Dispersione e abbandono scolastico, la relazione educativa incide molto più della DAD

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17 maggio 2021

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Scrive La Repubblica: “I dispersi della Dad. Quei 200 mila ragazzi in fuga dalla scuola. La paura del contagio, le difficoltà di studiare online, la povertà e l'isolamento. Allarme abbandono dopo due anni scolastici con il virus: dal 40% di Gela al 25% di Pavia. Le storie dei ragazzi sconfitti dalla Didattica a distanza”

Tale preoccupazione come SISA l’abbiamo sempre manifestata, sia quando abbiamo ripetuto che la DAD non era la soluzione a qualsiasi problema, sia quando si è provato a farla passare come totalmente inutile, disconoscendo il lavoro e la fatica di docenti e di studenti, siamo sempre stati convinti che non si trattasse di una miracolosa panacea e neppure di un abominevole incidente di percorso, per questo abbiamo indetto due scioperi, uno il 15 maggio 2020 contro l’eccessivo entusiasmo per la DAD e uno il 1° marzo 2021 contro chi ne faceva una critica contumeliosa.

Ora i dati sull’abbandono scolastico andrebbero confrontati, evidentemente parliamo di superiori, con quelli degli anni precedenti, tuttavia sono evidenti due ragioni parallele e ugualmente drammatiche che portano all’abbandono scolastico.

Da un lato la fragilità del tessuto sociale che rende insicuri le ragazze e i ragazzi al punto che da anni, come SISA ne abbiamo parlato per primi, con un convegno dedicato agli “hikikomori”, i ragazzi che non escono più di casa, non studiano, non lavorano e stanno rintanati nelle loro stanze con il computer accesso. Una vita virtuale che cerca di compensare le ferita di quella reale.

Dall’altra una scuola senza relazione educativa è inutile e inefficace, docenti che in presenza o in DAD pensano di avere di fronte non ragazzi da aiutare a diventare cittadini, ma nemici da bendare per le interrogazioni, la dice lunga sul collasso del sistema educativo.

Don Lorenzo Milani e Gianni Rodari che sono i riferimenti teorici della nostra organizzazione sindacale, formata, anche in questo caso unico in Italia, da cittadini, ATA, ma soprattutto studenti e docenti impegnanti insieme nella costruzione della comunità educante, ci indicano la strada del rispetto reciproco, della partecipazione e della fantasia.

 Il punto dunque non è DAD o scuola presenza, ma la certezza che una scuola che punisce e giudica allontana gli studenti, mentre una che coinvolge e rende gli studenti parte creativa della costruzione dei saperi, rifiutando la mera trasmissione, invece li appassiona e li convince che andare a scuola non solo sia importante, ma anche bello, non solo perché in presenza ci sono i compagni e le compagne, le amiche e gli amici, ma anche, in presenza meglio che in DAD, perché si possono aprire le infinite strade della conoscenza

 

 

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