Nicaragua, Juan Carlos Hernández Padrón. Il diplomatico era a Managua nei mesi, tra aprile e luglio 2018, del tentato “golpe suave”.

È vero che molte delle strategie messe in atto dall'impero per destabilizzare Cuba e Nicaragua sono state impiegate anche in Venezuela e Bolivia, ma quanto è successo questa settimana a Cuba presenta sorprendenti parallelismi con quanto è successo in Nicaragua tre anni fa. In entrambi i casi, l'obiettivo era lo stesso: stravolgere l'ordine istituzionale e la sovranità del Paese, per forzare un “cambio di regime” con il supporto di potenze straniere.

Vediamo di seguito quali sono i punti in comune.

 

Pianificazione a lungo termine

Il finanziamento permanente degli Stati Uniti alla controrivoluzione cubana è ben noto, così come quello alla destra antisandinista in Nicaragua, che si è poi intensificato quando il Fronte sandinista è tornato al potere nel 2007.

A Cuba, le promesse elettorali dell'attuale presidente Joe Biden di tornare a normali relazioni diplomatiche, affossate da Donald Trump, sono state totalmente disattese. Biden ha invece approfittato della grave situazione causata dall'inasprimento dell’embargo per tentare l’ennesima operazione “cambio di regime”.

Sia a Cuba che in Nicaragua, gli Stati Uniti hanno creato e finanziato “media indipendenti” che da anni diffondono informazioni distorte, stabilendo nicchie di consumatori per origine sociale, fasce di età, ecc., abituandole a una retorica sempre più conflittuale con mezze verità e fatti travisati, cercando di sabotare l'attuale istituzionalità.

Mentre a Cuba, oltre alla manipolazione sulle difficoltà causate dall’embargo statunitense si faceva appello a presunte libertà di cui godrebbero i cittadini del “mondo libero” occidentale, in Nicaragua i discorsi si concentravano su visioni tetre del futuro e, soprattutto, nel creare la percezione che in Nicaragua si stesse instaurando una dittatura. Una visione ben lontana dalla realtà di un processo politico e sociale, che incentiva la ‘restituzione dei diritti’ a partire dall'istruzione, la salute, la casa, i trasporti, gli spazi pubblici, la cultura e l’identità.

La scarsità di beni di prima necessità (reale o inventata), la presunta cattiva gestione del governo, la dittatura, la corruzione della polizia, l'arbitrarietà delle organizzazioni di massa, la violenza e la presunta necessità di cambiamento sono assi comuni della propaganda, sia a Cuba che in Nicaragua.

Mentre in Nicaragua il “golpe suave” poteva contare sui servizi di media come il canale televisivo 100% Noticias (che aveva firmato un accordo di cooperazione con la controrivoluzionaria cubana Yoani Sánchez di ‘14 y Medio’), Confidencial, La Prensa, Artículo 66, BacanalNica e altri - oltre a una miriade di pagine facebook e account twitter -, a Cuba succedeva lo stesso con media come El Estornudo, ADN Cuba, Ciber Cuba, Periodismo de Barrio e, anche qui, con la solita caterva di account sui social network.

 

L'elemento parastatale

Le ambasciate degli Stati Uniti e di altri paesi, soprattutto europei, hanno svolto un ruolo fondamentale nell'organizzazione del “colpo di stato morbido”, sia raccogliendo informazioni che coordinando gli attori sul campo. In Nicaragua, l'ambasciatrice Usa, Laura Dogu, ha occultato per anni dietro al classico comportamento diplomatico il vero obiettivo del suo lavoro, che era quello di preparare il “golpe suave” contro il governo sandinista. Sia a Cuba che in Nicaragua, il governo degli Stati Uniti è stato molto attento a non apparire come ‘istigatore del golpe’, anche se è impossibile nascondere l'origine dei fondi utilizzati e gli interessi dietro al tanto sospirato “cambio di regime”.

 

Denaro fraudolento

Ciò a cui si è assistito in Nicaragua è il finanziamento di azioni destabilizzanti eseguite da risorse interne (nazionali) o subappaltate  attraverso la triangolazione del denaro  A Cuba, le attività destabilizzanti sono state finanziate inviando denaro tramite emissari, nonché utilizzando corsi, premi, borse di studio, ecc. e ricariche telefoniche dall'estero.

 

Prove di golpe

Sia a Cuba che in Nicaragua ci sono stati ‘incidenti preparatori’ prima di lanciare l’offensiva golpista. A Cuba si è trattato del cosiddetto “Movimento San Isidro”, nato alla fine del 2020 quando, quelle che all'inizio sembravano rivendicazioni più o meno giustificate da parte di artisti nei confronti delle autorità culturali, sono presto degenerate in una serie di provocazioni e sfide aperte contro l’ordine costituzionale nel paese. Un'analoga provocazione, seppur minore, è avvenuta a fine giugno con l'ingresso a Cuba di Hamlet Lavastida, un personaggio che dall'estero aveva ripetutamente chiesto ai cittadini di violare la legge e che, per questo, è stato arrestato per istigazione alla criminalità.

In Nicaragua, prima il Movimento #OcupaINSS (2013) aveva cercato, inutilmente, di manipolare le richieste dei pensionati, poi aveva fatto lo stesso con gli incendi scoppiati nella Riserva Indio Maíz usando l’hashtag #SOSIndioMaiz. L’obiettivo era lo stesso: testare le varie strategie golpiste e misurare la capacità di risposta delle autorità.

 

False leadership

La strategia golpista passa anche dalla promozione di “nuove leadership” all’interno di segmenti della società impegnati su tematiche come ambientalismo, genere, diversità sessuale, arte, legalità, che permettono di diversificare e trasmettere gli stessi messaggi, ma dando l'idea che si tratti di un movimento sostenuto dalla stragrande maggioranza della società.

A differenza dei movimenti sociali organici, emersi dalle contraddizioni intrinseche della società, queste ‘nuove leadership’ mostrano un'insolita violenza retorica e un'altrettanto insolita propensione ad allearsi con settori dell'estrema destra, spesso caratterizzati dall'assunzione di posizioni diametralmente opposte. Ad esempio, gruppi che affermano di difendere i diritti degli omosessuali che si alleano improvvisamente con personaggi e settori dichiaratamente omofobici.

 

Autoesaltazione

Corsi di formazione, premi ed eventi internazionali che ricevono un'ampia copertura mediatica all'estero, al fine di dare prestigio alla matrice d'opinione imperiale e garantire visibilità mediatica alle leadership che si intende promuovere. Ad esempio, in Nicaragua nel 2018, durante il “golpe suave”, diverse figure di intellettuali ex sandinisti (Sergio Ramírez, Ernesto Cardenal e Gioconda Belli) legate all'opposizione golpista hanno ricevuto diversi riconoscimenti internazionali. A Cuba, l'organizzazione di Rosa María Payá ha organizzato un seminario internazionale a Miami in cui ha premiato personalità di spicco dell'estrema destra europarlamentare.

 

Il miglior momento

Si è trattato poi di selezionare il momento più opportuno e di massimo impatto propagandistico per lanciare il “golpe”. Nel caso del Nicaragua, dopo la campagna di disinformazione sull'incendio nella Riserva Indio Maíz, si è deciso di lanciare l’offensiva subito dopo l’approvazione di una riforma del sistema pensionistico, il cui contenuto era ben noto ai golpisti, poiché era stato discusso a lungo con i loro principali leader (impresa privata).

A Cuba, dopo l'incidente sul ritorno di Hamlet Lavastida, si è deciso di agire l'11 luglio, approfittando di un aumento dei casi di Covid-19 nell'isola. Sia a Cuba che in Nicaragua, i pretesti per il golpe sono stati totalmente esagerati e presi fuori contesto, per impiantare la matrice d’opinione golpista sia all'interno che all'estero.

 

Facebook e Twitter

Si tratta dell’utilizzo dei social network come strumento politico-militare di propaganda e controllo sociale. Una volta deciso il momento, sia a Cuba che in Nicaragua i social network sono esplosi con l'etichetta #SOS (#SOSCuba, #SOSNicaragua). Dal nulla sono comparsi resoconti di gruppi sconosciuti o poco conosciuti che ripetevano le stesse parole d’ordine e gli stessi contenuti. Allo stesso modo sono comparsi account falsi (bot) che pubblicavano e inoltravano messaggi a una velocità impossibile per un essere umano.

Sia a Cuba che in Nicaragua la campagna di propaganda telematica è arrivata dall'estero. Nel caso del Nicaragua, si sapeva dell'esistenza di “bot farm” in El Salvador che inviavano migliaia e migliaia di messaggi al minuto, una cosa totalmente fuori dalla portata di hackers non professionisti. La propaganda sui social network è stata caratterizzata dall’alto impatto emotivo e dalla sua aggressività. 

Sia a Cuba che in Nicaragua sono state mostrate immagini di altri paesi e sono state raccontate ogni sorta di falsità per ingannare le popolazioni. Sia a Cuba che in Nicaragua le “regole comunitarie” dei social network venivano applicate selettivamente contro coloro che difendevano il governo o non si piegavano alla linea della propaganda golpista, mentre i promotori del golpe erano liberi di pubblicare ciò che volevano e senza alcun tipo di censura.

Sebbene non esistano prove, è logico presumere che il traffico dei social media sia stato (ed è) utilizzato dal governo degli Stati Uniti come fonte di intelligence per cercare tutti i tipi di correlazioni e modelli di interazione sociale delle popolazioni prese di mira dalla politica di aggressione.

 

Gli influencer

Si tratta dell'utilizzo di “influencer” per promuovere il golpe, rivolgendosi a diversi segmenti sociali, ma soprattutto ai giovani. Mentre in Nicaragua è stato utilizzato l’account di Miss Nicaragua, a Cuba è stato utilizzato quello dell'attrice porno Mia Khalifa. A questi “influencer” si sono presto aggiunti artisti, giornalisti e altre personalità.

Nel caso del Nicaragua, ad esempio, la cantante Katia Cardenal (precedentemente non pubblicamente identificata come oppositrice) ha diffuso gravi menzogne, come quella che il governo nicaraguense stesse usando armi chimiche sulla città di Masaya, poi ripubblicata dall'influencer globale Bianca Jagger. In questo modo la fake news ha fatto il giro del mondo.

 

La dittatura mediatica

Gli organi della dittatura mediatica occidentale, come CNN (Usa), El País e ABC (Spagna), le agenzie EFE (Spagna) e DW (Germania), si sono uniti allo stridente coro di bugie su ciò che stava accadendo a Cuba l'11 luglio e su ciò accadeva in Nicaragua nel 2018.

Hanno inventato le dimissioni di ministri, hanno fatto a gara tra loro per vedere chi distillava più odio contro il governo rivoluzionario, hanno nascosto il più possibile la natura violenta delle manifestazioni golpiste, così come la mobilitazione dei popoli cubani e nicaraguensi in difesa delle rispettive rivoluzioni.

 

Guerra politica lampo

Si tratta dell’uso della strategia di Blitzkrieg o “guerra lampo” con la creazione di focolai di vandalismo in rapida successione che danno l'impressione di una rivolta diffusa.

Questi focolai sono spesso coordinati attraverso i social media e tendono a mobilitare i giovani. Le autorità devono essere provocate continuamente per costringerle a rispondere con la forza. Immagini scioccanti, brevi, scattate a livello del suolo e spesso manipolate con suoni sovrapposti, vengono utilizzate come input per la campagna sui social network.

In città come Managua o L'Avana, che hanno circa due milioni di abitanti, diverse centinaia o anche mille persone per strada non sono rappresentative dell'opinione generale della popolazione, ma nel contesto di una campagna golpista e pubblicate sui social, diventano una “rivoluzione”.

 

Non negoziare nulla

Un altro elemento è la continua escalation delle richieste. In Nicaragua hanno iniziato chiedendo la “pensione per i vecchietti”, poi le “elezioni anticipate”  e infine le “dimissioni del presidente”. A Cuba è invece “il covid”, “la mancanza di cibo”, poi “le dimissioni del governo” e lo “scioglimento del partito” e infine “l’invasione dei marines”.

L'essenza del “golpe suave” è non negoziare nulla e imporre un “cambio di regime”, per applicare ricette economiche totalmente estranee agli interessi del paese e anche a quelli della maggioranza di coloro che si definiscono oppositori del governo.

 

Criminali

L'obiettivo del “golpe suave” è soprattutto quello di creare determinate percezioni nella popolazione target. Gli atti dovrebbero essere, per quanto possibile, molto violenti in modo da abbattere le difese razionali del pubblico, provocando panico e perdita di fiducia nella solidarietà sociale. Per questo tipo di cose si usano delinquenti.

Nel caso del Nicaragua, migliaia di criminali sono stati usati per distruggere proprietà pubbliche, rapire, uccidere e persino torturare persone nei famigerati “tranques de la muerte”. Un caso noto è quello di Cristhian Josué Mendoza , alias “El Viper”, un soggetto legato al traffico di droga.

A Cuba c'è il caso del ladro e aggressore Esteban Rodríguez López, leader del gruppo che ha organizzato il falso sciopero della fame a sostegno dell’altro criminale Luis Manuel Otero Alcántara, elevato dai media occidentali alla categoria di “artista perseguitato”.

 

I simboli

Come per i tags o gli hashtag, l'uso altamente disciplinato dei simboli (elemento che contraddice il racconto delle “rivolte spontanee”) è un ingrediente propagandistico chiave per imporre una realtà fittizia, sia per la popolazione target che per l'opinione pubblica internazionale. Sia a Cuba che in Nicaragua la bandiera nazionale è stato il simbolo prescelto.

In Nicaragua, l'uso della bandiera con lo scudo capovolto e macchiata di sangue è stato ampiamente utilizzato e diffuso dai promotori del tentato golpe, anche se alla fine la popolazione ha reagito negativamente di fronte al vilipendio di un simbolo così amato.

A Cuba è accaduto lo stesso.

Altri simboli usati sono state le date della presunta ‘rivolta popolare’ - il 19/A in Nicaragua e l’11/J a Cuba - così come parole d’ordine, motti, slogan, canzoni, che sono patrimonio della rivoluzione cubana e di quella nicaraguense. In questo modo, per esempio, il “Patria o Muerte” di Fidel Castro è diventato “Patria y Vida” e il “Patria libre o morir” del sandinismo è diventato “Patria libre para vivir” (questo ultimo paragrafo è stato aggiunto dal traduttore al testo originale in spagnolo)

 

Conclusioni

Benché gli elementi segnalati li ritroviamo praticamente in tutte le campagne d’ingerenza politica degli Stati Uniti realizzate in questo secolo, dentro e fuori l'America Latina, la somiglianza tra quanto accaduto questa settimana a Cuba e tre anni fa in Nicaragua è davvero sorprendente.

È importante notare che si tratta di tentativi di “colpo di stato”, anche se non c’è stata la partecipazione né della polizia, né delle forze armate, in quanto si tratta di complotti con un appoggio popolare ridotto, totalmente dipendenti dal fattore sorpresa e con finalità non esplicitamente espresse per evitare il ripudio popolare.

In Nicaragua, il tentativo fallito di “golpe suave” del 2018 ha galvanizzato la società e l'ha resa consapevole dei veri interessi in gioco. Quell’assurdo tentativo ha provocato più di 200 morti e miliardi di dollari di perdite.

Da allora, si sono ricomposte le alleanze e il popolo, rafforzato economicamente grazie alle politiche sandiniste, si sta riprendendo dagli effetti di quella sciagurata avventura. L'oligarchia, da parte sua, ha evidenziato la sua collusione con progetti antipopolari e contrari agli interessi della nazione.

A Cuba, sebbene sia troppo presto per cantare vittoria, i disordini dell'11 e 12 luglio sono terminati non appena iniziati e la situazione sembra tornata alla normalità. Anche se, come nel caso del Nicaragua, l'esperienza del tentato “golpe suave” ha rafforzato la coscienza della popolazione, non c’è alcun dubbio che il copione interventista continuerà e che nuovi tentativi verranno fatti.

 

Fonte: http://tortillaconsal.com/tortilla/node/12347

Traduzione: Giorgio Trucchi | LINyM

 

 



ALAINET / HAITI / LA SITUAZIONE POLITICA

Breve analisi della situazione ad Haiti

19 luglio 2021. L'intero paese stava lottando per sconfiggere Jovenel e il regime PHTK, ma questo assassinio non fa progredire il progetto del popolo.

1. Contesto storico

Haiti è stato il primo paese nero ad ottenere l'indipendenza con il sangue e la vita dei suoi combattenti il 1° gennaio 1804. Al momento dell'indipendenza la sua popolazione era di 500.000 abitanti e il suo territorio aveva una copertura boschiva dell'80%. Oggi la popolazione è di oltre 12 milioni e le foreste originarie sono state ridotte a circa l'1%. È chiaro che la situazione ambientale è molto grave. Questa nazione, culla della libertà, sta attraversando uno dei suoi momenti peggiori.

 

2. Cause immediate della situazione attuale

Il Paese è da tempo in una situazione di crisi strutturale, che si potrebbe dire sia iniziata nel 1804 con l'assassinio di padre Jean Jacques Dessalines. Ma è diventata una crisi globale che ha avuto un forte impatto su tutti i settori della società negli ultimi 10 anni, durante il regime del PHTK (Partí Haitien Tèt Kale, il partito politico “calvo”). Questa è un'espressione creola che normalmente non potrebbe essere usata come nome di un'organizzazione politica, ma il partito è stato fondato dal presidente Joseph Martelly, salito al potere nel 2011 con una frode sostenuta dall'Organizzazione degli Stati americani (OAS). Martelly, con la complicità delle forze imperialiste, ha ceduto il potere al suo protetto Jovenel Moïse in un'elezione con molte truffe politiche tra l'oligarchia e l'imperialismo. Jovenel è stato eletto ufficialmente con 500,000 elettori su oltre 6 milioni aventi diritto al voto. Quindi, era un presidente senza legittimità fin dall'inizio. Il mandato costituzionale di Jovenel è scaduto il 7 febbraio 2021 ma ha deciso di rimanere al potere in violazione della legge elettorale. Per gli haitiani è un presidente de facto.

Nella notte tra il 6 e il 7 luglio, Jovenel è stato assassinato nella sua residenza privata e sua moglie è rimasta gravemente ferita. Al momento, le sue condizioni di salute sono stabili e la sua vita non è più in pericolo.

 

3. Informazioni sull'assassinio dell'ex presidente Jovenel

Ci sono molte informazioni che circolano, ma nessuna fornisce chiarezza su come sia morto Jovenel. Il governo parla di un commando colombiano di 28 soldati, un gruppo che comprende 2 o 3 cittadini statunitensi di origine haitiana. Questo commando sarebbe entrato nella residenza intorno all'una del mattino del 7 luglio e lo avrebbe assassinato. Un punto controverso è come queste persone siano riuscite ad assassinare il presidente senza uccidere nessuno del suo personale di sicurezza. Nessuno è rimasto ucciso o ferito sulla strada che porta alla casa, nonostante ci fossero 3 posti di blocco prima di raggiungere l'edificio. È abbastanza chiaro che l'assassinio ha coinvolto la squadra di sicurezza di Jovenel e lo stesso governo. Bisogna aspettare la verità, anche se le indagini sono condotte dal governo stesso.

 

4. Cosa sta succedendo e perché? Qual è il progetto?

L'assassinio di Jovenel ha a che fare non solo con il tentativo del PHTK di rimanere al potere, ma anche con molte altre questioni. Innanzitutto, il PHTK è diviso in 2 gruppi opposti che combattono per il controllo e il potere: un gruppo guidato da Jovenel e l'altro da Martelly. In secondo luogo, in un modo o nell'altro devono proteggere i malversatori e i ladri del PetroCaribe Fund – più di 4 miliardi di dollari USA – dei fondi per la ricostruzione dopo il terremoto più di 10 miliardi di dollari. Devono proteggere i malversatori di fondi pubblici e i ladri che hanno preso miliardi per 10 anni. I criminali finanziari sono tanti e si sono in tanti settori, in tanti luoghi dentro e fuori il Paese.

Il PHTK offre protezione anche ai capi delle bande che seminano il terrore nei quartieri poveri, massacrando i diseredati. Ci sono più di 100 gruppi di "banditi" che lavorano per i campi PHTK. C'è una lotta tra Jovenel e Martelly per il controllo di questi gruppi con l'obiettivo di controllare più territori per prevenire le mobilitazioni dei loro avversari politici. Per fare una vita di lusso, i "banditi" organizzano rapimenti di persone della classe media, soprattutto professionisti, per poi chiedere riscatti di centinaia di migliaia di dollari. Oggi i rapimenti avvengono anche nei quartieri popolari per pochi dollari. Abbiamo un governo di bande ufficialmente federate che nominano i ministri. L'ultimo primo ministro nominato da Jovenel prima della sua morte era il capo di una di queste bande.

Il PHTK vuole orchestrare una farsa elettorale con il supporto degli Stati Uniti che sono molto accaniti, interessati a questo tipo di governo con collegamenti al traffico di droga che da usare come fili dei burattini dipendenti dalla CIA o da altri settori del potere imperialista.

Le forze imperialiste stanno spingendo per una nuova costituzione nazionale che permetta alle multinazionali di acquistare apertamente e legalmente terreni ad Haiti per controllare le risorse naturali del paese. È un progetto che prevede la fine dei contadini, un saccheggio camuffato nel piano della green economy. Non c'è dubbio che il PHTK sia un alleato sicuro perché può continuare a sperperare e rubare le risorse dello Stato.

 

5. Dopo 10 anni di governo PHTK, quali sono stati i risultati per le masse e per il Paese in generale?

Dopo la caduta di Duvalier, il paese avviò un processo di democratizzazione borghese, soprattutto con l'adozione della costituzione del marzo 87. Questa costituzione, normalmente base fondamentale di tutte le leggi, aveva lo scopo di consentire una buona partecipazione dei cittadini alla politica del Paese. Ma in realtà, la classe dominante vuole continuare il suo dominio totale sulle masse. Ecco perché cercano il pieno controllo di tutte le istituzioni pubbliche al fine di bloccare qualsiasi partecipazione politica del pubblico in generale. Dalla sua approvazione con un massiccio voto a suo favore, nessun governo ha attuato la costituzione.

La strategia del PHTK è di non organizzare le elezioni nei tempi previsti dalla costituzione. Ciò ha permesso a Jovenel di imporre una dittatura dal gennaio del 2020, dopo la scadenza formale del mandato dell'intera Camera dei Deputati e di due terzi della Camera dei Senatori. Su 30 senatori ne restano solo 10 che legalmente non possono fare altro che continuare a godere dei propri privilegi.

Dopo aver sciolto il parlamento, Jovenel aveva governato per decreti. Ha approvato più di cento decreti illegali e ha deciso di redigere una nuova costituzione seguendo le indicazioni della Banca Mondiale attraverso il rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che è essenzialmente un agente del governo degli Stati Uniti.

Negli ultimi 10 anni, il Paese ha vissuto la più terribile situazione economica della sua storia. Quando Martelly era a capo del governo nel 2011, il PIL del Paese era di 13,1 miliardi di dollari con un reddito pro capite di 1200 dollari. Alla fine del 2020 il PIL era di 8,3 miliardi con un reddito pro capite che scese a 756 dollari. Dobbiamo evidenziare qui l'aumento della popolazione, 200 mila persone in più da sfamare. Nel 2010, i lavoratori guadagnavano 250 giurde al giorno, pari a 6,25 dollari. Nel 2019, si è raddoppiato passando a 500 gourde, ma il valore della valuta è sceso a 4,66 dollari. I lavoratori stanno attraversando un drammatico processo di impoverimento. Non possono vivere dignitosamente.

Nel 2011, il valore del gourde haitiano era di 40 per un dollaro. A maggio 2020, era sceso a 110 per un dollaro. Cinquemila gourde valevano 123 dollari nel 2011, ma nel 2020 l'importo era di soli 41,44 dollari.

Secondo l'economista Enomy Germain, da dicembre 2010 a dicembre 2020, la gourde haitiana ha perso il 140% del suo valore. È incredibile, ma è così. La popolazione non può vivere dignitosamente in questa situazione mentre i regimi PHTK stanno rubando, dilapidando le risorse del paese. Gli agricoltori sono le prime vittime dei governi PHTK. L'esodo rurale è crudele. La maggior parte dei giovani emigra nelle città per fare gli autisti, abbandonando la produzione alimentare. Fanno pressione sui genitori affinché vendano la loro terra per acquistare motociclette o per procurarsi biglietti aerei per andare nella Repubblica Dominicana, in Brasile, in Cile o in altri paesi. In soli 2 anni, 300 mila giovani hanno lasciato il Paese per il solo Cile. Sono i contadini che ogni giorno accrescono il sottoproletariato a Port-au-Prince nei distretti poveri, fonte di reclutamento per le bande.

 

6. Quali sono le prospettive per il futuro dopo la scomparsa di Jovenel?

A breve termine, non c'è ancora nulla di chiaro per il futuro del Paese. È lo stesso governo di Jovenel che è al potere, dicendo che continuerà i progetti di Jovenel per organizzare le elezioni presidenziali e legislative del 26 settembre di quest'anno. Il Segretario di Stato americano ha dichiarato che il suo Paese sostiene il potere del primo ministro di fatto Claude Joseph, che Jovenel aveva deposto per nominare Ariel Henri, e ha pubblicato la sua nomina nella newsletter ufficiale. Eppure, l'amministrazione Biden continua a sostenere il calendario elettorale che Claude Joseph sta tenendo per settembre. Il rappresentante del Segretario delle Nazioni Unite ha dichiarato di sostenere Claude Joseph nell'organizzazione delle elezioni e nel conferire il suo mandato al neoeletto presidente il 7 febbraio 2022.

Questo piano della comunità internazionale per Haiti è un progetto di morte. Allo stesso tempo, l'opposizione al PHTK si sta scindendo alla ricerca di una quota di potere con settori del PHTK. Sarà molto difficile raggiungere un accordo politico con la maggioranza dei partiti nelle piattaforme politiche con le organizzazioni della società civile per formare un governo di transizione, che avrebbe i seguenti compiti urgenti:

· Smantellamento delle bande.

· Garantire il diritto di circolare liberamente nel paese.

· Porre fine alla corruzione nella pubblica amministrazione.

· Riorganizzazione della polizia al di fuori dell'influenza della politica.

· Creazione di occupazione a breve termine.

· Promuovere l'agroecologia e l'agricoltura contadina per il ritorno alla sovranità alimentare.

· Stabilire un programma per il recupero urgente e la protezione dell'ambiente.

· Perseguire i responsabili di crimini finanziari e massacri.

· Organizzare una conferenza nazionale per costruire un piano strategico per i prossimi 25 anni.

· Analizzare le modifiche necessarie per la costituzione dell'87 ei meccanismi per attuarle.

· Riprendere il processo verso elezioni affidabili a tutti i livelli in un periodo compreso tra 18 e 24 mesi.

 

7. In conclusione.

L'intero paese stava lottando per sconfiggere Jovenel e il regime PHTK, ma questo assassinio non fa avanzare il progetto del popolo. Le organizzazioni popolari devono stare attente a ciò che sta accadendo perché il PHTK potrebbe riuscire a rimanere al potere durante l'urgente fase di transizione. Questo è molto importante, ma anche molto difficile a causa di un'opposizione fortemente frammentata.

Le organizzazioni dei contadini, dei lavoratori, dei giovani, del quartiere e delle organizzazioni politiche della sinistra devono rafforzarsi ancora di più per sostenere una mobilitazione permanente per togliere il PHTK dal potere e cambiare il percorso in cui si trova il paese, per andare avanti sulla strada verso la sovranità alimentare.

Come organizzazioni di CLOC-VC ad Haiti, siamo in lotta insieme con altre organizzazioni popolari, della società civile e politiche alla ricerca di una soluzione accettabile alla crisi, una soluzione che tenga conto del nostro progetto per il futuro. Abbiamo bisogno della solidarietà di tutte le nostre organizzazioni sorelle in questa lotta.

 


 

 

Council on Hemispheric Affairs / NICARAGUA / SANZIONI

Nicaragua: le sanzioni statunitensi interromperanno la produzione sostenibile di carne bovina e la riforestazione

Falsi gruppi ambientalisti e falsi difensori dei diritti umani in Nicaragua stanno invocando ulteriori sanzioni economiche contro il proprio Paese, in base a menzogne secondo cui il governo Sandinista starebbe distruggendo il patrimonio forestale nazionale. La realtà è opposta: sta attuando programmi di riforestazione e allevamento sostenibile, programmi che le sanzioni andrebbero a bloccare. Il danno non sarebbe solo per l’economia nicaraguense, ma per la salute globale del pianeta, contribuendo all’aumento dei gas serra in un momento in cui c’è disperatamente bisogno d’invertire la tendenza.

Il Prof. R. Kohn, ricercatore dell’Università del Maryland, ci spiega come e perché.

 

Foto: R. Kohn, 2020 - Pascolo nel dipartimento di Estelí, Nicaragua. La lunga stagione secca e la bassa falda freatica limitano la quantità di piantagioni a file coltivabili. Riserve di pascoli come questo mantengono il terreno coperto prevenendone l'erosione.

 

Richard Kohn, Ph.D. [*] - Columbia, MD

Recentemente i mezzi d’informazione hanno riferito che il Nicaragua sta distruggendo le sue foreste pluviali e consentendo agli allevatori di bovini di convertirle in pascoli nelle vaste riserve naturali del Paese. Una rete di presunti gruppi ambientalisti e per i diritti umani chiede d’inasprire le sanzioni contro il Nicaragua, mettendo fine alle importazioni di carne bovina nicaraguense e fine ai crediti nello scambio di quote d’emissione di carbonio che supportano i programmi di riforestazione.

Contrariamente a questa narrativa ingannevole, le riserve naturali in Nicaragua non vengono deforestate e il governo nicaraguense ha promosso la produzione di carne bovina più sostenibile e la riforestazione. Le sanzioni economiche potrebbero compromettere questi sforzi.

La mia esperienza personale smentisce notizie fuorvianti

Sono professore di Scienze Animali presso l'Università del Maryland, specializzato nella valutazione degli impatti ambientali dei sistemi di produzione zootecnica, in particolare di bovini da carne e da latte. Conosco molto bene il Nicaragua, avendoci vissuto dal 1987 al 1988, mentre lavoravo con gli allevatori come sviluppatore. L'ultima volta che ho visitato il Paese è stato nel gennaio 2020, partecipando a una delegazione di studio che ha esaminato l'agroecologia praticata in Nicaragua. In quest'ultimo viaggio ho avviato un confronto con le controparti nel mio settore, attraverso l'Asociación de Trabajadores del Campo (Associazione dei lavoratori rurali), per gettare le basi per un corso di studio all'estero dell'Università del Maryland in Nicaragua, in ricerche sull'agricoltura e l'ambiente. Dopo aver visto le dichiarazioni dei media statunitensi sulla produzione di carne bovina nicaraguense, incoerenti con la mia conoscenza diretta del Paese, ho deciso d’indagare sulla questione.

Il Nicaragua è membro dell'Accordo centroamericano di libero scambio (CAFTA), che gli ha consentito di beneficiare di prezzi più elevati per bovini da carne nutriti a erba. In palese violazione dell'accordo, nel 2018 gli Stati Uniti hanno applicato sanzioni al Nicaragua, interrompendone il libero scambio. Queste sanzioni impediscono al Nicaragua di ottenere prestiti dalle autorità internazionali di credito e congelano le attività finanziarie estere di molti singoli individui di nazionalità nicaraguense (1). Attualmente c'è un disegno di legge chiamato RENACER Act al vaglio di entrambe le Camere del Congresso (2), che imporrebbe al Nicaragua dure sanzioni economiche volte a riportarlo in condizioni di estrema povertà, per favorire la vittoria di un candidato dell'opposizione alle elezioni di quest'anno. E se ciò fallisse, per garantirsi comunque il supporto ad un possibile tentativo di colpo di stato pianificato nel seguito (3).

Produzione di carne bovina e ambiente

I media statunitensi spesso esagerano sull'impatto ambientale della produzione di carne bovina. Ad esempio, gli articoli online e la stampa popolare attribuiscono ben il 60% delle emissioni di gas serra al consumo di carne. Secondo l'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti, il contributo effettivo è stimato in circa il 2% delle emissioni totali di gas serra degli Stati Uniti (4). La produzione e l'uso di combustibili fossili è responsabile del 90%. Un po' più di gas serra è attribuibile alla produzione di carne bovina importata, ma non influisce in modo apprezzabile sul totale. I principali mezzi d’informazione spesso disinformano in misura ancora maggiore circa la produzione di carne bovina, quando questa avviene in un Paese che il governo USA ha selezionato per un cambio di regime. La percentuale di emissioni domestiche di gas serra provenienti dalla produzione di carne bovina è più alta per il Nicaragua rispetto a quella degli Stati Uniti, perché il Nicaragua ha emissioni totali di gas serra molto inferiori da altre fonti, compresi i combustibili fossili. La produzione pro capite totale di gas serra negli Stati Uniti, escludendo il cambiamento nell'uso del suolo (principalmente da combustibili fossili) è otto volte superiore a quella del Nicaragua (5).

Spesso le emissioni di gas serra segnalate come provenienti dalla produzione di carne bovina, includono cambiamenti nell'uso del suolo per espandere l’allevamento di bovini da carne. Sebbene le stime pubblicate dai principali media siano spesso troppo alte, può esserci un certo aumento delle emissioni di gas serra dovute al cambiamento d’uso del suolo. Quando la terra viene convertita da foresta a pascolo, viene inglobato meno carbonio dalla copertura forestale e quindi si presume che il carbonio vada ad aumentare nell'atmosfera. I Paesi in via di sviluppo ricorrono alla deforestazione per svariate ragioni, oltre alla necessità di pascolo per il bestiame. Inoltre, quando le foreste vengono tramutate in colture a file per la produzione alimentare, nella copertura più limitata che fornisce questo tipo di coltivazione e nel suolo viene immagazzinato ancora meno carbonio rispetto al pascolo del bestiame o alla silvicoltura. Gli Stati Uniti hanno trasformato gran parte delle loro foreste in terreni agricoli decenni fa, quindi attualmente qui non ci sono molti cambiamenti nell'uso del suolo associati alla conversione delle foreste in agricoltura. Nei Paesi in via di sviluppo, tuttavia, il cambiamento in corso nell'uso del suolo rappresenta una percentuale significativa delle emissioni stimate di gas serra.

Gli accordi internazionali sul clima, come gli Accordi di Parigi, impongono a ciascun Paese di ridurre le emissioni di gas serra di una percentuale simile, a prescindere dalle industrie che hanno, dai prodotti che importano o esportano o se partono già da basse emissioni di gas serra. I Paesi che producono pochi gas serra potrebbero avere difficoltà a ridurre ulteriormente le loro già scarse emissioni: il rimboschimento è un'opzione. La riforestazione riduce la quota d’emissione globale di gas serra, indipendentemente da dove il rimboschimento avvenga, ma i Paesi in via di sviluppo affrontano una maggiore pressione per proteggere e ripiantare le loro foreste, poiché non possono ridurre le emissioni di gas serra con la stessa facilità dei Paesi ricchi, utilizzando meno combustibili fossili, il cui consumo è già molto limitato.

Breve riassunto dell'intervento USA in Nicaragua

Per molti anni il Nicaragua ha esportato carne bovina, caffè e banane e il governo degli Stati Uniti ha sostenuto l’agroindustria internazionale e i ricchi proprietari terrieri di quel Paese. I marines statunitensi invasero il Nicaragua nel 1909 per proteggere gli investimenti statunitensi. Un rivoluzionario nicaraguense, Augusto Sandino, combatté organizzando una lotta guerrigliera, che riuscì a scacciare i marines statunitensi nel 1933. Gli Stati Uniti negoziarono quindi l'insediamento di Anastasio Somoza, uno dei dittatori più famosi al mondo, la cui famiglia ha governato il Nicaragua fino al 1979. Un esercito di guerriglieri autodefinito Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN - Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale) o semplicemente Sandinisti, pose fine alla dinastia Somoza dopo 45 anni di dittatura. I Sandinisti istituirono elezioni democratiche e da esercito guerrigliero divennero partito politico. Molti ricchi proprietari terrieri lasciarono il Paese e il nuovo governo redistribuì le proprietà abbandonate ai contadini (6).

A quel punto gli Stati Uniti organizzarono i cosiddetti Contras – gruppi eversivi di destra, tra cui ex militari della Guardia Nazionale di Somoza – che dall’Honduras attraversavano il confine di notte attaccando i simboli della rivoluzione sandinista: centri sanitari, scuole e, naturalmente, piccole fattorie. La maggior parte dei combattimenti è avvenuta nelle zone rurali. Questo, insieme a un duro embargo economico e al minamento dei porti nicaraguensi da parte della CIA, fece presto sprofondare il Paese in una crescente povertà e sofferenza. Un candidato presidenziale sostenuto dagli Stati Uniti vinse le elezioni nel 1990, sebbene la maggior parte delle persone intervistate sostenessero i sandinisti, ma erano pur stanche della guerra. Tre successivi governi neoliberisti imperarono in Nicaragua nei successivi 16 anni. Dovendo fronteggiare una persistente povertà, nel 2006 la popolazione ha rieletto presidente Daniel Ortega del partito FSLN, che da allora in poi è stato rieletto più volte. Da quando i sandinisti sono tornati al governo, la povertà e la povertà estrema si sono dimezzate rispetto ai livelli precedenti; l'alfabetizzazione e l'assistenza sanitaria sono migliorate; molte popolazioni indigene hanno ricevuto il titolo di proprietà collettiva dei territori del Nicaragua orientale (7).

I precedenti governi del Nicaragua, sostenuti dagli USA, avevano reindirizzato l'economia al servizio degli interessi statunitensi: le grandi aziende agricole private erano impegnate esclusivamente nell'agricoltura d’esportazione, mentre la maggior parte dei contadini senza terra soffriva la fame. Dal 2007 i sandinisti hanno diversificato l'agricoltura per soddisfare i bisogni della propria popolazione. Sebbene i Sandinisti sostengano una varietà di pratiche di produzione alimentare e il Paese sia diventato autosufficiente dal punto di vista alimentare per oltre il 90% (8), l'esportazione di prodotti come carne bovina e caffè è ancora importante per l'economia nicaraguense. L'aumento delle sanzioni che bloccano l'esportazione di carne bovina verso gli Stati Uniti sarebbe l'ennesimo colpo agli sforzi del Paese per migliorare il tenore di vita della popolazione.

Migliore gestione del bestiame in Nicaragua

L’allevamento contribuisce alle emissioni di gas serra, ma una corretta gestione può mitigarle. Una buona alimentazione del bestiame e pratiche di gestione dei rifiuti possono ridurre le emissioni di metano e ossido di azoto, mentre le pratiche di coltivazione e pascolo possono esaurire o, viceversa, accumulare le riserve di carbonio nei suoli e nelle colture. In molte parti del Nicaragua, l'allevamento di bovini nutriti a erba e la produzione di latte sono praticati in modo sostenibile e diverse organizzazioni di produttori di carni bovine e lattiero-caseari hanno recentemente firmato un accordo per promuovere pratiche più sostenibili (9). Gestire il bestiame attraverso tassi di crescita più rapidi è un modo per ridurre le emissioni di gas serra, metano e ossido di azoto. La produzione di carne bovina negli Stati Uniti è altamente efficiente in questo senso, ma ci sono molte opportunità in Nicaragua per migliorare la capacità dei pascoli di supportarne una crescita più rapida utilizzando piante più digeribili.

Un'altra pratica sostenibile è quella di avere pascoli permanenti con alberi che costantemente fabbricano e trattengono la materia organica nel suolo. Ciò è particolarmente utile, poiché gran parte del territorio nicaraguense è troppo collinare o riceve precipitazioni troppo scarse per essere adatto alle colture annuali a file; piogge torrenziali arrivano abitualmente alla fine della stagione secca, dilavando i terreni su tutti i campi collinari privi di copertura del suolo. Quando le foreste sui pendii ripidi vengono distrutte per convertirle incautamente all'agricoltura, senza considerare il potenziale di erosione a lungo termine, il carbonio nel suolo può esaurirsi e presto i suoli depauperati producono anche meno vegetazione. Il carbonio perso va a sommarsi all'aria. È qui che la mitigazione, introducendo alberi nei pascoli, è importante. Sebbene le foreste nel loro complesso catturino più carbonio rispetto ai pascoli, gli alberi nei pascoli crescono più velocemente e captano più carbonio per ciascun albero. Nel 2020 ho mostrato a un contadino nicaraguense la foto di un bellissimo pascolo con alberi inframmezzati al suo interno e incorniciato da pali di recinzione rustica. Ha detto che era carino, ma avrebbero dovuto usare alberi al posto dei pali di recinzione, come ora è la norma. Aveva ragione e sicuramente ci sono state campagne per migliorare le pratiche di pascolo e piantare più alberi.

Un ultimo punto da tener presente è che l'industria della carne bovina porta entrate significative al Paese - denaro che viene attualmente utilizzato per programmi di riduzione della povertà e rimboschimento - ma ha un piccolo impatto sull'industria statunitense. I 700 milioni di dollari che il Nicaragua esporta annualmente in carne bovina e produzione lattiero-casearia, rappresentano il 25% del commercio estero della nazione, ma solo il 5% delle importazioni degli Stati Uniti (dopo Canada, Australia, Nuova Zelanda e Messico) (10).

Nicaragua e programmi di riforestazione

Il governo del Nicaragua ha usato programmi di scambio delle quote di carbonio per incentivare la piantumazione di alberi e migliorare i pascoli con piante più nutrienti. Queste pratiche riducono l'impatto dei gas serra da allevamento di bovini.

La Banca Mondiale ha pubblicato le mappe della copertura arborea in Nicaragua (Figura 1). Gran parte della deforestazione era già avvenuta prima che i Sandinisti tornassero al potere, come si può vedere dal diradamento boschivo nel Nord-Est tra il 2000 e il 2005 durante la fine del neoliberismo; un ulteriore diradamento avviene nella regione tra il 2010 e il 2014. Questo territorio è controllato dalle comunità indigene, che ne hanno sviluppato una parte per l'uso domestico nelle colture e nell'allevamento, ma le grandi riserve naturali rimangono. La mappa del 2014 mostra il recupero della copertura arborea, una volta che gli alberi sono stati piantati su tutto il territorio nazionale da quando i Sandinisti sono tornati al potere nel 2007.

Figura 1. Cambiamenti nella copertura arborea in Nicaragua dal 2000 al 2014 (World Bank, 2015).

 

Notizie false che non riconoscono i successi del Nicaragua

I principali mezzi d’informazione e siti web che affermano di rappresentare le organizzazioni ambientaliste, hanno chiesto di togliere i finanziamenti al Nicaragua. Accusano i sandinisti di aver contribuito al cambiamento climatico, distruggendo le foreste per trasformarle in terreni da pascolo, per esportare carne bovina. Lo scorso ottobre, ad esempio, PBS Newshour ha pubblicato una storia intitolata "Conflict Beef", sostenendo che gli indigeni venivano cacciati dalle loro terre e uccisi per fare spazio a più allevamenti di bestiame (11). Hanno affermato che i conflitti sono stati mossi dall'improvviso aumento della domanda di carne bovina negli Stati Uniti, a fronte di una diminuita produzione nazionale dovuta alla pandemia. L'implicazione era che gli Stati Uniti avrebbero dovuto interrompere l'importazione di carne bovina dal Nicaragua per motivi umanitari. Da notare che, secondo il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti, non vi sono stati aumenti nelle importazioni di carne bovina negli Stati Uniti dal Nicaragua durante la pandemia (12). Inoltre, le grandi riserve naturali del Nicaragua non sono state disboscate e, sebbene vi siano state appropriazioni illegali di terre in alcune aree remote, il governo ha cercato di prevenirle.

Alcuni gruppi hanno chiesto alla Banca Mondiale di smettere di finanziare i programmi di riforestazione del Nicaragua. Ad esempio, l'organizzazione ambientalista anti-sandinista COCIBOLCA, guidata dalla celebrità Bianca Jagger, si oppone al finanziamento della Banca Mondiale dei programmi di riforestazione in Nicaragua (13). Il quotidiano anti-sandinista nicaraguense La Prensa (14) ha riferito che i finanziamenti del programma per continuare la riforestazione in Nicaragua sono già stati cancellati, secondo fonti della Banca Mondiale. Tuttavia, i rapporti di La Prensa sono spesso imprecisi, mentre informazioni provenienti direttamente dalla Banca Mondiale indicano un alto livello di soddisfazione per la gestione dei suoi programmi da parte del governo nicaraguense (15).

Indipendentemente dal fatto che i finanziamenti internazionali per il rimboschimento siano già stati tagliati, la pressione della vasta rete dei media avversi al Nicaragua verrà utilizzata per continuare a spingere verso ulteriori sanzioni e maggiori interferenze nella sua economia.

Le sanzioni statunitensi hanno il potenziale per creare un grosso impatto sulle foreste del Nicaragua. Sono le piccole forze militari e di polizia che hanno il compito di proteggere le risorse dei territori e le popolazioni indigene che vivono in aree boschive remote, e le sanzioni statunitensi colpiscono direttamente quelle entità. Ad esempio, l’ultima tornata di sanzioni del Congresso USA bloccherà completamente le forniture ai militari e alla polizia di merci d’importazione statunitense. Altre sanzioni statunitensi bloccano i finanziamenti internazionali per i progetti che possono includere programmi di rimboschimento in Nicaragua. Poiché le sanzioni statunitensi sono ampie e vaghe e l'applicazione è arbitraria e severa, esiste il rischio concreto di un'applicazione eccessiva, in cui gli investitori evitino del tutto il Nicaragua. Il danno economico causato dalle sanzioni costringerà il governo nicaraguense a scegliere tra nutrire la popolazione e preservare le foreste, poiché probabilmente non sarà più in grado di fare entrambe le cose.

Campagna a favore degli alleati politici filostatunitensi in Nicaragua

L'impatto sulle emissioni di carbonio del nicaraguense medio, è minuscolo rispetto a quello del cittadino americano medio. Il governo Sandinista ha piantato alberi e migliorato l'efficienza ambientale nella produzione di carne bovina, mentre le precedenti amministrazioni sostenute dagli Stati Uniti hanno visto il sovrasfruttamento delle foreste per aumentare le esportazioni di carne bovina.

Il risultato delle attuali proposte di sanzioni USA contro il Nicaragua sarà quello di riportare il Paese nella povertà, aumentare la fame e impedire al Nicaragua di ridurre le sue emissioni di gas serra. L'obiettivo è dare la colpa di tutti questi problemi ai Sandinisti per favorire i candidati che serviranno meglio gli interessi delle corporazioni statunitensi. Tali interessi comprendono lo sfruttamento deregolamentato e a basso costo del lavoro, della terra e di altre risorse naturali del Nicaragua.

Pertanto, è probabile che le sanzioni contro il Nicaragua aumenteranno le emissioni di gas serra, indipendentemente dal fatto che causino o meno il rimpiazzo dell’attuale governo.

 

Fonte: Nicaragua: U.S. sanctions will disrupt sustainable beef production and reforestation – COHA

Note:

[*] Richard Kohn è professore di Scienze Animali presso l'Università del Maryland. I suoi campi di ricerca includono la valutazione degli impatti ambientali dei sistemi di produzione zootecnica.

[1]Nicaragua Human Rights and Anticorruption Act, 2018. House Resolution 1918.

https://www.congress.gov/bill/115th-congress/house-bill/1918

[2]RENACER Act, 2021. Senate Bill 1041 and 1064.

https://www.congress.gov/bill/117th-congress/senate-bill/1041

[3]Perry, J. The US contracts out its regime change operation in Nicaragua. Council on Hemispheric Affairs. August 4, 2020.

https://www.coha.org/the-us-contracts-out-its-regime-change-operation-in-nicaragua/

[4]US Environmental Protection Agency, 2021. Sources of Greenhouse Gas Emissions: Agricultural Sector Emissions.

https://www.epa.gov/ghgemissions/sources-greenhouse-gas-emissions

[5] https://www.climatewatchdata.org/ghg-emissions?breakBy=countries&calculation=PER_CAPITA&end_year=2018&regions=NIC%2CUSA&sectors=total-excluding-lucf&source=CAIT&start_year=1990

[6]Collins, J. 1982. What Difference Could a Revolution Make? Food and Farming in the New Nicaragua. Institute of Food and Development Policy.

[7]World Bank 2021. World Bank Data: Country Specific, Nicaragua. Accessed May, 29, 2021.

https://data.worldbank.org/country/NI

[8]World Bank 2015. Agriculture in Nicaragua: Performance, Challenges, and Options.

http://documents1.worldbank.org/curated/en/532131485440242670/pdf/102989-WP-P152101-Box394848B-OUO-9.pdf

[9]Cattle and Dairy Sector Signs Environmental Sustainability Agenda. Yahoo Finance (online)

https://finance.yahoo.com/news/cattle-dairy-sector-signs-environmental-110000324.html

[10]United States Department of Agriculture, Economic Research Service, Data downloaded July 6, 2021.

https://www.ers.usda.gov/data-products/livestock-and-meat-international-trade-data/

[11]https://www.youtube.com/watch?v=6ULooc8pdJ4

[12]United States Department of Agriculture, Economic Research Service, Data downloaded July 6, 2021.

https://www.ers.usda.gov/data-products/livestock-and-meat-international-trade-data/

[13]López, L. B. 2019. Dictadura de Nicaragua da por hecho que echó mano a los 55 millones de dólares de los fondos verdes del Banco Mundial. La Prensa, Nov. 14, 2019. https://www.laprensa.com.ni/2019/11/14/nacionales/2610668-dictadura-de-nicaragua-fondos-verdes-del-banco-mundial

[14]Estrada Galo, J. 2021. Banco Mundial niega al régimen fondos por US$55 millones para la reducción de emisión de carbono. La Prensa, Feb. 24, 2021.

https://www.laprensa.com.ni/2021/02/24/nacionales/2788559-banco-mundial-niega-al-regimen-fondos-por-55-millones-para-la-reduccion-de-carbono

[15]Scott Kinnon. 2020. Letter to COCIBOLCA from World Bank on the effectiveness of Nicaragua’s reforestation programs. Sep. 23, 2020.

https://www.forestcarbonpartnership.org/system/files/documents/Bank%20response%20to%20Letter%20from%20environmental%20organizations%20in%20Nicaragua.pdf

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRASILE, PIANI CONTRO LULA

Si progettano piani contro il Brasile e l’ex presidente Lula da Silva

 

«Preparatevi a un altro colpo di Stato per l’anno prossimo, preparatevi al bombardamento mediatico sulle reti sociali contro il Partito dei Lavoratori e contro Lula», ha denunciato il giornalista  statunitense Brian Mier in un passaggio su TV247.

Il giornalista lancia l'allerta: il governo degli Stati Uniti progetta di impedire il ritorno di Luiz Inácio Lula da Silva alla presidenza che i sondaggi danno per certo. Le sue dichiarazioni sono basate nelle parole del rappresentante di Washington nel paese gigante sudamericano, il quale ha detto di essere preoccupato per la corruzione delle istituzioni e non per la democrazia, riporta Prensa Latina.

«Chapman è stato onesto. Agli Stati Uniti non sta a cuore la democrazia, ma il petrolio. Questa è la ragione principale del colpo di Stato del 2016: privatizzare le grandi riserve di carburante e gas naturale», ha affermato Mier analizzando il discorso del diplomatico USA citato da PL.

Ha poi esortato a mantenere una costante vigilanza rispetto alle azioni degli Stati Uniti e a cercare l’unità per difendere il Paese dai piani dell’imperialismo: «Si sta preparando di tutto. Non possiamo pensare che solo perchè Lula guida tutti i sondaggi sarà eletto presidente».

Oggi il Brasile vive un clima politico molto difficile e la maggioranza della popolazione chiede la destituzione del presidente. Lui si burla delle proteste con risposte irrazionali nonostante la difficile situazione sanitaria del Paese. Le speranze elettorali si centrano su Luiz Inácio Lula da Silva, anche se non ha ancora formulato la sua candidatura ufficiale.

Nuria Barbosa León e GM per Granma Internacional, 26 luglio 2021

 

 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / TRATTA DELLE PERSONE

Ministero delle Relazioni Estere di Cuba: Dichiarazione circa l'accusa di tratta delle persone dei medici cubani in missione

 

Il 1º luglio del 2021, il segretario di Stato degli  Stati  Uniti, Antony Blinken, ha presentato il rapporto sulla tratta delle persone 2020 elaborato dal Dipartimento di Stato, un documento che, come altri di questo tipo pubblicati da questa istituzione, manca di qualsiasi autorità morale e ha propositi nettamente calunniosi, di ricatto politico.

Ancora una volta si mente accusando Cuba di non applicare adeguatamente gli standard minimi contro la tratta delle persone e di non fare sforzi significativi in questa direzione. È un’accusa che fa parte della campagna statunitense per screditare la cooperazione internazionale di Cuba nell'ambito della salute, per la quale Cuba ha ricevuto il riconoscimento di decine di governi, l’apprezzamento delle popolazioni beneficate, quasi sempre le più umili e svantaggiate e l’elogio delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di altri organismi internazionali.

Il Ministero delle Relazioni Estere condanna energicicamente questa campagna, promossa assieme ai settori più reazionari e corrotti degli Stati Uniti, compresi i gruppi estremisti di origine cubana rappresentati nel Congresso da figure come i senatori Marco Rubio e Robert Menéndez.

Cuba ha una politica di «Tolleranza Zero» nei confronti di qualsiasi tipo di Tratta delle Persone, e un eccellente impegno nella prevenzione e protezione delle vittime, un percorso ben noto alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni internazionali.

L’accesso alla salute è un diritto umano. E' assolutamente criminale il comportamento del governo degli Stati Uniti che tenta di privare i destinatari di questi servizi in virtù di accordi bilaterali liberi e sovrani firmati tra Cuba e decine di governi, prodotto del lavoro professionale, dedicato, altruista e solidale di centinaia di migliaia di lavoratori cubani della salute.

Seguendo le calunnie immorali del governo di Donald Trump, l’attuale politica estera degli Stati Uniti mette in dubbio l’impegno nel contrasto contro il terribile flagello della Tratta di Persone e minimizza lo sforzo internazionale per combatterlo.

Gli Stati Uniti sono uno dei paesi con i più forti problemi di tratta delle persone nel mondo. Le loro politiche d’asfissia economica contro Cuba e la mancanza di rispetto degli accordi migratori bilaterali favoriscono le organizzazioni coinvolte nel crimine internazionale, nel contrabbando degli emigranti e nella tratta delle persone.

GM per Granma Internacional, 3 luglio 2021

 

 



GRANMA (CUBA) / ESTERI / VISTO NEGATO AGLI ATLETI CUBANI

Il Governo degli Stati Uniti nega la partecipazione di Cuba alla Copa de Oro

 

L’Associazione di Calcio di Cuba (AFC) si è pronunciata sulla mancata partecipazione della sua squadra alla Copa de Oro della Concacaf che si svolgeva in Florida.

Il comunicato, pubblicato sulla rivista ufficiale dell’Istituto Nazionale degli Sport, dell’Educazione Fisica e della Ricreazione, spiega che la selezione cubana di calcio non ha potuto partecipare perché il Governo degli Stati Uniti non ha concesso il visto: quando la CONCACAF dice «problemi di viaggio e visti» significa «per politica discriminatoria degli Stati Uniti».

La rivista, in data 3 luglio, riporta che la AFC ha mantenuto una comunicazione costante in merito al viaggio per i preliminari della Coppa d’Oro 2021 della Concacaf, ma «sfortunatamente, per via dei problemi dovuti al covid-19, per i visti e le regole stabilite per i test, la partita della notte di sabato 3 luglio contro la Guyana Francese non è stata giocata».

Il membro del Burò Politico del Partito e ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha pubblicato sul suo profilo Twitter che «il governo degli USA non può giustificare il ritardo della concessione dei visti alla squadra cubana di calcio che doveva partecipare alla Coppa d’Oro, e che ha dovuto realizzare le richieste dei visti anticipatamente in un terzo paese. Il blocco danneggia il popolo cubano e la Concacaf, e frustra i sogni». Con il suo messaggio, il Cancelliere ha condiviso un tweet di uno dei giocatori della squadra cubana che commentava sulle reti sociali la costernazione della selezione.

L’Associazione Calcio di Cuba ha denunciato nel suo comunicato stampa: «Ancora una volta, questioni estranee allo sport impediscono al nostro Paese di competere in suolo statunitense in uguaglianza di condizioni con i suoi rivali, e in questo modo si annullano i precetti del gioco pulito e dei diritti legittimi di tutta la delegazione sportiva. Il Governo degli Stati Uniti non ha giustificazioni per negarci l’entrata nel suo paese, e per impedirci di competere in una gara della quale siamo stati parte in molte opportunità. Questa enorme mancanza di rispetto merita non solo la nostra più energica condanna, ma anche l’urgente attenzione delle istituzioni sportive internazionali. Di fatto, nessun atleta dovrebbe subire un oltraggio di questa natura».

GM per Granma Internacional, Granma 3 luglio 2021


 


 

 

GRANMA (CUBA) / ESTERI / BRASILE

Bolsonaro in caduta libera

 


La famosa attrice brasiliana Camila Pitanga, una delle protagoniste della telenovela Donne Ambiziose che sta trasmettendo anche la televisione cubana, ha espresso la sua condanna a Bolsonaro mentre durante la somministrazione del vaccino. Foto: TVFAMOSOS

 

L'eco dello slogan «Fuori Bolsonaro!» gridato da centinaia di migliaia di brasiliani risuona nelle strade delle città e dei paesi. Chiedono le dimissioni del presidente reazionario coinvolto in scandali di corruzione e responsabile della pessima gestione della pandemia di covid-19, costata al Paese la morte di 520.000 persone.

Bolsonaro è stato denunciato da un deputato sulle irregolarità nel presunto acquisto di vaccinazioni, per le quali il Paese ha pagato 320 milioni di dollari a un’impresa che non appare nel contratto. Le piu grandi manifestazioni si sono svolte a Sao Paulo (la città più popolata del Paese e la più colpita dalla pandemia), Río de Janeiro, Recife, Belo Horizonte e anche a Brasilia, dove la protesta si è concentrata davanti alla sede del Congresso per rinforzare la pressione per un processo politico contro Bolsonaro, ha informato EFE.

Nel mezzo di questa difficile situazione, la Corte Suprema ha autorizzato la Procura General ad aprire un’indagine giudiziaria contro il presidente in relazione allo scandalo del presunto acquisto di vaccinazioni, è stata rivelata pubblicamente la confessione del capo della polizia Luiz Dominguetti, un ammiratore di Bolsonaro, che ha detto d’aver tentato di vendere al Governo 400 milioni di dosi del vaccino Astrazeneca, ma l’affare è stato sospeso quando un direttore del Ministero di Salute gli ha chiesto una commissione di un dollaro per dose.

Uno scenario eticamente e politicamente torbido in cui la corruzione è sempre più evidente, ha fatto sì che Bolsonaro sia in caduta libera nei gradimenti della popolazione che ogni giorno ne reclama la destituzione in modo sempre più insistente.

Il mandatario ha definito le indagini «bugiarde» e ha avvisato i suoi seguaci che è in atto «una frode» per allontanarlo dal potere nelle elezioni del 2022.

Elson Concepción Pérez e GM per Granma Internacional, 5 luglio 2021