Conclusione di un rapporto sullo Xinjiang

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Con questa lettera sono lieto di comunicare la conclusione di un rapporto sullo Xinjiang realizzato da un gruppo di ricerca coordinato dal sottoscritto. Sarei lieto se potesse prenderne visione e sottoscriverlo, indicando nome, cognome, professione ed eventuale istituzione di riferimento.

Obiettivo generale: fornire alle istituzioni un rapporto il più possibile oggettivo, indipendente ed affidabile, al fine di contribuire all’innalzamento della qualità del dibattito e, di conseguenza, delle relative decisioni politiche.

Obiettivi specifici: diffondere il rapporto al livello mediatico e nell’ambito di discussioni pubbliche sull’argomento (ad esempio, summit sui diritti umani), oltre che al livello istituzionale. Si tratta di articolare ed arricchire le informazioni relative a questa regione, date le enormi implicazioni per la pace mondiale.

Come noto, le campagne anticinesi, altamente politicizzate, hanno preso di mira lo Xinjiang da alcuni anni, riportando il più delle volte informazioni totalmente infondate, non verificabili o false, generando una guerra delle sanzioni e gravi danni alle relazioni internazionali. Malgrado ciò, i rapporti di Adrian Zenz, del WUC, oppure il recente rapporto Newlines Institute di Washington D.C. (ex Center for Global Policy) vengono considerati indipendenti ed affidabili dai rappresentati politici dei paesi occidentali. Mancano pertanto documenti alternativi, più oggettivi, realizzati da chi ha vissuto e studiato in Cina e nello Xinjiang, al fine di inquadrare e contestualizzare adeguatamente la regione e le sue reali dinamiche politiche, economiche e sociali.

Per questo motivo abbiamo scelto di fornire un rapporto differente, che possa essere il più affidabile ed autorevole possibile rispetto a ciò che attualmente hanno a disposizione i politici occidentali. Il fine ultimo è che questo materiale possa essere usato per un dibattito più articolato e serio, capace di aiutare i decisori politici e l’opinione pubblica ad orientarsi in modo meno fazioso e pretestuoso rispetto alle accuse provenienti dai paesi Five Eyes, UE e da alcune Ong e think tank.

Recentemente, ricercatori svedesi hanno fatto un lavoro di decostruzione delle principali accuse dell’Occidente sulla condizione della provincia autonoma dello Xinjiang. Nel nostro rapporto si intende spiegare la regione, con una introduzione storica e geografico-economica, ed approfondire, in un capitolo a parte, le origini e l’evoluzione dei fenomeni del separatismo e del terrorismo che hanno afflitto lo Xinjiang negli ultimi decenni. Il rapporto prosegue con una disamina della risposta data da Pechino a questi problemi, articolatasi a livello nazionale e multilaterale, per poi concludere con una descrizione delle più recenti campagne anticinesi e delle loro implicazioni geopolitiche, soprattutto in relazione alla questione dello Xinjiang. Abbiamo selezionato fonti di chi ha vissuto, studiato o lavorato in Cina e in Xinjiang, di chi è stato coinvolto a diverso titolo nelle dinamiche geopolitiche della regione, fonti verificabili e provenienti da diversi ambiti professionali e regioni del mondo, compresa la Cina, ovviamente, il cui punto di vista viene spesso scartato a priori per mere ragioni ideologiche.

Grazie per l’attenzione ed il sostegno a questa iniziativa di pace.

 

Cordialmente,

FM Parenti, Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

 

Professore associato di IRs (Economia Politica Internazionale e Geografia)