Morti di Pavia, USB: basta vite umane sacrificate al profitto, introdurre il reato di omicidio sul lavoro

Pavia, 28/05/2021

 

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I vigili del fuoco sono dovuti intervenire con il nucleo NBCR (Nucleare, batteriologico, chimico e radiometrico) per entrare nel capannone della Di.Gi.Ma. di Villanterio (Pavia), dove due lavoratori hanno perso la vita intorno a mezzogiorno, ultimi di una lunga lista che solo quest’anno tocca le 300 vittime.

Andrea Lusini, 51 anni, e Alessandro Brigo, 50 anni compiuti proprio oggi, sono stati uccisi dalla rottura di una valvola che ha saturato l’ambiente di idrogeno solforato, gas estremamente tossico, capace di uccidere un uomo in pochi minuti. Sarà compito degli inquirenti stabilire le circostanze esatte dell’accaduto. Soprattutto se gli impianti usati nell’azienda, che si occupa di trasformazione dei sottoprodotti della macellazione, fossero a norma e se i lavoratori operassero nel rispetto delle regole sulla sicurezza.

L’episodio avviene nello stesso mese della morte di Luana D’Orazio, l’operaia 22enne che ha pagato con la vita il mancato rispetto delle misure di sicurezza e del suo contratto di apprendista, lasciata sola con un macchinario di cui non aveva padronanza e che l’ha uccisa. E accade a pochi giorni dalla tragedia della funivia del Mottarone, anche quella avvenuta per sete di profitto, a conferma di una tendenza precisa in atto in questo Paese.

In Italia il tributo di sangue pagato al sistema economico è mediamente di tre vite umane al giorno, lavoratori che perdono la vita guadagnandosi da vivere. Le lavoratrici e i lavoratori muoiono come mosche, uccisi dal mancato rispetto delle norme di sicurezza, dalla loro interpretazione lassa, dalla mancata formazione, dalla scarsa manutenzione, dalla sete di profitto come sola guida degli imprenditori.

Questa tendenza, lungi dall’essere frenata dalla pandemia, continua la sua strada di sangue, ancora di più oggi che la situazione economica è più precaria che mai.

USB denuncia da sempre e continuerà a denunciare che queste non sono semplici morti, ma omicidi, voluti da un sistema economico che mette gli esseri umani, i lavoratori all’ultimo posto. È tempo di introdurre nel codice penale il reato di “omicidio sul lavoro”.

USB Lombardia

 


 

L’ennesimo morto di lavoro a Salerno è l’ennesimo schiaffo di governo e Confindustria ai lavoratori. USB proclama lo sciopero nei porti italiani per il 14 giugno

Salerno, 28/05/2021

 

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Non abbiamo fatto in tempo a piangere l’ultimo lavoratore portuale deceduto a Taranto che mercoledì 26 maggio un altro lavoratore, Matteo Leone, 34 anni, è stato ucciso, investito da un carrello nel porto di Salerno.

È ormai evidente che la questione sicurezza è completamente sfuggita di mano. Al di là delle frasi di circostanza noi lavoratori stiamo pagando anni di sconfitte sindacali e arretramenti sotto tutti i punti di vista. I responsabili hanno nomi e cognomi. “Imprenditori” che non pagano mai per le loro responsabilità visto che nel nostro ordinamento non esiste neanche una specifica fattispecie di reato. In tale senso USB sta portando avanti la proposta di inserire il reato di “omicidio sul lavoro” nel codice penale.

Sempre meno controlli vengono fatti a bordo delle navi, aumentando di fatto il rischio di “incidente rilevante” nelle banchine in cui tutti i giorni lavoriamo a causa dell’incremento di merci pericolose (IMO) che vengono movimentate nei Porti.

Notizia di questi giorni è anche la decisione del governo di eliminare la stragrande maggioranza delle normative sul codice degli appalti. Confindustria ha ottenuto ciò che voleva e cioè la più ampia libertà alle imprese di peggiorare condizioni salariali e lavorative di lavoratori e lavoratrici, tra le quali il massimo ribasso nelle gare e l’ampliamento della possibilità di appaltare e subappaltare sottoponendole di fatto ai peggiori ricatti.

A tutto ciò si aggiunge la mancata proroga del blocco dei licenziamenti. Altra arma di ricatto per aumentare i carichi di lavoro e imporre condizioni sempre peggiori dal punto di vista dei diritti e delle tutele.

Il coordinamento nazionale USB Porti fa appello a tutti i lavoratori portuali, alle realtà autorganizzate e non. È arrivato il momento di lanciare un segnale forte alla controparte e alle autorità di sistema, sempre più asservite agli interessi di armatori e terminalisti.

Nei prossimi giorni apriremo le procedure per arrivare ad uno sciopero generale nei porti per il giorno 14 giugno con manifestazioni territoriali.

 

Adesso basta. I lavoratori portuali non sono disposti a chinare la testa

Il 14 giugno sciopero generale di 24 ore dei porti.

 

Coordinamento Nazionale USB Porti